Il vertice dei vescovi latinoamericani
Nel contesto di quella che altre volte abbiamo definito come nuova geografia ecclesiastica, assume una maggiore rilevanza l’incontro del CELAM (Consiglio Episcopale Latinoamericano) che si sta svolgendo a San Salvador (9-12 maggio). Si tratta della riunione dei rappresentanti di un istituto che riunisce le ventidue Conferenze Episcopali site nel vastissimo territorio compreso tra il Messico e Capo Horn, inclusi il Caribe e le Antille. Nell’occasione sono presenti anche esponenti della Chiesa cattolica statunitense e di quella canadese, segno di una viva attenzione alle questioni della più stretta attualità.
El Salvador, Venezuela
La scelta del paese centroamericano quale luogo di celebrazione del vertice non è casuale: si celebra infatti nel 2017 il centenario della nascita di monsignor Oscar Romero, del quale si aspetta la prossima canonizzazione. È in ricordo della sua esperienza pastorale che il consesso dei vescovi si riunisce, con l’obiettivo di discutere sulle emergenze denunciate ormai quarant’anni fa da Romero, ‘voce dei senza voce’: la lotta contro la povertà, la ricerca della pace. Si tratta di un’assemblea ordinaria, dalla quale non si attendono documenti particolari, ma certo sarà un’occasione per fare il punto su di una realtà in divenire, specie dopo l’elezione del primo papa latinoamericano della storia. La Chiesa muta e San Salvador dovrebbe rappresentare una delle tappe del suo cambiamento.
Padre Rigoberto Pérez Garrido, segretario esecutivo del dipartimento per le comunicazioni e la stampa del CELAM, ha puntualizzato che al centro dei lavori, accanto alla testimonianza lasciata da Romero, ci sarà il magistero di papa Francesco. Chiesa missionaria, prima di tutto, ma anche capace di vivere la gioia del Vangelo, così da superare le fatiche che nell’America Latina rimandano a una situazione in molte zone ancora assai conflittuale. El Salvador in particolare, nonostante siano passati venticinque anni dalla fine della guerra civile, vive l’esperienza di una persistente violenza, legata anche alla mancata attuazione degli accordi di pace. Ancora più delicata è la situazione in Venezuela, dove i vescovi hanno denunciato la dura repressione delle proteste popolari e l’autoritarismo del governo. Francesco non è rimasto in silenzio, e con varie iniziative, tra le quali una lettera all’episcopato del Paese, sta cercando di collaborare alla costruzione di un clima di riconciliazione. Bergoglio ha invitato a dialogare seriamente e portare a termine gli accordi raggiunti, costruendo ponti, adoperando così un’immaginegià utilizzata, si ricorderà, all’epoca della candidatura Trump e del dibattito sulla costruzione di un muro al confine messicano.
Periferie d’America
Una delle questioni più urgenti per la CELAM è quella dei migranti, niente affatto un’esclusiva europea, come ricorda l’arcivescovo di San Salvador José Luis Escobar. A fronte delle note chiusure del presidente Trump, Escobar ha invitato le autorità politiche (di El Salvador, ma è chiaro come il messaggio sia più generale) a prepararsi di fronte alla eventualità di un rientro di massa nei paesi di origine per molti che si sono spostati negli Stati Uniti. Non si sa cosa davvero succederà, ha detto Escobar, ma se il governo statunitense dovesse dare il foglio di via a tutta una folla di immigrati, allora non basteranno per riaccoglierli gli strumenti a disposizione delle organizzazioni ecclesiastiche che si occupano della pastorale dei migranti. Servirà molto di più per aiutare persone che sono state obbligate a muoversiperché costretteda condizioni di povertà estrema, esclusione e ingiustizia sociale. Chiediamo al Signore che faccia riflettere il governo degli Stati Uniti, ha chiosato Escobar, ma, si sa, non vi è alcuna certezza che le preghiere vengano esaudite. L’invito di Francesco al consolidamento di una Chiesa in uscita, aperta alle periferie, trova nel suo continente di origine la necessità di risposte concrete.
di Paolo Pombeni
di Claudio Ferlan
di Omar Bellicini *