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01 maggio 2024
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Argomenti

Comprensione, il vaccino per l'indifferenza

Francesco Provinciali * - 08.05.2021

Tutti gli uomini sanno dare consigli e conforto al dolore che non provano. (W. Shakespeare)

 

Avremmo piacere se un collega, magari sapendo di qualche nostro cruccio o preoccupazione, si affacciasse alla porta del nostro ufficio chiedendoci “Come va? Posso esserti utile?”.

Ci consolerebbe se, rientrando a casa la sera, trovassimo qualcuno che, prendendoci la mano tra le sue o abbracciandoci, ci restituisse improvvisamente quel calore umano che non abbiamo avvertito nella giungla metropolitana o nelle alterne vicende della giornata?

Ci sarebbe di aiuto se ogni tanto ricevessimo una parola di incoraggiamento, di conforto, di sostegno, specie nei momenti bui nei quali l’anima è più incline alla tristezza e alla depressione?

La solitudine a volte è una situazione cercata, più spesso è una condizione subita.

Nasce dai pensieri, dalle ansie, dai sensi di colpa e si realizza in condizioni esistenziali marginalizzanti ma si rafforza spesso anche per le frequenti e reciproche incomprensioni.

Siamo potenzialmente ricchi di umanità e potremmo avvalercene con straordinaria disponibilità di mezzi e modi di espressione se solo fossimo più accorti nel far buon uso dei nostri sentimenti.

Appartiene alla nostra modernità la tendenza ai solenni proclami: una ormai datata proliferazione di leggi, trattati, declaratorie, impegni, affermazioni di principio che tacita leggi tutto

Le donne, le istituzioni, la cultura politica europea: note a margine del decimo anniversario della Convenzione di Istanbul

Raffaella Gherardi * - 08.05.2021

In data 11 maggio 2021 cade il decimo compleanno della Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica); la prima sottoscrizione avvenne da parte della Turchia, lo stesso paese che poco più di un mese fa ha revocato la sua partecipazione alla Convenzione suddetta. Quest’ultima riconosce la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione, dal che consegue che gli Stati vengono ritenuti responsabili se non garantiscono misure adeguate ai fini della prevenzione di tale violenza. Ora, se appare a tutti chiaro che le finalità appena richiamate non vanno molto d’accordo con un regime come quello di Erdogan, non certo modello dal punto di vista dei princìpi cardine dello Stato di diritto e tanto meno dei diritti delle donne, occorre forse interrogarsi da vicino sullo stato in cui versa attualmente la Convenzione di Istanbul all’interno dei quarantasette paesi appartenenti al Consiglio d’Europa, innanzitutto a partire  dalla stessa Unione Europea e dai ventisette Stati che ne sono membri. È del giugno 2017 la sottoscrizione da parte della UE della Convenzione in oggetto, seguita poi, nel novembre 2019, da una risoluzione del Parlamento europeo in leggi tutto

Un sistema in panne

Paolo Pombeni - 05.05.2021

Più passa il tempo, più diventa chiaro che il sistema politico è in panne. Il tentativo di sbloccarlo facendo appello ad una fase di tregua della lotta politica motivata dalla necessità di poter trarre profitto da un enorme finanziamento europeo al momento sta riuscendo per metà. Infatti su un versante abbiamo un governo che sotto la guida di Draghi sta realizzando alcuni obiettivi preliminari (per quelli finali si deve aspettare), sul versante opposto abbiamo dei partiti che si stanno inabissando nelle polemiche reciproche. Non è un sistema in equilibrio.

Volendo fare un po’ di storia, ci permettiamo di ricordare che il buon Max Weber ai tempi suoi (cioè nel primo quindicennio del XX secolo) ascriveva l’incapacità del sistema della Germania imperiale di produrre leadership politica alla peculiarità di una costituzione che al governo aveva dei burocrati e lasciava ai partiti solo lo spazio dell’agitazione per cui quelli si fissavano sempre più sulle loro propagande e non riuscivano a produrre un personale di governo, come invece stava accadendo in Gran Bretagna. Poi venne la Prima Guerra Mondiale e Weber dovette constatare che il paese non aveva veri leader, ma al più dilettanti nel ruolo, sicché la guerra non era governata e fatalmente finiva

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I tanti coni d'ombra

Francesco Domenico Capizzi * - 05.05.2021

Nonostante le reiterate raccomandazioni igienico-comportamentali, individuali e comunitarie, e l’interposizione di alcune limitazioni di tipo organizzativo, la decisione del Governo di riaprire le attività commerciali e culturali in quasi tutto il Paese suscita una serie di precipue preoccupazioni di tipo socio-sanitario:

