Violenza sulle donne: la Tunisia approva la legge. Niente più “matrimoni di riparazione”
Mentre notizie dal Pakistan parlano ancora di legge del taglione - in Punjub per punire un violentatore è stato ordinato lo stupro di sua sorella 17enne da parte del fratello della vittima - la Tunisia sembra giunta finalmente a un punto di svolta: il 26 luglio il Parlamento ha approvato all’unanimità la legge organica contro la violenza sulle donne. Dalla promulgazione del codice sullo statuto personale voluto da Bourguiba nel 1956 è la prima grande svolta per le cittadine tunisine che da lungo tempo scendono in piazza per questa causa.
Il voto
Un iter parlamentare reso impervio da rinvii e ostacoli, tanti da metterne in dubbio l’esito. Nessuna conclusione era scontata: Salem Labiadh del Movimento Popolare aveva accostato le modifiche della legge ad un miscuglio tra femminismo e l'omosessualità. Altri, della fronda più conservatrice, ritenevano che il testo fosse incompatibile con i valori arabi musulmani.
Quarantatre articoli divisi in 5 capitoli forniranno d’ora in poi le misure adeguate per sanzionare ogni forma di violenza o sopruso di genere. L’obiettivo della battaglia parlamentare e sociale è quello di garantire alla donna il rispetto della dignità e assicurarle l'uguaglianza, già prevista dalla Costituzione.
La legge punta inoltre ad eliminare ogni forma di disuguaglianza di sesso anche sul lavoro, partendo da un apparato educativo fin dall’età scolare, basato sulla prevenzione, la punizione dei colpevoli e la protezione delle vittime.
Le modifiche al 227 bis
Tra le misure introdotte dalla modifica all’articolo 227 bis del codice penale l’abolizione dell’ “impunità per l'autore” in caso di matrimonio riparatore. Nella sua versione precedente, l'articolo ha spesso fornito l'occasione allo stupratore di sfuggire a una pena detentiva se avesse sposato la sua vittima. Una pratica psicologicamente crudele se si pensa alle donne costrette a prendere per mariti i propri violentatori. Tra le altre novità rilevanti vi è certamente l’innalzamento dell’età del consenso da 13 a 16 anni. Secondo il nuovo articolo 227 bis “è punibile con sei anni di reclusione chiunque abbia rapporti sessuali con un minore sotto i 16 anni”. E ancora “è punibile con cinque anni di carcere per chi ha rapporti sessuali con una ragazza di età superiore ai 16 e sotto i 18 anni”. Le sanzioni per lo stupratore vengono raddoppiate se la vittima è sotto l’ala d’influenza del suo carnefice. Altro punto fondamentale è l'art. 17, che punisce con una multa da 500 a 1000 dinari tunisini chi si rende complice di molestie nei confronti delle donne per strada o in spazi pubblici. Viene inoltre punito con l'introduzione di pene da 3 a 6 mesi di reclusione a chi viene riconosciuto responsabile dell’impiego delle minori per i lavori domestici.
I commenti
"La versione del testo votato in parlamento risponde alle attese delle donne e della società civile che si sono mobilitati per due decenni per l'ottenimento di questo risultato" - ha dichiarato la deputata indipendente, avvocato femminista, Bochra BelHaj Hmida, a votazione avvenuta.
“Con 146 voti a favore e 0 contrari questa legge è un importante passo avanti per la tutela giuridica delle donne contro la violenza esercitata su di loro” - ha dichiarato l'avvocato e attivista tunisino Ghazi Mrabet.
Hanno partecipato alla stesura della riforma tutte le parti interessate: i ministeri della Donna e della Giustizia, società civile, Unione Nazionale della Donna Tunisina (Unft), Associazione Tunisina delle Donne Democratiche (Atfd), l'associazione parlamentare per la Famiglia, la Lega delle Elettrici Tunisine, l'associazione Voix de l'Enfant, la commissione della Donna presso la Commissione Verità e Dignità (Ivd) nonché numerosi esperti del settore.
I passi ancora da compiere
Nonostante gli indubbi passi in avanti, nel testo del provvedimento manca ancora una norma che regolamenti l’uguaglianza della donna nell’asse ereditario: per ora si parla di diritto facoltativo, ma in linea generale le donne ereditano una quota minore rispetto al proprio fratello in caso di decesso dei genitori o ai propri figli maschi in caso di morte del coniuge. Per ovviare a questa ambiguità giuridica circa un anno fa il quarantenne deputato tunisino Mehdi Ben Gharbia aveva presentato in Parlamento il progetto di legge per la parità anche nel diritto ereditario. Ma la proposta fu bocciata in commissione dopo pochi mesi.
* Francesca Del Vecchio, praticante giornalista. Collabora con Il Manifesto, Prima Comunicazione e East Journal. Ha collaborato con Tgcom 24.
di Paolo Pombeni
di Giovanni Parigi *
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