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Il diritto a insegnare. I gesuiti dell’Indiana contro l’omofobia
L’arcidiocesi di Indianapolis ha recentemente proibito di definirsi ‘cattolica’ alla Brebeuf Jesuit Preparatory School, una high school fondata e diretta dai gesuiti. Perché? Il provvedimento è una reazione dell’arcivescovo locale al rifiuto opposto dal preside, il gesuita William Verbryke, e dall’organo di gestione dell’istituto alla richiesta di licenziare una o un docente (l’identità non è stata rivelata) che ha contratto un matrimonio civile con una persona del suo stesso sesso. I vertici dell’arcidiocesi avevano presentato verbalmente l’istanza, per voce del sovrintendente all’educazione cattolica, dopo essere venuti a conoscenza del fatto attraverso i social network. Questo accadeva nell’estate del 2017. La risposta dei gesuiti è stata un circostanziato «No». Il consiglio scolastico ha valutato che non vi fossero gli estremi per il licenziamento, poiché l’insegnante in questione meritava ampiamente di rimanere al suo posto, in quanto è altamente qualificato/a, è impiegato/a nella scuola da tempo e gode di un largo apprezzamento per il proprio lavoro. Inoltre, non si tratta di un insegnante di religione e per questo l’autorità ecclesiastica non ha alcuna competenza sulla sua nomina.
La reazione al diniego si è fatta attendere ma è arrivata e il 20 giugno 2019 è stata notificata alla Brebeuf la decisione dell’arcidiocesi per la quale leggi tutto
I cattolici nei tempi nuovi della cristianità
Abbiamo imparato sui banchi di scuola a contestualizzare gli eventi, collocandoli nel presente e - insieme - nel flusso dei fatti della storia. La contestualizzazione è l’opposto del radicalismo ideologico e del dogmatismo: è aderenza alla realtà e sua lettura, attraverso gli strumenti del pensiero critico, della ragione e dell’etica.
Non significa “secolarizzare” o rendere relativo e avulso dalla storia il presente: al contrario implica uno sforzo di conoscenza, comprensione e interpretazione della realtà per vivere con maggiore consapevolezza il proprio tempo.
Siamo tutti in diversa misura attori e partecipi della vertiginosa accelerazione impressa al ‘modus vivendi’ e al ‘modus operandi’ nei costumi sociali e negli stili di vita individuali degli ultimi decenni, anche in relazione alla straordinaria incidenza che le nuove tecnologie e la loro diffusione hanno avuto nella deriva della globalizzazione e in quella opposta che le sta subentrando: poiché i corsi e ricorsi storici ci hanno insegnato che non esiste un anno zero, in cui tutto si annienta per dare spazio ad una improbabile teoria del cominciamento che escluda una continuità con il passato.
Siamo inesorabilmente legati a doppio filo alle coordinate spazio-temporali della storia, che è continuità, flusso, leggi tutto
Gustavo Gutiérrez. I novant´anni di un teologo che guarda al futuro
Venerdì otto giugno il padre domenicano Gustavo Gutiérrez, peruviano nativo di Lima, ha compiuto novant’anni. E ha ricevuto una lettera di auguri da papa Francesco. Potrebbe sembrare a prima vista una notizia di poco conto, ma solo a uno sguardo distratto. Gutiérrez infatti è uno dei fondatori della teologia della liberazione, una corrente condannata ai tempi di Woytila e del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede Joseph Ratzinger, ma in seguito meglio compresa e riabilitata a livello ecclesiale.
La lettera di Jorge Mario Bergoglio
Il testo, scritto naturalmente in spagnolo, è breve ma denso di significato: “Caro fratello, per il tuo novantesimo compleanno ti scrivo per farti gli auguri e per assicurarti la mia preghiera in questo momento significativo della tua vita. Mi unisco alla tua azione di grazie a Dio, e ti ringrazio anche per il contributo che hai dato alla Chiesa e all’umanità attraverso il tuo servizio teologico e il tuo amore preferenziale per i poveri e gli abbandonati dalla società. Grazie per tutti i tuoi sforzi e per il tuo modo di interpellare la coscienza di ognuno, perché nessuno resti indifferente di fronte al dramma della povertà e dell’esclusione. Con questi sentimenti, ti incoraggio a leggi tutto
A proposito di «DOV’È CHE IL NOSTRO POPOLO È STATO CREATIVO?» Conversazioni di papa Francesco con i gesuiti del Cile e del Perù
Quello che immediatamente colpisce nelle interviste rilasciate da papa Francesco ai gesuiti cileni e peruviani in occasione del suo ultimo viaggio è, ancora una volta, il linguaggio franco e diretto. Il papa parla utilizzando un registro assai poco consueto nella storia dei pontificati precedenti, pur se l’apparente semplicità di approccio sembra ricordare talvolta quella di papa Giovanni. Ma Francesco è solo apparentemente semplice, il suo stile è frutto di un dono, la capacità di scegliere un eloquio piano e comprensibile ai più ma, come d’altronde è stato ricordato, non si tratta di spontaneità, piuttosto di uno studio secolare che ha portato la Compagnia di Gesù a privilegiare sin dalla sua fondazione l’uso di canali comunicativi differenti a seconda del contesto di riferimento.
