Ultimo Aggiornamento:
13 aprile 2024
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Argomenti

Cose di un altro mondo?

Paolo Pombeni - 11.10.2023

Con quel che sta accadendo in Israele la situazione in Europa e in Italia rimarrà o ritornerà ad esser quella di prima? Difficile pensarlo. La guerriglia terroristica su larga scala intrapresa da Hamas è qualcosa di diverso da quel che avevamo visto sin qui nel lungo conflitto israelo-palestinese: per intensità, per obiettivi e per il contesto in cui si inserisce. Crediamo di poter dire che si intravede un altro mondo rispetto a quello che era stato costruito fino all’inizio del nuovo millennio.

È abbastanza evidente che un’azione di quella ampiezza e di quella portata non è pensabile come nata semplicemente dalla pur agguerrita organizzazione di Hamas. Servivano troppi soldi (mille razzi hanno un costo proibitivo per una componente non statale e limitata) e un addestramento meticoloso delle forze impiegate che hanno anche usato mezzi non usuali come i deltaplani (impossibile che questo sia stato fatto nella striscia di Gaza monitorata costantemente dagli israeliani). Dunque qualcuno o più d’uno ha dato soldi e spazi ed opportunità per prepararsi.

Poi c’è il contesto particolare: tutto avviene nel momento in cui la guerra in Ucraina sembra in un relativo stallo, mentre in Europa cresce una opinione pubblica stanca di sostenere attivamente quella guerra. Al tempo stesso leggi tutto

Il ministro Valditara rilancia il valore del libro

Francesco Provinciali * - 07.10.2023

L’utilizzo sempre più intensivo delle nuove tecnologie sta cambiando la nostra vita: si tratta di una deriva inarrestabile che richiede capacità di metabolizzare l’innovazione conservando un certo distacco tra sé e gli strumenti informatici, per non essere assorbiti in meccanismi di dipendenza che ci privino della facoltà di decidere quando e come utilizzarli. Significativo il distinguo del Ministro Valditara che esprimendosi nel merito di una introduzione massiva della didattica digitale e dei suoi derivati in ambito scolastico, con il rischio di una graduale espunzione della cultura tradizionale, ha. usato la felice e sintetica espressione dell’et-et anziché quella drastica e preclusiva dell’aut-aut. L’auspicio di una convivenza possibile evitando il rifiuto dell’innovazione o la cancellazione della tradizione. La vita stessa, la cultura è sintesi di ‘ratio’ e di ‘traditio’, dovremmo rammentarlo più spesso.  Ricordando che il libro e l’apprendimento della letto-scrittura e dei saperi non potranno mai essere espunti dai compiti formativi ed educativi del sistema scolastico. Se la pedagogia comparativa fosse materia obbligatoria di approfondimento per gli indirizzi metodologico-didattici della burocrazia ministeriale e delle scuole dell’autonomia ci accorgeremmo che l’esterofilia- malattia tipicamente italiana – ci porta ad inglobare acriticamente tendenze e stilemi linguistici mutuati da altri sistemi scolastici, trascurando l’enorme bagaglio di esperienze leggi tutto

L’alternativa inesistente

Paolo Pombeni - 04.10.2023

C’è un po’ di battage sulla prospettiva che si possa andare ad un governo di tecnici. Se ne scrive, poco in verità, anche buttando lì qualche nome di possibile candidato. Giorgia Meloni tuona che i soliti noti non devono farsi illusioni perché non ci sarà nessun governo tecnico: se cade lei si torna alle urne.

Esaminando la cosa per quel che si dice c’è da chiedersi se siamo alla follia. L’ipotesi di un governo tecnico richiederebbe per essere minimamente percorribile condizioni che non ci paiono o auspicabili o semplicemente possibili. I governi tecnici precedenti, Monti e Draghi, sono arrivati sull’onda di una crisi economica pesante ed evidente a tutti: naturalmente è sperabile non capiti nulla di simile. Anche in quei casi peraltro si è trattato di governi tecnici a metà, perché non solo basati su maggioranze parlamentari che hanno dato loro la fiducia (senza di questo si avrebbe un colpo di stato), ma anche includenti rappresentanti indiretti o diretti dei partiti che l’avevano votata.

Facciamo fatica a pensare che nell’attuale parlamento si possa costruire una maggioranza che darebbe la fiducia ad un governo nelle mani di tecnici. Sarebbe come minimo necessario che ci fosse una convergenza fra un po’ di forze di leggi tutto

