Ultimo Aggiornamento:
24 aprile 2024
Iscriviti al nostro Feed RSS

Progressisti o conservatori

Stefano Zan * - 18.09.2019
Zan Parliamo di politica

È lecito collocare i 5Stelle nel fronte dei progressisti? La domanda è semplice, la risposta è molto complessa. Premetto che non ho mai considerato i 5Stelle di sinistra e che nel mio recente volume (Parliamo di politica, Pendragon 2019) li ho collocati tendenzialmente tra i neo conservatori reattivi, ma forse qualcosa sta cambiando e non mi riferisco certo all’attuale alleanza di governo (che potrebbe risultare anche in un semplice espediente tattico).

Prima di entrare nel merito vale la pena ricordare che quello che per comodità espositiva chiamo il fronte dei progressisti, in Italia, Europa, ma anche negli Stati Uniti è un fronte articolato, variegato, (dis)articolato, spesso confuso e a tratti ambiguo che spesso si caratterizza più per l’opposizione alla destra conservatrice ed ancora non ha trovato un partito egemone che lo sappia rappresentare.

L’altro aspetto da ricordare è che il processo di istituzionalizzazione che i 5Stelle stanno vivendo, da movimento antisistema a partito di governo, prevede tra le altre cose anche un processo di stabilizzazione ideologica che ridefinisce e consolida in itinere i veri valori di riferimento. Quelle che molto spesso sono state definite come giravolte, tradimenti, cambiamenti di posizione fanno pienamente parte della stabilizzazione ideologica oltre che, ovviamente, delle contingenze momentanee. D’altra parte passare da una sommatoria generica di ribellismi antisistema ad una visione di governo di medio e lungo termine è un processo necessariamente lungo e contraddittorio in sé.

La domanda iniziale va dunque riformulata. L’ideologia grillina che si sta consolidando nei comportamenti più che nelle dichiarazioni verbali spesso estemporanee consente di collocarli nell’ambito dei progressisti? I segnali sono controversi ma alcune cose, forse, stanno cambiando.

La sensibilità dei 5Stelle ai temi dell’ambiente e del lavoro è antica ed è quella che ha consentito a molti di considerarli tout court di sinistra e quindi progressisti. Il tema dell’ambiente è ormai in tutto il mondo una bandiera forte dei progressisti ma non andrebbe dimenticato che tra l’integralismo ambientalista ultra conservativo e lo sviluppo sostenibile che si traduce in green economy ci sono enormi differenze.

Anche il tema del lavoro può essere declinato in molti modi che vanno dall’assistenzialismo pubblico alla creazione delle condizioni che consentono lo sviluppo e la crescita dell’occupazione.

La svolta più interessante, se si consoliderà, è quella nei confronti dell’Europa che da un lato segnala l’abbandono di vecchie posizioni molto euro scettiche e dall’altro ha creato i veri presupposti politici per la rottura con la Lega. Se poi, come sembra, i 5Stelle entreranno nel gruppo europeo dei verdi un altro passo per l’accettazione dell’Europa come punto di riferimento essenziale sarà stato fatto nella direzione di una collocazione progressista.

Oltre ai dubbi già espressi su come la sensibilità a questi temi si tradurrà in comportamenti coerenti rimangono alcune aree in cui invece è difficile cogliere, ad oggi, anche una elementare sensibilità progressista.

In tema economico è veramente difficile esprimere qualsiasi posizione perché dopo le ormai antiche dichiarazioni di Grillo sulla decrescita felice (quanti grillini hanno letto Latouche?) nulla di sistematico è più stato detto neanche dal precedente ministro dello sviluppo economico. Su questo versante la somma delle posizioni sui singoli provvedimenti non consente di ricavare un quadro d’insieme, una prospettiva, una visione anche se insospettiscono molto le reiterate posizioni a favore della nazionalizzazione di diverse imprese. Staremo a vedere.

I campi invece in cui le attuali posizioni sono difficilmente collocabili nel fronte progressista sono sostanzialmente due.

Il primo è la totale sottovalutazione, per usare un eufemismo, dei valori della cultura, della competenza, dell’impegno individuale, della ricerca. L’uno vale uno traslato dal giorno delle elezioni alla vita di tutti i giorni è quanto di più retrogrado e reazionario si possa immaginare.

Il secondo, come ha detto bene Panebianco sul Corriere della Sera, è quello della giustizia. L’atteggiamento giustizialista e forcaiolo che da sempre hanno i 5Stelle, accompagnati da alcuni noti magistrati integralisti, non può certamente consentire di annoverarli tra i progressisti anche se su questo tema altri progressisti dovrebbero chiarire meglio le loro posizioni.

Il trade off tra visioni tendenzialmente progressiste, assenza di visioni e visioni nettamente conservatrici/reazionarie, non consente ad oggi una risposta definitiva alla nostra domanda iniziale.

Se i comportamenti prossimi venturi segnaleranno una stabilizzazione ideologica con i valori caratterizzanti il vasto e articolato fronte progressista ne prenderemo atto e avremo una voce in più all’interno di questo fronte. Altrimenti dovremo convenire che, al di là di alcune posizioni di bandiera e di interesse contingente, i 5Stelle erano e restano dei neo conservatori.

 

 

 

 

* E' stato docente universitario di Teoria delle organizzazioni. Il suo blog è ww.stefanozan.it