Ultimo Aggiornamento:
21 giugno 2025
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Argomenti

Alcune osservazioni sul conflitto Russia - Ucraina sotto il profilo delle ricadute economiche e finanziarie

Francesco Provinciali * - 19.03.2022

Una interessante videoconferenza promossa dal Bristol Talk (TRC Bologna) e condotta da Lorenzo Benassi Roversi ha proposto il tema dell’invasione dell’Ucraina, osservato dal punto di vista dell’Europa.

Ospiti illustri il teologo Vito Mancuso, il politologo Gianfranco Pasquino e l’economista ed esperto finanziario Rudi Bogni.

In questa sede, tra i temi trattati vorrei riproporre particolarmente le considerazioni di natura economica e finanziaria.

Secondo Bogni – che vive da anni nella City e si divide tra Londra e Basilea- il tema degli ‘oligarchi’ e delle sanzioni a loro carico è un problema di interesse per i media, la politica e la pubblica opinione, ma non tale da poter veramente influire sul corso della guerra.

Più interessanti sono le ricadute della guerra e delle sanzioni comminate dal mondo occidentale sulla Russia, sui mercati finanziari e la vita dei cittadini, in ordine alle preoccupazioni finanziarie

Le riserve della Banca Centrale russa sono circa 600 e più miliardi dollari equivalente, di cui la metà in titoli e obbligazioni occidentali, 150 miliardi sono invece con banche dell’Occidente, il 20% in oro depositato materialmente in Russia ed il resto in valuta cinese. Bloccata sul fronte dell’Occidente, quello che la Russia può fare è continuare ad esportare gas e petrolio: il petrolio più facilmente leggi tutto

Putin e l'Illuminismo

Tiziano Bonazzi * - 19.03.2022

Putin, purtroppo per noi, combatte una molto pericolosa battaglia di retroguardia che ci costringe a distogliere lo sguardo da altre in cui sarebbe più utile essere coinvolti. È una battaglia per l'eterna anima russa, legata a difendere la grandezza imperiale e spirituale della patria, la sua unità attorno alla Chiesa ortodossa e a un capo. Pare di leggere, con le dovute, profonde differenze storiche e intellettuali, le Considerazioni di un impolitico di Thomas Mann apparso nel 1918 e scritto negli anni immediatamente precedenti. Anche allora vi era una guerra, la Grande guerra, e Mann si poneva a difensore del nazionalismo contro l'universalismo illuminista e sosteneva l'assoluta superiorità della Kultur tedesca, spirituale, pura, una e imperiale, sulla Zivilisation britannica e francese, tutta tecnica e dibattito, materialista e distruttrice dell'anima dei popoli. Mann, però, era un grande ed ebbe il coraggio di diventare antinazista. A livello non di intellettuali, ma di popolo, abbiamo il caso dei sudisti statunitensi che per quanto in maggioranza non possedessero schiavi combatterono furiosamente contro il Nord per difendere “il focolare e la famiglia”, il loro tradizionale modo di vita identificato con la propria comunità prima che con la Confederazione. Un modo di vita fondato su un rapporto personale con leggi tutto

La politica italiana nelle pieghe della guerra in Ucraina

Paolo Pombeni - 16.03.2022

La vita politica italiana continua anche oltre le vicende belliche che monopolizzano l’attenzione dei media e del pubblico. Anzi si ha l’impressione che proprio a causa di questo obbligo a concentrare l’attenzione sulla grande tragedia internazionale si proceda nelle vicende di casa nostra in modalità su cui sarebbe meglio tenere acceso qualche faro.

La demagogia d’assalto ha buon gioco a discettare su come distribuire interventi a sostegno di tutti i settori colpiti dai rimbalzi delle economie colpite dalla guerra, dal prezzo di gas e carburanti alle ricadute sul mercato delle materie prime e via elencando. Si tratta in parte di difficoltà reali, per quanto disinvoltamente presentate come risolvibili con problematici interventi a pioggia da parte del bilancio statale, in parte di allarmismi seminati ad arte. Che ci sia da prepararsi a tempi complicati è un dato di fatto, ma questo richiede serietà e impegno, non populismo a buon mercato.

Soprattutto andrebbe tenuto conto che in ogni caso quanto sta accadendo e quanto starà per accadere non cancella gli impegni che abbiamo preso riguardo alla ricostruzione della nostra economia. Si è già detto più volte che le riforme su cui il parlamento è chiamato ad esprimersi da questa settimana in avanti (fisco, catasto, concorrenza, leggi tutto

E ancora “Guernica”: dalla Ucraina con terrore

Raffaella Gherardi * - 16.03.2022

“Guernica” di Pablo Picasso è forse il quadro che più di ogni altro viene immediatamente in mente a ciascuno di noi quando immaginiamo di poter esprimere, in riferimento a una grande opera d’arte, l’orrore (e la condanna) delle guerre contemporanee, delle loro devastanti conseguenze e della trasformazione della violenza in qualcosa di totale e assoluto nell’era della tecnica. Non si farebbe certo molta fatica a reinterpretare ora “Guernica” attraverso la drammatica attualità della guerra di conquista scatenata da Putin in Ucraina, sulla base di un arsenale di armamenti fra i più potenti e devastanti del mondo.

