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13 aprile 2024
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Rivedere il Patto di Stabilità, ma come?

Gianpaolo Rossini - 18.09.2019

Le dichiarazioni del presidente Mattarella e del ministro francese dell’economia sulla necessità di riformare il Patto di stabilità potrebbero aprire una pagina nuova nelle politiche economiche nell’area euro. Ma cos’è il Patto e come lo si può cambiare?  Il Patto di Stabilità e Crescita nasce nel 1997 come completamento del Trattato di Maastricht per regolare le politiche fiscali dei paesi una volta entrati nell’euro. Alla base c’è il timore, concentrato nel Nord Europa, che eccessivi deficit pubblici di un paese (come l’Italia) facciano aumentare i tassi d’interesse in tutta l’area euro danneggiando anche gli stati fiscalmente virtuosi. Questa aspettativa si rivela però errata soprattutto a partire dal 2010 quando politiche fiscali poco rigorose fanno salire i tassi d’interesse del paese indisciplinato danneggiandolo mentre quelli degli stati virtuosi scendono traendo vantaggio dagli spread. È l’effetto della potente azione dei mercati finanziari che liquida la ragione prima delle regole fiscali contenute nel Patto. Nonostante questo il Patto è rivisto in modo restrittivo nel 2012 quando diventa Fiscal Compact tracciando percorsi di rientro a tappe forzate da debito pubblico eccessivo. L’Europa soffre questo irrigidimento essendo da poco entrata nel tunnel della crisi dei debiti sovrani scoppiata in Grecia nel 2011 e propagatasi poi a Spagna, Portogallo e Irlanda. leggi tutto

Rapporto OCSE: poco pil per la scuola italiana e molti ragazzi "Neet"

Francesco Provinciali * - 14.09.2019

È un’immagine depauperata quella della Scuola italiana dei prossimi anni che esce dal Rapporto OCSE "Education at a glance 2019": colpisce il dato negativo quantitativo rispetto al numero di alunni e docenti attuali. Potremmo chiamarlo un ridimensionamento sistemico, peraltro in linea con tutti gli altri indicatori standard dello sviluppo o della stagnazione di un Paese. Da noi prevale il segno meno sotto diversi profili di considerazione, basti ricordare il precedente rapporto dello stesso Istituto parigino di analisi dei sistemi formativi e ricordare il trend negativo marcato sulla “fuga dei cervelli” all’estero. Un rapporto di tre mesi fa, non del decennio precedente, che potrebbe utilmente invitare alla rilettura della (altrettanto recente) Ricerca di Sgritta e Raitano della Sapienza su “Generazioni tra conflitto e sostenibilità”: una documentata, rigorosa analisi sugli equilibri sociali possibili in futuro.  Per non parlare di PIL, nuove imprese, occupazione giovanile, mercato del lavoro, start-up, grandi opere, infrastrutture, ricerca pura e applicata: caleidoscopici frammenti di una realtà oggetto di studi e analisi condotte dall’Istat e dal CENSIS, senza che la politica nel suo complesso ne abbia avvertito la rilevanza e la potenziale utilità in chiave di programmazione economica e di modelli sociali da perseguire. leggi tutto

Quale contributo attendiamo dalla filosofia

Francesco Provinciali * - 11.09.2019

Osservando il mondo intorno a noi, per quello che ci è dato di percepire e – soprattutto- di conoscere, capire e distinguere nei limiti delle nostre facoltà - siamo da qualche anno partecipi di una sensazione di sfaldamento e intorbidimento che interessa la dimensione esistenziale e i suoi contesti: l’ambiente, la politica, l’economia, il lavoro, le relazioni familiari e in generale il rapporto con gli altri.

Ricordo le parole di Umberto Galimberti: "Come posso applicare il principio evangelico ama il prossimo tuo come te stesso, se il mio prossimo non esiste più?" Di questo sentimento di incertezza cosmica rispetto al senso stesso dell’esistere, ai rapporti sociali , all’invadenza delle nuove tecnologie e del pensiero calcolante, ci restano le piste analitiche tracciate da Zygmunt Bauman, impareggiabile nel cogliere lo spaesamento dell’uomo contemporaneo in una società dove sono venuti meno- ad uno ad uno – i punti di riferimento rassicuranti che costituivano la base dell’idea di progresso e di miglioramento della condizione antropologica ed esistenziale.

Al centro di tutto il conflitto tra natura e cultura, tra essere e divenire, tra tradizione e innovazione, conservazione e progettualità.

