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Genitori e figli minori: la cassazione smonta la sindrome da alienazione parentale
A ben vedere, negli effetti della causa de quo su cui si è pronunciata e nella gestione dei futuri casi di minori contesi da genitori conflittuali, che si risolvono inizialmente di norma con una serie di regolamentazioni e limitazioni che vanno dal provvedimento attenuativo a quello ablativo della responsabilità genitoriale con affido esclusivo ad uno dei due, si può a ragione affermare che la Cassazione ha sancito in via definitiva un principio che farà giurisprudenza.
La cornice delle dinamiche affettive e relazionali è – come detto- quella caratterizzata da un alto tasso di conflittualità genitoriale che si riverbera nell’affido non congiunto del figlio conteso, assai spesso stritolato nella morsa del dissidio tra padre e madre di cui subisce gravi danni sul piano emotivo, psicologico e di qualità della vita, delle decisioni e delle scelte che lo riguardano negli aspetti anche quotidiani (con chi stare, se e quando incontrare il genitore non affidatario, il mantenimento economico, l’istruzione, l’alimentazione, le cure sanitarie, gli stili di vita, le frequentazioni extra-parentali e amicali, le vacanze ecc.).
La fattispecie che ha originato la decisione della Suprema Corte (che si pronunzia com’è noto sul piano della legittimità e non sul merito) riguarda il ricorso di una madre allontanata dalla leggi tutto
Draghi e gli appuntamenti elettorali
Se si potesse guardarla dall’alto e senza coinvolgimento perché non ci tocca, la politica italiana apparirebbe ben strana. La guerra per l’invasione russa in Ucraina va verso una fase di continui inasprimenti, non si vedono all’orizzonte volontà di trovare soluzioni negoziate, il nostro paese dovrà affrontare le conseguenze di questo cambio di orizzonti e i partiti faticano a parlare di cose serie. Non tutti in egual misura, questo è vero, ma nessuno riesce realmente ad imporre un serio confronto sui nodi che dovremo sciogliere.
L’aspetto più triste è la demagogia di quelli che fingono di occuparsi della gente che fa fatica a tirare avanti per difendere in realtà vecchi privilegi e per agitare fantasmi. È il caso tipico della destra con la questione della riforma del catasto, che non si vuole perché alzerebbe la tassazione (eventualmente nel 2026), evitando di dire che ci sono diseguaglianze e sperequazioni che nel caso si riuscissero ad eliminare consentirebbero di ridurre il prelievo su molti singoli mantenendo il gettito complessivo. Non parliamo della storiella sul taglio dei costi delle bollette energetiche, che è la solita barzelletta di chi crede che tutto si possa fare a colpi di decreti, senza tenere conto che i soldi che metti per turare una leggi tutto
Si può ancora pensare a Kant e al suo “Progetto di pace perpetua”?
Se non fosse che siamo nel bel mezzo del dramma della guerra di invasione scatenata da Putin in Ucraina, certe discussioni, ora diventate più che mai di moda sui mali e sulle colpe d’Occidente e che a volte sfociano in una cancel culture monodirezionale in relazione a queste ultime, potrebbero forse trasformarsi in utile esercizio di approfondimento teorico/politico. Se tale atmosfera si traduce invece in un’analisi colpevolizzante dei percorsi della modernità, dei suoi universalismi che in realtà avrebbero nascosto solo oppressione, e oggettivamente facendo di Putin il legittimo vendicatore di tradizionalismi “altri” rispetto all’oppressivo occidente e quindi di per se stessi “buoni”, allora il dibattito diventa molto meno divertente e comunque nei fatti per nulla neutrale.
Coloro che mettono in luce le colpe della modernità dovrebbero, perlomeno per par condicio, esaminare altrettanto bene quali elementi si celino anche in culture e tradizioni “altre” rispetto a quelle del moderno Occidente e se per caso siano poi così scevre da colpe dal voler indirizzare a loro volta a sé stesse e ai loro “valori” il resto del mondo e non certo, per usare un eufemismo, in una irenica prospettiva di neutrale pacificazione.