I° - sebbene alcuni parametri epidemiologici stiano registrando minute flessioni della curva epidemica italiana, è necessario osservare che dette variazioni non posseggono una reale significatività sul piano statistico per il carattere casuale, non sistematico, della raccolta-dati basata quasi esclusivamente sul numero dei tamponi effettuati quotidianamente e in assenza di un meccanismo di tracciamento del diffondersi dell’infezione. Sarebbero state opportune verifiche e solide conferme sull’effettivo andamento temporale e qualitativo dei dati, peraltro a fronte di livelli di vaccinazione che ancora si attestano su circa il 20% della popolazione che ha ricevuto soltanto una prima dose;

    b – i dati attuali dal segno blandamente positivo risentono dei recenti confinamenti attuati nelle zone rosse ed arancione: il loro affievolirsi potrebbe produrre notevoli effetti rebound di infezioni e malattie conclamate, si calcola, fra la fine del mese di maggio e gli inizi di giugno. Il rischio concreto incombente è di disperdere quel poco vantaggio acquisito con conseguenze incalcolabili sul piano sociale e dell’organizzazione sanitaria;

    c – l’esplosione epidemica in leggi tutto

Resistere alle parole

Francesco Provinciali * - 01.05.2021

Uno è padrone di ciò che tace e schiavo di ciò di cui parla.
(Sigmund Freud)

 

“Sturm und drang”: tempesta e assalto.

Questa sembra la migliore metafora per una immagine oggi prevalente: quella della vorticosa, incessante presenza delle parole nella nostra vita.

Non è forse la parola la più straordinaria espressione dell’intelligenza umana?

Descrive, spiega, anticipa, apre, conclude, è la chiave di accesso alla porta che si spalanca sul mondo, è il filo sottile che unisce l’umanità, ordito e trama di un invisibile alfabeto universale che ci permette di capire ed essere capiti.

Ma non sempre la sua presenza è così neutrale.

A volte la parola è il nemico invisibile con cui dobbiamo combattere, la catena opprimente che vorremmo spezzare, la verità apparente che ci preme di confutare.

Ci nutriamo avidamente di parole prima che siano loro a impossessarsi della nostra anima.

Volenti o no, siamo più che mai immersi in un oceano di cose dette e sentite, partecipiamo al chiacchiericcio universale che prende le sembianze dei tempi nuovi specie quando si materializza e si alimenta con l’uso delle nuove tecnologie.

È come se l’intero pianeta trattenesse il respiro, avvolto e soffocato dall’abbraccio stretto e infinito delle voci che si levano ovunque e che se potessero pure leggi tutto

La destra dei piccoli interessi e la sinistra delle utopie

Paolo Pombeni - 28.04.2021

Nonostante il prestigio di Draghi, riaffermatosi anche in questi ultimi giorni a livello europeo e internazionale, la maggioranza del suo governo rimane inquieta, per non dire traballante. Si dirà: ma è sempre stato così in tutti i governi di coalizione, figurati in quelli di coalizione amplissima, basta rileggersi un po’ di storia della nostra repubblica. Indubbiamente è vero, gli esecutivi che si reggono su accordi fra molti partiti debbono inevitabilmente tenere conto del fatto che in un regime democratico sono a termine e i partiti che li sorreggono non possono fare a meno di prepararsi al loro futuro una volta che cesserà quell’esperienza.

È ovvio che quanto più è “anomala” la coalizione, tanto più sarà viva la preoccupazione dei partiti di posizionarsi al meglio per competere quando finirà il tempo dell’anomalia. Dunque da questo punto di vista era da aspettarsi che fosse problematica la convivenza in una compagine molto articolata come è la maggioranza che è stata “costretta” a sostenere il governo Draghi. Certo sarebbe stato normale aspettarsi un po’ più di stile da parte di Salvini, ma anche i Cinque Stelle, nonostante lo stato comatoso in cui si trovano, non mancano qua e là di esibire le loro bandierine. Sulle fughe in avanti, per usare leggi tutto

La medicina come ultima difesa

Francesco Domenico Capizzi * - 28.04.2021

Storia, storia della Medicina, letteratura, memoria popolare hanno registrato il rapporto di causa-effetto degli stati morbosi ancor prima che la ricerca epide­miologica, involontaria necrofora, disvelasse che l’origine delle malattie segue andamenti ben definiti riguardo a culture, appartenenze sociali, gruppi etnici, residenze urbane o extra-urbane, varia da un continente all’altro, da una regione all’altra, da una condizione esistenziale ad un’altra: nelle società industriali prevalgono le malattie cardio­vascolari, immunitarie, da stress, da inquinamenti ambientali, metaboliche, tumori, obesità, affezio­ni renali, lesioni traumatiche; nelle società sottosviluppate permangono le malattie infettive e disnutrizionali per insufficienze alimentari, igieni­co-sanitarie, abitative, fognarie, idriche, energetiche, mancanza di terre, di mezzi di produzione, attrezzi da lavoro, di sussistenza, ecc.

Malattia e salute, in sostanza, risultano strettamente connessi al contesto socio-politico-geografico-istituzionale in cui le persone vivono: nei Paesi ricchi la salute dipende attorno al 50-60% da differenti stili di vita e condizioni socio-eco­nomiche ed ambientali, al 20-30% a predisposizioni dell’organismo, spesso acquisite e dunque divenute predisponenti e addirittura ereditarie, al 10-15% a qualità delle prestazioni sanitarie.

