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Vivere in epoche diverse sullo stesso pianeta
In questo lungo, interminabile anno di terrore pandemico che ha cambiato la nostra vita siamo stati talmente assorbiti dalle vicissitudini ubiquitarie del nostro pianeta, minacciato dai pericoli della sostenibilità ambientale e del big crash dell’estinzione globale che credo in pochi abbiano alzato gli occhi al cielo per scrutare i misteri della volta celeste. Avvicinandosi un Capodanno mesto in cui non ci sarà nulla da festeggiare ma solo coltivare la speranza di affidare i nostri destini alla scienza e ai vaccini, mi è capitato di ripensare al 1° gennaio 2019 quando, alle 6.33 la sonda spaziale della NASA New Horizons aveva raggiunto in fly by “Ultima Thule” , il corpo celeste n° 486958 - 2014 MU69, appartenente alla “fascia di Kuiper”, ai confini del sistema solare e a 6,5 miliardi di km dalla Terra, inviandoci foto a 10.000 pixel che arrivavano insieme a segnali tecnici attesi dalla missione al Centro Applied Physics Laboratory della Johns Hopkins University, viaggiando alla velocità della luce, in 6 ore e 25 minuti. Non si parla più di questo viaggio nell’universo per raggiungere l’ultimo corpo celeste del sistema solare: è assai probabile che terminata la sua missione, New Horizons seguirà le sorti delle sonde Voyager 1 e 2, esplorando l'eliosfera esterna, l'elioguaina e l'eliopausa, che potrebbe raggiungere nel 2047. leggi tutto
Persone comuni e neoparnassianesimo
A fronte della crescente diffusione di malattie cronico-degenerative, neoplastiche e virali, fino ad aver raggiunto dimensioni pandemiche, Scienza, Medicina e, di concerto, Politica ed istituzioni avrebbero già dovuto disporsi alla ricerca delle loro origini, per evitarle mediante le prevenzioni primaria e secondaria ed infine contrastarle con azioni diagnostiche e terapeutiche precoci. Intanto viene conservata intatta la propensione a solidarietà ed assistenza, ma astenendosi dal porre in atto validi antidoti contro l’insorgenza delle grandi classi di malattie prima ancora che si radichino e siano da curare.
L’autonomia medica, ribadita in ogni sede, rimane ancorata alla tradizionale impostazione anatomo-clinica e diagnostico-terapeutica, di ascendenza positivista, che diagnostica e cura malattie in larga parte evitabili (80% secondo l’OMS). Dal suo canto la Politica, attraverso le Istituzioni, ribadisce la necessità di rilanciare i consumi, in generale, per assicurare il maggior numero di posti di lavoro e sostenere l’economia pubblica e privata, ma in assenza di scelte sostanziali che tendano ad allontanare la malattia, le cui origini si annidano in ogni piega dell’organizzazione sociale e della vita quotidiana.
In tal modo la realtà politico-istituzionale si avvia verso la conservazione dell’esistente: valga come paradigma l’orientamento di Enti pubblici ad acquisire autobus a metano e di proporre progetti di leggi tutto
L'ambiente determina chi in esso si trova
Nel lontano 2007 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito che i livelli di salute, intesa come pieno benessere e non soltanto come assenza di malattia, vengono influenzati da vari fattori, fra cui prevalgono le condizioni del “mezzo esterno” in cui vive “il mezzo interno”, cioè, principalmente e in altre parole, dalle relazioni esistenti e a lungo permanenti fra l’organismo nella sua complessità ed interezza e le condizioni ambientali, l’organizzazione sociale, le modalità e le finalità di produzione e consumo. Questa fondamentale risoluzione non germoglia dal nulla, ma deriva da robuste radici ippocratiche: ricostruire il passato della persona malata a vantaggio della condizione futura, l’ambiente determina in maniera imprescindibile chi in esso si trova. Lasciare questi concetti in un cono d’ombra, ignorarli e non portarli a conoscenza di tutti i cittadini conduce a considerazioni erronee, come l’addebitare la pandemia virale ad un unico percorso che trova origine mitologicamente in una singola persona, di Wuhan e Codogno, per poi diffondersi al mondo intero. La realtà scientifica, accreditata da fonti autorevoli, anche preesistenti all’attuale emergenza, contraddice ampiamente l’ipotesi solistica, più volte sostenuta in varie circostanze, basata sul cosiddetto “paziente numero uno”. Ecco alcune osservazioni a proposito sulle conseguenze catastrofiche se non si prendesse leggi tutto
Edward Jenner fra obtorto collo e terrapiattismi
L’ultimo e principale argine contro il Sars-2 Covid 19, da tutti invocato, meno qualche sparuto gruppo di irriducibili fatalisti, complottisti e terrapiattisti, è il vaccino sperimentato (per primo sul figlio) nel 1798 da un oscuro medico della campagna inglese, Edward Jenner, dapprima disprezzato dagli indispettiti snob e cenacoli accademici londinesi, poi guardato di sbieco e con il naso all’insù, tollerato, scetticamente esaminato e, infine, accettato obtorto collo ed utilizzato in ogni parte del Mondo, con circa mezzo secolo di ritardo nel Regno Unito e in alcuni Paesi d’Europa. In Italia quasi un secolo dopo. Servendosi della sola osservazione, oggi aggiungeremmo clinica, il medico-scienziato aveva constatato che gli addetti alla mungitura delle vacche (da cui, appunto, “vaccino”), le cui mammelle visibilmente presentavano pustole diagnosticate, con il solo metodo galileiano dell’intuizione obbiettiva, come vaiolose, risultavano esenti da forme gravi di vaiolo che a quel tempo, e per parte del secolo successivo, mieteva vittime fra gli infettati in misura di circa il 50% e, fra i sopravvissuti, lasciava tracce di cicatrici permanenti, deformazioni di arti e, addirittura, la cecità. Quel medico scoprì in una sola volta la via della protezione contro la variola vera e, in sostanza, l’immunità individuale e di gregge, quest’ultima invocata ancor oggi leggi tutto
Se la barca affondasse ...
