Ultimo Aggiornamento:
06 dicembre 2023
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Argomenti

Una maggioranza in bilico?

Paolo Pombeni - 30.03.2022

Le singolari uscite di Giuseppe Conte, Salvini che vuol farsi passare per una specie di vice-papa, sono già da soli segnali di una crisi di quella maggioranza di semi-unità nazionale che a suo tempo Mattarella era riuscito a far nascere per far fronte all’emergenza pandemica. Non che quella coalizione sia mai stata veramente coesa: era una soluzione accettata per disperazione, con il retropensiero che Draghi avrebbe sistemato un quadro che perdeva pezzi da tutte le parti e poi si sarebbe presto tornati alla “normalità”, cioè al grande scontro fra centrodestra e centrosinistra e si sarebbe visto chi risultava vincitore.

A scompigliare le carte è arrivata la crisi dovuta all’aggressione della Russia contro l’Ucraina. Proprio quando da diversi versanti, dentro e a fianco della colazione governativa, si stava lavorando per “ridimensionare” Draghi, anche a fronte dei vari pasticci combinati nella battaglia per la successione di Mattarella, la guerra ha scompigliato il quadro. Per la verità si è continuato a lavorare contro l’attuale premier, con l’argomento, fra lo stupido e il velenoso, secondo cui non veniva tenuto in gran conto nel gioco diplomatico, tanto che non lo invitavano a qualche summit. Poi però si è visto abbastanza presto sia che l’argomento non teneva, sia che leggi tutto

La guerra, i due Sasha e tutti gli altri bambini vittime innocenti

Francesco Provinciali * - 26.03.2022

La bandiera ucraina che sventola sul pennone accanto alla colonna di Majdan Nezaležnosti (Piazza Indipendenza) e nei palazzi governativi che le stanno attorno al centro di Kiev, sarà l’ultimo presidio della resistenza a capitolare, se le armate russe prenderanno possesso della capitale esautorando il Governo di Zelens’kyi, oppure sarà il simbolo attorno al quale si stringerà idealmente il popolo che è rimasto a difendere ciò che resterà di una mattanza, se l’indipendenza del Paese sarà conservata.

Mentre scrivo ogni esito è incerto: le trattative proseguono a fatica mentre la carneficina dei civili locali e dei militari dei due eserciti segna ogni giorno un nuovo drammatico evento. Mariupol è la città simbolo del massacro, dopo l’ospedale pediatrico, le scuole e le case è stato bombardato il teatro dove avevano trovato rifugio centinaia di civili, tutti rimasti sotto le macerie: conta sapere chi è morto e chi sopravvissuto?

Nel suo messaggio video al Parlamento italiano, Zelens’kyi ha paragonato per dimensioni del disastro Mariupol a Genova: pensandoci, vengono i brividi.

La morte è atroce ma restare perdendo tutto, casa, famiglia, lavoro e sopravvivere in un contesto surreale, devastato, spegne le energie residue e le speranze. L’eccidio dei 13 cittadini di Chernihiv, un sobborgo nei pressi di Kiev, che erano leggi tutto

L’Italia nella crisi ucraina

Paolo Pombeni - 23.03.2022

Ha suscitato qualche apprensione la sparata di un medio funzionario del Ministero degli Esteri russo sulle “conseguenze irreversibili” che peserebbero sull’Italia nel caso continuasse ad appoggiare una politica sanzionatoria nei confronti del suo paese. Come si sa queste uscite sono sempre ambigue. Non è facile capire se il funzionario, con un passato di console russo a Milano e vari rapporti col nostro paese da cui ha ricevuto anche onoreficenze, parlasse su iniziativa personale per conquistarsi dei meriti o se agisse per mandato dei suoi vertici. Quali possano poi essere queste conseguenze irreversibili non è poi molto chiaro, perché qualsiasi ritorsione è di per sé reversibile, sia pure magari a fatica.

Si è subito parlato di un attacco a quello che è considerato “l’anello debole” della UE e della Nato, per aprire una breccia dove si riteneva più facile farlo, considerando anche la presenza da noi di un dibattito pubblico da politica spettacolo, dove c’è una buona presenza di “alternativi” a vario titolo alle attuali politiche concordi con UE e Nato. Resta il fatto che bisogna capire quali siano le ritorsioni in grado di colpirci così duramente. Certamente ci sono le nostre dipendenze da alcuni settori dell’export russo (il gas è la punta di diamante), ma si leggi tutto

Alcune osservazioni sul conflitto Russia - Ucraina sotto il profilo delle ricadute economiche e finanziarie

Francesco Provinciali * - 19.03.2022

Una interessante videoconferenza promossa dal Bristol Talk (TRC Bologna) e condotta da Lorenzo Benassi Roversi ha proposto il tema dell’invasione dell’Ucraina, osservato dal punto di vista dell’Europa.

