Ultimo Aggiornamento:
01 maggio 2024
Iscriviti al nostro Feed RSS

Argomenti

La battaglia di primavera

Paolo Pombeni - 31.03.2021

Mario Draghi sa bene quanto sia delicato il passaggio che sta affrontando: vincere questa che si può definire la battaglia di primavera significa poter sperare di vincere la guerra contro il Covid in tempi non troppo remoti. Due sono i fronti su cui deve combattere. Il primo è sotto gli occhi di tutti ed è la campagna per le vaccinazioni di massa. Il secondo è quello che viene tenuto lontano dai riflettori ed è il completamento del Recovery Plan (più esattamente PNRR) nella speranza di avere da Bruxelles la sua approvazione prima dell’estate.

Sono due aspetti interconnessi perché col successo in entrambi il paese si compatta e, per ripetere una felice frase del premier, ritrova “il gusto del futuro”. È proprio la carenza di questo a tenere in questo momento congelato il paese, stretto fra le ossessive cronache (si fa per dire) dei talk show su quanto ci aspetta sul fronte Covid e le pressioni divergenti delle forze politiche che formano l’attuale coalizione.

Il successo nella campagna vaccinale dipende certo dall’arrivo di un numero sufficiente di dosi, e su questo il governo ci mette la faccia, ma anche dalla capacità di inocularli secondo un piano razionale ed efficace: e qui cominciano i problemi. Non tutte leggi tutto

Dal controllo interno al controllo sociale

Francesco Provinciali * - 27.03.2021

Una delle esigenze postulate con crescente enfasi in tutti i più avanzati modelli di organizzazione sociale è la possibilità di utilizzare diverse chiavi di accesso e di lettura al fine di osservarne il funzionamento, nella prospettiva della loro ottimizzazione.

Quando si parla di trasparenza si intende l’esercizio di una facoltà di penetrazione e di controllo sui meccanismi e sulle finalità del contesto istituzionale considerato.

Tanto che da tempo si insiste sul concetto di “controllo della qualità” allo scopo di rendere tangibile e manifesta la nozione di “bene comune”: se la qualità fosse misurata soltanto dai gestori di un servizio essa avrebbe una valenza prettamente autoreferenziale e giustificativa.

Questo criterio si dovrebbe applicare con maggiore frequenza al funzionamento della complessa macchina politica, agli assetti e ai servizi resi dalla Pubblica Amministrazione, all’intero quadro istituzionale nelle sue articolazioni centrali e periferiche, in quanto una più puntuale definizione del tipo di controllo da realizzare è propedeutica e preliminare al concetto stesso di democrazia partecipata.

In una dittatura o in un sistema di oligarchie ristrette il diritto di esercitare una funzione di controllo sul potere è negato in partenza: chi lo detiene saldamente, infatti, preclude pregiudizialmente ogni accesso e la realtà visibile agli occhi dei più appare leggi tutto

Siamo stati schiavisti. I gesuiti negli Stati Uniti fanno i conti (salati) con il proprio passato

Claudio Ferlan - 27.03.2021

La Compagnia di Gesù si è assunta una assai rilevante responsabilità negli Stati Uniti, impegnandosi a raccogliere 100 milioni di dollari a beneficio dei discendenti delle persone schiavizzate che un tempo l’ordine religioso possedeva e aveva venduto per agevolare un’operazione commerciale. Il New York Times ha salutato la promessa dei leader gesuiti americani come uno dei più grandi sforzi della Chiesa cattolica romana nel fare ammenda per il proprio coinvolgimento nello schiavismo.

Andiamo indietro nel tempo per cercare le radici di questo impegno. Nel 1838 i proprietari gesuiti dell’Università di Georgetown vendettero 272 schiavi, uomini, donne e bambini, ai proprietari di piantagioni in Louisiana, in cambio di 115.000 dollari (equivalenti a circa 3,3 milioni di dollari del 2021).

Perché i gesuiti lo fecero? Per far fonte ai debiti accumulati dalla Georgetown University  (allora Georgetown College), fondata da John Carroll nel 1789, quando la Compagnia di Gesù era formalmente soppressa ma lottava per sopravvivere in varie parti del mondo. È stata la ricerca storica a consentire la messa in moto del procedimento di risarcimento, chiamiamolo così, che ha dato il via all’onere dei 100 milioni. Nel settembre 2015 Georgetown si è impegnata “in un processo di lungo termine e continuativo per comprendere più profondamente e per dare risposta al ruolo dell’università nell’ingiustizia della leggi tutto

Letta non fare l’Enrico

Paolo Pombeni - 24.03.2021

Qualcuno all’interno del PD si è compiaciuto perché Letta si chiama Enrico e questo potrebbe rimandare ad Enrico Berlinguer e far risorgere la sua proposta politica. Francamente speriamo che il nuovo segretario non cada in questa trappola, perché non è proprio il caso. Non tanto perché la situazione attuale è ben diversa da quella degli anni Ottanta del secolo scorso, ma perché il modello Berlinguer è purtroppo quello in cui vorrebbero incappucciarlo persone che non crediamo siano suoi amici. Eppure qualche mossa iniziale dell’Enrico Elle un po’ scivola sulla china che non portò bene all’Enrico Bi.

