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24 aprile 2024
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A cinquant’anni dalla morte. Camilo Torres, un prete guerrigliero simbolo di pace per la Colombia.

Claudio Ferlan - 04.02.2016

Abbiamo già ospitato su queste pagine alcune riflessioni sul processo di pace colombiano, un cammino intricato che cerca di mettere in dialogo costruttivo il governo e la guerriglia (FARC, ELN), con la mediazione della Chiesa: quella locale ma anche quella di Roma, guidata dal papa che proviene “dalla fine del mondo”. Nuovi passi sono stati fatti, passi concreti che trovano la propria forza nel valore della memoria.

 

Camilo Torres

 

Nel novembre scorso l’arcivescovo di Cali Darío de Jesús Monsalve ha sollecitato la necessità di una rivalutazione del nome di Camilo Torres Restrepo, prete guerrigliero caduto il 15 febbraio 1966. Camilo, ha evidenziato Monsalve, ha molto da dare, molto da insegnare a una Colombia che si sta muovendo sulla strada della riconciliazione, della verità e della giustizia di transizione.

Nato nel 1929 in una famiglia altolocata di Bogotá, Camilo Torres fu ordinato sacerdote nel 1952 e si spostò presto a Lovanio per studiare sociologia. Rientrato in patria, fu nominato cappellano dell’Università Nazionale, dove fu tra i protagonisti dell’apertura della prima facoltà di sociologia dell’intera America Latina. Promosse diversi progetti volti al riscatto dei settori più marginali della società colombiana, teorizzando la necessità urgente di un radicale cambiamento nell’organizzazione stessa del suo paese. L’iniziativa più rilevante fu la fondazione del Frente Unido del Pueblo (Fronte Unito del Popolo), un movimento che si opponeva alla “Grande Coalizione” di governo, leggi tutto

Perseguitati per la fede. Un dramma senza esclusive

Claudio Ferlan - 07.01.2016

La libertà religiosa è garantita in ambito internazionale dall’articolo diciotto della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo ed è assicurata in molte leggi fondamentali: bastino qui gli esempi del primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America o l’articolo diciannove della Costituzione italiana. Ciononostante, a una percentuale molto alta di donne e uomini non è consentito vivere e professare apertamente il proprio credo. Lo affermava il Pew Research Center nel bilancio presentato il 28 febbraio scorso, dove si suonava anche l’allarme per una situazione in sensibile peggioramento. Previsioni fosche che i primi resoconti del nuovo anno confermano a pieno.

Tutti abbiamo ben presenti movimenti terroristici come Boko Haram o Isis, abbiamo notizia delle violenze religiose in Kenya o in Somalia, ma in molti casi l’intolleranza è tutt’altro che fuori dalla legge. Guardiamo alla lista pubblicata dalla Organizzazione Non Governativa Human Rights Without Frontiers (HRWF), che segnala venti Paesi nelle cui carceri vi sono persone detenute per motivi religiosi: i cosiddetti FoRB (Freedom of Religion or Belief & Blasphemy Prisoners). L’elenco è lungo ma non esaustivo: Arabia Saudita, Azerbaigian, Bhutan, Cina, Corea del Nord, Corea del Sud, Egitto, Eritrea, Indonesia, Iran, Kazakistan, Laos, Pakistan, Russia, Singapore, Sudan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam. Non esaustivo perché leggi tutto

L’Africa al centro. Rischi e significati del prossimo viaggio pontificio

Claudio Ferlan - 19.11.2015

L’agenda di papa Francesco prevede per i prossimi 25-30 novembre un viaggio in Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana, fortemente voluto da Bergoglio per aprire il Giubileo straordinario della misericordia.

Il programma ufficiale rivela la piena coerenza dell’appuntamento africano con le linee politiche e pastorali del pontificato in corso. Oltre agli incontri istituzionali e diplomatici, il fitto calendario annuncia una riunione interreligiosa ed ecumenica e una visita alla bidonville di Nairobi (Kenya), l’omaggio a un santuario cattolico e anglicano (Uganda), la presenza in un campo profughi, un appuntamento ecumenico con i rappresentanti della comunità evangelica e uno interreligioso presso la moschea centrale della capitale Bangui (Repubblica Centrafricana). Rimane dunque centrale l’attenzione verso le altre religioni, le altre confessioni cristiane e le periferie sociali.