La digitalizzazione pervasiva alimenta la disintermediazione sociale

Francesco Provinciali * - 30.09.2023

La poderosa avanzata della digitalizzazione ha le sembianze della cancel culture. Da sempre la nostra vita è un’alternanza di abitudini, stili comportamentali e stilemi comunicativi ma con l’introduzione delle tecnologie sempre più avanzate nella nostra quotidianità il cambiamento ha impresso una vistosa accelerazione, le stesse dimensioni spazio temporali dell’essere e dell’agire vanno perdendo i limiti angusti dei confini e delle costrizioni. La galassia di internet, l’universo del web, il metaverso, l’I.A., la robotica e tutte le infinite applicazioni e i loro ulteriori cascami tecnici e operativi costituiscono mondi paralleli dove il virtuale si confonde e si sostituisce al reale. Ciò crea scompensi e dissonanze, non tutto ciò che circola viene dal basso, molto è introdotto nel circuito comunicativo-relazionale da network e media con finalità commerciali e di profitto, influencer e creator sono ad esempio figure professionali nuove che realizzano fatturati mostruosi introducendo nei comportamenti, specie tra i giovani, induzioni e convincimenti, persuasioni e modelli che sovente sono in aperta distonia con le regole che si apprendono a scuola o in famiglia.  L’identità digitale va sostituendo quella anagrafica, i social sono potenti strumenti di informazione e di trasmissione di dati, di motivazione a comportamenti disparati: molto di quanto accade ha una potenzialità di leggi tutto

La diatriba infinita sulle riforme costituzionali

Paolo Pombeni - 27.09.2023

Crediamo non ci sarebbe modo migliore di ricordare la straordinaria personalità di Giorgio Napolitano di quello di riprendere con serietà il tema delle riforme costituzionali, cui dedicò grande attenzione intellettuale (basta rileggersi le antologie dei suoi discorsi) e intenso impegno quale inquilino del Quirinale (ricordiamo lo sfortunato tentativo di promuovere un lavoro comune di esperti nella commissione guidata dal ministro Gaetano Quagliariello).

Potrebbe sembrare che anche il nuovo governo di Giorgia Meloni abbia ripreso l’interesse ad intervenire in questo delicato campo oggetto di discussioni e scontri fin dagli anni immediatamente successivi alla fine del lavoro dei Costituenti. Temiamo non sia così e semplicemente perché anche questo esecutivo, come quelli che lo hanno preceduto su questi terreni, non riesce ad afferrare il bandolo della matassa e cede ad una visione manipolatoria della revisione costituzionale.

Per dirla in termini semplici: si è lavorato e ancora si lavora non per costruire un sistema che stia in piedi a prescindere dagli interessi più o meno nobili della classe politica che di volta in volta vuol mettere in atto le riforme, ma per raggiungere attraverso qualche marchingegno l’obiettivo di consolidare l’equilibrio di potere che crede di avere in mano le regole del gioco. leggi tutto

Carta, penna e libri non possono essere rimossi dalla scuola

Francesco Provinciali * - 23.09.2023

L’inizio del nuovo anno scolastico impone una coraggiosa riflessione sull’introduzione delle nuove tecnologie che negli ultimi anni, in parte complice la DaD, hanno modificato in modo incisivo la didattica - intesa come applicazione delle metodologie di insegnamento-apprendimento e dei loro contenuti- fino allo stesso concetto di formazione, delle finalità educative, e dei modi di espletamento di questo fondamentale pubblico servizio. Ciò non ha riguardato solo gli alunni ma ha comportato una profonda e radicale trasformazione delle competenze richieste ai docenti, poiché l’uso massivo dell’informatica e la digitalizzazione pervasiva hanno di fatto imposto loro il possesso di requisiti aggiornati e di una professionalità innervata nel volano dell’innovazione.

La vecchia metafora di Elio Damiano della società-lepre che fugge e della scuola-tartaruga che la insegue non è più accreditabile e non corrisponde al vero: nel 2024 celebreremo i 50 anni di vita dei cd. ’decreti delegati’ e lo faremo immersi in una realtà organizzativa e funzionale sideralmente lontana da quella riforma di cui resta – è pur vero - l’impianto di fondo anche se l’introduzione dell’autonomia scolastica ha configurato un quadro d’insieme parcellizzato, difforme, a volte persino sfuggente rispetto all’esigenza inderogabile di conservare l’unitarietà del sistema scolastico nazionale.

Temi come il diritto allo studio, l’uguaglianza delle opportunità educative, la leggi tutto

Il gioco pericoloso con la questione europea

Paolo Pombeni - 20.09.2023

Una volta di più la questione dei flussi migratori scuote la politica italiana e quella europea. C’è la solita guerra di numeri, in cui ciascuno gioca a dir poco disinvoltamente. Il ministro francese degli interni Darmanin (un giovane leone che sembra punti a correre alle prossime presidenziali per succedere a Macron) dice che la Francia non può farsi carico di parte degli sbarcati a Lampedusa perché ha già accolto più dell’Italia: secondo Eurostat 93mila persone contro le 62mila presenti in Italia. Prontamente si accodano Germania ed Austria, ma anche tutti gli altri stati che evitano però di dirlo.

