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Una maggioranza in bilico?
Le singolari uscite di Giuseppe Conte, Salvini che vuol farsi passare per una specie di vice-papa, sono già da soli segnali di una crisi di quella maggioranza di semi-unità nazionale che a suo tempo Mattarella era riuscito a far nascere per far fronte all’emergenza pandemica. Non che quella coalizione sia mai stata veramente coesa: era una soluzione accettata per disperazione, con il retropensiero che Draghi avrebbe sistemato un quadro che perdeva pezzi da tutte le parti e poi si sarebbe presto tornati alla “normalità”, cioè al grande scontro fra centrodestra e centrosinistra e si sarebbe visto chi risultava vincitore.
A scompigliare le carte è arrivata la crisi dovuta all’aggressione della Russia contro l’Ucraina. Proprio quando da diversi versanti, dentro e a fianco della colazione governativa, si stava lavorando per “ridimensionare” Draghi, anche a fronte dei vari pasticci combinati nella battaglia per la successione di Mattarella, la guerra ha scompigliato il quadro. Per la verità si è continuato a lavorare contro l’attuale premier, con l’argomento, fra lo stupido e il velenoso, secondo cui non veniva tenuto in gran conto nel gioco diplomatico, tanto che non lo invitavano a qualche summit. Poi però si è visto abbastanza presto sia che l’argomento non teneva, sia che leggi tutto
Quella in corso per il voto presidenziale previsto il 10 e 24 aprile è un’anomala campagna elettorale
Prima dell’invasione russa dell’Ucraina pur non mancando alcune incognite e zone d’ombra, la rielezione di Macron era data per probabile e questo anche a causa di una serie di competitors difficilmente ascrivibili al novero dei “presidenziabili”. Dopo il 24 febbraio tutti i sondaggi hanno registrato un’importante crescita di intenzioni di voto nei confronti del presidente uscente. Ad oggi pensare ad una non rielezione di Macron il 24 aprile significa muoversi sul terreno della fantapolitica, piuttosto che su quello dell’analisi razionale. Dunque il primo elemento di anomalia è senza dubbio la convinzione diffusa tra i sostenitori di Macron ma in larga parte anche presso chi vi si oppone, che per vedere una competizione presidenziale aperta ed incerta occorrerà attendere il 2027.
In realtà anche prima dell’accelerazione drammatica in Ucraina, la campagna elettorale transalpina stentava a decollare. Da un lato Macron ha fatto di tutto per ritardare la sua ricandidatura in parte sfruttando l’emergenza pandemica, in parte riproponendo un approccio di Charles de Gaulle nel 1965 (all’epoca con risultati non memorabili). Dall’altro lato per ragioni oggettive, è complicato fare bilanci sui cinque anni di guida del Paese. Se si esclude sostanzialmente il primo anno, il quinquennato macroniano è stato dominato da tre clamorose emergenze. La prima tutta interna al leggi tutto
Scrofole e tocchi regali
Per molti secoli credulità, miseria e miracoli si intrecciarono nel rito del toccoregale da parte di cristianissimi re taumaturghi di mezza Europa: pseudo-liturgie di piazza intendevano esaudire le suppliche di tanti che, impotenti, si affidavano fiduciosi all’autorità suprema che volentieri elargiva tocchi benefici e benedizioni paterne (M. Bloch, I re taumaturghi, Einaudi 2016). Il senso del miracolo sussisteva nel rito, ben codificato, la cui efficacia veniva confermata e sostenuta da sporadiche guarigioni delle scrofole per merito, in verità, non del tocco ma della ippocratica vis sanatrix naturae, spontanea risorsa in soccorso a taumaturghi antichi, moderni e contemporanei.
Il senso dell’evento salvifico si attenuò quando Robert Koch, il 24 marzo 1882 (ricorrenza oggi celebrata come “Giornata mondiale contro la Tbc”), annunciò la scoperta del Mycobacterium tuberculosis ed evaporò quando, conferitigli Premio Nobel e Laurea ad Honorem dall’Alma Mater Studiorum di Bologna nel 1905, fu riconosciuta l’etiologia infettiva di emoftoe, emottisi e scrofole. Poi entrarono nella pratica clinica metodi adiuvanti quale l’induzione meccanica del pneumotorace, inventato da Carlo Forlanini a Pavia nel 1882, e le cure d’aria ed elioterapie che gli abbienti ricevevano in esclusivi alberghi svizzeri, austriaci e meranesi, mentre intanto si costruivano i primi leggi tutto
La guerra, i due Sasha e tutti gli altri bambini vittime innocenti
La bandiera ucraina che sventola sul pennone accanto alla colonna di Majdan Nezaležnosti (Piazza Indipendenza) e nei palazzi governativi che le stanno attorno al centro di Kiev, sarà l’ultimo presidio della resistenza a capitolare, se le armate russe prenderanno possesso della capitale esautorando il Governo di Zelens’kyi, oppure sarà il simbolo attorno al quale si stringerà idealmente il popolo che è rimasto a difendere ciò che resterà di una mattanza, se l’indipendenza del Paese sarà conservata.
