Gennaio Secco. No all'alcol per un mese: tra salute pubblica ed economia
Proposto nel 2013 e attivato nel 2014, in Gran Bretagna è ormai ben noto il Dry January (Gennaio Secco), iniziativa che consiste nella sospensione del consumo di alcol per un mese. La scelta del mese di gennaio si spiega facilmente con l’invito a rifiatare dopo gli eccessi vacanzieri. In questi sei anni la campagna lanciata da Alcohol Change UK si è diffusa fuori dai confini del Regno Unito, anche se non ha avuto grande eco in Italia. Fatta eccezione per un articolo pubblicato lo scorso 16 gennaio su cucina.corriere.it, dedicato però più al costume e alle alternative al consumo alcolico che non all’informazione sul Dry January, è infatti piuttosto raro trovarne traccia sui media del nostro Paese.
Di tutt’altra portata e la risonanza avuta dalla proposta sulla stampa francese, dove Le Figaro e Le Monde in primis hanno dedicato pagine molto approfondite alla questione. Una controversia è sorta dopo l’annuncio che Janvier Sec (sappiamo bene che oltralpe si tende a tradurre sempre) si sta promuovendo senza l’appoggio, fino a novembre dato per scontato, dell’Agenzia per la Sanità Pubblica. Su pressione delle lobby legate all’industria vitivinicola, infatti, pare sia stato lo stesso Emmanuel Macron a dare lo stop.
Le parti in causa sono ben rappresentate dal mensile Revue du vin de France da un lato e dall’altro da France Assos Santé, federazione che coinvolge ottantacinque diverse associazioni di persone coinvolte in diversi modi nella lotta contro l’alcolismo. In un editoriale uscito a inizio gennaio 2020, la rivista si è pronunciata senza mezzi termini contro Janvier Sec, accusando i promotori francesi di voler seminare il panico tra i consumatori, associando il vino alla morte e alla malattia sulla base di convinzioni tutt’altro che scientifiche. Altri motivi di lamentela contro i ‘nuovi proibizionisti’ sono il mancato riconoscimento della ‘nostra cultura’, richiamo sempre presente nelle diatribe sull’enogastronomia, e il timore dei danni che un mese analcolico potrebbe avere sull’intera economia nazionale, per le cui fortune il vino è un elemento niente affatto marginale. Da parte sua, France Assos Santé risponde agli elogi del vino anche attraverso i numeri, per consolidare il fondamento scientifico della bontà, addirittura della necessità dell’astinenza. Citando fonti britanniche, si evidenzia come i vantaggi del gennaio secco siano numerosi e differenziati. Nove partecipanti su dieci testimoniano di aver beneficiato a fine mese sobrio di almeno uno dei seguenti effetti positivi: recupero di energia, perdita di peso, maggiore freschezza, sonno migliore, diminuzione delle spese, addirittura consapevolezza di potersi divertire senza bisogno dell’aiuto del bicchiere. Dunque anche la psicologia entra in gioco. E a chi sbandiera le cifre rivelanti una diminuzione della mortalità riconducibile al consumo di alcolici negli ultimi decenni, si ribatte che il ribasso è talmente esiguo da essere spiegabile molto più fondatamente con il progresso della medicina che non con un aumento della consapevolezza del consumatore.
Le posizioni sono chiaramente inconciliabili, davvero difficile trovare un punto d’intesa tra chi punta al consumo zero e chi costruisce la propria fortuna, non solo economica, sulla produzione di fermentati e distillati. Se ne sono accorti anche i rappresentanti del governo francese, come dimostra il tentativo di trovare posizioni di sintesi da parte dei ministri dell’agricoltura e della sanità. Sembrerebbe che il concetto chiave possa essere quello di moderazione, ma l’invito di alcune organizzazioni sanitarie a modificare il tipico messaggio pubblicitario, «bere con moderazione» (diffuso anche in Italia) con «l’alcol fa male» dimostra come la questione sia ben lungi dal risolversi.
Una via per guadagnare comunque anche in periodo, per così dire, di siccità pare averlo trovato la catena inglese di pub BrewDog, che il 6 gennaio 2020 ha aperto nel centro di Londra il primo Alcohol Free Bar, potenziale pietra angolare di un progetto che vorrebbe associare chi vende birra e liquori alla buona salute. Evolvendo dal diffuso all you can eat (mangia tutto ciò che puoi), BrewDog propone il drink all you can Jan, rabbocco illimitato di birra analcolica per il mese di gennaio. Il tentativo è quello di aprire un nuovo mercato, convincendo il cliente che la birra analcolica può essere buona; impresa non facile, ci sia consentito scrivere, ma certo virtuosa perché unisce alle preoccupazioni per la salute quelle sociali volte a riservare un posto al pub anche a chi per scelta o necessità chiede un’alternativa analcolica.
Nell’attesa che il dibattito sul Gennaio Secco possa raggiungere anche il Bel Paese, possiamo di certo ragionare sulle alternative analcoliche per la socialità della bevuta in compagnia, come fa il citato articolo di cucina.corriere, solleticando il gusto del consumatore con suggerimenti come il Kombucha o, per la gioia di chi scrive, la Yerba Mate.
di Luca Tentoni
di Stefano Zan *