Il segretario del PCI, sull’onda di quel che sosteneva all’epoca la stampa “amica”, si fece intrappolare ad avviare il suo partito verso quella trasmissione che alcuni, Ermanno Gorrieri fra questi, definirono un “partito radicale di massa” (alla Pannella). Era la resa ai miti del momento, a quegli idola tribus che sembravano portare il PCI alla futura guida dell’alternanza: l’austerità, la diversità, la presunzione di essere fuori dai “vizi” del sistema politico italiano. In realtà portò i suoi successori (perché non sappiamo ovviamente cosa sarebbe accaduto se Berlinguer non fosse morto prematuramente nel 1984) all’affermazione sulla scena di Berlusconi.

Oggi Letta sembra cedere ai nuovi idola tribus attuali per conquistare leggi tutto

Il paese dello zero virgola

Francesco Provinciali * - 20.03.2021

Valutando la gestione politica della pandemia, ad oltre un anno dalla sua genesi, il Presidente del CENSIS Giuseppe De Rita si è soffermato – in una recentissima intervista - su due elementi di criticità: la scelta di andare a rimorchio degli eventi, rincorrendoli e la carenza di un’ informazione adeguata, sostituita da una comunicazione dai toni emotivi e dalle ripercussioni ansiogene, sincopata, rapsodica, sistematicamente caduta dall’alto e all’ultimo minuto. Se la classe dirigente del Paese imbocca queste due strade dimostra di non possedere capacità di visione d’insieme, lungimiranza e coordinamento, creando le premesse per una sorta di psicosi collettiva da “sospensione”: di scelte, indirizzi, decisioni che sono elementi costitutivi del binomio competenza- responsabilità e che si riverberano sul piano sociale con comportamenti assoggettati a sentimenti di incertezza e insicurezza, vissuti emotivi di sconcerto. Quanto dura la chiusura delle scuole? Chi procura i tablet per la DAD? Quando arriva il mio turno per vaccinarmi? Aver imboccato la via dei DPCM a spron battuto ha generato la sensazione di vivere un lungo periodo di sbandamento generalizzato, con atteggiamenti collettivi condizionati dall’inevitabile sensazione di subire gli eventi, anche nelle polarizzazioni opposte delle chiusure e del liberi-tutti- la società ha metabolizzato un vuoto di gestione, foriero di contraddizioni e suggestioni tutt’affatto rassicuranti. leggi tutto

Giovani vs vecchi: pericolose contrapposizioni della politica attuale

Raffaella Gherardi * - 20.03.2021

Che la difficile situazione pandemica che stiamo attraversando  abbia significato e significhi tuttora l’emergere sotto svariate spoglie di una gerontofobia, dispensatrice di ricette politico-strategiche a vari livelli, è cosa ormai da più parti denunciata in casa nostra e altrove. È passato parecchio tempo ormai da quando, lo scorso anno in Olanda è stato fatto recapitare a tutti gli ultra settantenni un modulo in cui si chiedeva loro di firmare che qualora essi fossero stati colpiti da Covid avrebbero rinunciato al ricovero ospedaliero per non sottrarre posti a persone più giovani che avrebbero avuto maggior probabilità di guarire. E la “ragionevolezza” di questa ingiunzione venne persino fatta propria dalla stragrande maggioranza dei vecchi in questione che sottoscrisse senza batter colpo (cfr. S.Zamagni, Pandemia da Covid-19 e gerontofobia,  7 settembre 2020). Dal canto suo il Presidente della Liguria, a inizio dello scorso novembre, in un suo celeberrimo tweet, aveva indicato gli anziani quali soggetti da proteggersi con strette misure di quasi-clausura in quanto “più fragili” e “non indispensabili allo sforzo produttivo del paese”. Al di là della indignazione di quanti insorsero in quel momento per criticare il fatto che la dignità umana possa essere misurata sulla base della sua produttività economica, altri, anche esponenti del mondo della cultura, leggi tutto

Il PD e la legge elettorale

Luca Tentoni - 17.03.2021

Nel suo discorso di investitura alla segreteria del Pd, Enrico Letta ha archiviato la stagione della "vocazione maggioritaria" per tornare ai tempi delle coalizioni prodiane, quelle che - come l'Unione - non puntavano ad escludere ma ad includere, stante anche la presenza (nel 1996 e nel 2001) di un sistema misto a prevalenza maggioritaria uninominale ad un turno come il "Mattarellum" (nel 2006 c'era il "Porcellum", che se dava un premio certo alla Camera, era una lotteria per i premi regionali del Senato, come Prodi purtroppo constatò a sue spese). Se Letta intende ripartire dal Mattarellum (che, come spiegava Sartori, non era certo il sistema migliore possibile) per andare oltre, guardando per esempio al doppio turno uninominale "alla francese" (in uso anche in gran parte del periodo dell'Italia liberale) la proposta è senza dubbio incoraggiante, perché costringe le forze politiche - soprattutto quelle pulviscolari del centro e della sinistra, cioè tutte tranne Pd e M5s - a compiere delle scelte precise: aderire ad una coalizione estesa, nella quale ognuno ha il suo spazio e la sua voce ma non il potere di ricatto, oppure restare fuori e scomparire. Il problema è che, col Mattarellum, chi resta fuori può sopravvivere, anzi può persino diventare determinante, perché la parte proporzionale e leggi tutto

Un nuovo PD?