Ospiti illustri il teologo Vito Mancuso, il politologo Gianfranco Pasquino e l’economista ed esperto finanziario Rudi Bogni.

In questa sede, tra i temi trattati vorrei riproporre particolarmente le considerazioni di natura economica e finanziaria.

Secondo Bogni – che vive da anni nella City e si divide tra Londra e Basilea- il tema degli ‘oligarchi’ e delle sanzioni a loro carico è un problema di interesse per i media, la politica e la pubblica opinione, ma non tale da poter veramente influire sul corso della guerra.

Più interessanti sono le ricadute della guerra e delle sanzioni comminate dal mondo occidentale sulla Russia, sui mercati finanziari e la vita dei cittadini, in ordine alle preoccupazioni finanziarie

Le riserve della Banca Centrale russa sono circa 600 e più miliardi dollari equivalente, di cui la metà in titoli e obbligazioni occidentali, 150 miliardi sono invece con banche dell’Occidente, il 20% in oro depositato materialmente in Russia ed il resto in valuta cinese. Bloccata sul fronte dell’Occidente, quello che la Russia può fare è continuare ad esportare gas e petrolio: il petrolio più facilmente leggi tutto

La politica italiana nelle pieghe della guerra in Ucraina

Paolo Pombeni - 16.03.2022

La vita politica italiana continua anche oltre le vicende belliche che monopolizzano l’attenzione dei media e del pubblico. Anzi si ha l’impressione che proprio a causa di questo obbligo a concentrare l’attenzione sulla grande tragedia internazionale si proceda nelle vicende di casa nostra in modalità su cui sarebbe meglio tenere acceso qualche faro.

La demagogia d’assalto ha buon gioco a discettare su come distribuire interventi a sostegno di tutti i settori colpiti dai rimbalzi delle economie colpite dalla guerra, dal prezzo di gas e carburanti alle ricadute sul mercato delle materie prime e via elencando. Si tratta in parte di difficoltà reali, per quanto disinvoltamente presentate come risolvibili con problematici interventi a pioggia da parte del bilancio statale, in parte di allarmismi seminati ad arte. Che ci sia da prepararsi a tempi complicati è un dato di fatto, ma questo richiede serietà e impegno, non populismo a buon mercato.

Soprattutto andrebbe tenuto conto che in ogni caso quanto sta accadendo e quanto starà per accadere non cancella gli impegni che abbiamo preso riguardo alla ricostruzione della nostra economia. Si è già detto più volte che le riforme su cui il parlamento è chiamato ad esprimersi da questa settimana in avanti (fisco, catasto, concorrenza, leggi tutto

La guerra ci spinge in un nuovo "semestre bianco"

Luca Tentoni - 12.03.2022

La guerra ha stravolto il percorso della politica italiana, ma forse i partiti non se ne sono resi conto pienamente. Da un lato, l'aggressione della Russia all'Ucraina impedisce "sorprese" in Italia: chi stava facendo le prove generali per una crisi di governo a giugno (con le prime avvisaglie già nelle votazioni a rischio sulla riforma del catasto) dovrà rassegnarsi. Siamo, di fatto, in un nuovo "semestre bianco": con la guerra e con le conseguenze del conflitto dovremo convivere per parecchio tempo (frattanto avremo anche le amministrative e i referendum di primavera), poi dovremo approntare la nuova legge di bilancio e arriveremo alla conclusione naturale della legislatura. È bene saperlo: qualora Draghi fosse costretto alle dimissioni da qualche giochino parlamentare, Mattarella non dovrebbe far altro che rinviarlo alle Camere. Fino a poco tempo fa c'era l'ipotesi che la Lega si sganciasse dalla maggioranza, in tarda primavera, per affrontare gli ultimi mesi di legislatura all'opposizione (provando a recuperare i voti persi verso Fratelli d'Italia): dopo lo scoppio della guerra, il piano (se c'è stato) è saltato. Oggi Salvini va persino in Polonia (a farsi ricordare le amicizie russe da un sindaco locale di destra: una nemesi) pur di cancellare l'immagine di amico di Putin leggi tutto

L’Italia nel nuovo (dis)ordine internazionale

Paolo Pombeni - 09.03.2022

Il premier Draghi ha schierato con chiarezza l’Italia sul crinale che sta dividendo il mondo dopo l’invasione russa della Ucraina. Non ha neppure preso in considerazione una nostra vecchia tendenza a illuderci che si possa fare i neutrali: siamo abbastanza vecchi da ricordarci lo sciocco slogan “né con lo Stato, né con le BR” e abbiamo dovuto rivederne una specie di revival con la proposta circolata in questi giorni di non stare né con Putin né con la Nato.

Questa illusione di poter restare al di fuori e al di sopra degli eventi della storia appartiene ad una carenza culturale che da un lato crede ad una centralità del nostro Paese inesistente se non nei sogni della nostra mitologia nazionalistica e che dall’altro si culla nell’utopia di considerarsi il censore universale deputato ad insegnare a tutti cosa sia il bene e cosa sia il male. Nella realtà ogni nazione fa parte di un sistema di relazioni storiche e si misura con la realtà della propria situazione all’interno di questo.

