Ultimo Aggiornamento:
17 aprile 2024
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Una generazione politica che difetta di educazione e cultura

Francesco Provinciali * - 24.11.2018
I giovani

Il linguaggio triviale e aggressivo cui ci sta abituando la generazione politica emergente ha diverse matrici esplicative. Trovo che la più evidente sia riconducibile alla decadenza del sistema scolastico italiano dove, a partire dagli anni 80 si sono imposte le teorie formative della facilitazione, la stagione dei diritti non bilanciata da un richiamo ai doveri (di rispettare, studiare, imparare, ascoltare ecc.), la valutazione del profitto e del comportamento spogliata da regole, voti, riconoscimento del merito.

Un relativismo valoriale che è diventato soggettivismo dei comportamenti: tutto possibile, tutto emendabile, tutto accettabile, tutto tristemente incorreggibile.

Più recentemente l’introduzione delle nuove tecnologie ha fatto il resto: anziché essere considerata un elemento integrativo dello studio e a sostegno dell’impegno e dei doveri scolastici è diventato una sorta di digressione, un modo per saltare a piè pari la lettura e la scrittura, un ostacolo alla conoscenza e comunicazione interpersonale, un dileggio verso la figura dell’insegnante: l’aula come luogo del cazzeggio.

Anziché caldeggiare un ritorno ai fondamentali della cultura umanistica e classica figlia della nostra migliore tradizione si promette l’introduzione del tablet al posto dei libri e dei quaderni, come accaduto in altri paesi con esiti fallimentari.

Ecco perché il nuovo che avanza in politica è desolatamente privo di alcun fondamento culturale, usa un lessico povero e semplificato, toni ultimativi, aggressivi, infarciti di luoghi comuni, si esprime per frasi fatte, troppo spesso rinunciando all’uso del pensiero critico che la scuola di questi ultimi anni ha evitato accuratamente di formare.  Non si tratta solo di errori sintattici e lessicali, di un vuoto incolmabile rispetto alle conoscenze culturali fondamentali in campo letterario (il tutto spianato e incredibilmente agevolato dal Ministero dell’istruzione che sta espungendo dalle scuole lo studio della geografia e della storia per sostituirlo con una conoscenza effimera e superficiale, opinabile e soggettiva del mero, transeunte presente). Per questo ogni confronto con la classe politica della cd. prima repubblica è improprio e riduttivo, imparagonabile l’elaborazione politica che scaturiva da studi, congressi, convegni e titoli accademici mentre ora origina da un’improvvisazione disarmante: nei temi, nelle proposte, nelle modalità espositive.

L’arroganza con cui alcuni politici gestiscono le relazioni istituzionali e personali è diseducativa ed eloquente rispetto all’impoverimento culturale e alla omologazione di frasi fatte e di promesse che non saranno mai realizzate: tipico modus operandi che fa da anticamera a derive dirigiste e antidemocratiche, con l’espunzione dei toni dialoganti e interlocutori che il Presidente Mattarella si affanna a richiamare.
Questa politica è figlia di una scuola decaduta e spogliata della sua ragion d’essere, usa al dileggio e all’offesa, le aule parlamentari diventano luogo di gazzarre degne dei mercati rionali, l’uso delle istituzioni un modo disinvolto per esprimere in modo violento e impositivo il proprio punto di vista.

Il tutto condito da una legge elettorale che nessuno vuole (a parole) ma nessuno cambia perché attraverso lo spoil system consente di infarcire ministeri e istituzioni di amici, parenti, fedelissimi portaborse che creano una struttura di potere inscalfibile. La politica del “vaffa” e della “rottamazione” sistematica restituisce ciò che abbiamo voluto fosse la scuola recente: non il luogo di trasmissione di valori, di educazione e solida istruzione ma quello del loro sistematico dissacramento.

Per questo gli insegnanti sono offesi e insultati da alunni e genitori senza che questa politica – che usa gli stessi metodi per rappresentare sé stessa – si renda conto che questa lunga deriva del “me ne frego” porterà ad uno sfascio sociale e ad una decadenza di valori che nella storia sono stati il preludio delle peggiori dittature.

 

 

 

 

* Giudice onorario minorile TM Milano – già Dirigente ispettivo MIUR