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27 aprile 2024
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Rifiuti romani in Emilia Romagna: solidarietà inutile e dannosa

Gianpaolo Rossini - 03.01.2018

La regione Emilia Romagna ha accettato di accogliere i rifiuti indifferenziati di Roma, comune retto da giunta grillina con sindaco la signora Raggi. Verranno bruciati  negli inceneritori tra Parma, Bologna, Modena materiali per un quantitativo di circa 465 tonnellate al giorno per 40 giorni ovvero in totale circa 19000 tonnellate, il contenuto di una nave da carico di media dimensione.  

Il presidente della regione Emilia Romagna ha affermato che si tratta di un gesto di solidarietà istituzionale volto a risolvere l’emergenza della capitale. Non sarà possibile in futuro chiedere di nuovo da parte del comune di Roma una cooperazione di questa entità.

In Emilia si prevedono manifestazioni  di protesta anche se indebolite dal periodo di vacanze Natalizie.

Si tratta di una vicenda che dimostra per l’ennesima volta  la scarsa capacità di governare la capitale da parte della compagine grillina il cui bilancio appare sempre più fallimentare.  Se dobbiamo trovare un  aspetto positivo, è certamente quello di proiettare il PD a partito che è in grado di governare il paese in maniera responsabile con un senso dello stato tutto che forse si vedeva solo ai tempi della migliore Democrazia Cristiana. C’è da augurarsi che  gli italiani capiscano il messaggio che viene da questa vicenda , molto più leggi tutto

Antistatalisti e ferventi pro mercato, attenti al ridicolo!

Gianpaolo Rossini - 20.12.2017

Una schiera, non piccola e attivamente presente sui media, di economisti e politologi vive intensamente gli anni 80 e 90 del secolo scorso quando si forma convinzioni e lancia analisi teoriche.  Si tratta di anni attraversati da una radicale furia iconoclasta nei confronti della presenza dello stato (settore pubblico) nell’economia e di una parallela idolatria del mercato, ritenuta l’unica istituzione economica che consente democrazia ed efficienza nella produzione e nella distribuzione di risorse. Queste opinioni diffuse alla fine del secolo scorso sono suffragate dalla rumorosa caduta nel 1989 delle economie ex comuniste legate alla Russia affette da cronico statalismo.  Il trionfo pacifico delle democrazie di mercato di quegli anni non è però privo di ombre. Nella seconda metà degli anni 90 molte delle baldanzose convinzioni economiche maturate negli anni precedenti vacillano. Gravi crisi sistemiche toccano in successione diverse aree del pianeta a partire dall’America Latina per passare poi ad Asia, Russia, Turchia, di nuovo America Latina con Brasile  e Argentina, nel nuovo secolo, culminando nella grande depressione che investe prima Usa, poi Europa e altre parti del globo fino ai giorni nostri. Grandi istituzioni internazionali, come il Fondo Monetario internazionale, Banca Mondiale, schiere di economisti fanno tesoro dell’esperienza, ammorbidiscono e talvolta mutano radicalmente la loro leggi tutto

Le banche tossiche

Michele Iscra * - 02.12.2017

La commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche si sta rivelando quel si temeva che fosse: un inutile tribunale politico dove si fanno poche inchieste e si gridano tante denuncie. Il problema della crisi del nostro sistema bancario è una cosa estremamente seria e meriterebbe di essere sviscerata a fondo per capire non solo come mai ci siamo ridotti così (il che non è neppure tanto difficile da capire), ma soprattutto perché non si è riusciti ad evitare una fine così ingloriosa e quindi come si potrebbe evitare che crisi del genere si ripetano in futuro.

In fondo quando ci furono altre crisi bancarie assai gravi, lo scandalo della Banca Romana a fine Ottocento, i fallimenti a stento evitati delle grandi banche che erano anche banche d’affari nel passaggio fra anni Venti e Trenta del secolo scorso, si rispose con riforme di sistema: la fondazione della Banca d’ Italia (1893) come unica banca di governo della moneta, e le leggi bancarie del 1926 e 1936 che ne rafforzarono il ruolo e che misero in capo all’Iri il ruolo di finanziatore dell’industria togliendo alle banche le partecipazioni industriali dirette. Nulla di simile sembra interessare ai nostri politici che si affannano semplicemente, nonostante gli sforzi del presidente Casini, ad usare leggi tutto

