Ultimo Aggiornamento:
20 aprile 2024
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Costituzione, omeostasi, eco-bio-sociosfera

Francesco Domenico Capizzi * - 28.08.2021
Omeostasi

Possibili e ricorrenti risultano gli equilibri/squilibri indotti nell’ambiente naturale, nella formazione della persona e nell’organizzazione sociale, a causa di creazioni e irruzioni continue di complesse e infinite interrelazioni fra modelli culturali, ideali e politico-economici che conducono a sviluppi, progressi e regressioni nella costruzione e sedimentazione di storie individuali e comunitarie. Questi fenomeni fondamentali non sono mai lineari né tantomeno rigidamente indeterminati ed inevitabili, ma soggetti a gradi differenti di pervasività che si riversano nella “eco-bio-sociosfera” sotto forma di impulsi ed inibizioni con effetti differenti e limitati di deformabilità, tolleranza e capacità riparative. In sostanza, si realizza, su vasta scala o sul singolo organismo, un processo omeostatico che “presiede al controllo di possibili alterazioni negli organismi mediante specifici recettori che concorrono a stabilizzare l’uniformità del mezzo interno, nonostante le infinite variazioni del mezzo esterno in cui vivono”, dove i recettori sono gli organuli sensitivi sparsi variamente nell’organismo animale (mezzo interno), e Culture, Costituzioni, Istituzioni democratiche, Sistemi organizzativi di salvaguardia della salute, corpi intermedi sono l’architrave di ogni Società fondata sul bene comune (mezzo esterno). Ne consegue, se corretto è l’assioma, la potenzialità di autoriparazioni, correzioni e risanamenti di lacerazioni e drammi contingenti e di portata storica, compresi quelli politici, ambientali ed educativi, fino al rispetto della soglia di rottura e di irreversibilità. 

Formulato fra il XIX e il XX secolo da Bernard e Cannon (J.F. Fulton, Medical Physiology and Biophysics, Saunders Company, 1954), il concetto di omeostasi ha dipanato i mirabili meccanismi che regolano il procedere armonico di tutti gli organismi con i mirabili fenomeni di mantenimento, rinnovamento e decrescita di tutte le forme di vita: in sostanza una capacità di autogoverno che riguarda ogni parte e funzione dei corpi viventi, le loro rela­zioni con il mezzo esterno, i loro equilibri raggiunti nel mezzo interno, le dinamiche fisiologiche e fisiopatologiche, la composizione, la vita, la durata e la missione delle cellule e di ogni loro parte, di interstizi, organi ed apparati, processi riparativi, difese immunitarie, evolu­zione delle specie animali e vegetali e dei loro relativi adattamenti, ecc.

Anche le leggi che regolano gli immensi equilibri terrestri e dell’Univer­so intero, e in fondo anche quelle alla base delle organizzazioni e delle convivenze animali, vegetali ed umane, nelle innumerevoli tipo­logie di aggregazioni in ogni epoca e luogo, fatte le dovute proporzioni e qualificazioni, sono ascrivibili a processi omeostatici. Esattamente l’opposto delle teorie fisiognonomiche di lombrosiana memoria che tuttora emergono, e spesso, in varie circostanze socio-politiche!

Appunto, l’ambiente interagisce con i vari soggetti in toto ivi contenuti, ma a fronte di autonomi e non del tutto sondabili capacità di tolleranza e riparazione riscontrabili in ogni ambito, compresi la formazione degli ambiti intellettivi individuali e della coscienza critica collettiva.

Le capacità di recupero divengono ancor più limitate se a preesistenti precarietà di condizioni psico-fisiche (e ciò vale anche per l’eco-sociosfera) si aggiungono, creando fenomeni di potenziamento reciproco, ulteriori logoramenti fisici, defedamenti organici e psicologici, condizioni di stress, malattie metaboliche e cronico-dege­nerative, alcoolismi, tabagismi, consumi di droghe, assunzioni di immunodepres­sivi, ecc.

In sostanza i danni psico-fisici e ambientali non dipendono da uno spontaneo e casuale discostamento dalle condizioni natu­rali, così come larga parte delle malattie non si sviluppa per una imprevedibile e fortuita anomalia estranea a condizionamenti del mezzo interno da parte del mezzo esterno. Anche malattie definite “congenite”, termine che spesso conduce al significato di “fatalità”, vengono oggi dall’Epigenetica riconosciute come il possibile prodotto del rapporto fra mezzo interno e mezzo esterno (Ecologist Italia: in difesa della Casa Comune, E. Burgio in Zoom meeting aprile 2021, in www.smips.org). 

In caso contrario le malattie psico-fisiche e i danni dell’eco-sistema acquisirebbero il valore di una variante patologica di strutture anatomiche e di meccanismi fisiologici di uno o molteplici settori e apparati dell’organismo e il deterioramento ambientale assumerebbe la prospettiva di una sorta di condanna naturale senza colpe e colpevoli.

Esulando dalla storia soggettiva e planetaria le relative deviazioni dalla normalità verrebbero ri­assunte soltanto nella oggettività delle lesioni anatomiche, degli squilibri psico-fisici e dei disastri ambientali constatati e sornionamente derubricati.

Se, al contrario, le alterazioni omeostatiche vengono inquadrate nella storia passata e presente della eco-bio-sociosfera, nei contesti culturali e socio-economico-produttivi e di consumi in cui si è evoluta, Scienza e Medicina insieme potranno proiettare le proprie esperienze e competenze nel Bene comune soggettivo insito nella Costituzione e nelle Sedi istituzionali politiche ed amministrative che ne derivano.

 

 

 

 

* Già docente di Chirurgia Generale nell’Università di Bologna e direttore delle Chirurgie Generali negli Ospedali Bellaria e Maggiore di Bologna