Delle due interviste – pubblicate dalla Civiltà Cattolica– la stampa ha messo in risalto soprattutto i passaggi laddove papa Francesco in merito alle critiche a lui rivolte, risponde che la sua reazione è quella di non leggerle, soprattutto quelle che vengono riportate online, per preservare la sua «salute mentale». Fermarsi a queste parole – che denotano, leggi tutto
Una Chiesa rivivificata. Il pensiero di Blase Cupich, arcivescovo di Chicago
Il settimanale cattolico inglese The Tablet ha pubblicato nei giorni scorsi una lunga intervista con il cardinale Blase Cupich, arcivescovo di Chicago, molto interessante soprattutto nella sua analisi della portata rivoluzionaria del pontificato in atto. In verità, sono state diverse le interviste a Cupich fatte da giornalisti inglesi, in occasione di una lezione da lui tenuta presso l’Istituto Von Hügel del St. Edmund College di Cambridge e intitolata La rivoluzione della misericordia di papa Francesco: Amoris Laetitia come nuovo paradigma della cattolicità.
Blase Cupich
Cupich, nominato cardinale il 9 ottobre 2016, è considerato uno dei più eminenti rappresentanti della Chiesa liberal degli Stati Uniti e la scelta di Francesco di affidargli l’arcidiocesi di Chicago nel settembre 2014 fu accolta con sfavore e preoccupazione dagli ambienti conservatori americani e da quei siti internet pronti ad accusare il papa di eresia, li stessi che Bergoglio stesso ha recentemente affermato di non leggere per salvaguardare la propria salute mentale. Cupich ha fatto discutere in passato per alcune sue nette prese di posizione: da vescovo di Spokane, (Washington), per esempio, proibì al proprio clero di prendere leggi tutto
Ancora in periferia. La fitta agenda di Francesco per il viaggio in Cile e Perù
Lunedì prossimo 15 gennaio papa Francesco partirà da Fiumicino con destinazione Santiago del Cile, prima tappa di un viaggio apostolico dal programma, al solito, particolarmente intenso. Oltre alla capitale, visiterà infatti anche Temuco e Iquique, site rispettivamente nelle regioni Araucanía (a sud del paese) e Tarapacá (a nord). Si sposterà poi in Perù, toccando Lima e le città di Puerto Maldonado (regione Madre de Dios, Amazzonia) e Trujillo (regione La Libertad, costa pacifica settentrionale). Il viaggio si concluderà il 22 gennaio e si svolgerà all’insegno del motto “condividere l’annuncio della pace e confermare nella speranza”.
Cile
La scelta di quali regioni cilene toccare è il frutto del dialogo con l’episcopato locale, come anche della volontà di Francesco. A Santiago, centro del paese, il papa vedrà le autorità, il clero, i giovani e i gesuiti. Visiterà anche un penitenziario femminile, concretizzando l’abituale attenzione ai margini della società caratteristica del suo pontificato. Bergoglio ha poi voluto con decisione recarsi in Araucanía, la regione più povera del paese, dove da temposi vivono forti tensioni tra lo Stato e la minoranza indigena mapuche (“figli della terra”). Secondo i media cileni, i rappresentanti mapuche contano di dimostrare a Francesco la legittimità della lotta di rivendicazione per
Il papa parla in aereo. Teologia e comunicazione nel viaggio in Asia
Non è raro leggere l’opinione di chi identifica papa Francesco come un teologo di livello inferiore a quello del suo predecessore. E chi lo sostiene proviene spesso da una cultura europea, preferibilmente tedesca o italiana. Cosa significa davvero questa affermazione? Forse essa rivela una scarsa attenzione alla pastorale pontificia e una conoscenza limitata alla tradizione teologica del Vecchio continente. Gli storici sono soliti definire questo atteggiamento come “eurocentrismo”.I contenuti della conferenza stampa tenuta dal papa durante il volo di rientro dal Bangladesh consentono dei ragionamenti importanti sulla questione.
Giocate a calcio?
