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24 aprile 2024
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Argomenti

I contagi di cui soffre l’Europa vengono solo dalla Grecia?

Gianpaolo Rossini - 02.06.2015

Ancora non si vede all’orizzonte un esito della crisi greca. Chissà se la politica di Tsipras che ha deviato rispetto alla compagine governativa precedente porterà qualche vantaggio alla Grecia o se invece condurrà l’Ellade dritta fuori dall’euro e ad una crisi finanziaria drammatica. Finora Tsipras non ha portato a casa nulla. Anzi ha reso tutto più difficile facendo alzare lo spread sui titoli greci a livelli insostenibili, bloccando una incipiente ripresa e rendendo la gestione del debito pubblico e soprattutto di quello estero (la parte di debito pubblico in mano a stranieri più i  debiti dei privati – banche imprese e famiglie – nei confronti dell’estero) ingestibile. Di concreto c’è che la Grecia ha già prodotto un contagio preoccupante. In parte sul piano economico, tenendo in tensione gli spread dei paesi deboli. In parte sul piano politico. E’ l’infezione politica che è temuta in diversi paesi e dai vertici europei. E’ già approdata in Spagna dove alle recenti elezioni si è affermato Podemos, critico nei  confronti delle politiche di austerità adottate dal governo spagnolo su sollecitazione delle autorità europee. E’ giunta in Polonia dove altre elezioni hanno visto il rafforzamento di forze che non avvicinano il paese all’euro. E infine in Italia che sembra essersi presa almeno un bel raffreddore dalle regionali con l’avanzata della lega di Salvini e la tenuta di Grillo entrambi antisistema e antieuro. leggi tutto

Il fumo denso della consulta

Gianpaolo Rossini - 23.05.2015

E’ la volta della tassazione sulle sigarette elettroniche. La consulta colpisce di nuovo e in maniera ancora più sorprendente. Dopo il duro colpo alla riforma Fornero delle pensioni  ora la corte costituzionale ne ha combinata un’altra delle sue. Ha infatti dichiarato illegittima l’imposta sulle sigarette elettroniche finora tassate con un’aliquota pari, ahimè, a quella delle diaboliche sigarette di fumo vero. Certo, da qualche parte si sostiene che le sigarette elettroniche siano meno dannose di quelle con tabacco e carta. Ma non c’è in verità una risposta unanime e chiara; molti dubbi restano dal momento che si tratta pur sempre di sigarette che consentono inalazione di nicotina, uno stimolante che dà assuefazione e che non è per nulla salutare. La pronuncia della Corte suprema suona insomma piuttosto stonata, con scarsa base scientifico sanitaria e ancora una volta va a toccare misure fiscali sulle quali la corte è l’unico attore istituzionale che si può permettere di farsi beffe dei vincoli costituzionali (articolo 81 della Costituzione) e dei pesanti impegni europei del nostro paese. La Corte sembra purtroppo muoversi come un attore che si dimentica di agire in maniera istituzionalmente responsabile e che ormai vuole impicciarsi di materie, che proprio non le competono, in maniera spregiudicata, complici anche avvocati dello stato che, invece di difendere l’istituzione che li paga profumatamente, operano come avvocati d’ufficio di serie B, o addirittura usano il loro ruolo per fare campagna contro il governo. Renzi non poteva quindi trovarsi di fronte di peggio. leggi tutto

Come uscire dal pasticcio rivalutazione pensioni

Gianpaolo Rossini - 12.05.2015

Ritorno sul pasticcio combinato dalla Consulta con la sentenza in cui impone al governo di ripristinare la compensazione per l’inflazione sulle pensioni sopra i 1486 euro. Il buco che questa sentenza produce nei conti pubblici sembra crescere ogni giorno. La quantificazione esatta desta preoccupazioni anche in chi sorveglia da vicino i nostri conti alla Commissione Ue a Bruxelles. In più gli effetti si estendono su un orizzonte temporale molto esteso gettando un’ombra lunga sui conti pubblici di molti anni a venire. Occorre trovare quindi una soluzione e in tempi brevi.

Casi in cui la Corte Suprema ha fatto lo sgambetto al governo si riscontrano anche in altri paesi. Negli Usa, ad esempio, la corte ha una composizione più politica che in Italia e, ancor peggio, i mandati dei giudici (justices) sono a vita. Qualcuno, seppur raramente, si ritira prima, complici acciacchi insormontabili dell’età. Capita che a fronte di una sentenza particolarmente invalidante e con una base giuridica debole, il governo ritorni alla carica con una nuova legge che cerca di sfuggire alle maglie occhiute della corte consentendo di salvare la sostanza di quanto la corte ha cassato. Accade nel 2009 quando la corte suprema degli Usa dichiara incostituzionale una delle prime leggi di Obama che riguarda la discriminazione sul posto di lavoro. leggi tutto

Ha ragione la Consulta. O forse no.

