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20 aprile 2024
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Una Chiesa rivivificata. Il pensiero di Blase Cupich, arcivescovo di Chicago

Claudio Ferlan - 17.02.2018
Blase Cupich

Il settimanale cattolico inglese The Tablet ha pubblicato nei giorni scorsi una lunga intervista con il cardinale Blase Cupich, arcivescovo di Chicago, molto interessante soprattutto nella sua analisi della portata rivoluzionaria del pontificato in atto. In verità, sono state diverse le interviste a Cupich fatte da giornalisti inglesi, in occasione di una lezione da lui tenuta presso l’Istituto Von Hügel del St. Edmund College di Cambridge e intitolata La rivoluzione della misericordia di papa Francesco: Amoris Laetitia come nuovo paradigma della cattolicità.

 

Blase Cupich

Cupich, nominato cardinale il 9 ottobre 2016, è considerato uno dei più eminenti rappresentanti della Chiesa liberal degli Stati Uniti e la scelta di Francesco di affidargli l’arcidiocesi di Chicago nel settembre 2014 fu accolta con sfavore e preoccupazione dagli ambienti conservatori americani e da quei siti internet pronti ad accusare il papa di eresia, li stessi che Bergoglio stesso ha recentemente affermato di non leggere per salvaguardare la propria salute mentale. Cupich ha fatto discutere in passato per alcune sue nette prese di posizione: da vescovo di Spokane, (Washington), per esempio, proibì al proprio clero di prendere parte a preghiere organizzate davanti alle cliniche abortiste (le cosiddette “veglie pro-life”). Si è spesso impegnato in prima persona nei movimenti statunitensi che promuovono l’abolizione della pena di morte o in quelli che chiedono severe restrizioni alla libera vendita di armi da fuoco, tema di stretta e tragica attualità.

 

La rivoluzione di Amoris Laetitia

L'opinione del cardinale Cupich è che il pontificato di Francesco e in particolare l’enciclica Amoris Laetitia abbiano segnato un nuovo paradigma nella storia della cattolicità, chiamando teologi e studiosi dei testi sacri a cercare “le cose di Dio” non nei monasteri o nel proprio lavoro ma nel caos quotidiano della vita delle famiglie. Proprio la famiglia è, afferma Cupich, il luogo privilegiato dove vedere chi è e cosa sta facendo Dio. La famiglia però si sta modificando rapidamente e la Chiesa è chiamata a comprendere e rispettare questi cambiamenti, ponendosi in una posizione di piena reciprocità. Il prete e le comunità parrocchiali sono chiamati a vivere con le famiglie, ad accompagnarle giorno per giorno con rispetto delle specificità.  Questo sull’esempio del papa, che è un raffinato osservatore della quotidianità. Il cardinale lo ha definito, con felice immagine, uomo che ha speso molte domeniche nel pandemonio dei lunghi e irregolari pranzi di famiglia. In tale prospettiva, non sono tanto gli insegnamenti della Chiesa a dover cambiare, quanto il modo in cui essa deve essere e operare: un ospedale da campo, un luogo dove si agisce e non ci si immobilizza in pensieri staccati dalla realtà. Si tratta di uno stile pastorale che Cupich ha fatto proprio a Chicago, dove ama visitare i ghetti della città, le loro scuole, muovendosi verso quelle periferie esistenziali tanto care a Bergoglio. Il cardinale ha definito questo cambiamento strutturale della Chiesa “una eremeneutica revificata” e l’autore dell’intervista, Brendan Walsh, ha scelto di intitolare il proprio articolo “Lo schock del nuovo”.

Ma quanto c’è davvero di nuovo in questa rivoluzione ermeneutica? Molto e poco, allo stesso tempo: Amoris Laetitia è un segno, dal quale a parere di Cupich non si potrà tornare indietro, della volontà di concretizzare lo spirito del Concilio Vaticano II. La sua opinione si pone in perfetta linea con quanto recentemente dichiarato dallo stesso Bergoglio, nel ricordare come in molti cattolici vi sia un rifiuto delle linee dettate dal Vaticano e come per vedere gli effetti di un Concilio, a dire degli storici, serva un secolo. Ma di quel secolo una metà è passata ed è arrivato il momento di essere più concreti.