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17 aprile 2024
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Argomenti

Strategia a posteriori e mobilità sanitaria attiva e passiva

Francesco Domenico Capizzi * - 14.10.2020

Già nel 2017 il CENSIS affermava che “la Medicina moderna sta diventando troppo cara per essere vitale: la spesa sanitaria italiana cresce più rapidamente del PIL al punto che la forbice tra finan­ziamento statale e spesa prevedibile rischia di aprire una voragine nei conti pubblici”. Alla constatazione si potrebbe aggiungervi il motivo: il Servizio Sanitario Nazionale deve e non può non ricorrere a sistemi tecnologici complessi e molto onerosi di diagnosi e cura. Una problematica decisiva di politica socio-sanitaria che avrebbe dovuto già essere affrontata, per sé stessa da tempo cogente e di non facile soluzione, puntando decisamente sulla evitabilità e la prevenzione delle malattie cronico-degenerative e neoplastiche, in cresci­ta costante fino a rappresentare grande parte delle patologie affrontate quotidianamente dall’organizzazione sanitaria le cui risorse e forze sono destinate, in Italia come in altri Paesi industria­lizzati, essenzialmente alla loro diagnosi e cura e con risultati non entusiasmanti.

I capitoli che pesano sul piano organizzativo ed economico, permanendo l’attuale gestione sanitaria, sono molteplici:

-      Politica e Istituzioni sanitarie continuano ad essere concepite come amministrazioni contabili e gestionali di strutture edilizie e tecnologiche la cui unica, se non esclusiva, progettualità si conforma, in definitiva, come mantenimento e sviluppo dell’esistente; leggi tutto

Cato maior, “l'hommes machines” e il ministero alla solitudine

Francesco Domenico Capizzi * - 30.09.2020

“Ogni periodo di vita possiede un suo proprio carattere: la delicatezza dei fanciulli, la baldanza dei giovani, la serietà dell'età adulta e la sapienza della anzianità e della vecchiezza che portano un loro frutto naturale che, nel loro tempo, va raccolto” (N. Flocchini, Cato maior: de senectute, Mursia 2015).  La testimonianza di Cicerone su Marco Porcio Catone ottantacinquenne rivela la scansione della sua vita di vegliardo assimilabile a quella dei tanti di ogni epoca: da giovane “censore”, da adulto “sapiente” , da anziano “antico e  vecchio” ben consapevole che “opporsi alla natura è come combattere gli dei nelle vesti dei titani…la smemoratezza, tipica dell'età avanzata, è maggiore in chi non si dedica a una qualche operosa attività”. Nessuna traccia di compatimento, anzi la constatazione benevola delle varie fasi della sua lunga vita fino a prospettare un ruolo attivo nell’età attempata. Al contrario, l’odierno ageismo, moda minoritaria ma in ascesa, intenderebbe discriminare sulla base dell’età: colpisce quasi un europeo su tre al di sopra dei 60 anni, ben constatabile nel corso della pandemia, tanto che la Società Francese di Geriatria e Gerontologia (SFGG) e le Società omologhe europee, americane ed asiatiche hanno lanciato un allarme promuovendo "#OldLivesMatter" per sensibilizzare cittadini ed Istituzioni trascorsi leggi tutto

Suggestione, effetto placebo? Forse, ma funziona!

