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27 marzo 2024
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Musica a scuola: non si può andare ad orecchio …

Stefania Pombeni - 02.10.2014
Maestra di musica

Secondo la circolare del 13 marzo 2007 (prot. n° 4624/FR Roma) l’ex ministro Giovanni Berlinguer si prendeva il compito di affrontare finalmente il problema della diffusione della musica nelle scuole.

Sono ormai passati sette anni da quella famosa circolare e questo problema nelle scuole primarie e secondarie purtroppo ancora sussiste senza che si sia introdotto alcun miglioramento.

Solo il ministro dell’istruzione Stefania Giannini sembra considerare seriamente l’importanza della Cultura Musicale, “sgridando” l’attuale Presidente del Consiglio Matteo Renzi per essersi “dimenticato” di questa considerevole materia scolastica.

Infatti la ministra Giannini ha in mente quanto previsto nella riforma prevista dalla l. 124/99 dove per esempio la disciplina “Strumento musicale” è inserita come materia curriculare della scuola secondaria, per quanto questo riguardi alcuni corsi specifici ad indirizzo musicale.

Ci sono però tre aspetti importanti da considerare nella proposta di riforma dell’insegnamento musicale nella scuola: 1) la creazione prossima del liceo musicale, dove per l’alunno si prevede non solo un sostanziale miglioramento delle conoscenze musicali acquisite nelle scuole secondarie ma un vero e proprio percorso di specializzazione da continuare poi nell’ambito universitario; 2) la musica deve essere inserita come materia nel biennio della scuola primaria (2 ore alla settimana); 3) il miglioramento dell’insegnamento della musica nella scuola media.

Prendo in considerazione quest’ultimo punto che mi sta più a cuore, avendo frequentato una scuola media ad indirizzo musicale ormai nel lontano triennio 1994-1997.

Cosa significa insegnare la Cultura Musicale?

Sicuramente sono da evitare gli esercizi noiosi (tipo i vecchi esercizi di solfeggio che un tempo si facevano nei Conservatori), non utili all’apprendimento musicale per i bambini che frequentano la scuola primaria per i quali invece bisogna considerare qualcosa che sia una commistione fra linguaggio musicale e gioco. I bambini devono apprendere che fare musica è gioia, liberazione di capacità creative, non un ulteriore “compito” a cui assoggettarsi di malavoglia.

I genitori devono capire che ormai per imparare a fare musica a livello di prima soddisfazione non servono troppi anni di studio grazie all’inserimento del linguaggio elettronico di programmi informatici che registrano il suono o trasformano un brano musicale in uno spartito da leggere e anche di tastiere che aiutano i bambini ad imparare le note musicali. Certo per utilizzare queste opportunità bisogna che si investa nel dotare le scuole della strumentazione adeguata.

Dall’altra parte gli insegnanti delle scuole secondarie dovrebbero rendere il linguaggio musicale facile nonostante la loro specificità, così come a dispetto di moltissime “technicalities” le regole di un linguaggio informatico sono state apprese senza traumi ormai dalle generazioni più recenti. Cioè i ragazzi devono riuscire a comprendere senza troppe nozioni difficili questa materia artistica, acquisendo la conoscenza dei suoi passaggi fondamentali come i diversi ritmi, le strutture melodiche, i generi, e scoprendo la musica anche delle altre parti del mondo diverse dal nostro universo occidentale, con le sue sfumature e la sua storia.

Per consentire a chi vuole approfondire ciò che si è imparato frequentando le scuole medie, ci si dovrà accingere alla costituzione finalmente di quei licei musicali, previsti dalla normativa che abbiamo ricordato, anche a costo di rompere il monopolio dei vecchi Conservatori. Inevitabilmente il liceo musicale infatti non sarà una struttura di fatto orientata prevalentemente alla produzione di strumentisti, per quanto virtuosi e capaci, ma di personalità che sanno unire alle competenze tecnico-musicali basi culturali adeguate e con il necessario spessore. Del resto anche oggi ben pochi allievi dei Conservatori non uniscono a questa frequenza quella di un indirizzo scolastico nel quadro del nostro sistema formativo ufficiale.

Ma dove si troveranno i docenti per questo nuovo modo di rendere vivo e presente l’insegnamento musicale nelle nostre scuole? Come si selezioneranno secondo le esigenze che ho fin’ora illustrato? Come potrà un docente liceale insegnare “Critica musicale” come oggi un suo collega di italiano insegna “Critica letteraria”? Chi formerà gli educatori musicali nella scuola primaria, visto che non è che siamo proprio messi bene come percorsi per la formazione di una pedagogia specifica per queste esigenze?

Ovviamente  si dovrà creare compatibilità fra la ricerca di personale nuovo e il vecchio mondo delle graduatorie, dei precari storici … senza però abbassare la qualità dell’insegnamento, e soprattutto senza inventarsi professionalità che non esistono solo per sistemare personale che altrimenti non si sa dove mettere.

La Riforma del 1999, citata prima con le parole dell’attuale ministra Giannini, dovrà quindi essere resa effettiva avendo bene in mente le esigenze da affrontare e da risolvere e non limitandosi al generico rinvio all’importanza culturale della musica nel nostro paese. Di quello sono sempre stati tutti convinti, ma fino adesso non è servito a niente.