In ogni caso per tutti coloro che non sono affatto leggi tutto
Conte e Salvini in mezzo al guado
Non è un caso che i partiti situati alle estremità della maggioranza di governo stiano attraversando un periodo molto difficile. Conte ha dovuto alzare i toni sulle spese militari invocando un forte scostamento di bilancio per annullare l'aumento dei prodotti energetici; Salvini ha invece fatto elevare dai suoi qualche sommessa rimostranza per l'espulsione di alcuni diplomatici russi (l'iniziativa, secondo la Lega, renderebbe più difficile il processo di pace) e, su un altro versante, si sta battendo sul fisco e sul catasto. Vecchi cavalli di battaglia (lo scostamento di bilancio per Conte, che fu un'abitudine del suo secondo governo; il fisco e il catasto, tipico delle destre populiste) che di solito funzionano, ma che in questo periodo sembra non rendano sul piano dei sondaggi. Il problema di leghisti e pentastellati è che governare in una grande coalizione ha un prezzo, che chi sta alle estreme e persegue programmi non sempre realizzabili deve pagare: il realismo di Draghi e la necessità di fare solo ciò che si può e non ciò che si vorrebbe per accontentare l'elettorato rappresenta un limite, per Lega e M5s. Infatti, il Pd e Forza Italia non ne risentono: forse anche perché sono filo atlantisti, cosa che della Lega si leggi tutto
Schwa: la livella digitale dell'identità personale
Ci sono cose che non andrebbero prese sul serio, mi viene in mente il “terrapiattismo” che propugna l’idea che il nostro pianeta sia piatto: non la Terra tonda ereditata dall’astronomia ellenistica del III secolo A.C, da Pitagora, Parmenide, Archimede, Eratostene e via via fino al sistema eliocentrico Copernicano, a Newton, Galilei e poi all’astrofisica dei giorni nostri, alle descrizioni fascinose di Margherita Hack, , ma una tabula arrivata al confine della quale si deve tornare indietro per non cadere nello spazio che la delimita. Eppure ogni tanto si riuniscono a convegno i fautori di questa incredibile fantasia e discettano giorni e giorni per stabilire l’abc della scienza nuova. Vorrei trovarmi con uno di costoro nel punto in cui la Terra piatta finisce per farmi spiegare che cosa sta sotto, dalla parte opposta a quella in cui ci troviamo seduti o in piedi.
Eppure democrazia vuole che tutti debbano essere ascoltati, che ciascuno possa esprimere se stesso, che la digressione dalle abitudini o il separarci dalla cultura consolidata per provare e trovare nuovi modi di essere e di porsi sia l’espressione più lata della nostra libertà, l’uno vale uno nasce da qui ma poi si pretende che possa valere un po’ di leggi tutto
Sentinella quanto resta della notte?
“Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte né per mare né per terra: per esempio, la guerra...Un arcobaleno senza tempesta, questa sì che sarebbe una festa. Sarebbe una festa per tutta la terra fare la pace prima della guerra”. In poche semplici parole Gianni Rodari spiega ai bambini (Promemoria, Sc Oca blu 2003) l’esigenza assoluta di prevenire e rifiutare ogni atto che conduca ad azioni violente e alla guerra. Agli adulti scettici basterà la considerazione attribuita ad Albert Einstein: “Non so con quali armi si combatterà la terza guerra mondiale, ma la quarta sì…con bastoni e pietre”.
Oggi, ma lo eravamo anche prima, ne siamo tutti consapevoli! La guerra non può essere cauta e limitata, condotta come strumento chirurgico nella quiete della sala operatoria, in nessun modo minimizzata, resa accettabile, umanizzata, giustificata e tollerata per l’immediato destruente riverbero, etico e morale, e per le conseguenze nefaste che ricadono inevitabilmente su tutti i popoli, nessuno escluso, in ogni aspetto della loro vita presente e futura.
Certo, le Leggi, in Italia l’art. 52 del C.P., ammettono la difesa leggi tutto
Con le elezioni in vista
Si parla più che altro della guerra in Ucraina e della posizione internazionale della Russia. È comprensibile, ma per ora il mondo non si ferma e non si ferma la politica italiana. Certo la situazione bellica pone pesanti interrogativi sul nostro futuro, non mancano coloro che, anche in sedi di rilievo, sono preoccupatissimi per una recessione pesante che potrebbe essere alle porte, ma finora non siamo ancora arrivati su quella soglia, per cui nei circoli politici si discute sull’impatto che potranno avere gli esiti della tornata di amministrative ormai fissata al 12 giugno, con eventuale secondo turno il 26.