L’unico riferimento alla teologia nel corso della conferenza testimonia, ancora una volta, la capacità comunicativa di Bergoglio. Riferendosi al suo incontro con i neo-ordinati preti cattolici in Bangladesh, ha raccontato di avere sempre l’abitudine di parlare privatamente con loro prima dell’ordinazione. E ha continuato:“Mi sono sembrati sereni, tranquilli, coscienti, avevano coscienza della missione, poveri, normali. Una domanda che ho fatto è stata: ‘Giocate a calcio?’ – ‘Sì!’, tutti. leggi tutto
Cristianesimo e Riforma, 500 anni dopo Lutero
Il 31 ottobre scorso si è celebrato il 500° anniversario della Riforma luterana. Secondo una tradizione non confermata dalle fonti, il 31 ottobre 1517 Martin Lutero affisse sulla porta della Chiesa di Ognissanti di Wittenberg 95 Tesi con le quali condannava senza indugi il commercio delle indulgenze, fiorito all’epoca per finanziare la ricostruzione della basilica di San Pietro. Che sia stato o meno il 31 ottobre, poco cambia: il nocciolo della questione è che intorno a quella data ebbe origine un cambio di paradigma nelle vicende delle Chiese cristiane. Il centenario del 2017 apre una nuova pagina della storia delle relazioni cattolico-luterane, le cui prime righe sono state scritte da parte romana con il Concilio Vaticano II.
Il cammino ecumenico
Il 31 ottobre 2016 papa Francesco ha partecipato alla preghiera ecumenica nella cattedrale luterana di Lund, in Svezia, in occasione dell’apertura delle celebrazioni del cinquecentenario. Dopo secoli di conflitti spesso molto aspri, per la prima volta l’erede di Pietro si è recato di persona alla commemorazione della Riforma. In quell’occasione, Bergoglio ha definito Lutero un “riformatore” e ha riconosciuto l’errore della Chiesa di Roma nei suoi confronti.
Non è immaginabile pensare che 400 anni fa i cattolici avessero potuto partecipare alle celebrazioni luterane. Ma oggi? Giocando con la macchina del tempo, potremmo intravvedere in leggi tutto
Per un "nuovo umanesimo europeo": a proposito dell'utopia di Francesco.
L'importanza del discorso tenuto da Papa Francesco di fronte alla comunità accademica dell'Alma Mater Studiorum, che lo ha incontrato in Piazza San Domenico, nella sua ultima visita a Bologna (domenica, 1 ottobre), non è sfuggita ai commentatori più attenti, che ne hanno messo in luce aspetti e indirizzi teorico-progettuali diversi e profondi. Larga eco ha trovato, per esempio, la proposta di Francesco affinché il diritto alla cultura, il diritto alla speranza, il diritto alla pace, possano rappresentare la concreta prospettiva di una nuova progettualità da mettere in campo e alla quale i giovani possano essi stessi indirizzarsi. Particolare attenzione, da parte di alcuni commentatori, è stata rivolta soprattutto al forte richiamo fatto dal Papa allo ius pacis, il che segnerebbe, stando a qualche commento, una vera e propria svolta e l'assoluta archiviazione di ogni possibile giustificazione della guerra o della cosiddetta teoria della guerra giusta. E in effetti l'invocazione da parte di Francesco allo «ius pacis come diritto di tutti a comporre i conflitti senza violenza» e il ribadito appello e monito «mai più la guerra, mai più contro gli altri, mai più senza gli altri», giungono dopo aver chiamato in causa, contro le presunte «ragioni della guerra», importanti testimoni del secolo leggi tutto
Ecologia ecumenica: due anni dopo la Laudatosi’
Sono trascorsi più di due anni dalla cosiddetta enciclica ecologica LaudatoSi’, pubblicata il 18 giugno 2015 e la ricorrenza ha dato occasione a iniziative e riflessioni sulla sua effettiva incidenza.
Le Grandi Città
Uno degli appuntamenti più recenti e significativi è stato il Congresso Internazionale«LaudatoSi’ e Grandi Città», tenutosi a Rio de Janeiro tra il 12 e il 15 luglio scorsi, dedicato in particolare alle metropoli latinoamericane, nelle quali vive più del 52% della popolazione del Subcontinente. L’incontro era incentrato su tre temi scelti come fondamentali: acqua potabile, inquinamento ambientale, qualità dell’aria. Gli organizzatori si sono mossi tenendo conto di due obiettivi: uno pratico, volto a diffondere la conoscenza dell’enciclica e contestualmente l’urgenza ecologica; l’altro etico, inteso a sollecitare una presa di coscienza collettiva (l’umanità, gli Stati, le imprese) e individuale nei confronti del pianeta, che va salvaguardato al meglio nel rispetto delle generazioni future.
Il Congresso si è celebrato con il pieno sostegno di papa Francesco, che ha inviato un messaggio ai partecipanti, invitandoli a insistere su tre atteggiamenti (le tre R): rispetto, responsabilità, relazione. A proposito di quest’ultima in particolare, Bergoglio ha sottolineato lo stretto collegamento tra degrado ambientale e sociale, ricordando come, nelle grandi città in particolare, l’isolamento di alcune persone in zone leggi tutto