Ultimo Aggiornamento:
11 dicembre 2024
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Argomenti

Il messaggio del Presidente della Repubblica

Luca Tentoni - 04.01.2023

Ci sono molti modi di interpretare il discorso di fine anno del Capo dello Stato. Noi abbiamo scelto tre parole: responsabilità, Costituzione, futuro. Sono queste le direttrici lungo le quali Mattarella ha svolto il suo breve ma efficace ragionamento. Apparentemente, ha riservato ai partiti brevi cenni, ma in realtà li ha sferzati. Ha ricordato che, nel giro di pochi anni, tutti sono stati al governo e che, al momento di entrare a Palazzo Chigi, hanno sperimentato cosa vuol dire avere la responsabilità di guidare un grande e complesso Paese. Così, gli slogan fatti per accalappiare i consensi degli elettori "volatili" più disperati, delusi o semplicemente sprovveduti (questo lo affermiamo noi, non lo ha detto il Presidente) sono evaporati di fronte alla "res severa" che è rappresentata dal governare in un ambito di complessità, ricco di fattori esterni (la pandemia, la guerra, la crisi energetica e alimentare, i cambiamenti climatici, i fenomeni migratori) che l'Italia deve subire. La globalizzazione non si ferma col ritorno alle nostalgie del passato, alle frontiere, agli Stati-nazione (che tanto piacciono alla destra conservatrice e reazionaria la quale è oggi alla guida del Paese, ndr). Così, come dice Mattarella, "la concretezza della realtà ha convocato ciascuno alla responsabilità e leggi tutto

La solita questione del partito conservatore

Paolo Pombeni - 21.12.2022

La celebrazione dei dieci anni di Fratelli d’Italia ha assunto un particolare rilievo per il fatto di avvenire dopo che quel partito a settembre aveva vinto in modo significativo le elezioni e la sua leader aveva assunto il ruolo di guida del governo. Il tutto è reso più complesso dal fatto che si è di fronte ad un cambio di maggioranza politica: dal centrosinistra alla destra-centro, da questo punto di vista una novità nella storia dell’Italia repubblicana che aveva in precedenza conosciuto solo governi di centro-destra.

La puntualizzazione non è pignoleria. Il dibattito che riguarda il tema di cosa si possa considerare una politica “di destra” è da tempo vivo in questo paese e si confonde con la questione del rilievo da dare alla presenza di un partito “conservatore” che, secondo una schematizzazione sulla cui fondatezza si può discutere, dovrebbe nel contrasto con un partito “progressista” costituire la normalità della politica. Questo nel quadro dell’altra semplificazione che riduce tutto ad uno scontro fra “destra” e “sinistra”.

Nell’immiserimento attuale del dibattito politico, la confusione che regna su faccende del genere è massima ed ha più a che fare con i pregiudizi (a volte proprio pretesti) che guidano opposte tifoserie che non con temi di qualche rilievo. leggi tutto

Alla ricerca del vero senso dell'esistenza

Francesco Provinciali * - 17.12.2022

Prof. Andreoli trovo che sovente cadiamo nell’errore di cercare intorno a noi, nei beni materiali e nel desiderio del loro possesso lo scopo dell’esistenza, eludendo interrogativi profondi che riguardano invece il senso della vita anche nei suoi aspetti reconditi: le relazioni con gli altri, la fatica che accompagna ogni conquista, il dovere della responsabilità, fino al sacrificio e al dolore. Quali consapevolezze dobbiamo recuperare per nobilitare il nostro essere qui, nel mondo?

 

Vede, dottor Provinciali, io credo che ci siano momenti in cui forse devono prevalere la gioia, il gioco, la curiosità: insomma c’è anche un tempo per evadere, sono convinto che ci siano occasioni in cui il tempo diventa gradevole per l’esistenza e per l’uomo. Ci sono però situazioni di vita diverse in cui questi aspetti positivi non sono possibili perché bisogna passare dal ‘particulare’ - per usare un’espressione di Vico- al generale e quindi viene un tempo in cui è necessario dedicarsi alla ricerca del significato che ha l’uomo nel mondo e quindi reciprocamente al significato del mondo per l’uomo. In questo consiste la scoperta continua del senso della vita. Mi pare che noi dovremmo “essere dentro” questo tempo, per un motivo molto semplice: viviamo in epoca di crisi. leggi tutto

L’incognita delle regionali

Paolo Pombeni - 14.12.2022

La politica, a parte qualche fuoco di artificio giusto per non perdere l’allenamento, è piuttosto piatta. Parliamo di quella nazionale e parlamentare e si capisce facilmente il perché: soldi per imporre qualche iniziativa dirompente non ce ne sono, la situazione europea non consente alzate d’ingegno, tutti sanno che il rischio di finire nell’esercizio provvisorio è grave e nessuno vuole intestarsi una responsabilità del genere.

