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14 dicembre 2024
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Siamo stati schiavisti. I gesuiti negli Stati Uniti fanno i conti (salati) con il proprio passato

Claudio Ferlan - 27.03.2021
Padre Timothy Kesicki

La Compagnia di Gesù si è assunta una assai rilevante responsabilità negli Stati Uniti, impegnandosi a raccogliere 100 milioni di dollari a beneficio dei discendenti delle persone schiavizzate che un tempo l’ordine religioso possedeva e aveva venduto per agevolare un’operazione commerciale. Il New York Times ha salutato la promessa dei leader gesuiti americani come uno dei più grandi sforzi della Chiesa cattolica romana nel fare ammenda per il proprio coinvolgimento nello schiavismo.

Andiamo indietro nel tempo per cercare le radici di questo impegno. Nel 1838 i proprietari gesuiti dell’Università di Georgetown vendettero 272 schiavi, uomini, donne e bambini, ai proprietari di piantagioni in Louisiana, in cambio di 115.000 dollari (equivalenti a circa 3,3 milioni di dollari del 2021).

Perché i gesuiti lo fecero? Per far fonte ai debiti accumulati dalla Georgetown University  (allora Georgetown College), fondata da John Carroll nel 1789, quando la Compagnia di Gesù era formalmente soppressa ma lottava per sopravvivere in varie parti del mondo. È stata la ricerca storica a consentire la messa in moto del procedimento di risarcimento, chiamiamolo così, che ha dato il via all’onere dei 100 milioni. Nel settembre 2015 Georgetown si è impegnata “in un processo di lungo termine e continuativo per comprendere più profondamente e per dare risposta al ruolo dell’università nell’ingiustizia della schiavitù e nei lasciti della schiavizzazione e della segregazione nella nostra nazione”. Uno dei primi risultati di tale progetto (2016) ha portato all’identificazione dei discendenti di quanti furono venduti nel 1838. 

Perché i gesuiti avevano degli schiavi? Sarebbe facile rispondere “perché li avevano tutti quelli con soldi a disposizione”, facile ma inesatto perché non si può certo nascondere che in pieno Ottocento la moralità della questione era già molto discussa. I padri di Georgetown si difesero dalle accuse, che ci furono, evidenziando come essi trattassero molto umanamente i propri schiavi, curando gli ammalati ed evitando che le famiglie venissero divise. Non tutto, però, corrisponde a verità. Sostennero anche che la schiavitù potesse essere considerata un ministero da concretizzare tra gli emarginati della società, che le loro proprietà umane non derivavano dalla tratta atlantica ma dal commercio interno. Difese che non convincevano molti ieri e che nessuno oggi può prendere sul serio. Padre Timothy Kesicki, presidente della Conferenza dei gesuiti di Canada e Stati Uniti, ha condannato il “vergognoso passato schiavista” del proprio ordine religioso e ha aggiunto: “Il razzismo perdurerà in America se continuiamo a distogliere lo sguardo dalla verità del passato e da come essa influisce su tutti noi oggi”.

A cosa saranno destinati questi 100 milioni, che a sentire i promotori dell’impegno dovrebbero essere solo la prima tranche di un impegno finanziario ancora più grande e soprattutto destinato a durare nel tempo? La Compagnia di Gesù ha avviato una collaborazione con la GU272 Descendants Association, che prende il nome dalle 272 persone vendute nel 1838. L’Associazione è impegnata nella identificazione delle vittime del commercio schiavista e nella ricostruzione dei legami familiari troncati, allo scopo di promuovere l’uguaglianza e di costruire opportunità di sviluppo, crescita e investimento per i discendenti. L’auspicio è quello di coinvolgere nella raccolta fondi altre università che hanno beneficiato in passato di profitti derivanti dalla schiavitù. Con il denaro raccolto si finanzieranno borse di studio e aiuti all’istruzione, si sosterranno programmi culturali collaborativi destinati allo “smantellamento dell’eredità schiavista” e alla promozione di giustizia (racial justice), si aiuteranno i discendenti bisognosi pagando loro innanzitutto l’assistenza sanitaria, ma con la promessa di affiancarli anche in altre spese di necessità.

L’assunzione di responsabilità, va detto, non è solo formale: parecchio denaro è stato versato, sia dalla Georgetown University, sia dalla Conferenza nordamericana dell’ordine; si sono insomma mossi i primi passi su un sentiero di equità e riconciliazione che merita di essere conosciuto e percorso. Sta succedendo anche grazie allo studio della storia.