Gianpaolo Rossini - 05.05.2015

Il vecchio articolo 81 della carta costituzionale recitava “ Con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese. Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte. ». Il nuovo articolo 81 di 3 anni fa, che ci ha chiesto l’Europa, dice  “Il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali. Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte. »

La sentenza della Consulta di fine aprile blocca una parte della legge Fornero. Questa elimina le perequazioni ovvero l’adeguamento al tasso d’inflazione delle pensioni che superano i 1486 euro mensili. La riforma delle pensioni della Fornero ha imposto costi rilevanti ad alcune categorie come gli esodati e a coloro che hanno pensioni medio alte. Ma ha soprattutto obbligato al metodo contributivo le giovani generazioni sulle quali ricade forse l’onere più alto della riforma. Infatti una fascia ampia di coloro che iniziano a lavorare in questi ultimi anni percepirà pensioni molto più basse dei colleghi nelle stesse mansioni ma già occupati da anni.

Ciò che stupisce della sentenza della corte è il non avere considerato tre  aspetti fondamentali. Il primo riguarda la nuova versione dell’articolo 81. leggi tutto

Le fondamenta per una nuova Asia? Il caso della Asia Infrastructure International Bank

Aurelio Insisa * - 11.04.2015

È passato ormai quasi un decennio dall’inizio della charm offensive cinese che prese il via durante il secondo mandato dell’ex Presidente Hu Jintao, durante la quale la Repubblica Popolare aumentò esponenzialmente il proprio peso politico e culturale del paese all’estero. Fu l’inizio di una fascinazione, in parte tutt’ora in corso, di accademici e giornalisti europei e nordamericani per il nuovo soft power di Pechino. Il termine, coniato dal politologo americano Joseph Nye nei primi anni Novanta, indica la capacità di uno stato di esercitare il proprio potere politico principalmente tramite mezzi non coercitivi, in particolare tramite l’influenza culturale, il prestigio delle proprie istituzioni sociali e politiche, ed il controllo indiretto di istituzioni multilaterali.

Prendendo a pietra di paragone il soft power degli Stati Uniti, si può notare come al di là della capillarità dei prodotti della sua industria culturale, e della capacità delle università e delle sue aziende di attirare i migliori talenti mondali, Washington proietta il proprio potere a livello internazionale soprattutto tramite una serie istituzioni multilaterali, quali il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale o l’Organizzazione Mondiale per il Commercio nelle quali ha un enorme potere decisionale.

Da questo punto di vista si può capire perché il soft power cinese sia al momento sostanzialmente monco: Pechino è sì diventata nell’ultimo decennio un attore fondamentale nel panorama politico ed economico globale, ma continua comunque ad operare all’interno di istituzioni di matrice occidentale. L’ultimo anno però sembra aver aperto una nuova fase per la diplomazia economica cinese. leggi tutto

Perché lo spread non scende più?

Gianpaolo Rossini - 02.04.2015

Da quando è iniziato il quantitative easing (QE), ovvero l’acquisto di titoli  sovrani dei paesi euro da parte della BCE, lo spread tra tasso sui titoli di stato tedeschi a 10 anni e il corrispondente italiano non è sceso se non sporadicamente  e di poco.  Era a 103 il primo giorno del QE e rimane più o meno allo stesso livello con lievi variazioni. Lo stesso avviene per Spagna e altri paesi deboli. Perché? E la manovra della BCE prevista protrarsi fino ad autunno 2016 ha già esaurito i suoi effetti?

Lo spread era sceso parecchio nelle settimane precedenti l’inizio degli acquisti di titoli della Bce. Per i mercati finanziari contano gli annunci. Quando sono credibili gli operatori aggiustano immediatamente le loro posizioni in attività finanziarie anticipando cifre e tempi. Una volta che tutti i dettagli della operazione sono noti non si verificano più grandi cambiamenti. Gli operatori si muovono in anticipo. D’ora in poi sposteranno le loro posizioni  in maniera marginale e con effetti minimi sui tassi a meno di eventi inattesi. Per far cadere le mura di Gerico bastò il suono delle trombe a prova che gli uomini erano consapevoli della potenza della comunicazione e della parola fin dai tempi più remoti. leggi tutto

Pirelli, Italia terra di oche molto attraenti

Gianpaolo Rossini - 24.03.2015

E’ ormai certo. Con una manciata di miliardi di euro il colosso chimico cinese Chem  si porterà a casa il quinto produttore di pneumatici del mondo, l’italiana Pirelli, all’avanguardia tecnologica, eccellenza della ricerca e sviluppo. Pirelli è una delle pochissime grandi imprese italiane rimasteci. Ha costruito la nostra storia tecnologica ed industriale. La sua vendita è un duro colpo che peserà sullo sviluppo e soprattutto sulle opportunità di lavoro di tanti giovani che spingiamo ad investire in istruzione, in ricerca e acquisizione di capacità scientifiche avanzate. Dopo la svendita delle Ansaldo ai giapponesi  da parte della azienda pubblica Finmeccanica, adesso si sale di livello. Se ne va un pezzo fondamentale della tecnologia italiana. Un’azienda sana e ricca. E non c’è la scusa di sinergie, come si poteva a torto accampare per le Ansaldo acquisite da Hitachi. Non ci sono di mezzo neppure “sane” forze di mercato. Solo qualche sprovveduto lo può credere o affermare. Chi compra è un colosso chimico senza un grande pedigree tecnologico. E’ impresa di stato, cresciuta in un capitalismo corrotto, disciplinato da una capillare presenza pubblica in un paese che non conosce democrazia né politica né economica anche se cresce a razzo. Pirelli è invece un’impresa presente nei settori più sofisticati degli pneumatici e nei mercati più esigenti  con una rete produttiva fortemente globalizzata e diversificata. leggi tutto