Referendum Nord Italia figli di una corte costituzionale miope

Gianpaolo Rossini - 28.10.2017

I due referendum in Lombardia e Veneto appena conclusi, il primo con un flop e il secondo con una affermazione degli autonomisti sono un grave scossone alla precaria e difficile stabilità del bel paese alla quale purtroppo stanno dando un contributo inatteso i veneti assaliti da una vampata di provinciale isolazionismo. Come si sia arrivati  a tutto ciò è difficile da capire, così come è arrivata la Catalogna sull’orlo del baratro, così come l’Italia è stata dilaniata dal terrorismo per oltre tre decenni o come la Gran Bretagna è giunta alla Brexit. Quello che fa male è vedere come lungo questo percorso si siano avventurati anche vescovi e parroci che sostengono cause che non hanno nulla di evangelico. Ma purtroppo questo è anche il risultato di una presa di posizione di qualche mese della CEI che lamentava come gli italiani fossero tartassati da troppe tasse dimenticando tutto d’un tratto che le tasse pagano il welfare pubblico, la sanità pubblica e l’istruzione pubblica tutte accessibili ai meno abbienti che altrimenti sarebbero discriminati. Il ruolo più pesante e altamente irresponsabile però è stato giocato dalla Corte Costituzionale che ha ammesso i referendum in Veneto e Lombardia. La stessa corte aveva in maniera ancor più sorprendente tempo fa ritenuto incostituzionale leggi tutto

Nebbia nera in Val Padana: se il Dieselgate non insegna nulla

Gianpaolo Rossini - 25.10.2017

Ci risiamo. La situazione meteo di queste ultime settimane ha posto per l’ennesima volta con drammaticità il problema dell’inquinamento dell’atmosfera in particolare nel grigio Nord Italia. Ma poi appena arriva la pioggia non se ne parla più.  E’ come il lunedì di una sagra paesana: giostre, banchetti, stand gastronomici scompaiono nel nulla. E basta festa fino alla occasione successiva. Ma il problema, anche se scarsamente considerato da giornali e altri media audiovisivi, è grave e strutturale sotto il profilo epidemiologico di affezioni alle vie polmonari, problemi cardiaci e altro per tutti giovani e anziani. Affidarsi alle speranze di pioggia è davvero un comportamento inadeguato alle sfide dei nostri tempi sul piano ambientale. Finiamo per assomigliare più a popoli antichi che ad un moderno paese. Narra Erodoto dello scomparso popolo degli Psilli della odierna Libia, i quali, dopo una lunga siccità “mossero in guerra contro il vento del Sud e quando furono nella regione delle sabbie, il vento del Sud, che aveva ripreso a soffiare, li seppellì tutti”.

Forse in tutta Europa siamo un po’ tutti Psilli. Abbiamo avuto uno scandalo globale (ancora in corso) che ha mostrato come i motori diesel prodotti con testarda insistenza dalle case automobilistiche europee siano terribilmente inquinanti, leggi tutto

Tassare i giganti del web e non solo

Gianpaolo Rossini - 20.09.2017

L’Ue sta muovendosi con una  sorprendente buona armonia tra i partners per tassare i giganti del web. E’ una buona notizia per tante ragioni.  Perché i membri della Ue si rendono conto che muoversi in ordine sparso di fronte ad imprese con dimensioni che sono di gran lunga superiori dal punto di vista economico di non pochi stati europei significherebbe votarsi ad una sconfitta perdendo entrate fiscali significative. Facebook ha una capitalizzazione pari a circa un terzo del Pil del bel paese, poco sopra quella di Amazon che è attorno ai 500 miliardi di dollari. Fattura 27 miliardi di dollari nel 2016, cresce di circa il 50% sull’anno precedente e ha un margine operativo stratosferico del 52%!!!! Paga complessivamente imposte con una aliquota media pari a circa il 20%.  Dove siano riscosse queste tasse non è dato sapere ma certamente solo una parte negli Usa dove l’imposta sulle società è al 38%. E ancor meno in Italia. L’Ue si sta muovendo bene avanzando l’idea di tassare i ricavi invece dei profitti. Questi ultimi infatti possono essere spostati facilmente da paesi a più alte aliquote a stati con aliquote più basse manipolando i prezzi dei trasferimenti di risorse interne ad una stessa impresa da un paese all’altro. Per esempio, una azienda  leggi tutto

Voucher e accoglienza: sinistra vuota

Gianpaolo Rossini - 19.07.2017

L’ondata migratoria che stiamo subendo dai paesi dell’Africa travolge non solo le nostre strutture di accoglienza ma anche la politica di positiva accoglienza della sinistra (politica) italiana. E con essa anche il tentativo di introduzione di un diritto di cittadinanza per coloro che sono nati su suolo italiano o sono arrivati nel bel paese in tenera età avendo però genitori (legali) extracomunitari. La legge sul cosiddetto ius soli è stata ritirata dal Governo Gentiloni che temeva imboscata e crisi ad opera di fuoco non identificato. Non si trattava di una cattiva legge, ma in questo momento sarebbe una sicura trappola per il Governo perché sono troppo forti le preoccupazioni per flussi migratori che l’Italia è costretta a sobbarcarsi da sola senza alcuna soluzione continentale in vista. Una parte della sinistra però, quella più pura e testarda vorrebbe insistere sullo ius soli senza ad esempio neppure curarsi dei numerosi sindaci PD che rifiutano l’accoglienza nei loro territori. Questa sinistra è purtroppo la stessa che ha voluto cancellare i voucher vecchia maniera e che vorrebbe eliminare il jobs act.  Tutti temi che dimostrano quanto la sinistra (quella pura e quella che vuole sembrarlo) abbia un’idea di governo astratta, velleitaria e priva di capacità di incidere leggi tutto

