Ultimo Aggiornamento:
15 maggio 2024
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Quale Lega si ritrova quest’anno a Pontida?

Massimo Piermattei * - 20.06.2015
Via Bellerio

“Fratelli sul libero suol”. Al richiamo dei versi del Marzo 1821, domenica 21 giugno si rinnoverà a Pontida il rituale che dal 1990 è un’occasione preziosa per fare un po’ il punto sulla Lega Nord e sulle sfide che la attendono. L’edizione 2015, nonostante la scarsa attenzione dei media, è invece particolarmente rilevante, come certifica lo slogan scelto da Salvini e dalla dirigenza leghista: “Siamo qui per vincere”, motto che ben fotografa le ambizioni che animano il segretario e le élites del partito.

Nel manifesto dell’evento, la figura stilizzata di Alberto da Giussano è affiancata per la prima volta dal Leone di Venezia e dal simbolo “Noi con Salvini”. Due novità che non sono semplici dettagli grafici: da un lato esprimono la forza raggiunta dalla componente veneta nel partito, mentre dall’altro confermano il tentativo della “nuova Lega” di Salvini di puntare al consenso elettorale nel Centro-Sud, limitando la matrice autonomista. La presenza del leone di San Marco ripropone la rivalità tra la parte lombarda e quella veneta, dualità che attraversa l’intera storia del partito: il successo alle elezioni venete è più che mai un successo “interno” e dello stesso Luca Zaia: la lista del governatore, infatti, ha raccolto quasi 430mila preferenze, centomila in più di quelle conquistate dal partito, mentre nella tornata del 2010 la Lega da sola sfiorava gli 800mila voti. Dal punto di vista dei voti ottenuti, quindi, la Lega ha avuto un crollo verticale, ampiamente compensato però dal successo personale di Zaia e della sua lista, costruita anche per frenare una eventuale emorragia di consensi verso Flavio Tosi. L’espulsione del sindaco di Verona, oltre a sciogliere definitivamente la lotta intestina in Veneto in favore di Zaia, ha rappresentato anche il tentativo di riaffermare con forza la preminenza del segretario federale e degli organi centrali sulle realtà “nazionali”. Ma il successo di Zaia è anche un chiaro messaggio inviato a Via Bellerio: non c’è Lega Nord senza il Veneto. E Salvini, che ha cercato subito di mettere il “cappello” sulla vittoria di Zaia, ha dovuto prenderne atto, inserendo il leone nel manifesto ufficiale. In questa fase la Lega non ha certo interesse a rinfocolare una delle principali problematiche che animano la vita del partito sin dall’espulsione di Franco Rocchetta. Su questo fronte, e non è un caso, c’è anche da registrare la visibilità mediatica che Roberto Maroni sta ricercando quasi ossessivamente negli ultimi giorni, spiegabile solo in parte col tentativo di sviare le polemiche scaturite dalle inchieste sulle assunzioni di alcune sue collaboratrici, ma trova la sua ragione principale nel tentativo del governatore lombardo di non rimanere tagliato fuori rispetto al tandem Salvini-Zaia.

Anche la presenza di “Noi con Salvini” fa registrare qualche malumore: a Matteo Salvini che annunciava l’importanza di aprire Pontida “a quelle realtà e a quei candidati che hanno avviato una collaborazione con noi”, rispondeva piccato Umberto Bossi che in un’intervista a «il Messaggero» ricordava che Pontida è un affare del Nord: “Se invitiamo degli estranei, perde la sua valenza”. Chissà se le parole del Senatúr sono rivolte anche alla più che probabile presenza di organizzazioni come CasaPound il cui rapporto con la Lega e con il suo segretario si sta progressivamente intensificando.

A rafforzare il prestigio e la valenza nazionale dell’appuntamento leghista è arrivata il 16 giugno la conferenza stampa con Marine Le Pen per presentare la costituzione, nell’emiciclo di Strasburgo, del gruppo “Europa delle nazioni e delle libertà”. La Lega Nord torna quindi in un raggruppamento politico al Parlamento europeo rafforzando i legami con l’estrema destra europea – “anti-euro” e “anti-clandestini”, come l’ha definita lo stesso Salvini.

Se fossimo negli Stati Uniti, Pontida 2015 sarebbe sicuramente la convention per il lancio della candidatura di Salvini, per la presentazione della squadra che lo assisterà e per l’esposizione del programma “di governo”. Anche perché, nel contesto attuale, tutto sembra giocare a favore del segretario leghista: 1) le prime sconfitte elettorali di Renzi (la débâcle di Alessandra Moretti è stata clamorosa) e le difficoltà nelle quali si barcamena il governo (scuola, riforme costituzionali, pensioni); 2) l’assenza di figure alternative nel centro-destra e le divisioni del Pd; 3) le problematiche legate ai migranti e alle comunità rom; 4) la persistente crisi economica; 5) le inchieste su “Mafia capitale”. A Pontida, Matteo Salvini continuerà a cavalcare con forza questi temi per proporsi come guida del centro-destra e come unica alternativa a Renzi. In questa straordinaria “congiuntura favorevole”, un solo fattore gli è contrario: il tempo. Se il governo dovesse tenere, se il Pd si dovesse in qualche modo rinsaldare intorno al suo segretario/presidente del Consiglio, allora l’offensiva lanciata da Salvini avrebbe difficoltà a diventare mobilitazione permanente e potrebbe finire per sfiancare e logorare il segretario leghista, che rischierebbe quindi di arrivare col fiato corto quando la corsa vera e propria per la leadership del centro-destra e per il governo del Paese avrà inizio. In altre parole, ora o mai più. Salvini lo sa e da Pontida lancerà “l’assalto finale”.

 

* Massimo Piermattei insegna Storia delle relazioni internazionali all’Università della Tuscia