Francesco Domenico Capizzi * - 23.09.2020

“Un tale che si fa chiamare Esculapio ospita ogni mattina da cinquanta a sessanta malati nella sua anticamera, ascolta le loro lamentale, li dispone su quattro file e, a seconda delle sue proprie convinzioni, ordina alla pri­ma un salasso, alla seconda una purga, alla terza un clistere, alla quarta un cambiamento d’aria” (Medicine in Ancient Greece before Hippocrates: 460 B.C., Concours Med, 1957 Jan 5;79 -1:81-2). Dalla metodica emersero criteri nosologici, etio-patogenetici e risultati apprezzabili in quei raggruppamenti disomogenei di malati in larga parte verosimilmente affamati? Certamente no: agì la Medicina sospesa fra umori e miti, arti misteriche e dignità sacerdotali, convinzioni personali e fatalismi popolari. Bisognerà attendere, fra i tanti, Ippocrate da Kos (V a.c.), Celso da Roma (I d.c) e  Paracelso da Ferrara (di origine tedesca, XVI d.c.), soprannominato “Bombastus” per le sue affermazioni sensazionali e le pratiche difformi dalla tradizione diagnostico-terapeutica fondata su miasmi e prescrizioni magiche. Si accresce nel tempo la costruzione dell’esperienza semeiologica: la Medicina diviene effettivamente olistica, il malato un unicum di soggettività (la sua storia pregressa ed attuale leggi tutto

Lui, quest’uomo, molto semplicemente

Francesco Domenico Capizzi * - 26.08.2020

Raccontava Clemente Riva, vescovo ausiliario di Roma, segretario della Conferenza Episcopale Italiana e fervente studioso di Rosmini, sul finire degli anni ‘80 a Bologna nel Convegno di Amnesty International sulla tortura nel Mondo, Italia compresa, che interrogato su “cosa avrebbe posto al centro della città ideale”, ospite quale era di un’assise romana di Architettura, “una basilica, un teatro, una fontana?” rispose “niente di tutto questo, al centro metterei l’Uomo con i suoi bisogni!”. Risposta perentoria, forse inaspettata da parte di un alto prelato di altri tempi, il quale aggiunse, rivoltosi al sottoscritto con tono da confessionale, ma con microfono evidentemente aperto: “c’è da chiedersi se le Istituzioni, comprese le ecclesiastiche, siano organizzate davvero su questa centralità”. Un’idea assai minoritaria in tutte le specie di Istituzioni: destrutturarle per porre al centro l’Uomo, “non la persona umana, ma lui, quest’uomo, molto semplicemente” (S. Weil: La persona e il sacro, a cura di M. Sala, G. Gaeta, Adelphi 2012). Un proposito oggi perseguito in particolare e significativamente dal magistero di Francesco: “chi sono io per giudicare? ...la Chiesa non ha bisogno di tanti burocrati e funzionari, leggi tutto

Del primato della protezione della salute e della vita prima e durante il Coronavirus

Eva-Maria Weber-Schramm * - 22.07.2020

Prendi quel che vuoi ma pagane il prezzo. Così suona un proverbio tedesco utile per chiunque debba decidere tra più possibilità, e che si può a estendere alle società alle prese con il Coronavirus. Qualunque cosa si faccia, ci saranno sempre degli svantaggi. La società deve dunque non soltanto accettarne il prezzo, primo, ma anche, secondo, mettersi d’accordo su chi lo deve pagare.

Partiamo dal primo punto: che cosa vogliamo? A quanto pare non c’è chiarezza. La prima cosa che si diceva era che non bisognava sovraccaricare il sistema sanitario e che ognuno, in caso di bisogno, aveva diritto a un letto in terapia intensiva. Questa scelta venne compiuta senza aver discusso seriamente dei costi: 6 milioni di disoccupati, tante, troppe esistenze distrutte nonché, dal lato puramente economico, aiuti finanziari per pacchetti di aiuto di centinaia di miliardi. E’ vero che questi ultimi costi non sono stati indotti soltanto dalle decisioni dei nostri governi ma anche dai lockdowns in Europa e in altri paesi. I costi sociali però derivano esclusivamente dalle decisioni del nostro paese: genitori che non sanno come mettere insieme le attività lavorative e l’assistenza ai bambini; scolari e studenti che non imparano niente per mesi; bambini che non leggi tutto

Una riflessione sul tema del Covid 19 in un recente studio tedesco

Detlev Schild * - 15.07.2020

Karina Reiss - Sucharit Bhakdi, Corona Fehlalarm? Zahlen, Daten, Hintergründe, Goldegg Verlag, Wien-Berlin, 2020 (Corona Falso allarme? Cifre, dati e contesti, Goldegg editore, Vienna-Berlino 2020)

 

I proff. K. Reiss e S.Bhakdi rispondono alla domanda se la parziale sospensione dei diritti umani fondamentali durante l’epidemia di Covid 19, senza precedenti dal 1949, sia necessaria. Gli autori trattano specificamente la situazione in Germania, offrendo numerosi paragoni con altri paesi.