Libero scambio Europa – Giappone: un patto con tante luci e qualche ombra

Gianpaolo Rossini - 12.07.2017

E’ in dirittura d’arrivo il patto di libero scambio tra Unione Europea e Giappone. Presentato al G20 di Amburgo dal presidente della Commissione Ue e dal premier del Giappone Abe. Dovrà in seguito essere approvato da Consiglio, Parlamento europeo nonché ratificato dai parlamenti nazionali che intendono esprimersi secondo quanto stabilito in maggio dalla corte di giustizia della Ue. Con questo accordo Giappone ed Europa si avvicinano mettendo ordine in un commercio non sempre facile ma in espansione e che vede il Giappone in perenne surplus. L’accordo non è una reazione alla cancellazione dei negoziati per l’area di libero scambio nel Pacifico da parte di Trump. I negoziati iniziarono infatti nel 2013 ed è prevista anche una possibile alleanza strategica (Strategic Partnership Agreement) su questioni come l’ambiente, la sicurezza e la collaborazione in caso di disastri.  L’accordo commerciale tra Ue e Giappone prevede un abbattimento progressivo dei dazi doganali, un’apertura, anche questa graduata su diversi anni, a molti beni che oggi semplicemente non entrano in Giappone, un riconoscimento simultaneo di gran parte delle denominazioni d’origine per prodotti del settore agroalimentare - di grande interesse per l’Italia - l’apertura reciproca degli appalti pubblici alle imprese delle due aree e forme di convergenza tecnica normativa in numerosi settori. leggi tutto

Chi ha paura del protezionismo?

Gianpaolo Rossini - 08.07.2017

Le politiche commerciali riguardano norme, imposte (dazi) e agevolazioni su esportazioni ed importazioni di beni e servizi di un paese. Il Trattato di Roma cancella le politiche commerciali nazionali e attribuisce la materia alla Commissione UE. Nel 1957 l’Italia ha un interscambio - Import + export - sul Pil pari al 30% (nel 2016 è quasi il 50%).  C’è più specializzazione: un settore che esporta molto importa poco e viceversa, mentre oggi  ogni comparto esporta ed importa molto. Negli anni ‘50 scarsi sono i servizi scambiati, limitati al turismo. Le imprese fanno in casa gran parte dei beni intermedi invece di comprarli o produrli ai quattro angoli del pianeta come avviene oggi. Poche multinazionali sono presenti in limitati settori manifatturieri. Oggi sono tante, medie e grandi, in tutti i settori, servizi compresi. Per questo nel 1957 non trova opposizione il trasferimento delle politiche commerciali dalle capitali europee a Bruxelles, con un dazio unico sulle importazioni extra Ue e zero dazi intra Ue. Ne risulta un’unione doganale con libertà di movimento delle persone (perfezionata con Schengen nel 1995) e delle attività finanziarie (massima nell’aera euro) in un mondo di tassi di cambio fissi e trascurabili flussi finanziari internazionali privati.

Molto è cambiato in sessant’anni. Soprattutto la profondità della integrazione internazionale ridimensiona strumenti di leggi tutto

Sulle conseguenze economiche del voto di dicembre

Maurizio Griffo * - 24.05.2017

Lo scorso autunno, nel corso della campagna elettorale per il referendum sulla riforma costituzionale, fra gli argomenti messi in campo vi è stato anche quello delle conseguenze economiche del voto. I fautori del “sì” ricordavano che la bocciatura della riforma avrebbe nociuto alla performance economica del nostro paese, configurando un fattore aggiuntivo di debolezza. I fautori del “no” rispondevano sdegnati, accusando i sostenitori di questa tesi di far ricorso a un indebito catastrofismo, ovvero ricordando che non si poteva approvare un progetto di riforma delle istituzioni in base a una ipotetica incidenza economica. Adesso, a distanza di alcuni mesi dal voto, è forse possibile valutare in maniera più equilibrata l’effetto di quel risultato elettorale sulla salute economica del nostro paese.

Nell’immediato, la reazione delle borse e dei mercati è parsa dare ragione agli anticatastrofisti. Dopo il 4 dicembre, infatti, non c’è stato nessun tracollo. Le borse hanno assorbito la vittoria dei “no” tranquillamente senza alterare il proprio corso. Anche le previsioni di crescita del nostro paese per il prossimo futuro sono rimaste, grosso modo, immutate.

Tuttavia, con il passare delle settimane si sono manifestati segnali tutt’altro che positivi. A gennaio l’agenzia canadese DBRS ha peggiorato la valutazione del nostro paese passandola da A-low a BBB-high. leggi tutto