Del resto la terribile dimostrazione di forza contro la popolazione civile, data attraverso il massiccio e vile bombardamento aereo della cittadina basca di Guernica (1937), che indusse Picasso a rappresentare così efficacemente tale orrore, non doveva certo rimanere un unicum nella storia successiva che da Guernica arriva fino a noi e che è segnata di tante e tante altre “Guernica”. E così la grande opera di Picasso dalle vette dell’arte è divenuta simbolo universale di denuncia contro la violenza cieca della guerra e in primo luogo delle guerre del presente che colpiscono allo stesso modo e indiscriminatamente un popolo fatto di donne, uomini, bambini, popolo contro il quale leggi tutto

Democrazia VS. Autocrazia: un confronto di prospettive e di interpretazioni

Fulvio Cammarano * - 16.03.2022

Le analisi che si stanno moltiplicando in queste settimane per cercare di comprendere le ragioni che hanno spinto Putin a invadere l’Ucraina e a condurre il mondo sull’orlo di una guerra nucleare concordano quasi tutte nel descrivere un Putin preoccupato dall’estendersi della morsa Nato attorno alla Russia e soprattutto reso inquieto dal timore del diffondersi del modello di democrazia liberale. È questo il tarlo che sta corrodendo il modello imperiale neo-zarista in cui si trova ingabbiata la Russia postsovietica, come sembra confermato dall’incremento della repressione del dissenso interno. A fronte di tale percezione di accerchiamento, vissuta anche come sfida personale, Putin ha deciso di aggredire l’Ucraina, completando un’azione già iniziata nel 2014, nella convinzione che l’Occidente - nelle diverse vesti di Unione Europea, Stati Uniti, Nato - non avrebbe trovato la forza e la compattezza, alla luce delle recenti “verifiche” (Crimea, Afghanistan), di reagire. Si è trattato di un errore di interpretazione che, a seconda della durata e degli esiti della guerra in corso, trasformerà il 2022 in uno spartiacque nella storia delle relazioni politiche ed economiche planetarie e soprattutto costringerà l’Occidente a ripensare la convivenza con le autocrazie. Le potenze autoritarie sono come vulcani a lungo leggi tutto

La guerra ci spinge in un nuovo "semestre bianco"

Luca Tentoni - 12.03.2022

La guerra ha stravolto il percorso della politica italiana, ma forse i partiti non se ne sono resi conto pienamente. Da un lato, l'aggressione della Russia all'Ucraina impedisce "sorprese" in Italia: chi stava facendo le prove generali per una crisi di governo a giugno (con le prime avvisaglie già nelle votazioni a rischio sulla riforma del catasto) dovrà rassegnarsi. Siamo, di fatto, in un nuovo "semestre bianco": con la guerra e con le conseguenze del conflitto dovremo convivere per parecchio tempo (frattanto avremo anche le amministrative e i referendum di primavera), poi dovremo approntare la nuova legge di bilancio e arriveremo alla conclusione naturale della legislatura. È bene saperlo: qualora Draghi fosse costretto alle dimissioni da qualche giochino parlamentare, Mattarella non dovrebbe far altro che rinviarlo alle Camere. Fino a poco tempo fa c'era l'ipotesi che la Lega si sganciasse dalla maggioranza, in tarda primavera, per affrontare gli ultimi mesi di legislatura all'opposizione (provando a recuperare i voti persi verso Fratelli d'Italia): dopo lo scoppio della guerra, il piano (se c'è stato) è saltato. Oggi Salvini va persino in Polonia (a farsi ricordare le amicizie russe da un sindaco locale di destra: una nemesi) pur di cancellare l'immagine di amico di Putin leggi tutto

Democrazie, dittature e autodeterminazione dei popoli

Francesco Provinciali * - 12.03.2022

Dello studio della storia – materia che langue nei programmi delle scuole di ogni ordine e grado fino alla soppressione della traccia storica nel tema di maturità (ove non si elimini del tutto il tema stesso) – mi ha sempre affascinato il fatto che essa possa essere rievocata, scritta e narrata in modi diversi a seconda dei contesti geografici e dei sistemi scolastici dei Paesi di riferimento. Un’osservazione persino banale, non fosse che a seconda di come e di dove si riavvolge il nastro degli eventi umani, essi possono assumere interpretazioni, spiegazioni e narrazioni del tutto differenti tra loro, ove non apertamente antitetiche ed opposte. Senza andare troppo lontano si consideri quanto divergano le retrospettive dei fatti e delle vicende nei libri di storia “italiani” e in quelli “sudtirolesi”, rispetto al Risorgimento, al 900, in particolare alle due guerre mondiali, alla lotta di liberazione): due visioni metabolizzate da punti di osservazione e di interessi diversi, persino reciprocamente antitetici, entrambi però legittimi.