Mentre scrivo ogni esito è incerto: le trattative proseguono a fatica mentre la carneficina dei civili locali e dei militari dei due eserciti segna ogni giorno un nuovo drammatico evento. Mariupol è la città simbolo del massacro, dopo l’ospedale pediatrico, le scuole e le case è stato bombardato il teatro dove avevano trovato rifugio centinaia di civili, tutti rimasti sotto le macerie: conta sapere chi è morto e chi sopravvissuto?
Nel suo messaggio video al Parlamento italiano, Zelens’kyi ha paragonato per dimensioni del disastro Mariupol a Genova: pensandoci, vengono i brividi.
La morte è atroce ma restare perdendo tutto, casa, famiglia, lavoro e sopravvivere in un contesto surreale, devastato, spegne le energie residue e le speranze. L’eccidio dei 13 cittadini di Chernihiv, un sobborgo nei pressi di Kiev, che erano leggi tutto
L’Italia nella crisi ucraina
Ha suscitato qualche apprensione la sparata di un medio funzionario del Ministero degli Esteri russo sulle “conseguenze irreversibili” che peserebbero sull’Italia nel caso continuasse ad appoggiare una politica sanzionatoria nei confronti del suo paese. Come si sa queste uscite sono sempre ambigue. Non è facile capire se il funzionario, con un passato di console russo a Milano e vari rapporti col nostro paese da cui ha ricevuto anche onoreficenze, parlasse su iniziativa personale per conquistarsi dei meriti o se agisse per mandato dei suoi vertici. Quali possano poi essere queste conseguenze irreversibili non è poi molto chiaro, perché qualsiasi ritorsione è di per sé reversibile, sia pure magari a fatica.
Si è subito parlato di un attacco a quello che è considerato “l’anello debole” della UE e della Nato, per aprire una breccia dove si riteneva più facile farlo, considerando anche la presenza da noi di un dibattito pubblico da politica spettacolo, dove c’è una buona presenza di “alternativi” a vario titolo alle attuali politiche concordi con UE e Nato. Resta il fatto che bisogna capire quali siano le ritorsioni in grado di colpirci così duramente. Certamente ci sono le nostre dipendenze da alcuni settori dell’export russo (il gas è la punta di diamante), ma si leggi tutto
Gli spettri della guerra
Ogni guerra tende a dilatare, nel tempo e nello spazio, il proprio spettro di azione tanto che le devastazioni socio-sanitarie colpiscono mortalmente nove persone su una deceduta direttamente a causa delle incursioni belliche (OMS). A questo tragico fenomeno sono ascrivibili la regressione dei Servizi pubblici di assistenza e controllo, le deficienze sanitarie, la divaricazione nelle diseguaglianze sociali, la crescita esponenziale della povertà, le instabilità politico-istituzionali conseguenti, le migrazioni forzate foriere di rapide e lunghe scie di diffusioni di malattie infettive. Bisogna segnalare che queste regressioni si instaurano, in toni meno drammatici ma sempre inquietanti, nelle condizioni di difficoltà politico-economiche. In Venezuela, ad esempio, la crisi acuta di qualche anno fa, e ormai cronicizzata, ha determinato un numero significativo di infezioni da poliomielite, la ricomparsa della malattia tubercolare e una significativa impennata della mortalità infantile per malattie esantematiche.
Nell’attuale guerra perpetrata dall’esercito russo nei confronti dell’Ucraina i rischi a cui si è fatto cenno sono tutti presenti per l’intero Paese aggredito, ma anche per i Paesi limitrofi e per tutta l’Europa con possibili soffusioni che vanno ad irraggiarsi all’intero globo, viste le facili e insopprimibili opportunità di emigrazione e di immigrazione dentro e fuori i continenti con conseguenti funzioni vettoriali. leggi tutto
Alcune osservazioni sul conflitto Russia - Ucraina sotto il profilo delle ricadute economiche e finanziarie
Una interessante videoconferenza promossa dal Bristol Talk (TRC Bologna) e condotta da Lorenzo Benassi Roversi ha proposto il tema dell’invasione dell’Ucraina, osservato dal punto di vista dell’Europa.
Ospiti illustri il teologo Vito Mancuso, il politologo Gianfranco Pasquino e l’economista ed esperto finanziario Rudi Bogni.
In questa sede, tra i temi trattati vorrei riproporre particolarmente le considerazioni di natura economica e finanziaria.
Secondo Bogni – che vive da anni nella City e si divide tra Londra e Basilea- il tema degli ‘oligarchi’ e delle sanzioni a loro carico è un problema di interesse per i media, la politica e la pubblica opinione, ma non tale da poter veramente influire sul corso della guerra.
