Ultimo Aggiornamento:
17 aprile 2024
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Geografia e storia cenerentole delle scuole superiori

Francesco Provinciali * - 08.12.2018

Geografia e storia non sono mai state molto amate dagli studenti: troppe date, avvenimenti, guerre, trattati, molta confusione sulle capitali, sui fiumi, i laghi, i confini regionali e nazionali. Eppure codificano le coordinate spazio-temporali della nostra vita, collocandoci nel mondo dalle sue origini al nostro presente.

Rappresentano le chiavi di accesso alla realtà nel suo divenire e nel suo essere consapevolezza del mondo.

Dopo la riforma Gelmini del 2008 la geografia è stata marginalizzata nei programmi delle scuole di ogni ordine e grado ma specialmente nelle superiori la sua presenza è ridotta al lumicino: 1 ora la settimana in alcuni istituti tecnici, 3 ore nel biennio del liceo ma trasformata in geo-storia, un mostro culturale riduttivo e tutto da inventare. Ci pensa ora il Ministro Bussetti a togliere il tema storico dall’esame di maturità: peraltro statisticamente il meno scelto dai maturandi, circa il 3% delle scelte tra gli ambiti proposti negli ultimi anni.

Tutto molto significativo. Cavalcando una deriva di semplificazione culturale, di obsolescenza della memoria e della consapevolezza del mondo in cui viviamo (e da cui veniamo) viene dato più spazio ai temi di attualità, ai fatti di cronaca, alle libere opinioni svincolate dalla conoscenza.

Cacciare fuori a poco a poco la storia e la leggi tutto

Figli e figliastri

Francesco Provinciali * - 17.11.2018

Il prossimo 20 novembre sarà la Giornata mondiale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Per celebrare questo importante momento “Mente Politica” è lieta di pubblicare questo intervento

 

Quando si sostiene che un figlio ha diritto ad avere un padre ed una madre si asseconda una regola imposta dalla natura e si esprime un concetto che implica una conquista culturale e sociale sotto il profilo del diritto positivo e della tutela del minore: si tratta tuttavia di un’affermazione che richiede più di una semplice asserzione per non cadere in una scontata ovvietà.

Poiché tra la teoria e la pratica corre il discrimine della quotidianità, sovente ricca di vissuti contradditori rispetto al nobile principio sopra enunciato. Ad ogni diritto corrisponde un dovere: peccato che se ne parli di rado, forse è un corollario dell’egoismo come forma di sentimento oggi prevalente.

Il dibattito sulle adozioni che sta movimentando la politica e scuotendo le coscienze individuali è stato finora prevalentemente centrato sulla rivendicazione dei diritti trascurando la speculare necessità di un chiarimento sui doveri. Della società, della famiglia, delle coppie di fatto, dei padri e delle madri. Essere genitore non è un mestiere, piuttosto è una vocazione, persino un evento casuale alcune volte non voluto. Già nella cosiddetta “famiglia tradizionale” come leggi tutto

Qualche appunto su giustizia e sicurezza

Francesco Provinciali * - 10.11.2018

Sembra che i reati e la criminalità siano fenomeni in calo, statisticamente parlando.

Ma la paura della gente, l’insicurezza e la delinquenza percepite seguono una tendenza opposta.

Il degrado delle periferie urbane, l’immigrazione, la povertà crescente – quella palese e quella occulta – la disoccupazione giovanile, l’uso distorto e malandrino delle tecnologie stanno sullo sfondo di derive sociali nuove e non sempre rassicuranti.

Se cresce il numero dei fascicoli aperti per ipotesi di reato significa che c’è un riscontro anche nei luoghi di gestione istituzionale di questa fenomenologia sociale.

Crisi dei valori tradizionali, crisi della famiglia, crisi della scuola e poi obsolescenza dei corpi intermedi della società e delle istituzioni, un tempo luoghi di proposta e di controllo, filtri del disagio sociale.

“Vogliamo verità e giustizia”: un refrain che ascoltiamo a margine di ogni fatto di cronaca nera, purtroppo espresso più in termini risarcitori postumi che preventivi e ordinamentali.

Salvo poi che l’indignazione si esaurisca in una simbolica ma innocua fiaccolata o nei palloncini elevati al cielo, in attesa della prossima efferata notizia.

Occorre domandarsi se la politica sia stata in grado finora di pensare e costruire – con le leggi, con il buon esempio, con un welfare capace di arginare le sacche

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Alitalia e Ferrovie dello Stato paradosso stellare

