Ultimo Aggiornamento:
30 novembre 2024
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Argomenti

Cercasi leader politico che parli di doveri agli italiani

Francesco Provinciali * - 08.04.2023

La politica è ormai diventata un gigantesco megafono di rivendicazioni, slogan e promesse: tutti devono avere tutto, tutti hanno ragione, tutti devono essere blanditi e accontentati.

Non c’è ambito della umana convivenza dove non si celebri l’unilaterale, parossistica, preconcetta, totalizzante rivendicazione dei diritti.

Si tratta di una deriva planetaria, forse eredità della globalizzazione ma persino il suo contrario perché si assiste al trionfo annunciato della soggettività a sua volta figlia del relativismo etico e persino del localismo, basti pensare che dopo due secoli impegnati a configurare un faticoso equilibrio di stabilità centrato sulle identità nazionali ora si sta sfaldando in mille rivoli il concetto di appartenenza: prevale un ibrido indistinto di pulsioni, una narrazione policentrica, la sovrapposizione di insopprimibili urgenze vitali che si scavalcano facendo saltare come birilli le tassonomie dei valori. In un quadro internazionale caratterizzato dal perdurare dei conflitti e dal perseguimento di un nuovo ordine mondiale sull’asse Cina-Russia, queste differenziazioni potrebbero essere fatali per le democrazie occidentali.  Se l’800 era impegnato a cercare la “parola nuova”, la porta della modernità, il 900 si è speso nella faticosa definizione del senso dell’identità e si è affidato alle protesi compensative e sostitutive della tecnica e della scienza: sembra ora che il nuovo millennio leggi tutto

Una politica da psicanalisi

Paolo Pombeni - 05.04.2023

Mentre la casa rischia di bruciare i pompieri discutono su chi di loro ha pagato le bollette dell’acqua e su che colore debbano avere le bocchette a cui attaccare le pompe antincendio. È questo l’azzardata metafora che ci viene alla mente osservando il dibattito politico attuale. Da un lato l’avviarsi più che stentato della “messa a terra” del PNRR mette a rischio i finanziamenti del Recovery europeo fino al punto che si ipotizza di rinunciare ad una parte di essi. Dal lato opposto le forze politiche si perdono in giochetti che dipendono dalle pulsioni a sfruttare le scorciatoie dei pregiudizi e dei riflessi condizionati da cui ampiamente dipendono i vari schieramenti.

Ci viene difficile non inquadrare in questo secondo ambito sia le sparate su fascismo e antifascismo delle due sponde, sia le trasformazioni in sterili dibattiti sui “diritti” di quanto dovrebbe riguardare il governo dei cambiamenti sociali e culturali che sono cresciuti senza gli opportuni interventi di mediazione lasciando tutto vuoi all’individualismo sfrenato vuoi alla cieca illusione di ritornare ad un mondo che non c’è più.

La contingenza del rischio di disperdere una opportunità unica come è il finanziamento del Recovery europeo dovrebbe spingere tutti a “mettersi alla stanga” come ha autorevolmente chiesto il presidente Mattarella. leggi tutto

Dov'è finita l'educazione civica?

Francesco Provinciali * - 01.04.2023

Correva l’estate del 2019 e l’educazione civica sarebbe dovuta rientrare con pieno titolo tra le materie scolastiche nelle scuole di ogni ordine e grado con l’inizio dell’anno scolastico 2019/20, con 33 ore all’anno di insegnamento ad hoc. Poi era successo il pasticcio della tardiva pubblicazione della legge istitutiva sulla G.U. del 20 anziché del 16 agosto, a cui aveva tentato di rimediare lo stesso Ministro pro-tempore Bussetti  con un decreto ministeriale in data 27 agosto che introduceva la materia come “sperimentazione nazionale obbligatoria”, a sua volta definitivamente cassato dal Consiglio nazionale della P.I. che aveva ritenuto inopportuno un così tardivo provvedimento a tre giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico.
Tutto era stato dunque rimandato all’ a.s. 2020/21: in ritardo ma con grande enfasi l’educazione civica tornava ad essere materia curricolare, dalla scuola dell’infanzia alle superiori, dopo una lunga latitanza dovuta ad una lenta espunzione di questa pedagogia dei diritti e dei doveri individuali e sociali nella scuola e nella vita

Poi le cose si erano complicate con la pandemia, gli alunni a casa, le famiglie in enorme difficoltà, la sperimentazione della didattica a distanza, i salti mortali doppi, tripli e carpiati degli insegnanti che avevano cercato di mantenere un contatto didattico e visivo, persino telefonico con i leggi tutto

I problemi profondi del paese

Paolo Pombeni - 29.03.2023

Le piccole baruffe della politica politicante appassionano poco il paese. Le sistemazioni correntizie in Forza Italia e nel Partito Democratico sono roba per addetti ai lavori, le intemerate di Salvini sull’immigrazione opera di oscuri burattinai sono battute di repertorio. Andrebbe rilevato che la politica al momento coinvolge poco la gente e che i media per aizzare le curiosità degli utenti devono ricorrere a rappresentazioni emotive: i bambini senza diritti concepiti con le gravidanze per procura, quelli morti nei naufragi delle carrette del mare. Non che siano, in particolare i secondi, eventi immeritevoli di compassione, ma toccano fenomeni circoscritti, mentre di quelli di interesse generale ormai ci si occupa molto poco.