Più interessanti sono le ricadute della guerra e delle sanzioni comminate dal mondo occidentale sulla Russia, sui mercati finanziari e la vita dei cittadini, in ordine alle preoccupazioni finanziarie
Le riserve della Banca Centrale russa sono circa 600 e più miliardi dollari equivalente, di cui la metà in titoli e obbligazioni occidentali, 150 miliardi sono invece con banche dell’Occidente, il 20% in oro depositato materialmente in Russia ed il resto in valuta cinese. Bloccata sul fronte dell’Occidente, quello che la Russia può fare è continuare ad esportare gas e petrolio: il petrolio più facilmente leggi tutto
Putin e l'Illuminismo
Putin, purtroppo per noi, combatte una molto pericolosa battaglia di retroguardia che ci costringe a distogliere lo sguardo da altre in cui sarebbe più utile essere coinvolti. È una battaglia per l'eterna anima russa, legata a difendere la grandezza imperiale e spirituale della patria, la sua unità attorno alla Chiesa ortodossa e a un capo. Pare di leggere, con le dovute, profonde differenze storiche e intellettuali, le Considerazioni di un impolitico di Thomas Mann apparso nel 1918 e scritto negli anni immediatamente precedenti. Anche allora vi era una guerra, la Grande guerra, e Mann si poneva a difensore del nazionalismo contro l'universalismo illuminista e sosteneva l'assoluta superiorità della Kultur tedesca, spirituale, pura, una e imperiale, sulla Zivilisation britannica e francese, tutta tecnica e dibattito, materialista e distruttrice dell'anima dei popoli. Mann, però, era un grande ed ebbe il coraggio di diventare antinazista. A livello non di intellettuali, ma di popolo, abbiamo il caso dei sudisti statunitensi che per quanto in maggioranza non possedessero schiavi combatterono furiosamente contro il Nord per difendere “il focolare e la famiglia”, il loro tradizionale modo di vita identificato con la propria comunità prima che con la Confederazione. Un modo di vita fondato su un rapporto personale con leggi tutto
La politica italiana nelle pieghe della guerra in Ucraina
La vita politica italiana continua anche oltre le vicende belliche che monopolizzano l’attenzione dei media e del pubblico. Anzi si ha l’impressione che proprio a causa di questo obbligo a concentrare l’attenzione sulla grande tragedia internazionale si proceda nelle vicende di casa nostra in modalità su cui sarebbe meglio tenere acceso qualche faro.
La demagogia d’assalto ha buon gioco a discettare su come distribuire interventi a sostegno di tutti i settori colpiti dai rimbalzi delle economie colpite dalla guerra, dal prezzo di gas e carburanti alle ricadute sul mercato delle materie prime e via elencando. Si tratta in parte di difficoltà reali, per quanto disinvoltamente presentate come risolvibili con problematici interventi a pioggia da parte del bilancio statale, in parte di allarmismi seminati ad arte. Che ci sia da prepararsi a tempi complicati è un dato di fatto, ma questo richiede serietà e impegno, non populismo a buon mercato.
Soprattutto andrebbe tenuto conto che in ogni caso quanto sta accadendo e quanto starà per accadere non cancella gli impegni che abbiamo preso riguardo alla ricostruzione della nostra economia. Si è già detto più volte che le riforme su cui il parlamento è chiamato ad esprimersi da questa settimana in avanti (fisco, catasto, concorrenza, leggi tutto
E ancora “Guernica”: dalla Ucraina con terrore
“Guernica” di Pablo Picasso è forse il quadro che più di ogni altro viene immediatamente in mente a ciascuno di noi quando immaginiamo di poter esprimere, in riferimento a una grande opera d’arte, l’orrore (e la condanna) delle guerre contemporanee, delle loro devastanti conseguenze e della trasformazione della violenza in qualcosa di totale e assoluto nell’era della tecnica. Non si farebbe certo molta fatica a reinterpretare ora “Guernica” attraverso la drammatica attualità della guerra di conquista scatenata da Putin in Ucraina, sulla base di un arsenale di armamenti fra i più potenti e devastanti del mondo.
Del resto la terribile dimostrazione di forza contro la popolazione civile, data attraverso il massiccio e vile bombardamento aereo della cittadina basca di Guernica (1937), che indusse Picasso a rappresentare così efficacemente tale orrore, non doveva certo rimanere un unicum nella storia successiva che da Guernica arriva fino a noi e che è segnata di tante e tante altre “Guernica”. E così la grande opera di Picasso dalle vette dell’arte è divenuta simbolo universale di denuncia contro la violenza cieca della guerra e in primo luogo delle guerre del presente che colpiscono allo stesso modo e indiscriminatamente un popolo fatto di donne, uomini, bambini, popolo contro il quale leggi tutto