Per ragionare in termini semplici l’Italia è oggi un pezzo del sistema europeo in cui sta gravata da una situazione economica poco brillante e da una situazione politica con un equilibrio a leggi tutto

Occorre dare una risposta all'aggressione russa in Ucraina

Francesco Provinciali * - 05.03.2022

Presentando il 26 gennaio (un mese fa) l’intervista a Giorgio Cella sul suo libro “Storia e geopolitica della crisi ucraina”, avevo evidenziato come secondo il Corriere della Sera, l’invasione di quel Paese da parte della Russia fosse l’evento più probabile del 2022. Ciò che appariva fantapolitica si è realizzato: come sottolinea Lucio Caracciolo…  Putin non ha voluto passare alla Storia come ‘l’ultimo Zar che perse l’Ucraina’.

Certe decisioni sembrano improvvise ma sono preparate da tempo, sul piano politico e militare.

In ogni caso vanno viste con un grandangolo che inglobi una visione mondialistica a livello geopolitico e geoeconomico. In questo caso un pull di fattori ha convinto Putin a stringere i tempi: la spinta separatista delle due autoproclamate Repubbliche filorusse di Donetsk e Luhansk nel Donbass (quella che sui libri di storia studiavamo come “causa occasionale”), la debolezza degli USA dovuta alle diaspore interne paralizzanti, all’abbandono dell’Afghanistan e alle prevalenti preoccupazioni sul fronte del Pacifico per le una possibile azione cinese di forza su Taiwan, che hanno reso non solo l’Ucraina ma l’Europa stessa più lontane dagli interessi americani, le stesse mire espansionistiche di Xi Jinping (illustrate magnificamente da Federico Rampini nel suo libro “Fermare Pechino”, una lettura imprescindibile per capire il mondo) leggi tutto

La politica italiana dopo la crisi ucraina

Paolo Pombeni - 02.03.2022

La crisi ucraina è il secondo terremoto che si abbatte sulla politica italiana dopo quello innescato dalla crisi pandemica. Anche se ci auguriamo che quanto prima prevalga la ragione e si trovi una via d’uscita al confronto bellico scatenato con insensata decisione da un autocrate in crisi di lucidità, nemmeno in questo caso il mondo tornerà quello di ieri: quando un equilibrio politico va decisamente in crisi (le premesse c’erano già con il fallimento della presenza occidentale in Afghanistan), per ricostruirlo ci vogliono anni e intanto l’economia che si era organizzata intorno a quell’equilibrio entra in una fase di tensione e sofferenza.

Come si troverà il nostro paese in questa nuova congiuntura? Lasciamo perdere le varie cavalcate sull’onda delle emozioni del momento, da quelli che si riscoprono a fianco del debole minacciato dal prepotente di turno (e non a caso cogliamo in molti commentatori i riflessi condizionati che nella retorica riportano alla vicenda del Vietnam) a quelli che vorrebbero fare i vice-pontefice e riscoprono il “not in my name” solleticando in nome di un ipocrita spirito di dialogo la velleità di starsene fuori dal trauma del momento (anche questo uno schema mentale già visto durante la pandemia). Questa volta il tema leggi tutto

Quel rancoroso giudizio sociale

Francesco Provinciali * - 26.02.2022

In questa Italia di veline e demagoghi, di influencer e affabulatori, di indovini e sapientoni sembra proprio che tutti abbiano sempre qualcosa da dire.

L’esternazione di opinioni e sentenze a buon mercato è ormai diventata uno sport nazionale praticato in modo del tutto trasversale: tra incapienti ed evasori, caste e tesoretti, trame e raggiri, nefandezze e delitti, gli argomenti per discussioni e commenti ci rendono tutti pervasi da un sacro furore giustizialista, rivelando in molti una insospettata e diffusa vocazione a ricoprire il ruolo del pubblico ministero. La lunga pandemia è stata una ghiotta occasione per sparate e discussioni, molte sciocchezze a idiozie per un argomento serio che doveva far riflettere prima di aprir bocca.

Non sembra aver fatto proseliti l’invito del Duca Prospero ne “La tempesta” di Shakespeare, che nella riabilitazione successiva all’onta dell’esilio e della destituzione, invitava tutti ad essere più indulgenti nelle cose della vita.

Ognuno, si sa, ha la sua croce ma perchè siamo tendenzialmente portati a caricarla sulle spalle degli altri? Chi si esprime con fervore radica convincimenti opposti in chi è costretto ad ascoltare.

Persino nelle valutazioni delle vicende più dolorose della cronaca quotidiana non rinunciamo a cogliere spunti di presenzialismo e spettacolarizzazione: c’è sempre da puntare leggi tutto