Scuola: la riapertura di settembre tra variante Delta, problema degli organici, fallimento della Dad e dei progettifici
La riapertura dell’anno scolastico dopo la pausa estiva è sempre stato un momento di particolari criticità.
Quella che ci attende il prossimo settembre lo sarà ancor di più, nubi dense e minacciose si addensano sopra il cielo della scuola. Il regolare funzionamento delle lezioni è fino ad ora andato in tilt a causa degli effetti dalla pandemia: leggendo la circolare del Dipartimento Prevenzione del Ministero della Salute prot. 5032/COV19 del 9 luglio u.s. avente oggetto “Allerta internazionale variante Delta: incremento dei casi Covid 19 in diversi Paesi europei” si ha il sentore di un pericolo incombente, di cui il mondo scientifico e i decisori politici sono al corrente e rispetto a cui si avverte la necessità di porre mano con decisioni condivise, serie, tempestive ed efficaci. Il virus non è sconfitto e neanche scomparso, ha una dimensione planetaria ed ogni focolaio rischia di avere effetti pervasivi, in particolare proprio per la rapidità del passaggio di contagio della variante Delta, stimato in Australia tra i 5 e i 10 secondi, sul presupposto di una semplice compresenza fisica di due o più persone: inevitabilmente il pensiero corre agli stadi fino a pochi giorni fa stracolmi di persone senza mascherine e senza controlli preventivi di tamponi rapidi oltre che di ogni certezza circa quelle vaccinate. Ripercorrendo i ricordi di ciò che abbiamo sofferto in passato si fa urgente e doverosa un’azione di prevenzione e controllo ma soprattutto la necessità di vaccinare quelle fasce di popolazione non ancora protette. Gli scienziati hanno ribadito a chiare lettere questo impellente adempimento, valgano per tutti le parole dell’immunologo e virologo Roberto Burioni: “non vaccinarsi, sulla base dei dati inequivocabili di sicurezza ed efficacia, è una scelta autolesionista, irrazionale che danneggia l’intera società. La politica deve decidere se consentire agli irresponsabili la libertà di comportarsi in questo modo. La Francia ha deciso di no”. Il riferimento è ai provvedimenti patrocinati in prima persona da Macron, sull’obbligatorietà di un ‘pass’ per accedere a bar, ristoranti e mezzi pubblici: decisione che ha conseguito lo scopo di convincere in poche ore oltre un milione di cittadini a vaccinarsi. E a casa nostra il sottosegretario Sileri ha rilanciato l’ipotesi di provvedimenti analoghi. Nella provincia autonoma di Bolzano il personale sanitario no-vax è stato sospeso dal servizio: un provvedimento drastico ma deciso ed eloquente.
La circolare del Ministero della salute del 9/7 – diramata a tutti i Ministeri, alle Regioni, alle ASL, alle strutture sanitarie, agli Ordini professionali ecc. descrive un’Europa pericolosamente a colori e insiste sull’opera di sensibilizzazione verso una strategia di protezione vaccinale.
Questo riguarda tutta la popolazione, specie le fasce di età più a rischio e si riverbera inevitabilmente sul mondo scolastico dove la ripresa delle lezioni a settembre sarà inesorabilmente condizionata dalle azioni concrete che saranno assunte da adesso in poi. La fase di transizione verso l’immunità dal Covid 19 è stata ben descritta nella sua dimensione planetaria dalla rivista Nature che, ricordando che fino ad oggi sono state somministrate 3,23 miliardi di dosi di cui solo l’1% ai cd. “paesi poveri” e prevedendo di raggiungere i 6 miliardi di vaccinazioni entro fine anno, ipotizza il conseguimento dell’immunità globale solo a fine 2023.
Questi dati dovrebbero far riflettere gli indecisi, i “cogitanti”, gli indolenti, gli ostili e gli irresponsabili, come
li definisce Burioni. La gestione “a rincorsa degli eventi in uno stato di sospensione, indecisione e carenza di
informazioni” come l’ha descritta Giuseppe De Rita, con provvedimenti intempestivi e intermittenti, poco
lungimiranti, tentennamenti, colpevoli ritardi come stigmatizzato da Luca Ricolfi nel suo “La notte delle ninfee” non deve ripetersi, la lezione è stata durissima e dalle conseguenze devastanti, anche sotto il profilo della tenuta psicofisica, degli equilibri vitali. L’emanazione della circolare ministeriale potrebbe essere il segnale di un’inversione di rotta rispetto ad una preventiva e adeguata consapevolezza: occorre una voce univoca da parte della scienza e assunzione di coraggio e determinazione sul versante delle decisioni politiche. In tema di riapertura del nuovo anno scolastico sono necessari uno sforzo di immaginazione e una visione lungimirante: sulla didattica in presenza estesa a tutti gli ordini e gradi di istruzione, sulle dotazioni organiche, sul modo di intendere l’autonomia scolastica, sull’utilizzo degli spazi e
la scansione dei tempi delle attività, sulla selezione del personale.
