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20 aprile 2024
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Argomenti

Il nome della cosa

Francesco Provinciali * - 11.04.2020

Quando lessi le 40 pagine di evidenze scientifiche, priorità e raccomandazioni ai governi redatte dal 29/4 al 4/5 2019 in sede OCSE,  dai rappresentanti di 130 Paesi  aderenti all’Ipbes ( la piattaforma intergovernativa  scientifico-politica sulla biodiversità e gli ecosistemi) per esaminare un Rapporto dell’ONU stilato in 3 anni di lavoro da parte di oltre 150 esperti, volto allo studio e all’approfondimento dei rischi delle biodiversità, ebbi la sensazione  di un  imminente “tsunami” globale che potrebbe portare in tempi definiti “relativamente brevi” all’estinzione di una serie di specie viventi che popolano i mari e la Terra, fino ad 1/8 di quelle attualmente censite pari ad una cifra mostruosa di circa un milione di ‘specie’ animali e vegetali.

In questo caso oggetto di studio e dei risultati della ricerca condotta dagli scienziati era l’erosione lenta ma graduale della “biodiversità”: in pratica il pericolo paventato e sottoposto alla responsabilità dei governanti a livello planetario riguarda la scomparsa di specie viventi- animali e vegetali – a causa del deterioramento della “salute” degli ecosistemi che inglobano l’uomo e le altre forme di vita.

Ciò che influisce sull’alterazione delle biodiversità esistenti sono i comportamenti umani: sfruttamento del suolo e delle risorse naturali, come leggi tutto

L’oro blu non deve smettere di scorrere. L’emergenza acqua nei secoli

Claudio Ferlan - 30.03.2019

Lo scorso 22 marzo si è celebrata la Giornata mondiale dell’acqua, voluta per sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale, politici e investitori all’obiettivo numero 6 del progetto per lo sviluppo sostenibile mondiale: acqua per tutti entro il 2030. Il motto della giornata è stato non lasciamo nessuno indietro (leaving no one behind). Indietro, però, sono ancora in tanti, troppi.

 

Ieri e oggi

La questione è attuale ma niente affatto nuova. La disponibilità di acqua potabile è stata per secoli un problema talvolta insormontabile. Qualche esempio, tenendo conto che c’è ancora molto da studiare. La storia racconta che nei monasteri tedeschi del 1300 si consumavano tra i due e i quattro litri di vino pro capite. I padri pellegrini (e i loro figli) imbarcati sulla Mayflower, la nave che portò i primi coloni inglesi nel Nuovo Mondo (1620), preferivano la birra e il gin all’acqua. Erano tutti grandi bevitori? No, non tutti. Affrontavano con i mezzi a loro disposizione una difficoltà strutturale della propria quotidianità: la pessima qualità dell’acqua disponibile e provavano a disinfettarla o sostituirla. Per alcune popolazioni indigene americane era diffusa l’abitudine di consumare succhi di frutta leggi tutto

Il diritto di mangiare bene. Obesità, sotto-nutrizione e riscaldamento globale: questioni connesse

Claudio Ferlan - 13.02.2019

Qualcuno certo si ricorderà di Super Size Me, documentario girato e interpretato da Morgan Spurlock nel 2004. Seguito da tre medici, Spurlock decise di nutrirsi per un mese solo da McDonald’s, scegliendo tra l’altro particolari forme di menù e limitando il suo movimento a poco più di niente (2.500 passi al giorno), in linea con le abitudini dell’americano medio. I risultati furono un sensibile aumento di peso e una serie di disturbi fisici e dell’umore. Dopo il documentario, McDonald’s inserì dei cambi sostanziali nella propria offerta, pur negando di averlo fatto in conseguenza del film.

 

Sindemia

Super Size me può essere ricordato come uno dei momenti di svolta nella denuncia dei pericoli dell’obesità e, contestualmente, nella sensibilizzazione verso la necessità di lottarvi contro. Senza la risonanza di un film di successo (che fu pure candidato all’Oscar), i lavori della commissione Lancet si pongono lo stesso obiettivo. Mettendo insieme alte competenze di vario genere, il gruppo di lavoro organizzato dalla prestigiosa rivista inglese ha infatti denunciato i pericoli della diffusione dell’obesità su scala globale, sottolineando la necessità di pensarla in relazione con due altri fattori decisivi per le malattie della nostra epoca: la sotto-nutrizione e il cambiamento climatico. Si parla a questo proposito leggi tutto

Climakers: il movimento internazionale dei contadini

Veronica Wrobel * - 15.12.2018

“Il cibo è la base della nostra vita.” Così si è aperta la conferenza “Un’Agenda climatica dettata dai contadini”, organizzata ieri dalla COP24. Il progetto è scaturito dalle preoccupazioni riguardo le misure che gli Accordi di Parigi avrebbero deciso per l’agricoltura: una sera, durante la Conferenza ONU sul clima a Marrakesh, i contadini hanno deciso di creare un loro piano d’azione.

