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In ordine sparso

Paolo Pombeni - 06.11.2019
Plastic Tax

Dice l’on. Marattin, esperto economico di Renzi, di non capire tutto questo stupore per la intensa discussione sui provvedimenti da inserire nella manovra di bilancio: non è stato forse sempre così? A questa domanda, non sappiamo quanto ingenua, si possono dare due risposte banali, ma che non vanno nella direzione che l’esperto economico dei renziani sembra suggerire.

La prima è che effettivamente è da un pezzo che le leggi di bilancio si scrivono a colpi di sgambetti, interventi a favore di questa o quella lobby, inseguimento di questa o quella tendenza del dibattito sui media, peccato che i risultati che si sono accumulati manovra dopo manovra siano stati piuttosto deludenti, per non dire di peggio.

La seconda risposta è che c’è un tempo per ogni cosa e non tutti i tempi sono eguali. Quando le cose vanno bene, quando la maggioranza di governo è solida e ben guidata, le componenti della coalizione possono anche premettersi qualche scarto a lato, giusto per esibire con evidenza la propria presenza. Non ci sembra però che adesso il contorno sia quello appena descritto, sicché quando l’opposizione sembra avere buone chance di buttar giù il governo, i membri della coalizione al potere dovrebbero capire che hanno tutto l’interesse a serrare i ranghi lasciando da parte le velleità di farsi notare.

Non occorre sprecare righe per ricordare quel che è sotto gli occhi di tutti: questa alleanza assomiglia sempre più ad un carrozzone i cui inquilini hanno in mente ciascuno il proprio tornaconto piuttosto che la tenuta di un governo che, temiamo, venga già dato per prossimo a tirare le cuoia. Naturalmente il premier Conte punta piuttosto a tirare a campare, ma è una prospettiva che contiene in sé l’attesa di un esaurirsi del proprio tempo.

Tutti i membri della coalizione, o, se preferite, dell’ammucchiata dovrebbero chiedersi prioritariamente quale messaggio stanno mandando all’elettorato col loro attuale comportamento. Prendete la banale questione della cosiddetta plastic tax. Prima la si annuncia come uno dei tanti strumenti per raggranellare qualche soldo che faccia quadrare i conti della manovra, poi ci si accorge che si mette a rischio un comparto importante della nostra industria coi relativi posti di lavoro. Allora si pensa di cavarsela con la solita storiella che le normative sono sempre migliorabili in parlamento, tanto per tutelare un po’ Bonaccini, candidato alla riconferma alla guida della regione dove sta la gran parte delle fabbriche colpite (fra il resto di media o piccola dimensione, dunque con margini di riconversione molto limitati), ma anche giusto per dar modo a Di Maio di giocare a fare lo statista con la frase attribuita a De Gasperi (in realtà di un predicatore politico americano dell’Ottocento, J.F. Clarke)  per cui i politici pensano alle prossime elezioni, gli statisti alle prossime generazioni. Intendeva dire che lui operava per salvare il mondo dalla plastica, come predica la disinvolta propaganda dei media che credono di essere politicamente corretti.

Se non si trattasse di cose tragiche, diremmo che per ironia della sorte la frase è stata pronunciata dal capo di quelli che hanno operato per far ritirare Arcelor-Mittal dall’Ilva di Taranto mettendo in forse 10 o 15mila posti di lavoro: un bel modo per occuparsi delle generazioni future, che, i dati della Svimez appena resi noti lo confermano, stanno fuggendo dal Sud senza lavoro.

Sembra che gli spin doctor del premier Conte gli abbiano consigliato di tenersi fuori da queste diatribe e di lasciare che se la sbroglino i partiti della sua coalizione. Pessimo suggerimento, se c’è stato davvero, perché un premier che sta a guardare le liti nel cortile di casa sua rafforza nel pubblico la convinzione che siamo un paese senza guida.

Non si può continuare a consentire che la manovra economica venga gestita come un giochetto in cui si spostano i numeri senza problemi tanto quel che conta sono i saldi finali che devono rimanere invariati. Non è così. Se si sposta il finanziamento del cuneo fiscale di alcuni mesi, non solo si tocca la vita di persone in carne ed ossa, ma si dà un certo messaggio che suona: l’incremento dei redditi dei lavoratori ci interessa relativamente. Così è più o meno per la maggior parte delle micro tasse che vanno e vengono in un turbinio che disorienta. Il contro messaggio che lo si fa per incrementare i finanziamenti a tante belle cose, sanità, istruzione, ricerca, arriva azzoppato dalla considerazione realistica che non sai mai se poi questi ci saranno davvero e se nel caso saranno poi spesi presto e in modo efficiente.

Diciamo una banalità: non si fa politica muovendosi in ordine sparso. Tanto meno quando si compete con un avversario che invece ha trovato una sua compattezza, è riuscito a riportare tutti ad una sola prospettiva e sa benissimo come ci si muove nel mandare messaggi all’elettorato. Quando hai a che fare con un avversario che ha il vento a favore, anche per una situazione internazionale favorevole a sostenere le sue narrazioni, prudenza vorrebbe che si serrassero le fila. Vallo a spiegare a coloro che guidano, o credono di guidare, il governo attuale.