Facciamo qualche piccolo raffronto semplicemente preso da Internet ed è quello delle dimensioni. L’Italia secondo i dati ufficiali 2021 ha un territorio di 302.068 kmq, e 59,11 milioni di abitanti; la Francia occupa 551.695 kmq ed ha 67,75 milioni di abitanti; la Germania 357.592 kmq e 83,2 milioni di abitanti. Dunque i problemi non sono quelli della capienza per l’accoglienza.

Il problema è chiaramente quello del rapporto che ogni paese ha con le proprie opinioni pubbliche interne che sono poco disponibili a vedere incrementi nel numero di immigrati sul loro territorio. Del resto il Front National in Francia è forte, in grande crescita AfD in Germania e via elencando. Per scaricarsi la leggi tutto

L'equivoco culturale che sta rovinando l'autonomia scolastica

Francesco Provinciali * - 16.09.2023

In un articolo comparso su  Il Messaggero del 27/8 u.s., il presidente della Consob Giuseppe Vegas esordisce con un breve escursus storico che partendo dalla legge Casati del 1859 e passando attraverso la Costituzione Repubblicana del 1948 fino a giungere all’istituzione della Scuola media unica nel 1963 intende rendere ragione dei progressi che il sistema scolastico italiano ha registrato in tema di estensione a tutta la popolazione in età scolastica del diritto all’accesso agli studi e l’innalzamento dell’obbligo, come grandi conquiste  sociali che hanno accompagnato la crescita del Paese. La sintesi è efficace: mancano tuttavia almeno la Riforma Gentile, i programmi della scuola elementare del 1955, la legge 820/1971 sul tempo pieno, i decreti delegati del 1974 (che compiranno 50 anni l’anno prossimo), la legge 517/1977 sul diritto allo studio e l’integrazione degli alunni disabili e con difficoltà, il DPR 275/1999 sulla cd autonomia scolastica. Per soffermarsi brevemente sui passaggi più significativi che ci hanno portato al presente. Non volendo scrivere un trattato sulla storia del sistema scolastico nazionale l’analisi di Vegas si sofferma tuttavia con particolare efficacia sulla crescente discrasia tra programmi scolastici e loro attualità, nonostante (e forse anzi a cagione) della crescente e pervasiva introduzione delle nuove tecnologie nelle metodologie dell’insegnamento-apprendimento, anche a motivo di una non corrispondente leggi tutto

È finita la luna di miele del governo

Paolo Pombeni - 13.09.2023

In queste ultime settimane il governo di Giorgia Meloni ha iniziato a perdere dei colpi. Sia in politica internazionale, un campo in cui aveva collezionato buone performance, sia in politica interna, dove da tempo non era andata così bene, si registrano difficoltà, ma soprattutto un certo raffreddamento nella considerazione di commentatori e analisti che pure fino a poco tempo fa avevano valutato positivamente il lavoro della attuale premier (e almeno di alcuni fra i suoi ministri).

La prova di Meloni e dei nostri governativi al G 20 in India non ha brillato, ma ad onor del vero in quel contesto era difficilissimo fare di più. Piuttosto ha suscitato molte giuste critiche l’attacco della premier al commissario europeo Gentiloni accusato di non fare gli interessi dell’Italia. Va detto che l’intervento seguiva a ruota quello, al solito sopra le righe, di Salvini che per primo aveva attaccato il commissario europeo all’economia bollandolo come un politico che non giocava con la maglia della nostra nazionale. Probabilmente Meloni, preoccupata delle iniziative del leader leghista per sottrarle voti con argomenti bassamente populisti, non ha voluto lasciargli il privilegio di essere l’unico a proporre argomenti da bar.

Ovviamente il più modesto dei consiglieri politico-diplomatici avrebbe fatto notare leggi tutto

Omicidi, prima i coltelli poi i palloncini. Qualcosa non va

Francesco Provinciali - 09.09.2023

Quando sento parlare della nostalgia del passato, dei tempi di una volta, sempre migliori e più rassicuranti e vivibili mi sovvengono le periferie delle città in crescita demografica, polverose e buie, le strade non asfaltate e piene di pozzanghere, i malandrini nascosti nei luoghi dello squallore e del degrado, stanziali o itineranti nelle campagne, dediti al brigantaggio, alle violenze, ai furti, agli omicidi e agli occultamenti dei cadaveri. Ogni tanto si scoprono fosse comuni di infanti e minori violentati e uccisi negli orfanotrofi o negli educandati, anche negli Stati ora definiti più evoluti e civili. Si può risalire alla notte dei tempi o girare l’urbe terracqueo alla ricerca di un posto o di un tempo felice ma si scopre che essendo la malvagità e la cattiveria una componente dell’animo umano la storia è sempre stata un mix altalenante di fatti e misfatti. Certo seguendo i media e frequentando i social si ha in questo periodo – manco a dirlo - impastato di criticità di ogni tipo (guerre, pandemia, catastrofi climatiche, migrazioni disperate ecc.)  l’impressione di una montante escalation della violenza, trasversale ai target sociali, sempre più emergente tra i giovani, in special modo perpetrata verso le donne, con azioni criminali che si superano leggi tutto