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01 maggio 2024
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Argomenti

Antipolitica e politica dell’ “anti”

Paolo Pombeni - 10.03.2021

La crisi della politica meriterebbe riflessioni più serie della maggior parte di quelle in circolazione. E’ abbastanza significativo che anche l’ultima “grande” forza politica sopravvissuta alla consunzione della “repubblica dei partiti” sia finita per farsi omologare dagli eventi che hanno sconquassato la nostra vita pubblica. Ci riferiamo ovviamente al PD che è l’ultima continuazione storica di quella “forma” che ebbero i cosiddetti partiti di massa caratteristici della rivoluzione costituzionale del Novecento.

Non è questione solo del legame ideologico che quella formazione mantiene in parte con la storia e la vicenda del PCI, è proprio un problema di “forma”: è un partito che ha ancora le sezioni (un minimo vitali), una militanza ancora disposta a lavorare per il partito (per quanto sempre più fatta di “anziani”), una struttura con direzioni, assemblee, congressi che sono gestiti su base rappresentativa (non ci si fermi a possibili manipolazioni di essa: è un problema connaturato con quei tipi di organizzazione). La confluenza nel PD di un filone di professionismo politico proveniente dalla tradizione DC non ha fatto problema, perché si trattava di una tradizione omogenea come “forma”. Altre sparse membra confluite in esso sono state semplicemente amalgamate.

Il problema che si è posto sin dall’inizio del superamento del vecchio PCI è stato leggi tutto

Niente merita di essere acquistato a prezzo di sangue umano

Francesco Domenico Capizzi * - 10.03.2021

Le difficoltà organizzative dell’attuale contingenza sanitaria prende origine dalla riforma del Titolo V mediante la legge costituzionale n. 3 del 2001 che affida alle Regioni e alle Province autonome l’organizzazione e la gestione dei Servizi sanitari già in essere nel Servizio Sanitario Nazionale istituito nel 1978. Alla base di questo stravolgimento istituzionale risiede l’idea portante di uno Stato federale e, secondo le intenzioni, di una maggiore efficienza organizzativo-economica mediata da una vicinanza degli apparati politico-istituzionali locali alle necessità specifiche territoriali.

La modifica costituzionale, da nessuno davvero contestata, ha appesantito le Regioni di un peso pari a circa l’80% delle loro attività primitive ed ha sortito l’effetto di concepire l’azione sanitaria, divenendo nei fatti luogo comune, come diagnosi e cura. Inoltre, ha prodotto venti sistemi sanitari differenti, spesso in conflitto con lo Stato centrale e fra loro per quanto concerne il grado dei livelli essenziali di assistenza, come garanzia inderogabile da offrire alla cittadinanza, e pertanto su budget assegnati e approvvigionamenti le cui discrepanze vengono riassunte nel paradosso delle differenze abissali per “il costo di una siringa fra una Regione e l’altra”. A questi inconvenienti e tensioni istituzionali, che si aggiungono ad una preesistente eccessiva e inopportuna impostazione aziendalistica del Servizio pubblico dell’intero Paese,

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E se il Covid avesse ucciso le Regioni?

Fulvio Cammarano * - 06.03.2021

Ci siamo accorti che le Regioni stanno perdendo rilievo nella cartina geografica della gestione del Covid? Con l’estendersi della complessità, aumentano i colori (adesso c’è anche l’arancione scuro) e con la nuova scala cromatica tramonta l’egemonia statica della Regione. Adesso l’analisi, finalmente, passa sempre più dalle province e dai comuni. Sono decine gli esempi. La Romagna si muove indipendentemente dall’Emilia e Forlì si muove indipendentemente dal resto della Romagna. Mentre Bologna e Modena diventano zone rosse, Reggio Emilia rimane arancione scuro. Tutti i comuni della provincia di Como passano in fascia arancione “rafforzata” ma questo vale solo per alcuni delle province di Cremona, Mantova, Milano e Pavia. Invece a Bollate e Viggiù si passa dal rosso all’arancione scuro mentre Valgoglio nel bergamasco rimane rosso. Nelle Marche, la sola provincia di Ancona è passata in zona rossa e così via.

E se è vero che il peggioramento dell’ondata epidemica sta portando a misure più restrittive che riguarderanno le intere regioni, non per questo deve venir meno la convinzione che la diversità delle condizioni all’interno del quadro geografico nazionale si rispecchia meglio in una tavolozza arcobaleno come si conviene ad un contesto così complesso di realtà comunali e provinciali.

