Entra in vigore l’Accordo globale sul Clima.
Una data storica ma non basta.
Questo 4 novembre 2016 segna la storia mondiale: entra infatti in vigore l'Accordo Globale sul Clima, approvato meno di un anno fa a Parigi. Questo è stato possibile dopo la ratifica, in tempo record, da parte di 55 Paesi responsabili del 55% delle emissioni globali di gas serra, requisito indispensabile per rendere l’Accordo operativo formalmente. Si tratta di una svolta storica nel tentativo di contrastare le cause antropiche e le conseguenze degli impatti dei cambiamenti climatici.
L’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi indubbiamente è un segnale positivo e che darà vigore alla Conferenza ONU sul Clima di Marrakech, che si terrà dal 7 al 18 novembre 2016. La città è in fermento. Pronta ad accogliere più di 20 mila partecipanti in arrivo da 196 paesi del mondo. Sugli oltre 300 mila metri quadrati di insediamento allestito alla maniera "berbera", con 55 tende bianche, si distinguono due zone principali, quella blu, che è la zona dell'ONU, e quella verde, dominio della società civile impegnata nella difesa dell'ambiente. Tra le migliaia di bandiere che segnalano la COP22, appese per le strade principali che portano dall'aeroporto al centro della città, ce ne sono molte con la scritta “Agire” in diverse lingue oltre che in arabo.
Ma tanti sono i nodi ancora da sciogliere e di fronte ai quali le delegazioni internazionali dovranno discutere. Si tratta infatti di dare piena operatività all’Accordo stabilendo in tempi rapidi le risorse finanziare da mettere in campo, specie per le economie meno avanzate. Finanziamenti che serviranno a sostenere l’ormai necessaria transizione energetica verso un sistema quasi totalmente indipendente dai combustibili fossili e a garantire le necessarie misure di adattamento ai cambiamenti climatici, specie nelle realtà maggiormente colpite e che spesso sono anche più vulnerabili dal punto di vista sociale ed economico. Gli effetti del riscaldamento globale che si manifestano nell’innalzamento del livello del mare, nella continua fusione del ghiaccio marino dell’Artico e dei ghiacciai continentali della Groenlandia, dell’Antartide e delle grandi catene montuose, così come dell’aumento della frequenza ed intensità di eventi estremi come siccità e alluvioni, stanno infatti determinando gravi crisi ambientali che rendono sempre più problematico l’accesso al cibo e all’acqua specie alle popolazioni nelle economie più povere contribuendo in maniera crescente ai fenomeni migratori.
Un altro aspetto rilevante in discussione a Marrakech sarà inoltre la revisione degli impegni volontari di riduzione delle emissioni di gas serra (Intended Nationally Determined Contributions), che hanno costituito la base dell’Accordo di Parigi, ma che sono subito apparsi insufficienti per garantire l’obiettivo, espresso nello stesso Accordo, di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli pre-industriali.
Il tempo tuttavia stringe. Grazie al contributo dell’uomo nel 2015 è stata misurata la presenza in atmosfera di ben 400 ppm di CO2, il principale gas serra, che rappresenta un valore mai raggiunto negli ultimi 3 milioni di anni.
Il 2015 è stato anche l’anno più caldo in assoluto dal 1880 a livello globale e per la prima volta è stata superata la soglia di +1°C di aumento delle temperature rispetto alla media del 19°secolo (1880-1899).
La presenza a Marrakech della società civile, delle organizzazioni non governative, delle associazioni e in particolare dei giovani diviene quindi essenziale per monitorare i processi in corso e spingere le delegazioni politiche internazionali, in primo luogo l’Italia, ad assumersi impegni concreti e più ambiziosi soprattutto nel compiere un radicale cambiamento dell’attuale modello economico.
I temi della cittadinanza planetaria, della sostenibilità ambientale e dei cambiamenti climatici ai fini di una buona governance rappresentano un riferimento sempre più presente nel quadro normativo e programmatico a livello nazionale, comunitario ed internazionale. Il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini più giovani e dei diversi attori della società civile è fondamentale per migliorare la qualità delle politiche pubbliche e i processi decisionali, integrando gli apporti dei giovani nella definizione delle stesse.
Come ricorda del resto Papa Francesco nella sua enciclica Laudato Sì “i cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità. Gli impatti più pesanti probabilmente ricadranno nei prossimi decenni sui Paesi in via di sviluppo. Questi effetti potranno essere sempre peggiori se continuiamo con gli attuali modelli di produzione e di consumo”.
* Paulo Lima è giornalista, fellow Ashoka e presidente dell'Associazione Viração&Jangada
** Roberto Barbiero è climatologo dell'Osservatorio Trentino sul Clima
di Paolo Pombeni
di Rafael Ruiz *
di Paulo Lima * e Roberto Barbiero **