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20 aprile 2024
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Tra moda e politica: Renzi e l’orlo dei pantaloni

Donatella Campus * - 19.01.2016
Matteo Renzi e i calzini

Da qualche tempo l’abbigliamento di Matteo Renzi sembra attrarre molta attenzione da parte dei mezzi di informazione. Pensiamo, ad esempio, allo spazio che è stato dato all’orlo corto dei pantaloni e al calzino dal colore vivace sfoggiati dal premier in un’occasione formale. E ai calzoncini corti indossati sotto la neve di Courmayeur. Non succede solo in Italia. Sempre a proposito di calzini, sono ormai celebri quelli piuttosto eccentrici del Primo ministro canadese Justin Trudeau. E che dire delle scarpe, se perfino il Wall Street Journal ha proposto ai lettori un quiz che chiede di riconoscere i diversi candidati presidenziali (in maggior parte uomini) a partire dalle foto delle loro calzature (http://graphics.wsj.com/quiz/index.php?standalone=1&slug=candidate-boots)? Insomma, l’impressione è che stia accadendo agli uomini politici quel che un tempo era riservato alle donne: il loro modo di vestire viene analizzato, scrutinato, talvolta elogiato, ancor più spesso criticato. Parità di trattamento, infine? E come e perché è avvenuto che anche l’abbigliamento maschile ha iniziato a fare notizia?

Per quel che riguarda le donne in politica, i commenti sul modo di vestire e, più in generale, sull’aspetto fisico hanno sempre costituito una rilevante criticità della copertura mediatica. Si osserva, infatti, che, anche nel caso di giudizi sostanzialmente benevoli, il troppo parlare dell’aspetto esteriore delle donne finisce col focalizzare l’attenzione del pubblico su dettagli banali anziché su questioni più sostanziali legate alla loro attività politica. Anche gli uomini finiranno col correre questo rischio? Si arriverà a parlare dei loro abiti più che delle loro idee? Per ora così non pare: la discussione sembra rimanere sui toni del divertissement e limitarsi a qualche situazione e a qualche caso particolare, ma può essere interessante fare alcune considerazioni. Primo, fino a non molto tempo fa, il “dress code” dell’uomo politico era estremamente codificato e prevedibile: abiti scuri, taglio classico, cravatte prevalentemente rosse o blu (esistono ricerche che illustrano l’impatto cognitivo di questi due colori http://www.livescience.com/3281-red-blue-necktie-colors-matter.html). Tuttavia, di recente, sembra che l’abbigliamento dei politici sia diventato molto più informale e, pertanto, anche più vario. Ma, con l’ampliarsi degli orizzonti di scelta, aumenta la possibilità di adottare look non sempre azzeccati o comunque non ritenuti del tutto adeguati. Ecco, quindi, che anche gli uomini iniziano a essere giudicati: si discute se siano o no eleganti e/o alla moda. In questo si avviano a fare esperienza di quel tipo di non sempre gradevole pubblico scrutinio che le loro colleghe conoscono da tempo.

 

Dimmi come ti vesti e ti dirò chi sei


Il secondo elemento interessante è che l’abbandono, ancorché parziale, degli schemi predefiniti produce anche maggiore possibilità di usare l’abbigliamento per esprimere la propria personalità. Le donne sanno bene che, a torto o a ragione, il loro modo di vestire può essere usato da chi le osserva come scorciatoia cognitiva per inferire informazioni su chi sono, come la pensano, come affrontano la vita. In politica questa si rivela evidentemente un’arma a doppio taglio: infatti, da un lato, la scelta oculata di un certo tipo di abbigliamento può aumentare la coerenza e l’impatto dell’immagine che si vuole dare di sé; dall’altro, ci si deve preoccupare che l’abito non mandi messaggi sbagliati e contrastanti.

Per gli uomini politici questa è in parte una novità: infatti,  la prevedibilità e l’uniformità del dress code maschile tendeva a non porre l’abbigliamento come elemento davvero discriminante tra l’uno e l’altro. In pratica, erano tutti vestiti più o meno allo stesso modo. Se, però, abito scuro di taglio classico e cravatta non sono più la scelta obbligata, allora lo scenario diventa più complesso, ma anche più complicato. Insomma, il linguaggio del corpo è sempre stato importante in politica, ma possiamo prevedere che d’ora in poi anche la scelta di quale vestito mettersi non sarà da meno.

 

 

 

 

* Donatella Campus è docente di Comunicazione Politica presso l’Università di Bologna.