La realtà di questo Paese, leggi tutto

“Il silenzio è fecondo, cadono su di esso le parole”

Francesco Domenico Capizzi * - 06.03.2021

“Le parole hanno cessato di comunicare. Ogni parola è detta perché non se ne oda un’altra. La parola, anche quando non afferma, si afferma…” (J.Saramago: “Di questo mondo e degli altri”, 1985). Forse non sarebbe neppure necessario scomodare un Premio Nobel per rimarcare l’assoluto silenzio stampa, della comunicazione via etere e via filo su un tratto dell’ultimo DCPM emanato dal nuovo Governo, analogo nelle concessioni ed equiparazioni ai precedenti: la classificazione delle tabaccherie come “beni essenziali” e dunque come i negozi di generi alimentari. E’ vero che, oltre a legittimamente smerciare tabacchi e sigarette, le tabaccherie forniscono ricariche su carte prepagate e permettono il pagamento di varie bollette, ma l’asimmetria di fondo diviene macroscopica se la medesima equipollenza viene fatta valere anche per gli esercizi specializzati nel commercio di sigarette elettroniche e di liquidi da inalare, non meno dannosi del fumo tradizionale.

Conclude Saramago: “Il silenzio è fecondo, cadono su di esso le parole, quelle buone e quelle cattive, il grano e il loglio. Ma solo il grano dà il pane”. Davvero, la pandemia ha squarciato un velo. Diciamo la verità e finalmente prendiamo il toro per le corna: le concessioni susseguitesi si basano sulla accertata e nota vera e propria tossico-dipen­denza leggi tutto

Al centro del centro

Francesco Provinciali * - 06.03.2021

Sto seguendo con vivo, partecipe interesse il lungo dibattito sulla collocazione dei cattolici impegnati in politica, tra aneddoti, ricordi, rievocazioni, esperienze, visioni, progetti, speranze.

“Centro” è il  leit motiv, la parola magica ora occultata con malcelato distacco, ora rivendicata per definire un posizionamento. Ma è anche la storia, il passato, un presente più intenzionale che reale, un’idea di futuro: in ogni caso un luogo di transito obbligato per misurare e commisurarci.

I corsi e ricorsi storici consentono aspettative, lusinghe e ambizioni ma – mutatis mutandis – nulla sarà come prima: anche se i valori sommi restano, i principi ispiratori sono le molecole del nostro DNA,  è il contesto esterno che ce lo impone, l’evoluzione sociale, sono i codici espressivi e semantici che dettano regole diverse, i temi cambiano anche se le radici sono forti e solidamente piantate.

Ne ha preso atto la Chiesa a partire dal Concilio Vaticano secondo e fino a Francesco: “i tempi cambiano e anche noi dobbiamo cambiare con essi”. Mi domando se non sia doveroso per un cattolico prendere atto della realtà e assecondare questa deriva: “Adaequatio rei et intellectus” .

Si tratta della definizione della “verità come corrispondenza”, di cui ci parla San Tommaso ma che è condivisa da tutti coloro che leggi tutto

Due enigmi: i Cinque Stelle e Conte

Paolo Pombeni - 03.03.2021

Lo scossone imposto dall’avvento di Draghi continua a riversarsi sui partiti politici. Che quello più colpito fossero i Cinque Stelle c’era da aspettarselo, ma non nelle modalità in cui sembra si stia verificando il cambiamento.

La trasformazione di un anti-partito in un partito di governo è già successa nella storia italiana. Si trattò del movimento fascista, che una volta arrivato in parlamento grazie alle elezioni del 1921 e poi al governo si trasformò nel Partito Nazionale Fascista (PNF) giurando naturalmente che nonostante il nome comune era cosa diversissima dalle vecchie camarille politiche. Si sbarazzò progressivamente del movimentismo squadrista di base, i suoi leader divennero uomini di governo (dittatoriale), il partito rinunciò a qualsiasi parvenza di democrazia interna dotandosi di un sistema di potere che vedeva un capo supremo (Mussolini) che però si teneva intorno, e sopra il partito, un consesso dei capi delle origini, il Gran Consiglio.

Non ricordiamo questo precedente per accusare M5S di fascismo (non c’entra nulla), ma semplicemente per ricordare che ci sono alcuni meccanismi che, in modi diversi e in contesti molto differenti (che contano: eccome!), si ripetono nell’organizzazione delle forme di partecipazione alla politica. I Cinque Stelle si sono accorti che l’età del “vaffa” era finita, anzi

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Lei mi parla ancora

Francesco Provinciali * - 27.02.2021

Il regista Pupi Avati ci affascina sempre con le sue ambientazioni intimiste.

Nel Suo ultimo film “Lei mi parla ancora”, racconta (evocando il libro di memorie scritto dal farmacista Giuseppe Sgarbi, padre di Vittorio ed Elisabetta) la storia di una coppia che si è amata ed è stata insieme tutta la vita. Lei viene a mancare improvvisamente per prima e nella mente del marito riaffiora la memoria del tempo trascorso insieme, per 65 lunghi anni. In particolare dal giorno del matrimonio, quando lei aveva scritto e consegnato a lui una lettera che era un patto d’amore che li avrebbe resi immortali, come in un gioco di rimandi: lei per lui e lui per lei.