Sembra nascere una nuova sindrome? La sindrome secondaria a Sars-2 Covid
19, una miscellanea di singole e molteplici situazioni associate potenzialmente
patogenetiche che potrebbero persistere nel tempo, anche dopo la fine della
pandemia:
durante il lockdown della scorsa primavera i tabagisti abituali sono passati dal 23% a circa il 22% della popolazione adulta: 630 mila consumatori in meno mantenendo pressoché intatta la proporzione maschio/femmina. E’ confortante che oltre 200 mila persone tra i 18 e i 34 anni e circa 270 mila tra i 35 e i 54 anni abbiano rinunciato a fumare. Il fenomeno in sé positivo è, però, subito contraddetto dai quasi 4 milioni di persone che, nel medesimo periodo di chiusura, hanno debuttato nel club dei fumatori abituali e dai già fumatori, per così dire incalliti, che hanno incrementato il consumo quotidiano di tabacco. Il consuntivo complessivo, visto che “è la somma che fa il totale”, del consumo giornaliero medio di sigarette nel nostro Paese risulta balzare, in soli quattro mesi, dalle 11 alle quasi 13 sigarette consumate al giorno e, dunque, si è passati dai circa 12 milioni ai quasi 14 milioni di fumatori. Nel medesimo tempo gli affezionati alla sigaretta elettronica sono aumentati di circa 500 mila che si aggiungono ai 2 milioni di “svapatori” preesistenti, che consumano in larga parte liquidi arricchiti di nicotina,
Strategia a posteriori e mobilità sanitaria attiva e passiva
Già nel 2017 il CENSIS affermava che “la Medicina moderna sta diventando troppo cara per essere vitale: la spesa sanitaria italiana cresce più rapidamente del PIL al punto che la forbice tra finanziamento statale e spesa prevedibile rischia di aprire una voragine nei conti pubblici”. Alla constatazione si potrebbe aggiungervi il motivo: il Servizio Sanitario Nazionale deve e non può non ricorrere a sistemi tecnologici complessi e molto onerosi di diagnosi e cura. Una problematica decisiva di politica socio-sanitaria che avrebbe dovuto già essere affrontata, per sé stessa da tempo cogente e di non facile soluzione, puntando decisamente sulla evitabilità e la prevenzione delle malattie cronico-degenerative e neoplastiche, in crescita costante fino a rappresentare grande parte delle patologie affrontate quotidianamente dall’organizzazione sanitaria le cui risorse e forze sono destinate, in Italia come in altri Paesi industrializzati, essenzialmente alla loro diagnosi e cura e con risultati non entusiasmanti.