 

L’idea di fondo era generare sinergie globali che prendessero in considerazione gli interessi di tutti i contadini di tutte le culture, qualcosa che non era mai stato fatto prima. Qualcosa che non sarebbe successo spontaneamente. Qualcosa che loro, i contadini, dovevano far capitare!

 

Questa è la storia che ha portato alla fondazione di Climakers: non un’organizzazione o un programma, ma un movimento globale e inclusivo che avrebbe coinvolto chiunque si fosse occupato della coltivazione dei terreni, indipendentemente dal sesso, dall’età, dalla nazionalità.

 

Climakers cerca di capire cosa i contadini possano fare per adattarsi ai cambiamenti climatici e ridurli al minimo nei modi meno invasivi possibili. Il loro progetto è difendere l’ecosistema, tutelare i propri interessi e le proprie aspirazioni, leggi tutto

Gli scienziati avvertono: “Il tempo sta per scadere, occorre agire subito”

Roberto Barbiero, Tommaso Orlandi e Veronica Wrobel * - 12.12.2018

Fermare nei prossimi anni il riscaldamento globale e le sue drammatiche conseguenze sulla vita degli esseri umani e sugli ecosistemi naturali è ancora possibile, ma è una scelta che sta tutta nelle mani dell’umanità. Il problema è che il tempo a disposizione è davvero poco. Questa è la principale conclusione degli scienziati raccolti attorno al Tavolo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC, https://www.ipcc.ch)

 

A quasi due mesi di distanza dalla pubblicazione del rapporto speciale sull’impatto del riscaldamento globale di 1.5° rispetto al periodo pre-industriale, i rappresentanti dell’IPCC sono stati invitati alla Conferenza ONU sul Clima (COP24) per esporre le relative evidenze scientifiche emerse.

 

Il rapporto speciale è il risultato di oltre 6000 referenze scientifiche effettuate da scienziati di tutto il mondo, le quali sono state raccolte ed analizzate dagli esperti, su richiesta della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC). Il rapporto è stato predisposto per valutare i potenziali impatti di un riscaldamento a 1,5°C a confronto con quelli a raggiungimento della soglia di 2°C, soglie entrambe previste dagli obiettivi dell’Accordo di Parigi, e per valutare se l’impegno internazionale di riduzione delle emissioni di gas serra fosse nella direzione giusta per raggiungere tali obiettivi.

 

Ciò che in primo luogo risalta è il dato sul riscaldamento causato dall’uomo leggi tutto

Diesel: caos annunciato

- 10.10.2018

I provvedimenti annunciati dalle regioni del Nord Italia per ridurre l’inquinamento atmosferico causato dagli autoveicoli a gasolio erano attesi da tempo. Ma la loro versione definitiva è arrivata solo pochi giorni prima della entrata in vigore.  In tutto il Nord Italia non potranno circolare nelle aree urbane i veicoli diesel con motori da Euro 1 ad Euro 3 nelle ore diurne. È il risultato dell’accordo di Bacino Padano tra Veneto, Lombardia, Emilia e Piemonte che intende ridurre l’inquinamento da polveri sottili che raggiungono nella pianura padana livelli record non presenti in altre aree europee. Due terzi di queste polveri sono causati dagli scarichi di veicoli a gasolio, un idrocarburo meno raffinato della benzina che contiene paraffine che non riescono ad essere interamente catalizzate e che possono essere trattate, ma non eliminate al completo, solo con costosi sistemi di lavaggio degli scarichi che usano additivi organici, come avviene nei camion di ultima generazione.

Lo sviluppo del gasolio per le autovetture è un’anomalia europea non riscontrabile in altre aree del globo, frutto di errori industriali e di sottovalutazione scellerata degli effetti degli scarichi sulla salute dei cittadini.  Il non avere affrontato né a livello europeo né a livello nazionale il problema ha portato a soluzioni di emergenza leggi tutto

Ecologia ecumenica: due anni dopo la Laudatosi’

Claudio Ferlan - 26.07.2017

Sono trascorsi più di due anni dalla cosiddetta enciclica ecologica LaudatoSi’, pubblicata il 18 giugno 2015 e la ricorrenza ha dato occasione a iniziative e riflessioni sulla sua effettiva incidenza.

Le Grandi Città

Uno degli appuntamenti più recenti e significativi è stato il Congresso Internazionale«LaudatoSi’ e Grandi Città», tenutosi a Rio de Janeiro tra il 12 e il 15 luglio scorsi, dedicato in particolare alle metropoli latinoamericane, nelle quali vive più del 52% della popolazione del Subcontinente. L’incontro era incentrato su tre temi scelti come fondamentali: acqua potabile, inquinamento ambientale, qualità dell’aria. Gli organizzatori si sono mossi tenendo conto di due obiettivi: uno pratico, volto a diffondere la conoscenza dell’enciclica e contestualmente l’urgenza ecologica; l’altro etico, inteso a sollecitare una presa di coscienza collettiva (l’umanità, gli Stati, le imprese) e individuale nei confronti del pianeta, che va salvaguardato al meglio nel rispetto delle generazioni future.