Si parla poco o nulla dei referendum accorpati al primo turno. Quelli ammessi sono cinque: la riforma del Csm, l'abolizione della legge Severino, i limiti agli abusi della custodia cautelare, la separazione delle funzioni dei magistrati e la loro equa valutazione. Argomenti importanti, ma non di quelli che scaldano i cuori, però se la partecipazione al voto amministrativo farà da traino non è escluso che si possa raggiungere il quorum, sebbene sia arduo: alle elezioni locali la partecipazione non è alta e dove non si vota per quelle può esserci una scarsa spinta a recarsi ai seggi, sicché la somma delle due tipologie potrebbe stare sotto la maggioranza necessaria. leggi tutto
Credevamo di essere i padroni del mondo. Non lo eravamo e non lo siamo
Nel 2008 il politologo Fareed Zakaria pubblicò un libro dal titolo a effetto, The Postamerican World, che fu un immediato successo e si impose nel dibattito crescente sulla fine del mondo unipolare teorizzato alla fine della Guerra fredda. Un mondo fondato sugli Stati Uniti in quanto “nazione indispensabile”, come li definì Madeleine Allbright nel 1997, decisore di ultima istanza a livello internazionale nonché modello dell'unico sistema politico universalmente valido, la liberaldemocrazia. Erano i tempi fra i due millenni di Condoleeza Rice e della famosa contrapposizione del neoconservatore Robert Kagan fra gli europei figli di Venere, molli, legati al compromesso e al soft power, sostanzialmente imbelli, e gli americani figli di Marte, sempre pronti alla guerra in difesa della democrazia. Una decina soltanto di anni dopo le cose erano cambiate. Cina, India e mondo islamico del petrolio, ma non solo, avevano acquisito un'assertività e un'autonomia economica e politica che costringevano a parlare di un nuovo ordine multipolare. Le cose dal 2008 sono andate molto oltre tanto che due classici argomenti a sostegno della superiorità della democrazia occidentale, la sovranità popolare e il diritto di autodeterminazione dei popoli, sono stati formulati in modo del tutto nuovo nel Libro bianco sulla democrazia approvato dal Consiglio di leggi tutto
I rendimenti decrescenti degli investimenti sociali
IL DIBATTITO
È consuetudine in casa CENSIS fare il punto della situazione sul ‘sistema Italia’, in occasione dell’annuale ricordo di Gino Martìnoli, uno dei fondatori dell’Istituto di ricerca e studio, a lungo presieduto da Giuseppe De Rita. Come descritto nell’annuncio della conferenza “quest’anno viene affrontato il tema dei rendimenti decrescenti degli investimenti sociali. Mentre la tanto attesa uscita dalla pandemia si diluisce nella nuova crisi legata al conflitto armato in Ucraina, la società italiana appare segnata da un disincanto verso la modernità. La crisi di fiducia non è solo la risposta estemporanea ai traumi vissuti di recente, bensì l’esito dell’erosione del lungo ciclo storico-sociale precedente: una fase in cui gli strumenti della ragione proteggevano dalle incertezze e dai rischi esistenziali, e gli investimenti sociali, sia pubblici che privati, favorivano la crescita del benessere individuale e collettivo”. Invitati a discuterne, moderati dal direttore generale dell’Istituto Massimiliano De Valeriis, relatori di livello: Giuseppe De Rita, Presidente CENSIS, Elsa Fornero, Docente di Economia all’Università di Torino, Innocenzo Cipolletta, Presidente FEBAF, Stefano Parisi, imprenditore, Giulio Tremonti, Presidente ASPEN Institute.
Il Presidente De Rita, illustrando i motivi che hanno indotto alla scelta del tema della video conferenza (non senza aver prima ricordato la figura di Gino leggi tutto
"Determinanti sociali" a parte
“Il giorno dopo non morì nessuno…ventiquattr’ore senza un decesso per malattia, una caduta mortale, un suicidio condotto a buon fine, neppure uno di quegli incidenti automobilistici…” Il paradosso di Josè Saramago, che regge l’intera narrazione (Le intermittenze della morte, Feltrinelli 2012), poggia su un dato epidemiologico reale che, ovviamente, esula dalla visione del Premio Nobel per la Letteratura: non nella tarda età, quale naturale e finale fattore di rischio, a parte i determinanti sociali, risiede la ragione del fine vita, ma nella condizione patogena che, effettivamente, affligge larga parte degli anziani tendendo a ulteriormente diffondersi e ad associarsi stabilendosi, ormai da tempo, come la principale causa di morte.
Entro il 2035 due anziani su dieci saranno affetti da quattro o più malattie, passando da una prevalenza del 9,8% registrata nel 2015 al 17% del 2035, un terzo soffrirà di depressione o di danni cognitivi. Di conseguenza gran parte degli anni di vita guadagnati saranno impegnati in larga misura a diagnosticare e curare più comorbilità, fra cui la crescita del 179,4% delle neoplasie e del 118,1% del diabete per eccessi di massa corporea e obesità, di cui è affetta 1/3 della popolazione (il 10% in modo “grave”), e per inattività fisica. Queste situazioni rappresentano elevati fattori di rischio per l’attivazione leggi tutto