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La politica sopra le righe
Finita l’orgia di panegirici su Berlusconi (un eccesso che non crediamo abbia giovato davvero al suo profilo), spentosi rapidamente per fortuna il tentativo di trasformare la tragedia che ha colpito Romano Prodi in un poco serio controcanto di maniera, la politica ha ripreso il suo corso “normale” con il ritorno al vizio di giocare sul “sopra le righe” come un tratto identitario che dovrebbe compattare i rispettivi fan club.
Ogni parte cerca di puntare il dito censorio su quel che fa l’avversario, ma il costume è purtroppo largamente condiviso. Schlein e la sua corte puntano a magnificare battaglie di schieramento i cui contenuti reali sono a dir poco evanescenti. Meloni non riesce a tenere a freno i suoi pasdaran che ha portato al governo e che continuano ad esprimersi come polemisti da comizio (o da twitter, adesso i comizi non si usano più) senza mostrare alcuna maturità da uomini delle istituzioni.
I comportamenti sono poi ondivaghi a dir poco. Schlein prima va ad una manifestazione dei Cinque Stelle per sentire Moni Ovadia che dal palco presenta una teoria più che strampalata oltre che filo putiniana sulla guerra in Ucraina, ma anziché denunciare la trappola un minuto dopo esserci caduta dentro aspetta leggi tutto
Ei fu
Sarebbe eccessivo paragonare Silvio Berlusconi con Napoleone Bonaparte, ma la reminiscenza manzoniana ci è venuta in mente perché anche in questo caso la sua scomparsa segna simbolicamente il passaggio fra due secoli “l’un contro l’altro armati”: quello della politica come ideologia che interpreta il futuro e quello della politica come narrazione che risolve i problemi a parole.
Siccome ci consideriamo come il grande scrittore milanese vergini di servo encomio e di codardo oltraggio, ci permettiamo di interrogarci sul significato di una presenza politica che ha segnato una stagione della nostra storia. Potrebbe essere stata la stagione della transizione da una prima ad una terza repubblica dopo i sussulti di una seconda che non è mai veramente riuscita a prendere forma, ingabbiata com’era fra la voglia di continuare con le vecchie categorie travestite da nuove e la pulsione a buttare ogni cosa in una novità che era fatta solo di nuovi “costumi” (scenici) sotto i quali c’era ben poco.
Bisogna essere cauti nel dare per esaurita una fase di transizione: quella che abbiamo definito terza repubblica potrebbe stare per nascere, ma se sarà una creatura ben formata o se arriverà condizionata dagli acciacchi precedenti è tutto da vedere.
Proviamo a ragionare su qualche passaggio. leggi tutto
Il futuro tra fascinazione e rischio di estinzione della vita sul pianeta
La fascinazione del futuro ha sempre esercitato una forza di attrazione irresistibile per la scienza, non solo per gli addetti ai lavori ma anche nel campo dell’immaginazione descrittiva che si ritrova ad esempio nelle narrazioni distopiche di George Orwell, Stanley Kubrick, Isaac Asimov e Aldous Huxley. Possiamo ora affermare che le nuove tecnologie e la digitalizzazione pervasiva stanno imprimendo una vistosa accelerazione ai processi di innovazione che cambiano in modo radicale la nostra vita, spesso in modo ubiquitario e imprevedibile, tanto da modificare nell’immaginario collettivo le stesse nozioni di spazio e di tempo.
Si tratta di una deriva inarrestabile ma osservandola e riflettendo sulle conseguenze e gli effetti non sempre potenzialmente positivi si è indotti a più di una riflessione che investe nella sua interezza lo stato attuale del mondo.
