Contante ed evasione: inutile battaglia
Ma veramente limitando i pagamenti con banconote si toglierebbe ossigeno a evasione e criminalità? Secondo il presidente dell’ABI Patuelli senza armonizzazione europea norme nazionali disomogenee per l’uso del contante sono inefficaci. Il mercato unico europeo mi consente di acquistare un’auto per contanti in Germania o Polonia e portarmela in Italia. Se non basta l’euro è valuta veicolo internazionale largamente utilizzata al di là dei confini di eurolandia così come il dollaro americano. Secondo stime BCE, su 1300 miliardi in banconote emesse circa 500 sono in paesi non euro come il Montenegro dove l’euro è la moneta legale o la Bosnia che ha un currency board inchiodato sull’euro. In altre zone dell’Est Europa, Russia inclusa, in Africa per non parlare di Svizzera e Inghilterra l’euro è accettato diffusamente. Per il dollaro il fenomeno è ancora più vasto globalmente visto che due terzi dei verdoni in circolazione (1700 miliardi) ballano fuori confine (circa 1100 miliardi). L’euro non è la lira e ridurre la circolazione del contante in Italia per combattere la criminalità è come cercare di raffreddare gli oceani riscaldati dal cambiamento climatico gettando cubetti di ghiaccio in mare. Una misura che la BCE potrebbe adottare, mai presa però dalla Fed americana, sarebbe cambiare forma delle banconote ogni 10-20 anni mandando fuori corso quelle vecchie. Ma costa molto e darebbe un vantaggio al dollaro le cui banconote non vanno mai fuori corso anche se stampate cento anni fa.
L’evasione su larga scala non usa il contante. Una buona parte di questa è già tracciabile e si tratta dei grandi operatori online le cui vendite e operazioni non conoscono il contante. Ma c’è poco coraggio e l’Europa fatica a muoversi, come sempre. Per cui resta l’evasione più comune di imposte e quella contributiva. La seconda è legata al lavoro nero, una piaga che l’immigrazione accentua. In questo campo costellato da caporalato, criminalità e traffici illeciti servono modalità semplificate di pagamento per lavori temporanei. L’abolizione di uno strumento di facile uso come il vecchio voucher da parte del governo Gentiloni è stato un grave errore. Con questa decisione non è scomparsa, come si sperava, la precarietà ma è aumentata l’evasione fiscale e contributiva. I nuovi voucher sono complicati e poco utilizzabili mentre servirebbe qualcosa di semplice, linguisticamente elementare, comprensibile da chi mastica poco italiano. Nel resto della piccola evasione c’è complicità tra chi vende e chi compra un servizio o una merce. Qui l’imputato non è il contante. Controlli e deducibilità di alcune spese sono certo di grande aiuto. La deducibilità costa ma quando è semplice e ben fatta dà un guadagno netto per l’erario. Ma serve anche il senso civico dei cittadini. In una democrazia avanzata l’evasione fiscale si contrasta anche con metodi meno invasivi che però alla lunga danno frutti. Per essere più leali col fisco dobbiamo essere a conoscenza di ciò che otteniamo ogni giorno dallo stato in cambio delle nostre tasse che finanziano servizi erogati gratis o a prezzi che coprono una piccola fetta dei costi nei settori sanità, istruzione, previdenza, trasporti, infrastrutture pubbliche come ponti, strade statali e provinciali, autostrade nel sud, welfare locale. Non sarebbe difficile comunicare al cittadino il vero costo del servizio erogato, come fa il Veneto dove i ticket sanitari recano, sotto l’importo a carico del paziente, il reale costo della prestazione. Estendere questa pratica a tutto il settore pubblico sarebbe di grande aiuto. Sul biglietto del bus comparirebbe la tariffa pagata accanto al costo effettivo. Lo studente che si iscrive ad un liceo gratis o ad una università pubblica per pochi euro potrebbe sapere quanto costa un anno di frequenza. Certo non si risolve così in un sol giorno il problema dell’evasione nel Bel Paese. Conoscere il costo per la collettività di servizi pubblici cui si accede ogni giorno darebbe al carico fiscale una più concreta legittimazione. Inoltre, osservando il costo di una prestazione ciascuno potrebbe comparare efficienza di amministrazioni locali, aziende sanitarie, università e così via anche quando va all’estero, dove paga interamente per ciò che in Italia è semigratuito. Il costo di questa trasparenza non è alto e a regime potrebbe essere irrisorio. Il beneficio è invece notevole e proiettato nel futuro. Perché erode lentamente la cultura dell’evasione fiscale in Italia.
di Luca Tentoni
di Gianpaolo Rossini
di Francesco Provinciali *