 

Il nodo centrafricano

 

Già prima degli attentati di Parigi, un allarme molto serio è stato trasmesso dai servizi di sicurezza francesi per la tappa centroafricana. Paese a netta maggioranza cattolica, la Repubblica è in subbuglio dal momento della deposizione del presidente François Bozizé per opera del gruppo islamico Séléka (marzo 2013). Da allora è in corso una guerra civile tra milizie musulmane e cristiane. La situazione sta peggiorando e le violenze si susseguono anche a Bangui, dove Francesco ha scelto di aprire il Giubileo (29 novembre). leggi tutto

Il pastore e le pecorelle in cerca d’orientamento. Considerazioni a margine del Sinodo sulla famiglia

Claudio Ferlan - 15.10.2015

Non è certo in un clima sereno che si è aperta la XIV Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi (4-25 ottobre), dedicato a “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. Come ampiamente noto, all’inizio dei lavori è stata consegnata al papa una lettera privata, firmata da tredici cardinali, nella quale si ponevano delle critiche – neanche troppo blande – alla preparazione e ai contenuti del Sinodo.

 

La forma

 

Cominciamo dai fatti: immediatamente prima dell’apertura dei lavori dell’assemblea (5 ottobre) il cardinale australiano George Pell, prefetto della Segreteria per l’economia, consegna la lettera a Bergoglio. Il recapito prima dell’inizio dei lavori testimonia che il contenuto è stato preparato da tempo. Il successivo 12 ottobre il vaticanista de L’Espresso Sandro Magister pubblica sul suo blog il testo della lettera inviata al papa e l’elenco dei tredici cardinali firmatari. Magister, ricordiamolo, è un esponente di spicco dell’opposizione interna al papa argentino, di stampo conservatrice. È lui il protagonista della diffusione anticipata della bozza dell’enciclica Laudato si’, cosa che ha motivato la sua sospensione a tempo indeterminato dalla sala stampa vaticana. leggi tutto

La cultura sportiva in Italia. Tra vittorie, scommesse e complottismo.

Claudio Ferlan - 17.09.2015

Negli ultimi giorni l’onnipotente calcio ha parzialmente lasciato spazio ad altri sport sulle pagine dei quotidiani e nei titoli dei notiziari.

Sabato 12 settembre hanno guadagnato le nove colonne la duplice vittoria di Roberta Vinci e Flavia Pennetta nelle semifinali degli US Open di tennis prima e poi il trionfo di Fabio Aru al Giro ciclistico di Spagna (la Vuelta), arrivato all’ultimo respiro quando ormai erano in pochi a crederlo possibile.

 

Scommettiamo?

 

La finale tutta italiana di New York, prima nella storia nel tennis di certi livelli, ha scomodato anche Matteo Renzi, arrivato negli States tra mille polemiche. Con la verve dialettica che nessuno gli può negare, il premier ha evidenziato come di fronte a una partita di calcio il suo gesto non avrebbe creato tanto rumore. Probabile che abbia ragione. Roberta Vinci, poi sconfitta in finale, ha centrato l’impresa della vita superando in semifinale Serena Williams, fino a quel momentopraticamente imbattibile nel corso dell’intero anno. Quali fossero le aspettative dell’incontro lo dimostrano le quote di certi bookmaker statunitensi, che davano la vittoria di Roberta Vinci 300 contro uno. Cioè a dire, punto un dollaro su di lei e ne vinco 300. E si sa che gli allibratori se ne intendono, dato che con le scommesse si guadagnano da vivere. Ma sfogliamo le pagine dei giornali italiani, specie quelli online aperti ai commenti del popolo degli appassionati. leggi tutto

Ecuador, Bolivia, Paraguay: un viaggio alle origini del cristianesimo popolare.