Gianpaolo Rossini - 20.10.2018

C’è un aspetto paradossale nel piano di rinazionalizzazione di Alitalia immaginato dal ministro del lavoro per il quale nel capitale della compagnia di bandiera dovrebbe entrare Ferrovie dello stato con un apporto consistente di capitale e con future sinergie. La proposta sorprende in quantoviene da una parte politica che ècontro l’alta velocità delle nostre ferrovie e che sta bloccando opere già in corso che godono di sostanziosi contributi europei. Il paradosso è che i pochi profitti che Ferrovie dello stato ottiene vengono proprio dall’alta velocità. Da una parte si cerca di impedire lo sviluppo delle infrastrutture ferroviarie per l’alta velocità fonte di utili e dall’altra si chiede Ferrovie dello Stato di risanare Alitalia? Ferrovie dello Stato è una Holding pubblicacui fa capo Trenitalia che ha i treni ad alta velocità. La Holding inoltre controlla la rete ferroviaria (RFI), Anas e altre società. Presenta un fatturato di 9.3 miliardi nel 2017 di cui 5.5 arrivano da Trenitalia. Ha un utile netto di 550 milioni di cui 400 da Trenitalia. Ferrovie dello stato sta per emettere obbligazioni per circa 4.5 miliardi sui quali dovrà pagare i tassi che soffrono gli spread impazziti, in quanto condivide lo stesso rating della Repubblica italiana, ovvero BBB. Ha le risorse Ferrovie dello stato per leggi tutto

Dazi: spezzare la catena di errori

Gianpaolo Rossini - 07.07.2018

Da dichiarazioni di questi giorni esponenti del governo italiano sembrano essere favorevoli all’adozione di dazi doganali sulle importazioni dell’Italia. Forse non guasta ricordare che non si possono introdurre limitazioni in entrata in Italia per beni e servizi di partners UE. Anche gli appalti pubblici (public procurement) devono essere aperti a tutti gli operatori continentali. Sono i fondamenti del Trattato di Roma del 1957 e del mercato unico europeo del 1993, caro agli inglesi che, conoscendone i benefici ed essendone stati i paladini, cercano di tenerselo stretto. In secondo luogo le norme doganali verso paesi terzi, fuori UE, sono federalizzate e non rientrano nella potestà dei governi nazionali. L’Italia da sola non può stabilire dazi sulle magliette della Cina. Lo può proporre solo la Commissione con l’approvazione del Consiglio in modo uniforme per l’intera UE. Insomma per le politiche protezionistiche de noantri che copiano Trump non c’è spazio.  Semmai ci dobbiamo chiedere come deve comportarsi la UE di fronte alle gabelle decise oltre atlantico e perché Washington abbia adottato politiche protezionistiche.  Il cruccio della amministrazione Usa è il persistente deficit commerciale con Europa e Cina. Dopo anni di disattenzione, soprattutto  in una Europa un po’ miope, Trump riporta alla ribalta della scena internazionale i leggi tutto

Contratto di governo M5S-Lega A proposito di politica estera, immigrazione e Ius soli

Leila El Houssi * - 30.05.2018

Il fantomatico contratto di governo tra Lega e movimento 5 stelle ha partorito nel suo insieme un compromesso alquanto pericoloso che spingerà il nostro paese a una pericolosa involuzione. Se sul fronte della politica interna molti commentatori e analisti hanno espresso la loro opinione sulle eventuali disposizioni che il contratto riporta, poco è stato detto su questioni che riguardano Ius Soli, politica estera e questione immigrazione.

Allo Ius Soli non viene dedicata neanche una riga probabilmente perché l’argomento per i nostri prossimi governanti non merita di essere contemplato.  E’ palese, ed è già emerso in campagna elettorale, che leghisti e pentastellati nutrano sentimenti che passano dal disprezzo all’indifferenza nei confronti di persone la cui origine non è italiana ma  che sono nate e/o cresciute nel nostro paese. Sono 800mila ragazze e ragazzi che ad oggi non sono tutelati dallo Stato italiano e sembra non esserci alcuna volontà per una soluzione L’unico riferimento che troviamo è al punto 18 quando si parla di 'politiche per le famiglie e la natalità''. In quest’articolo in cui si avvalora “il sostegno per servizi di asilo nido in forma gratuita a favore delle famiglie italiane” come ha recentemente sostenuto la ex ministra Livia Turco si “calpesta l'articolo 3 della Costituzione che vieta leggi tutto

Italo: come impoverire l’Italia e come rimediarvi

Gianpaolo Rossini - 14.02.2018

Npv, alias Italo,  è stato venduto al fondo americano GIP (Global Infrastructure Partners) nato nel 2006 e attivo nei settori delle infrastrutture portuali, aeroporti ed energia. Npv è azienda privata ed è il secondo operatore nei servizi ferroviari di alta velocità in Italia dopo Trenitalia. Nato nel 2006, come il fondo GIP, dopo un avvio un po’ stentato e una ricapitalizzazione nel 2014 ora fattura circa 450 milioni con un margine netto di 34 milioni, lordo di 150 milioni. Il ritmo di crescita di Italo è ora sostenuto e ha raggiunto le due cifre,avviato a salire.  Il fondo GIP ha sborsato poco meno di 3 miliardi di dollari per il 100% di Italo. Il ministro dello sviluppo Calenda aveva fatto qualche pressione perché Italo si quotasse e allargasse quindi la base della borsa italiana. Una matricola per la quale è previsto un buon sviluppo è sempre un sostegno per una Borsa un po’ anemica come quella di Milano. Il consiglio di amministrazione di  Italo ha deciso altrimenti cedendo interamente l’azienda per un incasso immediato. I quasi tre miliardi di dollari andranno ad accrescere il patrimonio dei già ricchi azionisti, Montezemolo, Banca  Intesa, Generali, gruppo Della Valle, gruppo Seragnoli e altri.

