Ultimo Aggiornamento:
27 aprile 2024
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Il problema della classe dirigente (e del suo reclutamento) in Italia

Francesco Provinciali - 13.04.2024
La Casta

Da quando uscì nel 2007 suscitando molto scalpore, il libro LA CASTA di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella ha raggiunto negli anni un indice di gradimento del 66% tra i lettori. Il successo editoriale va attributo al merito degli autori, capaci di sintetizzare una deriva negativa di immagine e accreditamento della classe politica nel nostro Paese, descrivendone i difetti più radicati e ricorrenti, dall’incompetenza all’autoreferenzialità, dai cambi di casacca dei voltagabbana ai privilegi, alle immunità, alle prebende, ai vitalizi. Se fosse riscritto oggi quel libro dovrebbe volgere al plurale il suo titolo poiché nel frattempo di sono accreditate  altre categorie un tempo in sordina ma negli anni via via emergenti e sempre più spesso al centro della cronaca, in una dimensione di spettacolarizzazione di ruoli e funzioni, a cominciare dalla magistratura, per proseguire nel mondo dell’informazione fino ai cenacoli sindacali che trovo svuotati di indipendenza e autonomia e collocati in una sorta di collateralismo ai partiti a livello centrale-nazionale, pur residuando in periferia l’importante ruolo dell’assistenza dei patronati.

Innovazione e sviluppo economico hanno creato una differenziazione nel mondo del lavoro ma le crisi aziendali e le chiusure delle piccole e medie imprese sono all’ordine del giorno, presto si aggiungeranno l’intelligenza artificiale, la digitalizzazione e la diffusione delle tecnologie e la specializzazione delle mansioni sarà compensata in negativo da una drastica riduzione degli organici: uno studio del Centres for European Policy Network (Cep) ha ipotizzato una perdita secca di 20 milioni di posti di lavoro nel breve termine in Europa.

Dopo Enrico Berlinguer non ho più sentito altri politici di rango parlare di “masse lavoratrici”, la deriva ora è elitaria e favorisce la differenziazione e la selezione.  Forse perché le masse lavoratrici non esistono più nemmeno in una dimensione iconografica, cresce la generazione dei giovani NEET (che non studiano e non lavorano), mentre la borghesia e il ceto medio sono polverizzati in una sorta di dissolvimento identitario: tutto viene compattato verso il basso e compresso a far la coda per salire su quel famoso “ascensore sociale” da anni fermo al piano zero.

Più volte il CENSIS e il suo Presidente Giuseppe De Rita hanno posto il problema della progressiva disintermediazione sociale in una società senza centro e periferia.

La società dei desideri minimi che sogna e aspira a nicchie di conservazione di buone abitudini, in un mondo privo di slanci vitali e terrorizzato da guerre e genocidi: il terrore più percepito è verso la dilagante e montante violenza, familiare, di genere, tra i giovanissimi.

Nel frattempo – lo scrivo per tutti coloro che in questi anni hanno demonizzato la famigerata “prima Repubblica” cresce il divario che separa la gente dalle istituzioni. Reciproca indifferenza con cause diverse. Le istituzioni sono lontane anni luce dai problemi del popolo, non posso dimenticare quell’espressione felicissima (nella descrizione e tristissima nella sua iconografia) del Direttore Generale del CENSIS, Massimiliano Valerii, quando afferma che assistiamo alla “ritrazione silenziosa dei cittadini dimenticati dalla Repubblica”. C’è stato un risultato positivo dal quasi dimezzamento dei parlamentari? Senz’altro nessuno, vista la crescita dell’astensionismo ormai vicina al 50% dell’elettorato. Questo dato dovrebbe far riflettere, specialmente per un ricambio della classe dirigente che viene sempre rimandato. La politica non recluta i migliori perché vuole degli yes-man, mentre i partiti sono diventati congreghe proprietarie di capi e capetti che non mollano l’osso: politici a vita. Francamente uno spettacolo squallido e paralizzato nell’inazione. I siparietti televisivi serali dei soliti noti che recitano giaculatorie mandate a memoria la dicono lunga sulla capacità progettuale e la lungimiranza che nessuno possiede.