Proprio nei giorni successivi alla circolare del Ministero della salute l’INVALSI ha pubblicato i risultati di uno
studio sulla didattica a distanza registrando un crollo verticale delle competenze dopo la sperimentazione della DAD nella fase pandemica: alla maturità il 40% non raggiunge un livello accettabile di conoscenza della lingua italiana mentre cresce il fenomeno della “dispersione implicita”: si tratta di alunni che pur terminando il ciclo di studi non portano con sé un bagaglio adeguato di competenze. La deprivazione culturale riguarda le fasce sociali più deboli, specie al Sud, dove il 30% delle famiglie non possedendo un tablet o un pc non è stato inserito nel circuito informatico della didattica a distanza e dell’interlocuzione scuola-casa. “Complessivamente –spiega Roberto Ricci, responsabile delle prove INVALSI – la pandemia ha fatto riscoprire la funzione sociale della scuola sia nella dimensione relazionale, che di promozione del “benessere cognitivo” che solo la scuola può promuovere. Gli esiti registrati nel 2019, in miglioramento rispetto al 2018, evidenziavano che la scuola aveva intrapreso la strada giusta, considerando che gli esiti di apprendimento, per loro natura, non possono variare velocemente da un anno all’altro. Il brusco arresto imposto dalla pandemia e i risultati delle prove realizzate quest’anno richiedono strategie urgenti per far riprendere il passo al sistema scolastico italiano”.
Questo calo di potenzialità formativa del sistema scolastico registrata con la sperimentazione della DAD attende al varco della ripresa delle lezioni Il Ministero dell’istruzione ma anche i singoli istituti nell’organizzazione dell’autonomia scolastica. Significativo al riguardo il “Manifesto per la nuova scuola” , promosso dai docenti riuniti nel gruppo “La nostra scuola”, sostenuto e condiviso dal Sindacato Gilda degli insegnanti. Riforma dopo riforma la scuola ha perduto i suoi fondamentali per lanciarsi nei corollari degli acronimi, delle circolari a manetta, delle sigle, delle riunioni preponderanti in tempo e impegno rispetto al lavoro in classe: una scuola divenuta “progettificio” dove prevale il modello aziendalistico con un portato inusitato di adempimenti burocratici autoreferenziali e di complicazioni formali.
La coincidenza tra fase pandemica, DAD ed esiti deludenti nella preparazione degli alunni invita ad agire per tempo affinché non si inneschi una deriva di inevitabile declino formativo e culturale della scuola: bisogna decidere subito, non farsi trovare impreparati. La vaccinazione estesa a tutti sarebbe uno strumento formidabile per evitare complicazioni a livello logistico ed organizzativo, inoltre per non replicare la delusione della DAD e rilanciare la didattica in presenza. C’è più di un dubbio che ciò si realizzi, servirebbero più senso di responsabilità e meno indecisioni che possono rivelarsi fatali. In un mondo di soggettività e relativismo è quasi impossibile assumere decisioni drastiche ma quasi certamente risolutive.
Il Ministro Bianchi annuncia un piano di assunzione di 100 mila docenti in due anni: oltre alla quantità servirebbe preoccuparsi della qualità.
“Il merito ritorni a scuola”, ha scritto Sabino Cassese in un editoriale sul Corsera del 25 maggio u.s.
Serve un vaglio concorsuale (come chiede la Costituzione) per selezionare personale preparato, adeguato e meritevole di svolgere una funzione delicata come l’insegnamento.
Sul piano della profilassi e della tutela sanitaria e su quello didattico ed organizzativo richiesto da un pubblico servizio sarebbero davvero utili assunzione di responsabilità e decisioni tutelanti per tutti.
Vedremo se a settembre si ripartirà con un salto di qualità e con il piglio necessario o se la scuola ancora una volta sarà costretta a passare sotto la forca caudina del procrastinamento e del rinvio, modi di essere tipici e decadenti di una malintesa e claudicante democrazia.
* Già dirigente ispettivo MIUR
di Francesco Provinciali *
di Luca Tentoni
di Fulvio Cammarano *