Una breve riflessione per evidenziare quanto sia difficile prospettare in modo univoco e condivisibile una narrazione degli eventi che hanno dato costrutto alla storia dell’umanità. Ciò può esser utile per capire come – oltre ai fenomeni demografici di stanzialità, crescita e radicamenti dei leggi tutto

Chirurgia di guerra, guerra chirurgica, dignità umana

Francesco Domenico Capizzi * - 12.03.2022

Francesco Durante, docente di Chirurgia generale nell’Università di Roma, nell’approssimarsi della guerra, poi divenuta la prima mondiale, avvertì l’opportunità di dettare una serie di lezioni teorico-pratiche di “Chirurgia di guerra”: il clima politico internazionale già arroventato s’era impennato per i fatti di Sarajevo mentre gli Imperi centrali preparavano giù da tempo il ricorso alle armi e le “arti chirurgiche” dovevano mantenersi aggiornate sulle conseguenze lesive inferte dalle nuove tecnologie militari. Ad esemplare modello clinico si prestava l’abbondante crescente casistica di politraumi fornita dalla fiorente industrializzazione.

Configurato l’ospedale da campo, la sua essenziale organizzazione paramilitare, simpatetica a questa branca della Medicina, la prevedibile attività operatoria estesa ad ogni regione anatomica ed apparato, il docente-chirurgo impartiva insegnamenti su buona pratica clinica e destrezza nelle molteplici tecniche operatorie, anche a fronte di improvvise ondate di feriti e moribondi dopo scontri all’arma bianca, scoppi e bombardamenti. Raccomandava di privilegiare nelle cure “coloro che potevano farcela”: sarebbe risultato un grave errore impegnare risorse umane e materiali in procedure estenuanti leggi tutto

L’Italia nel nuovo (dis)ordine internazionale

Paolo Pombeni - 09.03.2022

Il premier Draghi ha schierato con chiarezza l’Italia sul crinale che sta dividendo il mondo dopo l’invasione russa della Ucraina. Non ha neppure preso in considerazione una nostra vecchia tendenza a illuderci che si possa fare i neutrali: siamo abbastanza vecchi da ricordarci lo sciocco slogan “né con lo Stato, né con le BR” e abbiamo dovuto rivederne una specie di revival con la proposta circolata in questi giorni di non stare né con Putin né con la Nato.

Questa illusione di poter restare al di fuori e al di sopra degli eventi della storia appartiene ad una carenza culturale che da un lato crede ad una centralità del nostro Paese inesistente se non nei sogni della nostra mitologia nazionalistica e che dall’altro si culla nell’utopia di considerarsi il censore universale deputato ad insegnare a tutti cosa sia il bene e cosa sia il male. Nella realtà ogni nazione fa parte di un sistema di relazioni storiche e si misura con la realtà della propria situazione all’interno di questo.

Per ragionare in termini semplici l’Italia è oggi un pezzo del sistema europeo in cui sta gravata da una situazione economica poco brillante e da una situazione politica con un equilibrio a leggi tutto

Un momento di riflessione sull'Occidente e gli altri

Tiziano Bonazzi * - 09.03.2022

Si parla molto di una rinnovata unità europea e occidentale nata dall’aggressione di Putin all’Ucraina. È vero, ma si tratta di un'unità dettata dall'emergenza che non risolve le tante divisioni esistenti in Occidente e quelle che nasceranno dalle conseguenze del conflitto. Mi pare che per affrontarle si debba dare il via fin da ora a una pulizia mentale, una vera e propria pulizia etica, di cui desidero schizzare quelli che ritengo siano alcuni tratti.

          A mio avviso occorre partire dalla storia e ricordare che l’Occidente è stato prima europeo, poi euroamericano e anche eurorussoamericano se riandiamo a un grande nemico di Putin, Pietro il Grande, e a un altro suo grandissimo nemico, Lenin, perché entrambi rientrano in pieno nella storia occidentale – dimentichiamo la Guerra fredda e ci accorgeremo che marxismo e bolscevismo ne fanno parte. Il contributo storico di questo variegato, uso un eufemismo, Occidente è stata la costruzione della modernità le cui origini troviamo nella rivoluzione scientifica e nell’Illuminismo. Ottimi entrambi, anche perché si proponevano come valori universali destinati a beneficiare tutti i popoli. Il loro universalismo diede vita a una teleologia storica che si riassunse, fin dal Settecento di Francis Hutcheson e Condorcet, nelle idee di progresso e di liberazione degli leggi tutto