Claudio Ferlan - 16.07.2015

Il recentissimo viaggio di Francesco in America Latina si pone a buon diritto sulla via inaugurata fin dai primi giorni del suo pontificato. Così come accaduto in Europa, infatti, il papa ha preferito visitare le periferie e i paesi più poveri quali sono Ecuador, Bolivia e Paraguay. Le linee pastorali dell’azione di Bergoglio risaltano ancora più evidenti se analizzate alla luce del suo rapporto con il continente di origine.

 

Teologia del popolo

 

L’elezione di Francesco ha di molto accresciuto l’interesse per la cultura teologica latinoamericana: prima del 13 marzo 2013 in Europa ben pochi tra i non addetti ai lavori avevano sentito parlare di teologia del popolo. Si conosceva magari la teologia della liberazione, ma più per le sue implicazioni politiche che per i suoi fondamenti teorici. Tra le numerose pubblicazioni che negli ultimi due anni sono apparse (per lo più tradotte) nelle librerie italiane, una più di altre ci aiuta a comprendere ragioni e termini del recente viaggio. Mi riferisco a “Introduzione alla teologia del popolo. Profilo spirituale e teologico di Rafael Tello” (Emi 2015, ma l’edizione argentina è del 2012), scritto da Enrique Ciro Bianchi con prefazione dell’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio. In sintesi, il pensiero di Tello – teologo al quale Francesco deve molto leggi tutto

Laudato si’. Un’enciclica attesa, anticipata e discussa.

Claudio Ferlan - 25.06.2015

L’attesa enciclica sul rapporto uomo/ambiente è stata resa pubblica lo scorso 18 giugno. Che Francesco vi stesse lavorando era noto da tempo e il documento non ha certo deluso chi si aspettava uno scritto ricco di spunti. L’analisi del testo richiede tempo e riflessione, ma vi sono alcune rilevanti considerazioni da fare a proposito di anticipazioni e reazioni alla “Laudato si’. Sulla cura della casa comune”.

 

La pubblicazione anticipata

 

La diffusione non autorizzata del testo italiano dell’enciclica su L’Espresso online è costata al vaticanista Sandro Magister la sospensione a tempo indeterminato dalla sala stampa vaticana. Si trattava di una bozza, ma come Magister non ha mancato di mettere in evidenza sul proprio blog, davvero molto prossima all’originale. Cosa ha indotto un giornalista di grande esperienza a rischiare una palese violazione della regola dell’embargo, che impone di non pubblicare un documento ufficiale concesso in visione anticipata? Vi sono due possibili risposte.

La prima si risolve nel semplice richiamo allo scoop e alla capacità di informare prima degli altri. Non si darebbe in verità nessuna violazione, dato che il documento sarebbe arrivato a L’Espresso da fonti vaticane. È la tesi di Magister, sostenuta da alcuni suoi colleghi e prospettata nelle brevi note di presentazione dello stesso Magister, secondo il quale l’enciclica “è comparsa all’improvviso sul sito online dell’Espresso … leggi tutto

Il Kirchentag 2015: le Chiese evangeliche guardano al futuro analizzando il presente.

Claudio Ferlan - 09.06.2015

Domenica scorsa, 7 giugno, è terminata a Stoccarda la 35a edizione del Kirchentag, manifestazione che dal 1949 raduna i fedeli delle Chiese evangeliche tedesche. Tradizionalmente le giornate sono dedicate a temi che mettono in dialogo il mondo ecclesiastico con quello della società civile. Il motto scelto dagli organizzatori dell’appuntamento 2015 è stato: “Affinché diventiamo saggi” (Salmo 90,12), un versetto preso a simboleggiare l’impegno per la costruzione di modelli di vita più sostenibili. A testimoniare saggezza è stato quantomeno il comportamento dei visitatori, lodato dal direttore della polizia cittadina, Andreas Stolz, che ne ha evidenziato pazienza, cortesia e gentilezza. Di fronte a inevitabili code e lunghi tempi d’attesa, resi per di più disagevoli da un caldo poco abituale, tutto è filato alla perfezione; la disponibilità di tutti ha consentito la celebrazione di una vera e propria festa di pace, ha commentato Stolz.