Da anni seguiamo con apprensione i moniti delle organizzazioni internazionali che si occupano di sostenibilità ambientale, a cominciare dai Rapporti dell’ONU e dell’Ipbes (la piattaforma intergovernativa di politica scientifica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici) l’ultimo dei quali ha drammaticamente annunciato la possibilità della sesta estinzione della vita sulla Terra, la prima per mano dell’uomo). Basti ricordare gli studi del biologo Edward Osborne Wilson che faceva due conti sulla crescita demografica: leggi tutto
Bilancio delle diciotto "comunali" nei capoluoghi
Il secondo turno delle elezioni comunali (che però è stato il primo in Sicilia) ha chiarito che la destra non ha bisogno di ritoccare al ribasso (al 40%) la quota del 50% più uno dei voti indispensabile per eleggere il sindaco al primo turno: quasi dappertutto, chi era in testa la prima volta si è confermato al ballottaggio. Le alchimie sul sistema elettorale per annichilire il centrosinistra non servono, anche perché ad affossare i candidati progressisti ci hanno già pensato gli elettori (tranne che a Vicenza, rondine che non fa primavera: Possamai ha vinto accentuando al massimo il suo profilo "civico", un po' come Tommasi l'anno scorso a Verona; per di più, il neosindaco ha chiesto alla Schlein di non fare campagna elettorale in città). Dopo il primo turno avevamo scritto su questa rivista che sarebbero stati i ballottaggi a dare un significato e un colore a questa competizione: è uscito il nero, su tutte le ruote di questa estrazione tranne due (Vicenza e Trapani, dove però nella coalizione del candidato sindaco di centrosinistra c'era una lista con esponenti della Lega) e Terni. Liquidare il voto in diciotto capoluoghi di provincia (c'è stata prima Udine, poi questi tredici, poi i quattro siciliani dei quali uno leggi tutto
Elon Musk annuncia impianti celebrali per interconnettersi con il PC
Mentre il Presidente Mattarella presenziava alla Cerimonia per i 150 anni dalla scomparsa di Alessandro Manzoni, qualcuno si affannava ad auspicare meno latino e più ChatGPT nelle scuole superiori, senza dimenticare la via immersiva da tempo imboccata dal metaverso e dalle teorie del mondo virtuale inclusivo. La tecnologia “corre come una lepre” scrive Ruben Razzante nel libro “I Social media che vorrei” e “tocca il cielo con un dito” come aveva ben descritto Emanuele Severino. Penso al candore di Pascal nel distinguere l’esprit de geometrie dall’esprit de finesse e la mente guarda a ritroso nella Storia, con gratitudine per chi ha rappresentato la scienza – da Leonardo, a Newton ad Einstein – e per chi ha esaltato l’arte – come Caravaggio, Mozart, Dostoevskij, per ricordare solo l’altro ieri. Globalizzazione e post-moderno si sono imposte come derive che hanno offerto un assist alla tecnica, il pensiero ha assunto prevalenza computazionale, come lo stesso Heidegger aveva intuito e mentre l’arte vive più la stagione della riproducibilità tecnica che l’aura dell’originalità, come rimarcato da Walter Benjamin nel celebre saggio scritto tra il 1935 e il 1939, la deriva scientifica prende il sopravvento in tutti i suoi connotati teoretici ed applicativi.
Tecnica, tecnologie, algoritmi, hardware e software, cyber e web leggi tutto
Non è questione di “vento”: con l’aria non si vince, né si governa
Troppo facile buttarla sulla storiella del vento di destra che spira in Europa e di conseguenza anche in Italia. La destra non vince perché cambia il vento, ma perché la sinistra si è troppo ridotta a presentare come sua principale offerta l’aria fritta. Questa è la lezione che emerge anche dalle ultime amministrative e specialmente dai ballottaggi.
Al netto del tema dell’astensione, sempre molto alta (ai ballottaggi ha votato il 49,6%), cosa che mostra come l’area della politica partecipata si restringa più o meno ai “militanti”, ci sono due sconfitti in questa tornata elettorale. Il primo, come hanno detto tutti, è Elly Schlein, la cui inconsistenza è sottolineata ormai anche dai commentatori simpatetici con la sinistra (noi lo dicemmo dall’inizio e ci siamo attirati critiche feroci). Il secondo, che invece è riuscito a rimanere nell’ombra, è Matteo Salvini.
Facile rilevare che il centrosinistra ha vinto solo a Brescia e a Vicenza (e in una passata prova a Verona), cioè dove c’erano candidati lontani dalle pose che vanno di moda con la nuova segretaria (che infatti è stata tenuta alla larga da quelle campagne elettorali). Non si può dire che altrove sia andato disastrosamente perché in genere è oscillato intorno al 45% e in certo casi ad un passo dal vincitore, leggi tutto
Sos intelligenza artificiale e mafie digitali
Un paio di notizie apparse sui media in questi giorni hanno portato alla ribalta un tema di grande attualità sul quale scienziati, addetti ai lavori, esperti di etica della comunicazione e tecnici dei social esprimono da tempo opinioni e punti di vista, con analisi e valutazioni non sempre collimanti.
Si tratta di un’area vasta di argomenti che spaziano dal web, all’intelligenza artificiale, all’uso e all’abuso dei social che per vastità di utilizzo, pluralità di linguaggi, penetrazione pervasiva nei comportamenti umani, prospettive di espansione coinvolgono un target estremamente lato di utenti creando i presupposti oggettivi per una sorta di mutazione culturale profonda e incisiva determinata dall’uso massivo delle tecnologie e radicalmente slegata dai modelli tradizionali di trasmissione del sapere e di ricontestualizzazione spazio-temporale delle relazioni interpersonali.