Un’altra storia è quella sul fronte dei partiti che sono davanti alla prova delle elezioni regionali in Lombardia e Lazio (ce ne saranno anche altre: Molise, Friuli, Trentino-Alto Adige, ma quelle vengono più in là e sono considerate meno importanti - sbagliando). È chiaro che quelle sono due regioni simbolo e che più o meno tutti i principali partiti cercano nelle urne lombarde e laziali la conferma di qualcosa. Proviamo a fare un po’ di analisi.

La Lombardia è una regione chiave, oltre che per il Paese, per il centro destra: tanto la Lega, quanto Forza Italia avevano lì un insediamento storico identitario. Entrambe sono in difficoltà di consensi. Salvini deve misurarsi con le inquietudini di frange che vorrebbero tornare al vecchio partito di Bossi, ma non è chiaro quanto seguito possano avere. Il suo vero tallone d’Achille di Salvini è il candidato alla

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Le tre maggioranze di Giorgia Meloni

Luca Tentoni - 10.12.2022

Giorgia Meloni ha tratto molti insegnamenti dalle vicende del governo gialloverde del 2018-'19. In primo luogo, l'attuale legge di bilancio non è - come quella di allora - concepita per entrare in collisione con l'Unione europea (a suo tempo la ritirata fu precipitosa e anche un po' ingloriosa). In secondo luogo, soprattutto, la leader di Fratelli d'Italia ha capito che non può lasciare il campo a Salvini come fecero un incolore Conte (allora semplice "notaio del programma") e un neofita un po' spaesato come Di Maio. Inoltre, la premier si deve essere ricordata del periodo in cui Renzi costruì intorno alla maggioranza del suo governo un "secondo anello", quello costituito dall'effimera coalizione sulla riforma costituzionale (che comprendeva Forza Italia, allora all'opposizione). Il leader toscano usò la seconda coalizione per blindare ulteriormente la prima. La Meloni ha capito così bene la lezione che ora di maggioranze ne ha addirittura tre: quella ufficiale, scaturita dalla vittoria alle elezioni del 25 settembre (con Lega e FI partner minori ma pur sempre capaci di creare problemi); quella atlantista e filoucraina con Azione-Iv e Pd (che è limitata a questo tema, però toglie di mezzo le tentazioni pacifiste o cripto-filorusse leghiste e di settori forzisti); quella molto embrionale sull'economia (con Calenda leggi tutto

Il PD alla ricerca di una politica

Paolo Pombeni - 07.12.2022

Quel che sta avvenendo in ciò che resta del partito che puntò a fondare una versione italiana del bipartitismo/bipolarismo non è entusiasmante: né per la diatriba che si è accesa sulla riscrittura della sua carta dei principi e dei valori, né per la competizione su chi debba essere il segretario del partito nel momento in cui si punta ad un qualche tipo di rinascita.

Sul primo versante verrebbe banalmente da dire che i “manifesti” sarebbe meglio affidarli a dei pensatori politici veri piuttosto che ad una platea di una novantina di delegati scelti con criteri abbastanza oscuri e privi, senza offesa, di quella caratteristica. Piuttosto che a scrivere documenti di principio sarebbe meglio che una forza politica si dedicasse a produrre progetti e azioni sul “che fare”, perché è su questo terreno che si può puntare all’allargamento dei consensi e al dialogo/confronto con le altre forze politiche. Dedicarsi all’accademia che discetta su cosa sia veramente un valore da promuovere lascia il tempo che trova e produce più che altro sofismi, a meno che non si dica come ci si propone di tradurre le teorie in realtà e con quali mezzi si ritiene di poterlo fare con successo.

Molti decenni fa era stato di leggi tutto

Se c’è il Covid lo decide la politica

Francesco Provinciali * - 03.12.2022

Dopo 2 anni, 9 mesi e 7 giorni dal primo caso ufficiale in Italia ho capito che il Covid c’è o non c’è a seconda di cosa decide la politica.