«Il virus è ancora tra noi!», «non vogliamo le condizioni italiane»; «guardate gli Stati Uniti, l’India, il Brasile!», «in Europa ci aspetta la seconda ondata». Davanti alla raffica di informazioni e commenti di questo genere le persone reagiscono in maniera diversa: alcuni non ne possono più di sentire litanie di questo genere, altri si chiudono a riccio tremanti di paura. Chi ha ragione?

Allo stesso tempo si è diffusa la notizia che nelle unità di terapia intensiva di tutti gli ospedali tedeschi non si trovano quasi più pazienti con infezioni da Covid-19. In un paese di 80 milioni di abitanti come la Germania i pazienti ricoverati, al 6 luglio 2020, in un reparto di terapia intensiva, erano 146. Una crescita esponenziale di contagi avrebbe sopraffatto la capacità del sistema sanitario tedesco? leggi tutto

“Era solo vento; non abbiamo portato salvezza al Paese”

Francesco Domenico Capizzi * - 08.07.2020

“L’Uomo crea l’Universo attorno a sé con il lavoro. Ricordati dello sguardo che tu gettavi sui campi dopo una giornata di raccolto. Come era diverso dallo sguardo del passante per il quale i campi non sono che un fondale!” (S. Weil, Quaderni, G. Gaeta, vol. I, pag.127, Adelphi 1982). Infinità di strumenti mediatici, ritenuti o percepiti e divenuti indispensabili, invadono tutti gli spazi possibili e immaginabili, tradotti in film, fotografie, interviste, osservazioni, numeri, grafici, impressioni e previsioni, pareri e proclami in nome di una scientificità a volte, e spesso, deformata e violata, aggiornamenti in tempo reale, non senza contraddizioni, sulla pandemia, le sue conseguenze socio-sanitarie e i possibili rimedi strutturali e organizzativi presenti e futuri…Ora, almeno momentaneamente, trascorso il periodo emergenziale virale, da più parti emersa la necessità di  potenziare il Servizio sanitario pubblico, sarebbe opportuna una riflessione diversa dallo sguardo del passante per rivisitare le fondamenta su cui poggia il nostro Sistema sanitario, riesaminarne funzioni e disfunzioni, insufficienze e inadeguatezze e nel medesimo tempo combattere le origini delle grandi classi di malattie (neoplasie, processi degenerativi, cirrosi, obesità, virosi, demenze) per riorganizzarsi, evitarle fin dal nascere, prevenirle e poterle curare nelle fasi iniziali. Ecco, sono questi i campi di leggi tutto

Macron e Parigi alla prova del Covid

Michele Marchi - 17.06.2020

Quella legata al Covid-19, come tutte le crisi strutturali, ha evidenziato una serie di criticità già in atto finendo per estremizzarle. Anche la Francia, da questo punto di vista, ha mostrato tutte quelle difficoltà di adattamento al XXI secolo più volte emerse nell’ultimo ventennio.

Nel suo terzo discorso televisivo alla nazione dall’esplosione della pandemia il presidente Macron, senza dichiarare chiusa la fase dell’emergenza sanitaria, ha avanzato alcune linee guida per la possibile ripartenza del Paese. Dopo l’atteggiamento quasi marziale e il tono simile a quello del Gaulle del 18 giugno 1940 di marzo (“siamo in guerra”), dopo il lirismo e l’intimismo di aprile (“è necessario reinventarsi, io per primo”), è giunto il tempo dello sguardo di medio-lungo periodo. Obiettivo ricostruzione e allo stesso tempo campagna elettorale per una complicata, ma non impossibile, rielezione tra meno di due anni.