Sulle nostre debolezze strutturali messe a nudo dalla gestione dei fondi del PNRR c’è un’attenzione superficiale, così come è scivolata rapidamente nel nulla la constatazione delle molte disfunzioni del nostro sistema di sanità pubblica emerse con le indagini della procura di Bergamo. Quando i politici ne parlano lo fanno solo per colpevolizzare gli avversari, come se chi denuncia fosse privo di responsabilità.

Qualsiasi obiettivo indagatore delle origini delle nostre difficoltà non ha esitazioni a ricostruire come tutto abbia origini da una dissennata gestione della nostra struttura di burocrazia pubblica, un fenomeno leggi tutto

Le psicopatologie quotidiane che ci salvano la vita e (a volte) rovinano quella di chi ci sta accanto

Francesco Provinciali * - 25.03.2023

Debbo la lettura di questo libro al Premio Nobel Prof. Giorgio Parisi che me lo ha consigliato: un biglietto da visita che inserisco in esordio in questa breve recensione e che lo qualifica a priori.

L’autrice è al suo primo romanzo: si tratta di un’opera corposa e densa, incalzante nella narrazione che regge una trama complessa e gravida di impliciti, suscettibile di ampie interpretazioni.

La protagonista del racconto è Marta, una donna morbosamente legata all’idea e alla pratica di una pulizia ossessiva, che la rende guardinga e compulsivamente impegnata in una lotta impari con il mondo che le sta attorno: senza tregua, senza sosta, senza eccezioni, tutto ciò che può essere fonte di un contatto, di un utilizzo pregresso da parte di altre persone diventa un cruccio insopportabile e allo stesso tempo un motivo di impegno ad evitarlo o a rimuovere, riparare, cancellare le tracce del pur minimo sfioramento. Oltre a ciò di cui si rende conto, vede e diventa motivo di sofferenza c’è ampio spazio per immaginare ciò che può essere accaduto a sua insaputa, prima: una maniglia aperta da una mano non pulita, il pulsante dell’ascensore premuto da chissà chi, le banconote che circolano, ma anche i semplici fogli di carta, leggi tutto

Un momento politico serio

Paolo Pombeni - 22.03.2023

A seguire i dibattiti sui media non sembrerebbe che si stia vivendo un momento politico molto delicato. Non perché in quelle sedi manchino drammatizzazioni e denunce di fatti che, ci viene detto, richiederebbero decisioni supreme, ma perché ciò di cui si discute non rappresenta la delicatezza di questa fase.

Intendiamoci: ci sono senz’altro fenomeni allarmanti che richiedono una seria presa in carico come è per esempio la questione ambientale, ma si tratta di emergenze la cui soluzione richiede tempi lunghi e un lavoro per passi successivi (insieme ad un contesto più ampio). Ci sono invece fatti che incombono e su cui sarebbe necessario lavorare per la costruzione di una consapevolezza largamente condivisa perché vanno accelerati gli interventi per fronteggiarli.

Il più rilevante al momento è l’incancrenirsi della situazione in Ucraina. C’è infatti una guerra in Europa che si è trasformata in uno scontro imperiale per il ridisegno degli equilibri mondiali. La Russia di Putin non riuscendo a portare a compimento in tempi brevi un atto di espansionismo vecchia maniera ha trasformato questa sua avventura scellerata in una prova generale per la sconfitta del ruolo egemone degli USA. Lo sta facendo spingendo la Cina a sostenerla proprio in virtù di questa trasformazione del conflitto

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Il marcio e il caos dieci anni dopo

Francesco Provinciali * - 18.03.2023

Ci sono editoriali (ma possiamo chiamarli fermo-immagini, riflessioni scaltrite, sintesi folgoranti) che per la loro forza interpretativa conservano nel tempo il pregio della verità e le sembianze del re nudo: oltre le ciarle, le opinioni, le apparenze che scivolano come lacrime di pioggia sui vetri appannati della realtà, escono dai luoghi comuni e si impongono con la potenza descrittiva racchiusa in poche parole. Sono i fiori all’occhiello e il fascino del miglior giornalismo.

