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Un autunno impegnativo

Paolo Pombeni - 30.08.2023
Meloni e immigrazione

L’estate sta finendo e la politica riprende il suo lavoro, si spera quello vero, non le diatribe a vanvera su chiacchiere da bar di un generale, su estati più o meno militanti, su egemonie televisive da imporre e via di questo passo. La riunione del consiglio dei ministri di lunedì 28 agosto dovrebbe riportare tutti al confronto con la realtà: il governo e la maggioranza per la sua parte, l’opposizione per la propria.

I principali problemi sono tre: l’ondata eccezionale di immigrazioni, la crescita dei prezzi e la connessa inflazione, l’elaborazione di una legge di bilancio che non faccia perdere al nostro paese il suo equilibrio insieme al suo credito internazionale. Sono tre aspetti profondamente interconnessi che sicuramente non possono essere risolti nella prima seduta post ferie del Consiglio dei ministri. Si inizia a discutere, si saggiano reciprocamente le posizioni, poi ci vorrà tempo per avviare una vera progettazione politica (sperando che le tensioni presenti nella maggioranza e la voglia di fare agitazione da parte delle opposizioni consentano un confronto costruttivo).

Iniziamo dalla questione della legge di bilancio, che è molto delicata. Non si tratta solo di far quadrare gli appetiti di partiti e fazioni che vogliono ottenere vantaggi per il proprio elettorato: un lavoro improbo, ma che alla fine può contare sul fatto che i soldi per tutto quel che vorrebbero i partiti non ci sono e che non si può fare nuovo debito in maniera rilevante. Se però le varie componenti saranno costrette a farsi bastare le magre disponibilità presenti, non è detto che questo le convinca a lasciar perdere con la demagogia non più delle promesse, ma adesso delle accuse fasulle a chi, brutto e cattivo, ha impedito di distribuire ricche prebende. Ora quel genere di demagogia è pericoloso, non da ultimo perché cerca di scaricare la “colpa” del mancato festino sull’Europa e, da parte di componenti neppure troppo marginali, sulla politica estera filo-Ucraina e filo Nato del nostro paese.

Ora va ricordato che noi abbiamo bisogno dell’Europa da molti punti di vista: per una collaborazione sul fronte PNRR (dove bisogna evitare che ci facciano troppo le pulci), per non far passare un ritorno ottuso ai vincoli di bilancio pre-Covid, per avere alleati sia sul fronte della gestione dell’immigrazione che su quello della politica africana, che è una opportunità per consolidare il nostro ruolo di protagonisti nel gioco internazionale. Purtroppo c’è scarsa consapevolezza del delicato momento. Salvini pensa solo a far demagogia elettorale per non vedersi marginalizzato dalla Meloni, FI non sa bene che profilo prendere, FdI è in tensione fra una larga parte dell’elettorato che la vorrebbe sempre più sulla via del partito conservatore e una parte minore, ma di cui fanno parte quasi tutti i quadri che vengono dall’epoca dell’estremismo di destra, la quale è restia a rinunciare al vecchio immaginario della sua passata stagione.

Meloni appare indecisa nell’affrontare queste tensioni, anche perché non dispone di molto personale che abbia una formazione estranea a quella fase che ha connotato i quadri del suo partito. Nei fatti si tiene abbastanza alla larga da quei revanchismi, ma nella comunicazione per non perdere il contatto con essi oscilla fra silenzi che naturalmente le vengono imputati dalle opposizioni e ambiguità verbali per mostrare che lei è poi sempre quella di una volta.

Si può capire che anche per la premier la prospettiva della prova elettorale delle europee sia dirimente, ma la indebolisce nella ricerca di quell’accreditamento decisivo sia a livello internazionale che livello interno, dove si ha l’impressione che quote delle classi dirigenti non siano contrarie a darle un certo credito, ma vengano costantemente tenute sulle spine dal riscontro di un contorno che non ispira fiducia. Eppure proprio in alcune battaglie chiave la fiducia sarà un elemento decisivo. Si pensi alla questione dell’inflazione legata in massima parte all’incremento dei prezzi al consumo. Ora in questo c’è una larga componente di speculazione, perché tutti gli attori che incidono su questi comparti (produttori, trasportatori, intermediari, venditori) sono alla ricerca di recuperare i guadagni perduti nei due anni di pandemia. Lo si vede benissimo se si analizza l’impennata dei prezzi nel settore del turismo e del tempo libero.

Non si può certo pretendere che le opposizioni accorrano in soccorso del governo, ma il soffiare sul fuoco delle contraddizioni, il fare demagogia finto progressista non giova neppure a loro. Anche qui la prova è nella questione dell’incremento esponenziale dell’immigrazione irregolare. Si tratta di un fenomeno epocale che cadrebbe sulle spalle di qualsiasi governo fosse al potere, senza che ci siano strumenti per mettere sotto controllo il fenomeno. Si può capire una certa soddisfazione delle opposizioni a denunciare la verificata inconsistenza delle sparate delle destre quando preannunciavano che una volta al potere avrebbero fermato gli sbarchi, ma a non riconoscere la grave problematicità di una situazione che non si può controllare se non in misura più che modesta si alimenta solo la fortuna delle demagogie estremiste, che non risolvono nulla, ma che a tanti danno la soddisfazione di spararla grossa.

Poiché siamo convinti che è appena iniziata una stagione difficile per il nostro paese, crediamo che sarebbe bene che si accentuassero le occasioni di confronto e di dialogo al più largo raggio possibile. La maggior parte dei politici pensano che così si perdono voti, perché nella loro visione la gente ama le contrapposizioni e gli scontri e se mancano si convince che in fondo non val la pena di votare. Non è così: nelle situazioni difficili, e quella verso cui andiamo lo sarà, vincono i coraggiosi incontri intorno alle piattaforme delle cose da fare per risolvere i problemi in campo.