Il Congresso si è celebrato con il pieno sostegno di papa Francesco, che ha inviato un messaggio ai partecipanti, invitandoli a insistere su tre atteggiamenti (le tre R): rispetto, responsabilità, relazione. A proposito di quest’ultima in particolare, Bergoglio ha sottolineato lo stretto collegamento tra degrado ambientale e sociale, ricordando come, nelle grandi città in particolare, l’isolamento di alcune persone in zone leggi tutto

L’ambiente spiegato ai più piccoli

Beatrice Ruggieri * - 02.07.2016

La nostra società si trova oggi a dover affrontare una delle sfide più difficili dell’ultimo secolo: proteggere il pianeta terra per salvare se stessa. Diffondere e promuovere pratiche e stili di vita sostenibili è diventata ormai una necessità improrogabile, ma per farlo c’è bisogno di una strategia ben studiata e soprattutto condivisa. Una strategia che preveda, ad esempio, un efficace programma di educazione ambientale pensato appositamente per i più piccoli, cioè i cittadini di domani.

Grazie al lavoro e alle linee guida delle Nazioni Unite o di altre organizzazioni non governative, molti paesi stanno raggiungendo obiettivi importanti. L’Unicef, ad esempio è, su scala globale, l’organizzazione che meglio affronta l’argomento del cambiamento climatico e delle conseguenze che questo sta avendo ed avrà su milioni di bambini, specialmente i più svantaggiati. L’obiettivo principale è quello di coinvolgere i più giovani all’interno del dibattito sulle future politiche ambientali, credendo fermamente nell’importanza vitale del loro ruolo ai fini di trovare concrete soluzioni e possibilità di cambiamento. Dal 2009, l’Unicef porta avanti il Climate Ambassador Programme in più di 20 paesi, con lo scopo di creare un network di giovani attivisti climatici che abbiano le basi per informare le loro comunità locali e la determinazione per ingaggiarle nella lotta alla sempre più evidente realtà del cambiamento climatico. leggi tutto

Cambiamenti climatici e sicurezza alimentare: dalla COP 21 di Parigi alla PAC

Elisa Magnani * - 28.05.2016

Uno degli aspetti dei cambiamenti climatici meno discussi dai media, ma tra i più preoccupanti per il futuro della sopravvivenza umana sul pianeta, è l’impatto che essi genereranno sull’agricoltura e sulle altre attività primarie, che incidono pesantemente sulla sicurezza alimentare.

L’agricoltura, l’allevamento e la pesca sono legati da una duplice relazione ai cambiamenti climatici, con i primi che ad un tempo contribuiscono all’emissione di gas serra, e subiscono i danni causati dai cambiamenti climatici. La questione è poi connessa ad altri ambiti strategici per l’intero pianeta, che hanno a che fare con la globalizzazione dei sistemi di produzione e consumo del cibo; l’inquinamento; la diseguale distribuzione di beni, risorse e cibo; l’approvvigionamento e il consumo di risorse a scala globale, quali acqua, suolo, combustibili fossili.

Già nel 2011 le Nazioni Unite avevano stimato che, globalmente, circa il 40% dei terreni era degradato a causa dell’erosione dei suoli, della fertilità ridotta e del pascolo intensivo, prospettando una diminuzione della produttività e un calo anche fino al 50% dei raccolti negli anni a venire; avevano inoltre calcolato che l’agricoltura pesava per il 70–85% sull’impiego idrico mondiale e che nel 20% della produzione globale di cereali l’acqua veniva utilizzata in maniera non sostenibile. La Fao ha poi stimato che nei prossimi decenni i fattori ambientali potrebbero far salire i prezzi mondiali degli alimenti del 30-50% leggi tutto

Ripartire dalle città. Perché le città modellano il territorio

Filippo Pistocchi * - 19.04.2016

La popolazione urbana mondiale ha ormai superato quella rurale e delle periferie.

In alcune regioni della Terra, come la “vecchia Europa” e l’America del Nord, il fenomeno urbano è pressoché stabile, mentre in altre, quelle ancora povere e/o che stanno affrontando un veloce e controverso processo di sviluppo, il tasso di urbanizzazione è in forte crescita, a dimostrazione che la città rappresenta ancora uno spazio geografico e un luogo esperienziale che riesce a dare risposte a bisogni e speranze. C’è di più: da alcuni studi si evince che almeno 1 miliardo delle persone “urbanizzate” in realtà occupa spazi informali, degradati e deprivati dei servizi e delle strutture adeguate alla sopravvivenza, che vengono chiamati slums, ossia le baraccopoli.

Questo dato implica che i pianificatori urbani e gli amministratori rendano più sostenibile la vita sia all’interno degli insediamenti sia negli interstizi urbani.

La storia delle città racconta di continui progetti compiuti per modificare e adeguare l’esistente (spazi pubblici, parchi urbani, boulevards); in altri casi, parla di piani per la costruzione di nuovi quartieri a ridosso della città, per ospitare cittadini in esubero o favorire un decentramento produttivo e sociale per rendere più equilibrato e meno congestionato l’uso del suolo urbano; oppure, di nuove città, costruite per svolgere funzioni economiche nuove e diverse rispetto a quelle delle città preesistenti leggi tutto