Occorre innanzitutto sottolineare la dimensione più contingente dell’intervento di Macron. L’inquilino dell’Eliseo ha enfatizzato la definitiva riapertura del Paese, simboleggiata dalla ripresa delle attività di ristorazione e dei bar (le brasserie e i cafés nell’immaginario collettivo dei francesi non sono meri luoghi fisici, ma veri e propri luoghi dello spirito) e da quella di tutte le scuole, a partire dal 22 giugno e con l’obbligo di leggi tutto

Quel mattino di primavera

Francesco Domenico Capizzi * - 13.06.2020

La notizia che la pandemia abbia portato gli Stati Uniti alla testa della triste classifica mondiale dei contagi e dei decessi e, nel contempo, causato finora  oltre 20 milioni di disoccupati, difficilmente riassorbibili nel mercato del lavoro, conduce ad inevitabili considerazioni che sconfessano uno dei fondamenti su cui è costruita la Costituzione americana: “ tutti gli uomini sono stati creati uguali… dotati di Diritti inalienabili, fra questi la Vita, la Libertà, la ricerca della Felicità”. Infatti, la situazione di precarietà socio-sanitaria degli USA poggia su uno storico, e ancor solido modello liberista, gravato dal più elevato tasso di privato conosciuto in ogni ambito delle organizzazioni sanitarie dell’Occidente con l’effetto inevitabile di divaricare le diseguaglianze sociali fino alla rottura con conseguenze incalcolabili, estensibili in ogni piega della società.

Difficile mantenere intenti ideali tanto alti, addirittura di stampo teleologico, se perfino la American Medical Association nel 2007 ha dichiarato pubblicamente la sua  “contrarietà alla Riforma sanitaria per un possibile deragliamento del sistema sociale verso un modello d’impianto socialista” di fronte alla volontà e alle iniziali misure dell’Amministrazione Obama di estendere, a fasce bisognose di popolazione, la gratuità dei diritti assistenziali.

Al di là delle enunciazioni e contrapposizioni di principio i dati essenziali parlano chiaro: negli leggi tutto

I topi non devono fumare

Francesco Domenico Capizzi * - 06.06.2020

Istituzioni e politica potranno ignorare che i fumatori positivi al Coronavirus presentano, rispetto ai non fumatori, situazioni cliniche più gravi e suscettibili di terapia intensiva e di ventilazione meccanica? L’esperienza cinese ha dimostrato una significativa differenza di genere nei tassi di letalità – il 4.7% degli uomini contro il 2,8% delle donne - attribuita al tabagismo: i maschi cinesi fumano in misura del 50%  contro il 3% delle femmine (fonte: Istituto Superiore di Sanità).

Il tabacco agisce quale reale fattore di rischio degenerativo, oltre che cariocinetico, su tutti gli apparati, nessuno escluso, promuovendo bronco-pneumopatie cronico-ostruttive (BPCO), ulcere pepti­che, reflussi gastro-esofagei, ipertensioni arteriose, infarti miocardici, arteropatie, aterosclerosi, ictus e deperimenti cerebrali, diabete mellito, cataratte, degenerazione maculare, paradontopatie e carie, ipoacusie, riduzioni di fertilità e ritardi e patologia dello sviluppo embrionale e fetale, disturbi al normale ritmo veglia-son­no, effetti anoressizzanti ed eccitanti. ecc. a causa delle quasi 7.000 (sic!) sostanze chimiche, di cui 70 connesse alle patologie neoplastiche, che si sprigionano nella combustione del tabacco.

Da oltre un secolo è nota la relazione fra tabagismo e insorgenza di cancro polmonare (v. grafico), senza contare altre localizzazioni, delle quali una è raffigurata plasticamente nel proscenio di Luigi Pirandello de “ L’uomo dal fiore in bocca” (1922): “Venga... le faccio vedere una cosa... Guardi, leggi tutto