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Il valore di un impegno

Luca Tentoni - 14.03.2020
Restate a casa

In questo periodo nel quale il Paese è messo alla prova da un'emergenza che non è solo sanitaria, ma riguarda anche il senso civico dei singoli (di qui l'invito delle autorità a restare in casa e ad evitare comportamenti irresponsabili che potrebbero alimentare il contagio da Covid 19) ci si potrebbe chiedere quale sia il ruolo di una rivista come la nostra. Il fatto che il confronto fra i partiti sia in qualche modo sospeso o attenuato non equivale a dire che fra le forze politiche si sia raggiunta un'impensabile "pacificazione nazionale": c'è, piuttosto, un accordo di non belligeranza, o almeno di riduzione dell'intensità di uno scontro che aveva assunto, negli ultimi mesi se non negli ultimi anni, dimensioni e toni inaccettabili. Le manovre politiche, insomma, non sono scomparse: restano sottotraccia, ma proseguono, anche se tutti i protagonisti sono costretti a muoversi in un ambito inesplorato e diverso da quello nel quale erano abituati ad agire. Per quanto ci riguarda, invece, ci pare sia proprio questo il momento più opportuno per rilanciare la riflessione sulle dinamiche, sul pensiero, sul ruolo dei partiti e della democrazia. Nelle settimane durante le quali il rumore di fondo delle polemiche strumentali è finalmente attenuato, possiamo riscoprire il gusto di leggere e di riflettere, anche perché - finita l'emergenza - ci sarà ancor più di prima bisogno di una buona politica, supportata non dal sondaggio del momento e dai "trend topics", ma da una visione del futuro che fin qui è mancata. Sarà opportuno, già da ora, ripensare il ruolo delle regioni, che forse hanno poteri da ricalibrare o riequilibrare rispetto allo Stato, dopo la scommessa persa della riforma del Titolo V della Costituzione. Così come sarà il caso di tracciare un'agenda per fare dei tre anni di legislatura che mancano alla scadenza naturale delle Camere un'occasione di confronto ampio e costruttivo fra le forze di maggioranza e quelle di opposizione, possibilmente senza ricorrere a innaturali e inopportuni connubi. Soprattutto, questa è l'occasione per predisporre due tipi di investimenti: uno materiale, sulla sanità pubblica (che altri paesi non hanno, o almeno non hanno al nostro livello di qualità e gratuità universale e che, in alcune zone del Paese, è purtroppo carente e va portata dovunque all'eccellenza) e sulla ricerca scientifica e tecnologica (la spesa sul Pil è troppo bassa, per non parlare delle retribuzioni e della stabilità lavorativa dei ricercatori e di chi, nelle università, svolge funzioni tanto importanti quanto povere di riconoscimenti economici e di carriera); l'altro culturale, sul senso civico. Purtroppo è noto, come a suo tempo spiegò Putnam, che nel Paese ci sono carenze storiche su questo versante. Gli episodi - da non generalizzare, ma da non sottovalutare - che hanno coinvolto alcuni giovani, i quali hanno talvolta ignorato le prescrizioni sulla prevenzione sanitaria, così come quelli che hanno visto persone fuggire dalle "zone rosse" e altre prendere d'assalto i supermercati, sono segnali pericolosi. È evidente che il concetto di cittadinanza e di appartenenza ad una collettività non può essere intesa come un "bancomat dei diritti" dal quale si può attingere sempre senza versare mai. In questi giorni ricorre l'anniversario della morte di Giuseppe Mazzini (10 marzo 1872). Nel 1860 Mazzini scrisse, nei "Doveri dell'uomo" che i cittadini debbono convincersi di essere "qui in terra esecutori d'una sola Legge - che ognuno d'essi, deve vivere, non per sé, ma per gli altri - che lo scopo della loro vita non è quello di essere più o meno felici, ma di rendere sé stessi e gli altri migliori - che il combattere l'ingiustizia e l'errore a beneficio dei loro fratelli, e dovunque si trova, è non solamente diritto, ma dovere: dovere da non negligersi senza colpa - dovere di tutta la vita". Di questi doveri, come dei diritti, la Costituzione della Repubblica è ricca, ma i primi sembrano non essere patrimonio comune e diffuso. Qualcuno ha criticato i partiti della Prima repubblica per la loro tendenza "pedagogica", esattamente come si fece a suo tempo per la televisione di Stato, la quale preferiva trasmettere opere teatrali e sceneggiati tratti da capolavori della letteratura anziché ammannire agli italiani spettacoli degni dei loro peggiori istinti. Se questo Paese vuole riprendere il suo cammino, dopo l'emergenza, lo deve fare col raziocinio, con la passione civile, con il contributo di tutti all'elevazione culturale e civica degli italiani e della società. Non ha molto senso guarire il corpo ma ammalarsi nello spirito. Anche per questo, nel nostro piccolo, noi di "Mente Politica" non chiudiamo i battenti in attesa della fine dell'epidemia, ma - al contrario - li spalanchiamo ai contributi di chi vorrà approfittare di questo tempo di pausa forzata dalle attività pubbliche per alimentare un dibattito che punti a individuare gli strumenti e i modi per aiutare il senso civico a svilupparsi. Come si vede in questi giorni, se non si ha la maturità e la consapevolezza di dover pensare anche al bene altrui oltre che al proprio, tutto è perduto, per sempre.