Putin “lo Zar”. Ecco come anche i suoi critici in Occidente contribuiscono a legittimarlo
Fin dall’inizio della guerra di aggressione e invasione dell’Ucraina, Putin, in stretta alleanza col fido Patriarca ortodosso moscovita Kirill, ha saputo lanciare molto bene all’interno e all’esterno una forte campagna sull’uso di concetti e parole destinati a fare da portabandiera legittimatrice alla sua escalation di violenze di ogni genere contro un Paese sovrano. Da una parte il bando all’interno della parola “guerra”, (e chi mai per caso l’avesse malauguratamente usata in Russia ne avrebbe pagato il fio, rischiando molti anni di carcere), sostituita dall’innocuo concetto di una “operazione speciale”, volta a estirpare – secondo i “nobili” e dichiarati intenti di Putin – ogni eredità di “nazismo” dal terreno ucraino; dall’altra in positivo, su scala planetaria, una santa crociata contro l’intero “Occidente” reo, quest’ultimo, di tutti i mali passati, presenti e in fieri futuri. Ora, senza voler entrare qui in considerazioni su come e quanto l’anti-occidentalismo dell’autocrate del Cremlino abbia trovato proseliti più o meno illustri anche all’interno di certo pacifismo putinista delle democrazie occidentali, resta il fatto che tale grido di battaglia si è dimostrato di successo. Tanto più nella misura in cui, legato al tema della eredità imperiale della Russia, esso è stato ed è in grado di coagulare fior di analisi di esperti di ambiti disciplinari diversi che, in seno allo stesso Occidente, cercano di chiarire quali siano le coordinate che Putin fa proprie in una guerra che scardina ogni principio del diritto internazionale e di cui si va alla ricerca di qualche possibile canone di ragionevolezza. Quanto, se e in che misura sia possibile ricondurre a termini di “ragione/ragioni”, relativamente a una guerra efferata e, in generale, in merito a regimi vecchi e nuovi di despoti e tiranni, è un tema che richiederebbe ben altri spazi e approfondimenti.
Ciò su cui mi interessa porre l’accento ora è, assai più modestamente rispetto ai temi appena richiamati, capire come mai il dibattito politico, la riflessione politica e i vari canali, vecchi e nuovi, della opinione pubblica in Occidente, anche quelli più critici nei confronti della guerra di Putin, si dimostrino molto meno attenti e scaltri di quanto quest’ultimo lo sia rispetto all’uso di termini e concetti che, come si sa bene, non hanno mai una valenza neutra. Non importa chiamare a sostegno le approfondite considerazioni svolte, in sede di analisi, dalla storia dei concetti (“Begriffsgeschichte”), per capire da vicino come questi ultimi possano funzionare da veri e proprio cavalli di battaglia della politica e di valenze differenti all’interno di contesti diversi e siano carichi di significati potentemente simbolici. Anche a livello di semplice buon senso il tutto appare chiaro. Da questo punto di vista allora, vale la pena interrogarsi sull’uso pressapochistico e a tutto vantaggio di Putin che nei Paesi della galassia d’Occidente si è fatto fin dall’inizio della guerra e si continua tuttora a fare dell’appellativo di “Zar” in riferimento a Putin, andando completamente al traino di ciò che egli ama far risaltare di sé, quale novello restauratore dell’antica eredità imperiale russa. Non si è forse molto lontani dal vero immaginando che, se la celebre lettera “Z” che figura sui mezzi militari dell’invasione russa, venisse da tutti interpretata in Occidente come lettera inziale di “Zar”, Putin ne proverebbe il godimento massimo, dato che i valori delle imbelli democrazie sono quanto di più egli aborre e quindi non si sente certo sotto accusa per essere insignito di questo appellativo persino da coloro che gli si oppongono. Inoltre se poi egli in prima persona o qualche suo fedele collaboratore facesse un rapido giro su internet, si ritroverebbero tutti estremamente gratificati dal notare come fior di voci di enciclopedie e pubblicazioni si preoccupino di rilevare, (accanto alla valenza storica del termine “Zar” e all’elenco degli esponenti che per secoli hanno potuto fregiarsi di tale titolo), che tale appellativo è tornato in auge nel 2022 proprio in riferimento allo stesso Putin. Meraviglia delle meraviglie poi, da parte sua, nel notare che qualche rivista e pubblicazione lo ritrae addirittura in copertina nella veste dell’alta uniforme degli Zar, col petto appuntato di valorose medaglie e onorificenze. Inoltre qua e là affiorano anche da parte dei suoi nemici sul terreno del vituperato Occidente, e riesumando le immagini di antichi simboli, nuovi giustificazionismi della “missione imperiale” di cui egli si sente investito e che si sforza di sbandierare di contro ai “mali” e alle crepe di democrazie occidentali, non del tutto salde a loro volta nella difesa dei loro valori. Allora, date le considerazioni di cui sopra, invitanti a usare correttamente e storicamente il termine “Zar”, a partire dalle sue prime origini e affermazioni fin dal X secolo, per significare poi specificamente i Sovrani dell’Impero russo dalla metà del XVII secolo fino al suo crollo con la Rivoluzione del 1917, considerazioni che mettono comunque in guardia contro le trappole dell’uso odierno di tale appellativo per designare l’attuale autocrate del Cremlino, resta il problema di quale categoria concettuale potrebbe essere idonea oggi a sintetizzarne emblematicamente le varie “gesta” sul piano interno e internazionale; in particolare gli atti criminali di cui ha dato prova nei mesi della guerra in corso in Ucraina e contro un popolo che si è fin da subito mostrato capace di opporre una eroica resistenza contro le sue mire imperiali. Si tratta forse, nel caso di Putin, della eredità lunga del totalitarismo, nato nella società di massa del XX secolo e che ha visto campioni quali Hitler e Stalin e altri loro proseliti? I pacifisti putiniani, da noi e altrove, si sono dati un gran da fare, a volte anche dal punto di vista teorico, per respingere tale apparentamento, nonostante certe evidenze fattuali suonino largamente in tal senso. E allora? Magari sforziamoci tutti di trovare un altro concetto, un’idea che possa dare sinteticamente conto delle caratteristiche “nuove” (?) del regime che egli ha messo in atto in questi primi decenni del XXI secolo e del significato, dei massacri, delle devastazioni, della costante minaccia, da parte sua e dei suoi ventriloqui di Governo, dell’uso delle armi nucleari di cui la Russia vanta il possesso e il loro possibile impiego, sia contro l’Ucraina che contro l’intero Occidente. Di fronte a tutte queste “gesta” la definizione di “Zar” appare quanto mai inadeguata e obsoleta, rispondente semplicemente all’immagine che Putin vuol dare di sé e quindi, per favore, almeno sotto il profilo della correttezza intellettuale e anche politica in senso ampio, smettiamo di usarla!
* Professore dell’Alma Mater – Università di Bologna
di Paolo Pombeni
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