Un mondo indefinito, incompiuto, imperfetto, incerto dove ci si perde leggi tutto

Genova, un anno dopo

Francesco Provinciali * - 03.08.2019

Erano le 11.36 del 14 agosto dello scorso anno quando, mentre imperversava un forte temporale, accadde un fatto che resterà per sempre nella storia di Genova la “Superba” e nel cuore dei genovesi, cosi affezionati alla loro città, ristretta e allungata tra i monti e il mare, dove ogni metro di spazio te lo devi conquistare ed è un lusso da custodire.

Il ponte Morandi, un tratto autostradale sospeso nel vuoto che unisce il ponente ligure alla città e apre le porte del levante e del nord, crollò improvvisamente quasi al centro delle sue campate, mentre oltre trenta veicoli stavano attraversando quel punto, precipitando nel sottostante Rio Polcevera, causando 43 morti e spezzando il cuore della comunità locale e dell’intero Paese.

Prima di quella immane catastrofe, guardandolo da lontano quel ponte aveva un aspetto imponente e fragile al tempo stesso: le altissime volute delle campate, sorrette da piloni stretti, sovrastato dai manufatti di raccordo davano un senso di vuoto e una parvenza esile e quasi miracolosa al compito che doveva assolvere: sopportare un carico imponderabile e sempre più elevato e intenso. Negli ultimi anni c’erano state discussioni e polemiche: il ponte doveva essere abbattuto, sostituito, affiancato dalla Gronda che avrebbe unito il porto di leggi tutto

L'Italia porto d'Europa per la Cina e per l'Africa

Francesco Provinciali * - 20.07.2019

 “La Cina è vicina”, era il titolo di un film di Marco Bellocchio del 1967 : sono passati più di 50 anni e possiamo dire che la Cina e i suoi prodotti commerciali hanno invaso l’occidente e il mondo.

A fine marzo u.s. è stato firmato un accordo che prevede interscambi ancora più intensi rispetto a quelli già in atto: il Ministro del lavoro ha riferito che tale accordo vale 2,5 miliardi su un potenziale di 20.

Siamo abituati alla politica delle iperbole e delle promesse, forse era il correlato speculare della campagna elettorale per le europee: infatti dopo la firma dei 29 punti che compongono il memorandum,  di questo accordo non se ne è più parlato se non per polemizzare sull’incipit avviato dall’Italia rispetto ai partner dell’U.E. Dovremo capire se questa primazia italiana nel siglare l’intesa bilaterale con la Cina porterà più vantaggi per il nostro Paese o se finiremo surclassati dalla potenza dell’impero economico del Sol Levante: il timore è infatti che da questi interscambi i cinesi si prendano il meglio per barattarlo con una congerie di plastiche, tecnologie low cost e prodotti mediocri.

Forse è una mera, soggettiva intuizione pessimistica ma a quel banchetto più che mangiare saremo mangiati. Non siamo una società  in crescita ma una preda leggi tutto

Rapporto Istat 2019: culle vuote e paese invecchiato

Francesco Provinciali * - 26.06.2019

Il Rapporto annuale dell’ISTAT fa il paio, da qualche tempo e in modo sempre più marcato, con le macroanalisi sociologiche descritte dal Rapporto del Censis. Sembra che tra l’Istituto presieduto dal demografo Prof. Giancarlo Blangiardo e quello fondato e diretto dal Prof. Giuseppe De Rita ci sia da tempo una sintonia di vedute: dagli ambiti di osservazione, ai temi posti in evidenza, alle valutazioni sullo stato della situazione del sistema-Italia e sulle sue proiezioni, il quadro d’insieme che esce dall’una e dall’altra fonte risulta per certi aspetti sovrapponibile.

Tenendo conto che l’ISTAT considera per statuto e mission istituzionale i dati statistici , demografici e quanti-qualitativi che offrono elementi descrittivi per considerazioni ad essi correlati e consequenziali mentre il CENSIS approfondisce per vocazione e tradizione chiavi di lettura più marcatamente interpretative, partendo pur sempre da una lettura sullo stato del Paese e cogliendone i fenomeni più rilevanti ed emergenti sotto il profilo del costume sociale, dei sentimenti prevalenti e degli stili di vita più radicati .

Entrambi risultano fondamentali per fare il punto della situazione, cogliere derive regressive, tendenze evolutive, ipotizzare scenari futuri con un occhio di riguardo agli scostamenti statistici e macro sociali rispetto al precedente anno di osservazione, studio e valutazione, leggi tutto

Politica debole e magistratura forte o viceversa?