Nell’immedesimazione dell’epoca, per quella generazione i matrimoni erano legami intensi, fatti di quotidianità che rinnovava la promessa del primo giorno. Direi che, osservando l’immagine dello scorrere lento del Po (e l’esondazione nel Polesine a rimarcare le alterne vicende della vita), proposta con studiata intensità, con scorci che danno la visione di ampi spazi e di un contesto ambientale con una fisionomia ben nota, quelle unioni seguivano un ritmo che li rendeva parte della natura e dei suoi tempi, e forse celavano davvero un senso di appartenenza e di immortalità. leggi tutto

Gli spodestati, Draghi e l’opinione pubblica

Paolo Pombeni - 24.02.2021

I tempi sono difficili e non c’è da meravigliarsi se la partenza del governo Draghi avviene in salita. Nessuno si permette di dubitare sulle qualità eccezionali del premier, che al momento registra un consenso notevolissimo nei sondaggi, ma molti si lasciano andare a distinguo sulla qualità della squadra: anche in questo caso, nell’opinione pubblica sembra circolare un giudizio non proprio benevolo sulla composizione del nuovo esecutivo. Come è ovvio in presenza di una coalizione molto ampia, gli intervistati tendono a dare giudizi positivi sui ministri espressi dalla propria parte di riferimento ed a trovare poco accettabili gli altri.

Sin qui siamo però alla normale fisiologia della vita politica. Preoccupa un po’ di più l’attività, neppure troppo sotto banco, di coloro che essendosi identificati con il passato “modello Conte” lavorano adesso per costruire la narrazione che sia necessario sostenerne la continuità e favorire l’arrivo dell’ex premier alla testa dei Cinque Stelle in crisi. Si capisce che sono i fan per non dire la corte del sovrano deposto, quelli che si potrebbero chiamare gli spodestati. Sono loro che vogliono ad ogni costo tenere in vita la leggenda di un eccellente governo fatto cadere da un complotto di perfidi personaggi: devono ammettere che, per leggi tutto

Quel che resta delle parole

Francesco Provinciali * - 20.02.2021

Ci sono uomini che usano le parole all’unico scopo di nascondere i loro pensieri (Voltaire)

 

La metafora del viaggio, anche nella suggestione della rivisitazione intimista, ben si presta a concedere pause di stacco dalle assorbenti consuetudini ed è occasione di riflessione sulle cose della vita.

Qualcuno rammenterà come fosse ben descritta nel romanzo “Quel che resta del giorno” di Kazuo Ishiguro, dal quale prese spunto il regista James Ivory per un omonimo film che ci fece dono della magistrale interpretazione di Antony  Hopkins.

Ciascuno, a un bel punto della propria esistenza, ha modo di ripercorrere il senso delle cose fatte, delle occasioni mancate e delle opportunità realizzate.

E’un cammino a ritroso nel labirinto dei ricordi, un percorso introspettivo che rinnova memorie, rimpianti, soddisfazioni, fatti, parole e che traccia sempre provvisori bilanci.

L’allegoria del ricordo riaffiora nei chiaroscuri dei dubbi e delle improbabili identità del signor Onoff (un grandioso Gerard Depardieu) in un’altra celebre pellicola – “Una pura formalità” di Giuseppe Tornatore - e nel leit motiv della sua colonna sonora : “ricordare, ricordare è un po’ come morire….perchè tutto ritorna anche se non vuoi. E scordare, scordare è più difficile….se vuoi ricominciare. Ricordare, ricordare quel che c’è da cancellare”.

Quello che resta della nostra leggi tutto

La grande crisi dei partiti italiani

Michele Iscra * - 20.02.2021

Se ne parla da molto tempo, ma ormai è divenuta evidente a tutti la crisi in cui versano i partiti politici italiani, o meglio la “forma” che essi avevano assunto dalla svolta di fine Ottocento e che oggi è del tutto evaporata. Non si tratta solo del rinsecchirsi dei meccanismi tradizionali di adesione: tesseramenti, militanza di base, esistenza di sedi sparse nella maniera più capillare possibile sul territorio. Certo questo magari sopravvive, ma è un elemento secondario, a partire dal fatto che si è praticamente persa ogni sembianza di gestione collettiva dell’azione del partito: gli aderenti, formalizzati o meno che siano (perché si tende a considerare tali anche coloro che un tempo venivano catalogati come semplici “simpatizzanti”), non contano più gran che nella determinazione degli indirizzi dell’azione politica.

Ovviamente l’uso di strumenti che sono di fatto di manipolazione demagogica, come sono lo svolgimento delle cosiddette selezioni “primarie”, per non parlare dei referendum svolti attraverso piattaforme informatiche (spesso neppure controllabili), non identificano un coinvolgimento “democratico”. Questo non è mettere a disposizione degli aderenti qualche occasione per esercitare una selezione orientata in anticipo e ristretta a quanto serve in un momento particolare, ma dovrebbe essere l’offerta di luoghi in cui sia possibile concorrere all’elaborazione di una linea politica. leggi tutto