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Quanti scandali diesel dovremo sopportare ancora?

Gianpaolo Rossini - 07.02.2018
La Salute di Milano

La serie degli scandali diesel si allunga assumendo contorni sempre più inquietanti. L’ultimo fa tornare alla mente pratiche che si credevano scomparse. Le case tedesche produttrici di auto hanno usato cavie umane per valutare gli effetti delle emissioni delle loro auto diesel. Il fatto è grave per diverse ragioni. In primo luogo, la maggiore delle produttrici di auto è una impresa di stato in quanto una regione (Land) tedesca ne possiede una quota di controllo. Questo chiama responsabilità politiche in quanto i cittadini da un’impresa di stato si aspettano comportanti più che corretti. In secondo luogo, è discutibile la sperimentazione su umani di nuovi farmaci nonostante lo scopo sia di fare passi avanti in campo medico per salvare vite umane. E’invece insopportabile e crudele che imprese automobilistiche usino cavie umane per testare il livello del danno certo (già peraltro dimostrato in una vasta decennale letteratura medica, come ricorda il dr. Harari sul Corriere del 30 gennaio a p. 9) che le emissioni diesel provocano sull’apparato respiratorio e altri organi. In terzo luogo gli effetti delle emissioni dei motori diesel sulla salute sono di breve e di lungo periodo. Questi ultimi ben più pesanti sono relativi a patologie oncologiche gravi, come la letteratura medica mostra. I test fatti dalle case automobilistiche tedesche si limitano alle conseguenze di breve periodo e sono quindi senza valore conoscitivo.

Le vicende dei diesel di questi ultimi anni assomigliano sempre più alla lunga storia delle lotte che associazioni di consumatori, malati e istituzioni hanno condotto alcuni decenni fa contro le multinazionali del tabacco e che hanno alla fine portato a regole severe e a forti limitazioni al fumo.  Nel caso delle auto diesel siamo però ancora indietro e la situazione è diversa da quella del fumo di qualche decennio fa. A livello internazionale molti paesi da tempo hanno bandito o fortemente scoraggiato il diesel per la trazione automobilistica. In Europa abbiamo testardamente fatto il contrario accumulando uno stock di circa 100 milioni di auto diesel in circolazione. Il che fa una notevole differenza rispetto al tabacco. Chi fuma può infatti smettere immediatamente senza buttare alcun investimento. Per il diesel invece il peso delle risorse investite dai consumatori e dalle imprese rende l’abbandono economicamente  costoso e non di immediato effetto. Questo rende però la scelta di abbandonare il diesel ancora più urgente. Rimandare accresce il costo economico ed epidemiologico. Il diesel in Europa è figlio di un errore industriale, commesso dalle imprese produttrici e dalle autorità europee. Tutte insieme hanno puntato sul gasolio trovandovi una scorciatoia “avvelenata” rispetto ad altre strade per ridurre l’inquinamento. Il diesel infatti produce meno anidride carbonica a parità di potenza erogata rispetto al motore a benzina. Purtroppo però il diesel produce emissioni di altri componenti estremamente dannosi per la salute e che il benzina non genera.  Ad aggravare il tutto, il miglior rendimento dei motori diesel ha spinto le case automobilistiche a offrire auto (SUV in specie) più pesanti e costose ad alto consumo vanificando quindi interamente il vantaggio iniziale.

E’ un paradosso amaro che l’Italia con centri storici con strade anguste, città con alta concentrazione di traffico urbano in aree molto ristrette non abbia fatto da apripista su questo tema mentre si sono mossi prima paesi con  ampi spazi e  una viabilità fatta di grandi strade, città spazialmente molto diffuse senza alte concentrazioni abitative.  Paesi come la Cina che ha metropoli ad alta concentrazione hanno da tempo bandito il diesel per auto e lo stanno limitando anche per l’autotrasporto.

In Europa Germania, Francia, Italia, Spagna, Inghilterra si è avuta la bizzarra idea di favorire fiscalmente il gasolio che ancora oggi ha un prezzo più basso della assai meno inquinante benzina.  Ora però numerose autorità locali hanno invertito finalmente la marcia. Grandi città come Parigi, Madrid, Atene, Città del Messico non consentiranno la circolazione di diesel dal 2025. Altre città, in Germania e in altri paesi, stanno bloccando seppur temporaneamente l’accesso di auto diesel. Ma tutto questo muoversi in ordine sparso non basta. Solo la Ue può e deve intervenire tempestivamente con una programma di abbandono del diesel che sia veloce, certo e che abbia come primo obiettivo finalmente la salute dei cittadini. Un tale intervento sarebbe utile anche alle case automobilistiche che così potrebbero riconvertire ricerca e produzione in tempi brevi smettendo di spendere soldi in attività inutili e truffaldine che ne rovinano la reputazione e danneggiano la popolazione.  Prima questo avviene e meglio è per tutti, anche perché già non mancano e saranno in un prossimo futuro ancora più forti classactions di consumatori colpiti da patologie da fumi di diesel. Un copione già visto qualche decennio fa per i produttori di sigarette.