David Quammen molti anni fa aveva previsto la pandemia con esaurienti spiegazioni nel celeberrimo libro Spillover ma era stato giudicato un visionario da pubblicistica divulgativa. Ritornando sul tema nel volumetto “Perché non eravamo pronti” (dove teorizzava tra l’altro che l’eziopatogenesi derivasse dal pangolino prima che dal pipistrello), aveva scolpito nell’ultima pagina questo monito inascoltato: “Occorre risolvere il problema alle origini, sono necessarie altre ricerche sul campo, altre campionature di animali selvatici, altri esami sui genomi. Una maggiore consapevolezza del fatto che le infezioni animali possono diventare infezioni umane, perché gli esseri umani sono animali. Viviamo in un mondo di virus e a malapena abbiamo iniziato a comprendere questo”. Dal canto suo il biologo Edward Osborne Wilson, una vita a sussurrare alle formiche, aveva fatto due conti sulla sostenibilità della presenza umana sul Pianeta concludendo come dettagliatamente riferitomi in una intervista dal Prof Arnaldo Benini, Emerito a Zurigo, che...”una volta superati i 6 miliardi di persone l’umanità è prossima all’incompatibilità con l’ambiente. La popolazione è di 7 miliardi e mezzo e cresce di 70 e più milioni l’anno. leggi tutto

L’incognita del Terzo Polo

Paolo Pombeni - 30.11.2022

Si può discutere se l’alleanza fra Azione e Italia Viva sia appropriatamente definita “terzo polo” o se, visto che i Cinque Stelle non vogliono fare “polo” col PD e che hanno il doppio dei suoi consensi, non sia più esatto definirla un “quarto polo”. Non è una questione di lana caprina, se vogliamo ragionarci un poco.

L’idea del terzo polo nasceva dalla tesi che esistessero due poli tradizionali, la destra e la sinistra, certamente piuttosto divisi e variegati nelle rispettive compagini, ma tenuti insieme ciascuno dalla normale divisione in due del campo politico. Si trattava di vedere se in mezzo ci fosse spazio per un qualcosa che non voleva appartenere né all’uno, né all’altro campo. Da questo punto di vista è una vecchia questione non solo della politica italiana, e cioè lo spazio che ci può essere per un partito “di centro”. Nella nostra storia l’esperimento di maggior successo e anche l’unico di quel tipo  è stata la Democrazia Cristiana che da un lato ha rifiutato di collocarsi o nella destra o nella sinistra dello schieramento e che dall’altro ha cercato, in verità con alterne fortune, di tenersi dentro tanto istanze di destra quanto istanze di sinistra.

Nella situazione attuale il quadro è troppo leggi tutto

Un milione di alberi e di posti di lavoro

Francesco Provinciali * - 26.11.2022

Inaugurando la nuova sede regionale di Forza Italia in Via Vincenzo Monti a Milano, Silvio Berlusconi, forte anche dell’ennesima assoluzione nel lungo tormentone del Ruby-ter, ha sfoderato un classico del suo repertorio: come creare – praticamente ex novo, cioè dal nulla – un milione di posti di lavoro, in particolare per i giovani dai 18 ai 34 anni, detassando le imprese che li assumeranno.

Inoltre come favorire la ripresa edilizia e imprenditoriale sciogliendo ogni lacciolo burocratico con l’invio di una semplice raccomandata r.r. di inizio attività. Il Cav si sa, va sempre “all’ingrosso”.

Anche se nel programma del governo di cui fa parte non c’è traccia di questo obiettivo, né lo si trova scartabellando le richieste dei sindacati confederali, da cui eventualmente attingere per blandire e rassicurare la piazza, la promessa conserva un fascino antico ed un appeal che riscuote consensi.

A cominciare da quello dei fedelissimi capigruppo di Camera e Senato, al fianco del Cavaliere fino al taglio del nastro, che con ampi cenni del capo hanno annuito dall’inizio alla fine del discorso del loro leader. Non si sa quanto possa giovare al premier Giorgia Meloni questo endorsement peraltro autorevole, considerata l’esperienza di lungo corso di Berlusconi e il suo indiscutibile carisma, leggi tutto

I tormenti del PD

Paolo Pombeni - 23.11.2022

Quel che sta succedendo nel Partito Democratico non può essere derubricato ad una questione in fondo settoriale che interessa un numero limitato di persone. Non si può per più di una ragione: perché in questo momento si tratta del maggior partito di opposizione, e la democrazia ha bisogno di una forte dialettica; perché ciò che sta succedendo da quelle parti rappresenta plasticamente la crisi della “forma partito” così come l’avevamo ereditata dalla trasformazione politica del Novecento.

Sfatiamo subito la leggenda che il grande partito di opposizione possano essere i Cinque Stelle. Almeno per ora non è così. Innanzitutto dal punto di vista dei numeri: il PD alla Camera ha 69 deputati, M5S 52, al Senato siamo 38 a 29. Nella dialettica parlamentare contano i seggi non le percentuali rilevate settimanalmente dai sondaggi. In secondo luogo fra le opposizioni solo il partito attualmente ancora guidato da Enrico Letta è alla testa di un numero significativo di regioni e di comuni, i Cinque Stelle non sono neppure lontanamente paragonabili e men che meno gli altri. Ora per fare seria opposizione poter contare sul controllo di sedi di potere come sono le regioni e i comuni non è una cosa marginale. Che poi il PD in questo momento non se leggi tutto