Ultimo Aggiornamento:
27 aprile 2024
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Omicidi, prima i coltelli poi i palloncini. Qualcosa non va

Francesco Provinciali - 09.09.2023
La violenza sulle donne

Quando sento parlare della nostalgia del passato, dei tempi di una volta, sempre migliori e più rassicuranti e vivibili mi sovvengono le periferie delle città in crescita demografica, polverose e buie, le strade non asfaltate e piene di pozzanghere, i malandrini nascosti nei luoghi dello squallore e del degrado, stanziali o itineranti nelle campagne, dediti al brigantaggio, alle violenze, ai furti, agli omicidi e agli occultamenti dei cadaveri. Ogni tanto si scoprono fosse comuni di infanti e minori violentati e uccisi negli orfanotrofi o negli educandati, anche negli Stati ora definiti più evoluti e civili. Si può risalire alla notte dei tempi o girare l’urbe terracqueo alla ricerca di un posto o di un tempo felice ma si scopre che essendo la malvagità e la cattiveria una componente dell’animo umano la storia è sempre stata un mix altalenante di fatti e misfatti. Certo seguendo i media e frequentando i social si ha in questo periodo – manco a dirlo - impastato di criticità di ogni tipo (guerre, pandemia, catastrofi climatiche, migrazioni disperate ecc.)  l’impressione di una montante escalation della violenza, trasversale ai target sociali, sempre più emergente tra i giovani, in special modo perpetrata verso le donne, con azioni criminali che si superano per efferatezza e crudeltà. Non passa giorno che la cronaca non ci renda conto di delitti mostruosi, spesso messi in atto con agghiacciante premeditazione, la distruzione dei corpi spolpati a coltellate, freddati a colpi di revolver, mutilati della testa e degli arti, messi in valigia per essere dispersi e disintegrati con una disinibita scaltrezza che lascia sbigottiti.

Non vorrei trovarmi nei panni di un avvocato difensore di un assassino colto in flagranza di reato o immortalato dalle telecamere: bisogna arrampicarsi sugli specchi per trovare attenuanti o trucchi procedurali che rallentino il corso della giustizia. O invocare il rituale dell’incapacità di intendere e di volere, un alibi sovente inesistente ma inevitabilmente da verificare: siamo tutti potenzialmente portatori sani di latenti pazzie. Per non parlare della possibilità di avvalersi della ‘facoltà di non rispondere’: tutto questo accresce il già diffuso senso di impunità e la quasi certezza di cavarsela con una pena irrisoria. Ho l’impressione che si stia passando un solco che può separarci per sempre dalla conquistata civiltà per farci ripiombare alla truculenza della vita nelle caverne. L’ho già scritto e lo ripeto: certe indecisioni della giustizia sull’applicazione delle misure cautelari trasmettono un segnale di debolezza strutturale, non solo nella magistratura ma nella società intera. Ormai il fatto che delitti orribili facciano parte del quotidiano ci sta portando a credere che si tratti di una deriva inevitabile, infatti la violenza montante si trasforma in delirio distruttivo e si espande di caso in caso fino a diventare un fenomeno sociale diffusivamente emergente, come il rialzo dei prezzi e dei mutui, le code in autostrada, le liti condominiali, il declino della scuola, la scomparsa della famiglia.

Nell’epoca del negazionismo e del relativo la vita stessa diventa uno scherzo con cui giocare d’azzardo o un accidente biologico succube delle tecnologie, un trastullo dei social, un challenge estremo immortalato come diritto a provare tutto il possibile per non cedere alle regole dei doveri individuali e collettivi. Ma poiché quel solco che separa la vita e la morte diventa sempre più uno strumento nelle mani dell’uomo, più dipendente dalla libera scelta e dalla crudele, spietata determinazione che dal caso fortuito, in pratica un esercizio di volontà, sono convinto che sarà sempre più sottile e opinabile la scelta tra il bene e il male. Alcuni criminali avevano precedenti eloquenti che sono stati colpevolmente tollerati, altri erano solo “brave persone” che si sono trasformate in efferati assassini. Gente della porta accanto, che suscitano stupore quando si rendono protagonisti di azioni delittuose. Ma nessuno di costoro, nessuno di noi viene da un altro pianeta, siamo tutti impastati in un vortice di incontri, amicizie, relazioni, infatuazioni, amori che ci rendono potenzialmente virtuosi o terribilmente capaci del peggio. Nessuno scende di notte da Marte per trasformarsi in un killer spietato. Per questo il rituale delle fiaccolate e dei palloncini liberati al cielo dopo i delitti nasconde una intrinseca ipocrisia. Il male, l’istinto criminale serpeggia nel corpo sociale ed è difficile distinguere chi sarà Caino e chi sarà Abele.