 

Numeri e creatività


Come riassume efficacemente l’ottimo sito kirchentag.de, le cifre non mentono ed evidenziano la riuscita dell’evento: 100.000 presenze all’inaugurazione, 95.000 alla messa conclusiva, 600.ooo in totale le persone accorse nella capitale del Baden-Württemberg per il Kirchentag, più di 50.000 dei quali di fede cattolica. A dare conto della maestosità dell’iniziativa, va ricordata almeno un’altra cifra: 2.500 avvenimenti tra conferenze, dibattiti, studi biblici, celebrazioni, spettacoli teatrali, mostre, concerti, workshop. Impossibile dunque pretendere di riassumere quanto successo a Stoccarda, meglio porre la lente d’ingrandimento su alcuni temi portanti, che a nostro parere restituiscono la capacità delle chiese evangeliche di guardare al futuro con serenità e con la volontà di farvi attivamente parte. leggi tutto

Strumento di pace? Il Vaticano tra Cuba e Colombia, un anno dopo

Claudio Ferlan - 28.05.2015

La presenza della Santa Sede nelle azioni diplomatiche dell’America Latina è uno degli elementi fondanti l’azione sociale e politica del papa argentino. Un anno fa avevamo scritto, su questa testata, della spinta alla pace promossa da Francesco in due paesi chiave dell’area: Cuba e Colombia. Gli esiti che possiamo vedere oggi sono tra loro molto diversi, probabilmente anche inattesi.

 

Apertura cubana

 

È ben nota al lettore italiano la recente svolta segnata nelle relazioni internazionali di Cuba, così come è palese il riconoscimento del fondamentale contributo Vaticano alla sterzata. Il cardinale cubano Jaime Ortega y Alamino, raggiunti gli Stati Uniti per ricevere un dottorato honoris causa presso l’università gesuitica di Fordham (New York), non ha mancato di ricordare il contributo di Francesco alla riapertura delle relazioni tra i due (ex?) grandi nemici. Il cardinale ha rilevato come il papa sia impegnato nella costruzione di nuovi rapporti tra i paesi attraverso la forza della parola. Il suo pontificato lo prova. Ortega ha aggiunto che Bergoglio nei suoi colloqui con Obama ha sottolineato la centralità della questione cubana per la politica di Washington. I rapporti tra gli Stati Uniti e i paesi dell’America Latina passano necessariamente attraverso Cuba, avrebbe detto Francesco. 

Nell’attenzione verso l’isola caraibica entra un elemento basilare del magistero del papa argentino: l’affermazione della dignità dell’uomo, un tema assai caro anche alla politica cubana. leggi tutto

Cristianesimo al femminile, la distanza tra Canterbury e Roma

Claudio Ferlan - 02.04.2015

Il noto quotidiano online statunitense “The Huffington Post” ha proposto una pagina molto interessante per presentare il mese di marzo, dedicandolo alla storia delle donne. La sezione “Religion” del quotidiano ha salutato la ricorrenza scegliendo alcuni profili di donne capaci di “rompere le barriere” nel mondo delle religioni.  In un campo in cui c’è ancora molta strada da percorrere prima di arrivare alla condivisione delle responsabilità e al riconoscimento dell’importanza dell’azione femminile – si legge – vi sono stati nell’ultimo anno segnali di rinnovamento, simboleggiato dal alcune storie personali.

 

Libby Lane e Alison White

 

Il primo nome della lista è quello di Libby Lane, che lo scorso 17 dicembre è stata nominata primo vescovo donna nella Chiesa d’Inghilterra e molti giornali hanno scelto di riportare la notizia come l’inizio di una nuova era.  Consacrata il 26 gennaio, Libby Lane ha pronunciato il primo sermone davanti ai fedeli della diocesi di Stockport (Contea Greater Manchester) domenica 8 marzo, una data dal forte valore simbolico.

La strada per l’ordinazione femminile era stata spalancata dalla decisione della maggioranza dei membri del sinodo generale della Chiesa leggi tutto