I capitoli che pesano sul piano organizzativo ed economico, permanendo l’attuale gestione sanitaria, sono molteplici:
- Politica e Istituzioni sanitarie continuano ad essere concepite come amministrazioni contabili e gestionali di strutture edilizie e tecnologiche la cui unica, se non esclusiva, progettualità si conforma, in definitiva, come mantenimento e sviluppo dell’esistente; leggi tutto
Covid, Dpcm: un quadro generale confuso
Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur. Il dibattito che ha portato al varo del nuovo Dpcm ha fatto emergere le incertezze di tutti i soggetti coinvolti: il governo, il presidente del Consiglio, le regioni, i partiti di maggioranza e opposizione, le forze economiche e sociali, alcuni commentatori politici. L'unico ad essere rimasto saldo in questa tempesta è stato il Presidente della Repubblica, che ha invitato tutti all'unità. Il Dpcm è un compromesso al ribasso per non scontentare nessuno: Conte ottiene un allentamento robusto delle misure rispetto a marzo e in confronto a quanto si andava dicendo nelle ultime settimane (così può rivendicare il suo "no a nuovi lockdown generalizzati sul modello della primavera"), preoccupato com'è di non scontentare troppo chi scende in strada per protestare e di salvare le aziende che - anche nelle zone rosse - continueranno a restare aperte; le regioni scaricano - di fatto - la patata bollente delle chiusure al governo, ma il desiderio di Salvini di non lasciare sola la Lombardia leghista nel ristretto novero delle zone "da chiudere" è fallito, nonostante la buona volontà di Fontana (così la locomotiva del Paese si deve mettere in coda nel trenino sanitario delle regioni, stavolta); i partiti di opposizione rifiutano l'offerta di un tavolo col leggi tutto
Aspettando Godot fra fatalismi e metafisica
Sull’intero pianeta, in media, il 15% dei decessi da Sars2-Covid19 è attribuibile all'esposizione prolungata dell’inquinamento atmosferico: in Europa il tasso raggiunge il 19%, nell’America del Nord il 17%, nell’Asia Orientale il 27%; in particolare, il 29% nella Repubblica Ceca, il 27% in Cina, il 26% in Germania, il 22% in Svizzera, il 21% in Belgio, il 20% negli USA, il 19% in Olanda, il 18% in Francia, il 16% in Svezia, il 15% in Italia, il 14% nel Regno Unito, il 12% in Brasile, l’11% in Portogallo, l’8% in Irlanda, il 6% in Israele, il 3% in Australia, soltanto l’1% in Nuova Zelanda. Emerge chiaramente che la quota maggiore d’inquinamento è attribuibile all’esposizione ai prodotti dei combustibili fossili e al particolato che ne deriva, i quali peraltro hanno favorito l’insorgenza e la diffusione della stessa pandemia (fonte: OMS).
L’intimo meccanismo d’azione sembra risiedere nell’effetto favorente sul recettore Ace2 che rende le cellule umane vulnerabili al virus. Ecco, dunque, la doppia azione perversa: l'inquinamento nel correre del tempo ha danneggiato i polmoni mentre va ad incrementare l'attività del recettore; le conseguenze dell’aria inquinata agiscono direttamente, in un rapporto di causa-effetto, sulla mortalità mentre producono un effetto di enhancement sulle malattie preesistenti e sulle condizioni rese instabili dalle età avanzate (fonte: Max Planck Institute, Cardio-vascular Research settembre 2020).
Il virus influisce anche sull'analisi politica
Se l'analisi politica è normalmente difficile, dovendo tenere conto di molteplici fattori che non riguardano solo i partiti ma anche le istituzioni, la società, l'economia, il contesto internazionale, in questi tempi di pandemia e di disorientamento tutto diventa più complesso. Gli attori politici sono costretti a cambiare registro: così, nessuno può dire più che col reddito di cittadinanza la povertà è abolita (M5s), che dobbiamo fermare a tutti i costi gli immigrati che arrivano sulle coste italiane (come se non entrassero anche via terra, in numero ancor maggiore), causa presunta di tutti i mali e i problemi del Paese (Lega-FdI) perché l'agenda è cambiata e il "pubblico" (così è reputato l'elettorato, spesso) non segue più la musica di un anno fa, diventata improvvisamente démodé. Dopo goffi tentativi di sbilanciarsi sulla necessità di "aprire tutto" e "chiudere tutto" a giorni alterni (si è visto a marzo che certe dichiarazioni di leader di vario colore politico mutavano repentinamente, creando un effetto che in altre circostanze - non tragiche come quelle - sarebbe stato comico), si è passati ad altro. C'è chi ancora parla di rimpasto (sottovoce, però, perché forse al Quirinale l'ipotesi non trova udienza) o ripete il solito giochino di sfilarsi subito dopo un'intesa (Renzi, che ormai fa leggi tutto
Leçons sur les phénomènes de la vie
Ritorno al passato: mi vesto nei panni di un famoso chirurgo del tardo XIX secolo per impartire una lezione accademica di Clinica chirurgica a Vienna. Si svolge nell’anfiteatro del Policlinico davanti ad aiuti-chirurghi che occupano le prime file insieme ad assistenti e chirurghi in formazione. A seguire, sugli spalti, gli studenti della Facoltà medico-chirurgica. Una disposizione topografica che corrisponde alla gerarchia di funzioni e responsabilità.
Gli applausi accolgono l’ingresso del docente mentre gli inservienti si apprestano a collocare sulla cattedra due arcelle ed una larga bacinella ricoperta da uno spesso telo bianco. Fra coltelli, forbici, specilli, pinze, flanelle ed ampolle campeggia un bernoccoluto pezzo anatomico grigiastro, stranamente opaco, immerso in una soluzione di formolo che, volatilizzatasi, raggiunge l’olfatto di tutti. Servendosi di pinze il docente dispone il reperto su un telo prima di prendere la parola.
“Come già sapete si tratta del segmento di stomaco asportato ieri ad una giovane donna la quale da mesi accusava un’astenia ingravescente che ha convinto il medico condotto a disporre il ricovero in ospedale. La malata, emaciata con polso flebile e frequente, presentava una tumefazione palpabile all’epigastrio che non lasciava dubbi sulla diagnosi: un cancro dello stomaco. Nei nove casi precedenti, purtroppo non operabili,