Paolo Pombeni - 17.03.2021

Enrico Letta nel suo discorso di investitura ha esplicitamente affermato che serve un nuovo PD ed ha ragione. Si può ammorbidire l’affermazione parlando di una nuova fase di questo PD, ma cambia poco. Il problema centrale è che bisogna arrivare a decidere davvero cosa quel partito vuole fare da grande, perché ormai ha esaurito la sua fase adolescenziale. Generato dall’insostenibilità del progetto del PDS – DS che era incentrato su una trasformazione del PCI post-Berlinguer, una volta venuta meno la palla al piede del riferimento al “comunismo”, e dalla mancanza di una “casa” per la tradizione del progressismo cattolico, il PD di Veltroni ha provato ad essere un partito “di visione” affidandosi per lo più al professionismo politico espresso dalle due filiere di provenienza.

Non poteva funzionare, perché è subito venuta meno la “vocazione maggioritaria”, che non era il puntare ad ottenere l’investitura elettorale sufficiente per governare da solo (tanto è vero che cadde subito nella trappola sciagurata di fare una alleanza senza senso né nerbo col partitastro di Di Pietro), quanto piuttosto il provare ad esercitare l’egemonia sulle forze che puntavano al famoso “cambiamento” nel sistema politico italiano. Non c’erano abbastanza idee per quello, né erano maturi i tempi. C’era ancora in giro leggi tutto

Utopie boteriane, realtà pandemiche

Francesco Domenico Capizzi * - 17.03.2021

Le tele di Botero evocano mondi fiabeschi, sogni, candori, tenerezze, simpatie, leggerezze ed allegrie, nei movimenti fisici quanto nei modi di essere che vi traspaiono, ingannevoli. Ritraggono stati di grazia, invidiabili, invidiati, forse emulati, inconsciamente. La realtà contrasta con quei colori e quelle proprie visioni oniriche.

La condizione di obesità, nelle sue specifiche gradualità, traspone in fasce ad alto rischio patogeno, fin dalla tenera età, per gli elevati tassi probabilistici nell’acquisire numerose malattie cronico-degenerative quali le cardiovascolari - fra cui principalmente ictus cerebrali, infarti miocardici ed ipertensioni arteriose - il diabete di tipo 2 (non insulino-dipendente), pneumopatie e sindromi apnoiche notturne, per citarne soltanto alcune fra le tante che possono coinvolgere ed alterare apparati ed organi.

Si stima che la condizione di obesità riguardi il 44% dei casi di diabete 2, il 23% di cardiopatie ischemiche, il 75% delle ipertensioni arteriose, conferisce una predisposizione, su base epidemiologica, ad acquisire neoplasie.  In relazione agli eccessi di superficie corporea e alle conseguenti tendenze alla depressione delle difese organiche, l’obesità innalza il tasso di esposizione a contrarre malattie di vario genere e che, una volta acquisite, la loro guarigione trova ostacoli leggi tutto

IL DPCM 2 marzo 2021 fa retromarcia sulle tutele dei lavoratori fragili

Francesco Provinciali * - 13.03.2021

Ha avuto solo una parziale soluzione la questione dei "lavoratori fragili",  per i quali la legge di bilancio 2021 - n.° 178 del 30/12/2020 all'art. 481 prevedeva tutele sanitarie  estese fino al 28 febbraio 2021. 

Trattasi delle tutele a suo tempo stabilite dall'art 26 comma 2 e 2 bis del cd. "Decreto cura Italia", per le quali i lavoratori fragili erano in attesa di una proroga,  motivata dall'incremento  esponenziale dei contagi in atto, anche a causa delle numerose varianti del virus in circolazione.

Tuttavia il DPCM del 2 marzo 2021 all'art. 6 ha solo parzialmente rinnovato tali tutele, limitandole all'area del cd. "lavoro agile": con esclusione della previsione normativa più favorevole che equiparava la condizione dei cd. lavoratori fragili al ricovero ospedaliero. (codice INPS V07) al fine di sottrarli al  pericolo di contagio.

E' evidente che un utilizzo lavorativo in un contesto ove siano continuativamente presenti altre persone può favorire promiscuità e contatti fisici.

Ed è altrettanto evidente che una persona fragile per costituzione fisica necessiti del ventaglio più ampio di protezioni e tutele: un contagio potrebbe essere addirittura fatale.

Occorre intanto che sia chiarito il concetto stesso di "lavoro agile": infatti è stata usata nel DPCM questa dizione, anziché la più restrittiva e protettiva collocazione in "smart working".

“Lavoro agile” è una definizione che può leggi tutto