Ultimo Aggiornamento:
24 aprile 2024
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I candidati "impresentabili" alle elezioni regionali

Maurizio Griffo * - 23.05.2015
Federalist 10

Nella campagna elettorale per le prossime elezioni regionali sta acquistando un peso crescente la polemica sui candidati di basso profilo che popolano le liste in sostegno di questo o quel candidato a presidente della regione. Siccome il tema investe un aspetto non secondario della vita pubblica, quale è quello della selezione delle classi politiche, converrà analizzarlo in termini pacati e con spirito costruttivo, per evitare che la discussione sui candidati impresentabili o indecorosi degeneri in un improprio scontro tra garantisti e giustizialisti. Etichette che troppo spesso coprono rivalità interne di partito che si esprimono in maniera impropria e trasversale.

Cominciamo col dire subito che non è per nulla casuale che il dibattito sulla poca o assai mediocre qualità dei candidati si accenda in occasione di elezioni a carattere regionale. Il fatto è che, data l’arena politica in cui avviene il confronto, diventa problematico mobilitare l’elettorato di opinione su grandi temi di politica economica o di politica generale (interna o estera). Circostanza che aumenta l’utilità marginale del voto personale. Non c’è bisogno di invitare alla rilettura del Federalist 10 per far intendere che la dimensione ristretta della contesa politica favorisce interessi meschini, penalizza il confronto su opzioni ideali, incoraggiando egoismi e localismi. Questa dinamica è del tutto fisiologica, e semmai si accentua nelle regioni meridionali del paese dove lo spirito civico è più carente e la società civile meno strutturata.

Peraltro la dinamica che abbiamo appena descritto è accentuata da un fattore di ordine più generale. Intendiamo riferirci al trend astensionistico, che si è manifestato in maniera sempre più significativa nelle ultime competizioni elettorali. La disaffezione rispetto alla politica porta l’elettore comune a disertare le urne. A sua volta la minore partecipazione rende più appetibili i possessori di pacchetti di voti preconfezionati. Si tratta di un circolo vizioso che si autoalimenta e che non appare facilmente contrastabile.  

Rispetto a questo scenario generale le denunce specifiche, per quanto possano essere incisive, non appaiono risolutive. Non solo perché rischiano di innescare repliche puntigliose, o reciproche chiamate di correo, ma soprattutto perché non incidono sulle ragioni di fondo che hanno portato alla crescita delle candidature dei cosiddetti "impresentabili".

Un primo correttivo, sia pure di ordine residuale, potrà venire dalla riforma costituzionale che è al momento in discussione. Il superamento del bicameralismo paritario comporta, infatti, anche una riscrittura del titolo quinto della costituzione, con una riduzione del potere delle regioni. Cosa che, di conseguenza, riduce il raggio d’incidenza di eventuali eletti di basso profilo. Se questo è un correttivo indiretto e implicito ce n’è però un altro che avrebbe l’effetto di migliorare in modo più diretto la qualità dei candidati. Per le elezioni regionali (così come per quelle comunali) oltre alle liste di partito sono possibili delle liste di sostegno al candidato alla presidenza della regione. In genere le candidature indecorose sono localizzate in queste liste collegate. Lungi dall’essere espressione della società civile si tratta di solito di sigle raccogliticce tagliate su misure per esprimere il consenso clientelare. Non casualmente in passato irregolarità sono emerse proprio da liste collegate, come nel caso che ha portato alla caduta della giunta Cota in Piemonte lo scorso anno. Non è facilissimo immaginare correttivi legislativi in proposito, tuttavia si potrebbero varare misure che scoraggino le liste collegate (un premio di maggioranza alla lista principale, una soglia di firme più alta per  liste che non sono espressione di partiti nazionali, etc.). In sostanza, anche rispetto alle candidature di basso profilo l’indignazione moralistica non porta lontano se non è accompagnata da opportuni correttivi istituzionali.

 

 

 

 

* Insegna presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Federico II di Napoli