Il fatto sembrerebbe costituire una bella notizia leggi tutto

Quanti scandali diesel dovremo sopportare ancora?

Gianpaolo Rossini - 07.02.2018

La serie degli scandali diesel si allunga assumendo contorni sempre più inquietanti. L’ultimo fa tornare alla mente pratiche che si credevano scomparse. Le case tedesche produttrici di auto hanno usato cavie umane per valutare gli effetti delle emissioni delle loro auto diesel. Il fatto è grave per diverse ragioni. In primo luogo, la maggiore delle produttrici di auto è una impresa di stato in quanto una regione (Land) tedesca ne possiede una quota di controllo. Questo chiama responsabilità politiche in quanto i cittadini da un’impresa di stato si aspettano comportanti più che corretti. In secondo luogo, è discutibile la sperimentazione su umani di nuovi farmaci nonostante lo scopo sia di fare passi avanti in campo medico per salvare vite umane. E’invece insopportabile e crudele che imprese automobilistiche usino cavie umane per testare il livello del danno certo (già peraltro dimostrato in una vasta decennale letteratura medica, come ricorda il dr. Harari sul Corriere del 30 gennaio a p. 9) che le emissioni diesel provocano sull’apparato respiratorio e altri organi. In terzo luogo gli effetti delle emissioni dei motori diesel sulla salute sono di breve e di lungo periodo. Questi ultimi ben più pesanti sono relativi a patologie oncologiche gravi, come la letteratura medica mostra. leggi tutto

Oltre le elezioni. Le sfide del governo che verrà: il debito pubblico

Gianpaolo Rossini - 31.01.2018

La seconda sfida sulla quale sarà chiamato a misurarsi il prossimo governo riguarda la finanza pubblica. Come nel precedente articolo sulle migrazioni (https://www.mentepolitica.it/articolo/oltre-le-elezioni-le-sfide-del-governo-che-verr-ius-soli-e-immigrati/1311) iniziamo con nude cifre. Nel 2017 il debito lordo del settore pubblico in Italia si attesta attorno a 1.32 volte il Pil mentre quello netto è 1.13. Nello stesso anno quello pubblico federale lordo (non comprensivo di quello di stati e amministrazioni locali) degli Usa è 1.08 volte il Pil, netto 0.82. Se considerassimo il debito pubblico lordo totale (federale + locale) degli Usa avremmo cifre un po’ più alte di quelle italiane. In Giappone il debito pubblico lordo è 2. 39 volte il Pil, quello netto 1.20.  In Germania è 0.64 (netto 0.43) e in Francia è 0.97 (netto 0.90).  La lettura di questi numeri fornisce informazioni inedite sul debito pubblico netto.  Ma cos’è il debito pubblico netto? Perché è la grandezza che andrebbe considerata?  Il debito pubblico netto è la differenza tra i debiti e i crediti del settore pubblico. E’ ciò che rileva finanziariamente per gli stati come per ogni impresa, mentre meno rilevante è la cifra lorda. Il settore pubblico italiano possiede attività finanziarie (crediti) come  contante, valute,  depositi  bancari, prestiti del governo ad istituzioni europee, titoli obbligazionari e azionari, riserve tecniche assicurative e altro. Nel caso italiano la differenza tra le due valutazion leggi tutto

La via pugliese alla (de)crescita (in)felice

Massimo Bucarelli * - 31.01.2018

Secondo l’economista John K. Galbraith, del pensiero marxista è sopravvissuto soprattutto il convincimento diffuso e generalizzato che i governi moderni siano al soldo del capitale economico e finanziario delle élite dominanti; vale a dire – tradotto nel linguaggio politico attuale – che servano gli interessi dei cosiddetti poteri forti, indipendentemente dalla volontà popolare di cui dovrebbero essere espressione. Si tratta di un’eredità che si potrebbe definire culturale, prima che politica, che informa trasversalmente anche la società e l’opinione pubblica italiana e che sembra essere particolarmente radicata a livello locale, dove regioni e comunità locali sono sempre più spesso impegnate a contrastare la realizzazioni di opere e infrastrutture decise o favorite dal governo centrale, con l’accusa di non portare alcun vantaggio ai cittadini, ma di essere dettate dalle esigenze speculative e affaristiche delle multinazionali.

Emblematico in tal senso è il caso pugliese, caratterizzato dalla strenua opposizione, condotta tanto dagli amministratori regionali e locali, quanto da forze politiche e gruppi di attivisti impegnati sul territorio, a una serie di iniziative considerate strategiche per la crescita economica e il rilancio di sistema produttivo nazionale. Nel 2016 l’Assemblea regionale pugliese e lo stesso governatore, Michele Emiliano, sono stati in prima linea nella promozione del cosiddetto referendum “No-Triv”, presentato come leggi tutto