Le due Ansaldo e Rai Way: lo strabismo duro a morire della sinistra

Gianpaolo Rossini - 03.03.2015

Storie parallele di aziende pubbliche si sono intrecciate in questi giorni nelle cronache finanziarie e in quelle politiche del bel paese. La prima riguarda Rai Way, azienda pubblica nata da uno spinoff di Rai che nel 1999 ha scorporato l’attività di trasmissione dei segnali. Rai Way è stata l’attore principale del passaggio al digitale terrestre del segnale televisivo in Italia. Ha circa 600 dipendenti, è quotata in borsa e ha una capitalizzazione di 1.1. miliardi di euro. Il prezzo delle azioni in borsa è circa 37 l’utile. Il governo ha dichiarato che manterrà una quota del 51% ovvero il completo controllo dell’azienda e immetterà sul mercato la restante quota in possesso della Rai. Essendo il flottante, ovvero la parte che è già in mano al mercato, circa il 35% del capitale, la quota che resta da mandare al mercato è di circa il 14%. E potrebbe portare nelle casse Rai circa 160 milioni di euro. Qualche giorno fa Ei Towers, la concorrente di Rai Way di Mediaset, ha lanciato un’offerta pubblica di acquisto (OPA) su tutto il capitale di Rai Way. Questa però è stata collocata in borsa nel novembre 2014 con la clausola che la Rai tenga almeno il 51%, come ha ripetuto il Governo. Il lancio dell’Opa di Mediaset ha suscitato una reazione molto forte nella sinistra del Pd risvegliandone il mai sopito antiberlusconismo e/o antirenzismo. leggi tutto

Grecia: vincitori e vinti

Gianpaolo Rossini - 26.02.2015

Chi ha vinto nel braccio di ferro tra Europa e Grecia? Forse l’Europa intesa come comunità sovranazionale dalla quale non ci si stacca, non tanto per affetto profondo, ma perché sembra non avere alternative nel mondo di oggi che vive le tensioni dei debiti sovrani, della difficile ripresa e i fuochi geopolitici nell’Est Europa e nel medio Oriente.  La paura non è sempre buona consigliera e gli accordi che influenza possono rivelarsi fragili. E allora l’Europa vince perché temiamo la Non Europa. A ben guardare i termini dell’accordo tra le autorità europee e la Grecia ci si accorge però che gran parte dei problemi posti sul tappeto dall’affermazione elettorale di Tsipras sono stati appena toccati e avranno bisogno di nuovi e faticosi negoziati. Il problema di fondo, ovvero la insostenibilità del debito pubblico greco nelle attuali condizioni di spread sui tassi, rimane tutto intero. Nonostante l’ottimismo dei mercati seguito all’accordo i tassi a dieci anni in Grecia sono ancora vicini al 9%.  Nessun paese può pensare di risolvere i propri problemi finanziari con questi tassi che durano ormai da 5 anni. La situazione finanziaria della Grecia non era sostenibile prima. Non lo è neppure dopo l’accordo. La Grecia ha lanciato un grido di dolore. leggi tutto

Lo sguardo del Terzo Settore su EXPO 2015

Miriam Rossi * - 19.02.2015

C’è chi la ama e c’è chi la odia a prescindere. C’è poi chi si è fatto un’idea sulla base dell’enfasi posta dagli organizzatori sui numeri grandiosi della manifestazione e c’è chi la collega a cantieri in ritardo, corruzione e appalti truccati, sulla scorta dell’impronta giornalistica sinora conferita all’evento dal circuito organizzativo. L’Esposizione Universale di Milano, la cosiddetta Expo, ha già diviso l’opinione pubblica. E non solo. “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, il filo conduttore per esposizioni, convegni ed eventi culturali dei 184 giorni dell’evento clou milanese non poteva non mobilitare gli addetti ai lavori del Terzo settore, quello dell’assistenza e della cooperazione internazionale, che di giorno in giorno sono chiamati a individuare la corretta ricetta per uno sviluppo sostenibile.

Prima ancora di aprire le porte alle riflessioni e ai dibattiti dei 20 milioni di visitatori stimati, la partecipazione ad Expo è da mesi divenuta oggetto di scontro tra le organizzazioni che si occupano di alimentazione ed energie alternative. La condivisione del presupposto della fallibilità e dei comprensibili limiti di singoli progetti è fuori questione, così come la percezione della globalità della sfida per individuare nuovi modelli di sviluppo volti a garantire cibo e acqua a tutta la popolazione mondiale, salvaguardando inoltre la biodiversità e la salute del pianeta. leggi tutto