Mauro Pellegrini * - 22.06.2019

Lo scandalo che ha destato la diffusione delle intercettazioni che provano le pressioni di Luca Lotti ai vertici della magistratura impone, probabilmente, una riflessione in merito al rapporto tra politica e magistratura. Almeno per come esso si è palesato ai più in questi ultimi anni. Prima del decisionismo “facciotuttista” renziano, del quale Lotti è stato forse il più ardente sostenitore e consigliere, l’Italia è stata caratterizzata da una sperequazione profonda in merito all’influenza di due dei tre poteri che dovremmo (il condizionale è più che mai d’obbligo) mantenere in pieno equilibrio: la magistratura, forte della estrema debolezza degli esecutivi e della sterilizzazione (fortemente complice) dei due rami del parlamento, ha vissuto anni ruggenti. L’eco di Mani Pulite, mantenutasi forte ben oltre gli effettivi risultati raggiunti da Di Pietro, Davigo, Colombo et similia, ha avuto gioco facile a manifestarsi in tutto il proprio potenziale di contrapposizione nei confronti di maggioranze all’apparenza forti (si vedano gli anni della contrapposizione tra il berlusconismo e il prodismo), ma in realtà sotto perenne scacco del controllo esercitato dalla magistratura. Un controllo del tutto aiutato dalla condotta troppo spesso almeno equivoca di molti protagonisti di quella stagione: destra e sinistra predicavano ciò che, in realtà, non erano. leggi tutto

Flat tax: voto di scambio n.2 e dintorni

Gianpaolo Rossini - 15.06.2019

Il reddito di cittadinanza può essere visto come una forma di voto di scambio tra il partito di governo che lo sostiene e chi beneficia del provvedimento. La flat tax, tanto cara alla Lega e ad una parte del partito di Berlusconi, appartiene alla stessa categoria di interventi. Si vuole infatti cercare un sostegno elettorale che duri nel tempo tra le categorie medio alte di contribuenti, primi beneficiari della flat tax. Un premio generalizzato per legare al partito di Salvini ceti che in parte votano Lega e che in parte volgono il loro consenso soprattutto a sinistra. La flat tax costa molto dal punto di vista del gettito e rischia di scardinare in maniera irreversibile i conti pubblici già in zona rischiosa. Non stimola la crescita perché esiste già per le imprese e per le categorie professionali autonome che sono quelle più dinamiche. E quindi non farà altro che aumentare il risparmio delle famiglie a spese del crescente disavanzo pubblico. L’unica esigenza a cui la flat tax potrebbe andare incontro è quella della semplificazione. Ma non c’è nessuna garanzia che questo avvenga perché per questo occorre eliminare o raggruppare molte imposte, come quelle locali, che la flat tax non sfiora neppure. leggi tutto

Rapporto OCSE: saldo negativo per l'Italia tra fuga di cervelli e nuovi ingressi

Francesco Provinciali * - 15.06.2019

È stato appena licenziato un Rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) che fornisce dati preoccupanti per l’Italia circa il saldo uscite/nuovi ingressi nell’area dei “talenti” potenzialmente utilizzabili nel contesto di professioni altamente qualificate.

Un saldo negativo in quanto la cd. “fuga dei cervelli” in esodo dal nostro Paese non è compensata da un equivalente trend in entrata e ciò a motivo di un evidente sbilanciamento tra le opportunità offerte all’estero per chi emigra rispetto a quel mix di fattori che potrebbero costituire per chi fa ingresso in Italia un corrispettivo e reciproco motivo di scelta prioritaria.

Il piatto pende sul versante “exit” e non ci sono contrappesi sul piatto opposto per il mix di ragioni che l’Istituto parigino analizza in un’ottica comparativa tra Paesi aderenti, dati alla mano.

Gli studi più recenti dell’Istat e del Censis sulla emigrazione culturale hanno già evidenziato per conto loro un progressivo impoverimento nelle professioni “alte” dovuto al trend crescente degli esodi dei neo laureati alla ricerca di un impiego corrispondente al livello di studi. leggi tutto

I limiti del CSM

Stefano Zan * - 12.06.2019

I recenti fatti di cronaca hanno messo ancora una volta sotto accusa il ruolo delle correnti all’interno del CSM. In realtà non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Nel momento in cui in qualsiasi organizzazione esistono e vengono riconosciute le correnti come forma di aggregazione culturale la loro funzione principale diventa quella di ottenere il maggior numero di posti per i propri affiliati a prescindere, in larga misura, da considerazioni di tipo meritocratico. Forse questa volta alcuni magistrati hanno esagerato ma la logica è una logica antica che diventa particolarmente deleteria perché strutturalmente il CSM è un organismo caratterizzato a tutti i livelli da quello che Max Weber chiamerebbe il dilettantismo.

E’ quanto sostenevo in un mio articolo sul Corriere della Sera di dieci anni fa che qui riproduciamo per la sua, ahimè, costante attualità. leggi tutto