Hanno destato vasta eco (che pare già “assorbita” come un episodio quasi emendabile) le dimissioni da GOOGLE dopo dieci anni di full-immersion di Geoffrey Hinton, 75 anni, psicologo cognitivo e scienziato informatico, considerato il padrino dell’intelligenza artificiale, pioniere della ricerca sule reti neurali e sul “deep learning”, vincitore nel 2018 del prestigioso premio ‘ Turing Award’. Ha lasciato con una motivazione che fa riflettere: “i programmi di IA hanno fatto passi da gigante e ora “sono piuttosto spaventosi. leggi tutto
La rincorsa alla radicalizzazione (di facciata)
Un tempo era un pezzo fisso della satira puntare sullo sketch che presentava una stessa notizia “vista da destra e vista da sinistra”. Un modo per prendersi gioco di come si potevano manipolare i fatti, col retropensiero che in fondo tutti sapevano benissimo riconoscere le mistificazioni strumentali. Era troppo ottimistico, oppure era semplicemente la presa d’atto che tanto, in questo paese strutturalmente di guelfi e ghibellini, ognuno rimaneva attaccato alla sua tribù politica qualsiasi cosa accadesse.
Si trattava però di uno spettacolo messo in scena per le anime semplici, perché appena si saliva un poco di livello c’era consapevolezza che la politica fosse una cosa seria. Peppone e don Camillo erano due maschere che da un lato parlavano per slogan e usavano quelli per i loro duelli più o meno rituali, ma poi nella vita quotidiana finivano per trovare un’umanità comune sulla cui base dialogare. Questa almeno era la rappresentazione che ne dava Giovanni Guareschi e questa spiega il successo dei suoi libri e dei film derivati, più o meno bene, da quelli.
Da tempo non è più così e anzi le cose stanno peggiorando. Schematicamente si usa dire che molto, se non tutto comincia col famoso ’68, quando si impone leggi tutto
Bilancio del primo turno delle comunali
Il primo turno delle elezioni amministrative del 2023 non ha riservato grosse sorprese. Saranno i ballottaggi a stabilire l'esito della competizione, visto che per ora siamo solo quattro a due per la destra. Il primo dato significativo riguarda l'affluenza, che nei capoluoghi di provincia è stata pari al 57,3% contro il 59,4% delle precedenti comunali (-2,1%), in linea con il dato nazionale (59,03 oggi, 61,22 la volta prima, quindi -2,19%). Poiché i protagonisti sono i sindaci, prima di occuparci delle liste vediamo il rendimento degli aspiranti primi cittadini di destra e di centrosinistra. Di solito, il centrosinistra costruisce le sue vittorie su un doppio fattore: il miglior rendimento dei propri candidati rispetto alle liste e il peggior rendimento di quelli di destra rispetto alle liste. In questo caso, i candidati di centrosinistra hanno fatto meglio dei loro partiti a Brescia (dove è arrivata la vittoria), a Sondrio (inutilmente), a Vicenza (primo posto e ballottaggio), Pisa (secondo posto e ballottaggio), a Latina (sconfitta), a Teramo (vittoria): sono solo sei casi su tredici. I candidati di destra che hanno fatto meglio dei loro partiti sono quelli di Treviso (vittoria al primo turno), Vicenza (secondo posto e ballottaggio), Massa (primo posto e ballottaggio), Siena (primo posto e ballottaggio), Ancona (primo posto e leggi tutto
Evitiamo acrobazie interpretative: le comunali sono elezioni “locali”
La politica è tutta un test, si potrebbe dire scimmiottando una nota canzonetta. Si tratta però di capire che tipo di test di volta in volta possa essere. Ci sarà naturalmente tempo e modo per analisi dei dati e dei flussi (per noi lo farà sabato l’ottimo Luca Tentoni), ma intanto vediamo di proporre una lettura “di superfice” che non vorremmo fosse superficiale.
I media ed i numerosi fan club che circondano i partiti nella carta stampata e sulle TV sono alla perenne ricerca di conferma delle rispettive tesi: Meloni si rafforza come guida suprema della destra? La Lega di Salvini è in stasi o si riprende? Nel PD è visibile l’effetto Schlein? I Cinque Stelle come sono messi? Il terzo polo da qualche segno di vita?
Sono tutte domande legittime, ma poste ad eventi che non sono in grado di dare risposte soddisfacenti. Nelle elezioni comunali è difficile che la gran parte degli elettori scelga seguendo appartenenze di parte od orientamenti solo ideologici. La ragione è semplice: per prima cosa l’affezione ad uno schieramento a prescindere da ogni valutazione è sempre più in forte calo; in secondo luogo la scelta è condizionata da una conoscenza abbastanza prossima dei candidati in campo, specie quando come nella tornata