Si tratta di interrelazioni intuite già in epoche lontane: Ippo­crate affermava che “la democrazia produce cittadini sani e la tirannia, al contrario, sudditi malati”, Platone sosteneva che “un agente esterno rende malato leggi tutto

Ripristinare il servizio di medicina scolastica

Francesco Provinciali * - 24.04.2021

Quando la scuola italiana insegnava a “leggere, scrivere e far di conto” il servizio di medicina scolastica era una presenza a latere, organica e complementare, rispetto ai compiti propri del sistema formativo.

Istituita con DPR 264 dell’11 febbraio 1961 la cosiddetta “medicina scolastica” esplicitava le sue funzioni già nei primi due articoli del successivo regolamento attuativo nel DPR 22 dicembre 1967 n° 1518, di cui si riporta un estratto: “art.1)  A tutti i servizi di vigilanza igienica e di assistenza sanitaria scolastica, nell’ambito della provincia, sovraintende il medico provinciale, che li coordina d’intesa con il provveditore agli studi con il quale è prescritto almeno un incontro annuale nel mese di settembre. Ai sensi dell’art. 15 del DPR 11/02/1961 n° 264, nell’ambito del territorio comunale o consorziale il servizio di medicina scolastica in tutte le scuole di ogni ordine e grado, pubbliche e private, dipende dall’ufficiale sanitario che ne promuove e coordina l’organizzazione e il funzionamento, previa intesa con i dirigenti degli istituti scolastici. Art.2) Il servizio di medicina scolastica comprende la profilassi, la medicina preventiva, la vigilanza igienica, il controllo dello stato di salute di ogni scolaro e si avvale della collaborazione della scuola nell’educazione igienico-sanitaria. Le prestazioni sanitarie di medicina e d’urgenza, nell’ambito dei servizi della medicina scolastica leggi tutto

Il cittadino/gregge che tanti politici amano…

Raffaella Gherardi * - 24.04.2021

Venerdì 16 aprile 2021, nella ricorrenza del XXXIII anniversario dell’ assassinio di Roberto Ruffilli da parte delle Brigate rosse, un gruppo studentesco dell’Università Cattolica di Milano ha organizzato un incontro commemorativo on line sotto il titolo “Ruffilli: il cittadino come arbitro. Memoria ed eredità”. Nell’ invito si ricordava che Ruffilli “fu un riformista vero, che studiò la democrazia repubblicana, le sue criticità e i suoi sviluppi”.  E in effetti gli illustri relatori del webinar in oggetto, (i Presidenti Romano Prodi e David Sassoli e il costituzionalista Enzo Balboni), hanno tutti messo in evidenza l’importante lezione scientifico/politico/istituzionale ancora oggi viva della eredità di Ruffilli e che risalta particolarmente nel suo ultimo scritto, uscito postumo, e il cui titolo suonava allora come una potente sfida per il presente/futuro delle riforme: Il cittadino come arbitro (Arel,1988).  Perno fondante di queste ultime, nel segno della “casa comune” della Costituzione e della Repubblica, sono per Ruffilli sia i partiti e le istituzioni sia i cittadini, in un rapporto imprescindibile che deve far effettivamente valere il nesso consenso-potere-responsabilità.

Ora, lasciando da parte ogni considerazione sulle ragioni del naufragio di ogni serio progetto riformatore nell’Italia degli ultimi decenni, vale la pena, a mio avviso, svolgere qualche breve riflessione a leggi tutto

Esiste ancora un centro-sinistra?

Paolo Pombeni - 21.04.2021

Il centro-sinistra è stato la croce e delizia (si fa per dire) della politica italiana dal 1953 in avanti. Fu col fallimento della cosiddetta “legge truffa” che la Democrazia Cristiana, partito di maggioranza relativa, ma non in condizione di governare da sola, si pose il problema di allargare la coalizione di governo che promuoveva “aprendosi a sinistra”, cioè coinvolgendo nel quadro che puntava a reggere il sistema repubblicano il partito socialista. La questione fu affrontata direttamente da De Gasperi nel congresso dc a Napoli nel 1954 ponendo il tema della necessaria premessa di una rottura del PSI col PCI, che allora, per le note ragioni di politica internazionale, era considerato non includibile in una coalizione di governo nell’area “occidentale”.

Non abbiamo ovviamente intenzione di fare qui una storia del problema della “apertura a sinistra”: richiederebbe uno spazio ben più ampio di un articolo. Vogliamo semplicemente richiamare la stranezza di una evoluzione del nostro quadro politico in cui si sono ormai perse alcune coordinate originarie, mentre si continuano ad usare definizioni “di campo” che non si capisce più bene a cosa si riferiscano. Infatti il quadro da cui ci era mossi era, semplificando un poco, questo: esisteva un centro massiccio (la DC), che non leggi tutto