Sono passati dieci anni e pochi giorni da quando Antonio Polito pubblicò sul Corriere della Sera un articolo intitolato “Il marcio e il caos”: un affondo impietoso e penetrante su mali secolari che affliggono il nostro Paese, oltre le contingenze ‘hic et nunc’ di un fatto, di un’occasione, di una mera e riduttiva parentesi del momento. Il titolo è quello che riprendo, vale ancora oggi e acquista pregio come il vino d’annata, il tema che affrontava l’editorialista è di quelli che vanno oltre l’empirismo e le contingenze del momento. Come a dire: ci sono dei mali di fondo, delle cancrene che non si riducono a formulette da effetti speciali, come “prima o seconda repubblica”, trascendono persino le appartenenze pseudo-ideologiche che sono spesso contenitori vuoti di idee e di progettualità leggi tutto

I dilemmi della politica: polarizzazione o centro vitale?

Paolo Pombeni - 15.03.2023

Di fronte a quanto stiamo assistendo in questi giorni viene in mente una vecchia diatriba che ha diviso per decenni gli studiosi di politica, specie italiani: se la miglior organizzazione di un sistema politico sia quella che vede contrapporsi due fronti netti e distinti, la destra e la sinistra, o se sia quella che ne affida la guida ad un centro “vitale” in quanto capace di comporre il buono che c’è da una parte e dall’altra.

Detta così la teoria è un poco schematica, ma riflette l’andamento del dibattito pubblico nel nostro paese dopo la fine della cosiddetta repubblica dei partiti. Quando quella era in auge molti studiosi si lamentavano che da noi non ci fosse il bipolarismo che allora si pensava caratterizzare le grandi democrazie: Gran Bretagna e USA in primis, ma, sia pure con qualche sbavatura, anche la Germania Federale. I pochi che non accettavano questa impostazione badavano a dire che al contrario da noi la forza del sistema veniva da un grande centro, nella fattispecie la DC, che era, per usare una famosa definizione di De Gasperi, un partito di centro che guardava a sinistra (lui a destra, lo si dimentica, non voleva guardare). leggi tutto

Perché la Meloni può durare

Luca Tentoni - 11.03.2023

Il governo in carica ha alcuni punti di forza innegabili: la mancanza di una coalizione alternativa capace di battere la destra nelle urne (oggi, a meno di miracoli, mettere insieme Pd, M5s e Terzo polo non è difficile, è assurdo); il declino inesorabile di Forza Italia legato strettamente all'età e alle fortune elettorali tramontate del suo leader; il ritorno della Lega a percentuali di altri tempi, pur presentandosi adesso in tutto il Paese anziché nella sola "Padania"; l'inconsistenza di soluzioni moderate attrattive (il Terzo polo è l'ennesima dimostrazione che nella Seconda Repubblica non c'è spazio per esperimenti neocentristi che abbiano una consistenza elettorale e parlamentare appena apprezzabile); il potere sostanzialmente assoluto che Giorgia Meloni esercita rispettivamente sul suo partito, che FdI esercita su alleati numericamente, elettoralmente e politicamente subordinati, che il governo esercita sulle Camere (in un sistema sostanzialmente monocamerale, nel quale ciò che è approvato in un ramo è "fotocopiato" dall'altro ramo, sostanzialmente senza modifiche); un blocco sociale e politico che si riconosce nella leadership del (della) presidente del Consiglio; la non ostilità dell'Unione europea verso l'Esecutivo (ricambiata con un tasso di europeismo un po’ di convenienza, ma molto distante dall'euroscetticismo che FdI coltivava un tempo); il sostegno del blocco atlantico (nel quale l'Italia leggi tutto

La conoscenza affidata ai PM?

Paolo Pombeni - 08.03.2023

È accesa la polemica sull’indagine avviata dalla procura di Bergamo circa la gestione del Covid in quell’area. Siamo davanti ad una situazione curiosa. Da un lato quasi tutti a dire che non tocca ai magistrati la ricerca della verità “storica”, ma solo quella dei reati perseguibili. Dal lato opposto tutti i media che approfittano di quel che hanno scoperto gli inquirenti per ricostruire ciò che accadde in quei terribili giorni. Val la pena di farci una riflessione.

Che non sia compito dei magistrati far luce sulle “verità” dei comportamenti quando questi non si configurino come reati è abbastanza pacifico. Diciamo che una parte almeno della magistratura inquirente e anche di quella giudicante non è esattamente di questa opinione e si lascia volentieri andare, vuoi nei rapporti con i media, vuoi anche nel motivare le sue azioni negli atti formali a rivendicare il ruolo di supremi censori dei mali sociali. Non è un bel vedere né è una buona pratica: si mette a rischio il ruolo della magistratura come “potere neutro” rispetto al governo e al parlamento, ma anche rispetto ai cittadini. Farsi schermo della possibilità di intravvedere “reati” nei vari comportamenti non è poi particolarmente difficile con leggi che non possono dettagliare bene i confini delle leggi tutto