Ultimo Aggiornamento:
22 marzo 2025
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C’era una volta in America

Francesco Provinciali * - 08.03.2025
Bandiere

Il vulnus più castrante di ogni democrazia è la regola ineliminabile dell’uno vale uno. Che è il fondamento del principio di uguaglianza ma anche la causa di rallentamenti, inciampi, complicazioni applicative se il voto di un mentecatto vale quello di un genio (ma nulla però al confronto con la dittatura di uno solo al comando, dove gli oppositori sono fatti fuori semplicemente sopprimendoli). Eppure la più grande democrazia del mondo ha retto a questo potenziale ostacolo e lo ha superato, dalla Costituzione approvata a Filadelfia nel 1787 ed entrata in vigore nel 1789 (lo stesso anno della Rivoluzione Francese) e dai primi dieci emendamenti – gli United States Bill of Rights - che esaltano le tutele civili e le libertà individuali. Situata all’entrata del porto sul fiume Hudson al centro della baia di Manhattan dove fu collocata nel 1885 – dono proprio della Francia – la Statua della libertà è stata ed è tuttora un mito per l’America ed un simbolo per l’intero mondo libero.

La speranza è che possa restare tale anche oggi e per il futuro, per noi, per l’Europa, per i popoli oppressi dalle tirannie, per tutti coloro che credono nella libertà e nell’amicizia con gli Stati Uniti in nome di un’alleanza che non è solo militare o economica ma espressione di consonanza di ideali in cui riconoscersi e rispettarsi, di una visione condivisa della Storia e del mondo.

Ci si chiede se questi solidi legami di amicizia che hanno unito i due continenti sopravviveranno intatti ai conflitti bellici che infiammano il pianeta, soprattutto alla vicenda dell’Ucraina, invasa e martoriata da tre anni, dopo aver ascoltato le affermazioni sorprendenti del Presidente Trump che segnano una frattura assai più netta e marcata con il sostegno a Kyiv sempre dato dal suo predecessore Biden e questo oltre la loro rispettiva militanza politica. Si ha l’impressione che possa essere imboccata una deriva che inizi un’inversione di tendenza, nella direzione di un nuovo ordine mondiale che segni un distacco e una soccombenza dell’Europa e dell’Ucraina stessa. La propaganda filoputiniana sembra aver inciso nel cambio di rotta della linea politica presidenziale degli USA: essa non riguarda solo Trump ma il suo entourage, da Elon Musk a Marco Rubio, a J.D. Vance. Troppi segnali eloquenti muovono verso una direzione inattesa: dalla Conferenza di Monaco con le raggelanti esternazioni del vice presidente USA (ritornato anche successivamente alla carica con una intervista al Daily Mail invitando Zelensky a “piantarla”: “Questa è la politica del Presidente degli Stati Uniti. Non si basa sulla disinformazione ma sul fatto che Trump conosce molto bene la geopolitica”) alle parole con cui il tycoon ha definito e apostrofato Zelensky, con offese anche personali (“dittatore mai eletto, comico modesto, vive nella disinformazione”), falsità inaccettabili e anticipazioni tendenziose e violente che ribaltano la realtà delle evidenze (“l’Ucraina non doveva iniziare questa guerra, la popolarità di Zelensky è al 4%, servono nuove elezioni a Kyiv, ci devono essere restituiti i 500 miliardi dati all’Ucraina e ciò avverrà con la cessione di parte delle terre rare, non è escluso che tra qualche anno l’Ucraina faccia parte integralmente della Russia, non può essere ammessa nella NATO”….). Non una parola sul massacro dei civili, sulla deportazione dei bambini, sull’invasione russa iniziata unilateralmente il 24/2/2022 e sul fatto che anche ora che Putin parla di pace continui a bombardare l’Ucraina senza sosta e senza pietà. Improvvisamente, drammaticamente l’Ucraina è rimasta senza il sostegno degli USA a tre anni dall’inizio del massacro russo mentre l’Europa è stordita e confusa, ancora una volta non consona al suo interno sul da farsi. Le esternazioni di Trump non sono dovute solo purtroppo alla sua personalità aggressiva e dirompente (ma quanto aveva ragione Federico Fubini ospite di Formigli quando affermava che molte faccende politiche cui attribuiamo una lettura oggettivata andrebbero considerate al cospetto di uno psicanalista): esse di fatto ormai coincidono in modo sovrapponibile con le teorie di Putin e la faccenda ucraina sembra un fardello di cui liberarsi presto per stabilire un nuovo ordine mondiale bipolare. Errore che la Storia non mancherà di rimarcare, presentando un conto salato non solo per gli USA (che scelgono anche la via del protezionismo, dell’isolazionismo e dei dazi commerciali) ma per l’intero mondo occidentale e gli equilibri geopolitici e demografici del pianeta.

L’Ucraina e l’Europa sono state tradite dalla Casa Bianca e messe all’angolo. L’idea stessa di democrazia è stata tradita, quella di Trump non è più la nostra, i valori che dal dopoguerra ad oggi ci hanno accomunato e resi amici ed alleati sono stati unilateralmente calpestati, in modo brutale. Lui e Putin dicono le stesse cose e questa fase critica non porterà ad una pace giusta. Come scrisse Montesquieu .. ”Chiunque abbia potere è portato ad abusarne, egli arriva fin dove non trova limiti”. Ora tocca all’Europa dimostrare di essere consapevole dei rischi che corre se l’Ucraina avrà negli USA un nemico invece che un sostegno. E anche a casa nostra, dimora del filoputinismo più acceso, siamo attesi da scelte dirimenti che riguardano l’U.E. ma anche i posizionamenti e le alleanze interne, all’apparir del vero. Chi essere, cosa dire, con chi stare in questa fase buia della Storia.