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24 aprile 2024
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Domani è un altro giorno si vedrà…

Stefano Zan * - 02.09.2020
Domani è un altro giorno

Premesso che a Renzi, come a moltissimi altri conviene che le cose restino come  sono fino alla fine naturale della legislatura possiamo chiederci quali prospettive abbia nel medio termine Italia Viva. Anche se resto convinto che la legge si farà all’ultimo momento utile e non prima come molti continuano a sostenere nei diversi partiti della maggioranza, Renzi ha una unica possibilità di presentarsi da solo davanti agli elettori: che venga approvato un sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 3%. Anche in questo caso, stando ai  dati dei sondaggi di oggi rischia, ma è un rischio che con una adeguata campagna elettorale può pensare di affrontare. In tutti gli altri meccanismi elettorali possibili Renzi è costretto al allearsi con qualcuno salvo non decida che gli basta il diritto di tribuna.

E’ interessante notare che quanto veniamo dicendo per Renzi vale negli stessi identici termini anche per Calenda e il suo partito che hanno in comune un modello originario molto simile (scissione soft da PD) un elettorato potenziale anch’esso molto simile, una posizione nei sondaggi che li accredita entrambi di un 3% circa. Quindi Calenda, in prospettiva, ha gli stessi problemi politici di Renzi.

Ciò detto, le possibili alternative non sono molte anche se non dobbiamo escludere quelle che al momento sembrano fantascientifiche perché la politica italiana recente ha dimostrato di essere molto più fantasiosa della fantascienza. Vediamo queste alternative in ordine di ragionevole probabilità.

La prima prevede il ritorno al passato: sia Renzi che Calenda rientrano nel PD o ufficialmente con relative delibere degli organismi dirigenti, oppure più semplicemente con la presenza di uomini dei due partiti minori nelle liste del PD. Al di là delle difficoltà politiche di un’operazione di tal genere non bisogna dimenticare che la riduzione drastica del numero dei parlamentari rende particolarmente difficile la manifestazione di generosità nei confronti di terzi da ospitare nelle proprie liste. Di sicuro non ci sarà posto per tutti gli uomini e donne del PD; pensare di riservare alcuni di questi posti a chi se ne è andato di recente non è facile da spiegare al di là delle  motivazioni politiche. (Questa prospettiva potrebbe valere anche per LEU). E’ naturale dunque che sia lo stesso PD ad incoraggiare soluzioni diverse come l’alleanza Italia Viva e Azione che rappresenta la seconda alternativa. In realtà chi sostiene questa visione ipotizza che dell’alleanza facciano parte anche gli esponenti di +Europa che porterebbero questa aggregazione intorno al 10%. Se fosse davvero un nuovo partito organico che risulta dallo scioglimento dei tre partiti che confluiscono nel nuovo unico partito (ipotesi Bettini) questo rappresenterebbe una novità straordinaria per il sistema politico italiano e darebbe voce e rappresentanza ad una parte non piccola dell’elettorato che si colloca in una posizione di centro riformista-progressista, non pregiudizialmente contro il PD. Ma la costruzione di un vero partito del 10% si scontra con alcuni fattori che al momento fanno pensare che più in là di una alleanza elettorale sia difficile andare. Anche se su molte questioni hanno posizioni comuni i tre partiti si dividono su altre che hanno valore strategico. La posizione ideologica (nel senso tecnico del termine) di Calenda contro i 5Stelle rappresenta un vincolo invalicabile per le alleanze di governo possibili. I radicali di +Europa vogliono mantenere la loro identità storica anche a costo di star fuori dal parlamento. Renzi non è certo disposto a cedere la sua leadership. Tutti e tre i partiti sono ultra personali e questo rappresenta un problema difficilmente superabile nel breve-medio periodo. E’ improbabile quindi che assisteremo alla nascita di un nuovo partito mentre è probabile che, in caso di sistema proporzionale, si costituisca un polo elettorale che unisce i tre piccoli partiti.

Infine non si può escludere a priori l’ipotesi più fantasiosa e cioè che una legge elettorale maggioritaria costringa tutti i partiti da Leu a Calenda a formare una alleanza elettorale allargata tipo vecchio Ulivo. In questo caso i piccoli partiti avrebbero un discreto potere contrattuale, ma forse l’elettorato resterebbe sorpreso.

In ogni caso sembra scarsamente credibile il favore con il quale Renzi sembra oggi sostenere il sistema proporzionale alla tedesca, compresa la soglia di sbarramento al 5%.

A questo punto è evidente che a Renzi, così come a Calenda conviene stare fermi, non prendere iniziative particolari, vedere come vanno le cose e sperare che nei prossimi due anni possa succedere qualcosa di particolare che cambia le carte in tavola e modifica i rapporti di forza. E di legge elettorale se ne parla a fine legislatura.

 
 
 
 
* E' stato docente universitario di Teoria delle organizzazioni. Il suo blog è ww.stefanozan.it