Ultimo Aggiornamento:
17 aprile 2024
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Chi finanzia il fact-checking, un confronto internazionale

Lo staff di "Pagella Politica" * - 23.07.2015
Crowd Funding

La crisi del settore del giornalismo tradizionalmente inteso e il fiorire di innovazioni nel mondo dell’informazione ha portato a interrogarsi sulla sostenibilità dei vecchi modelli di business, ormai obsoleti. Appare evidente infatti la necessità di trovare nuove forme di finanziamento per chi vuol fare informazione.

Come Pagella Politica, principale sito di fact-checking politico in Italia, ci troviamo ad affrontare questo tema in un’ottica di confronto con i fact-checkers internazionali. E i risultati non sono incoraggianti per il nostro Paese.

All’estero, infatti, le attività di fact-checking politico sono prima di tutto finanziate dalle grandi fondazioni filantropiche, che erogano finanziamenti per centinaia di migliaia di dollari. Ne sono un esempio lo statunitense FactCheck.org, finanziato dalla Annenberg Foundation, e l’inglese Full Fact, che ha ricevuto grant per 400mila sterline dalla fondazione Nuffield. In altri contesti sono i grandi giornali a pagare i servizi di fact-checking: ad esempio in Francia sia Le Monde che Libération hanno un servizio di verifica dei dati (rispettivamente, Decodeurs e Desintox).

In Italia la situazione è più critica. Nessuno dei principali quotidiani infatti pare interessato a istituzionalizzare un servizio di fact-checking (in TV e in radio si è sperimentato di più).
Soprattutto, il mondo della filantropia pare confinato ad ambiti lontani da quello dell’accountability dei politici, e la partecipazione a bandi pubblici richiede forme istitutive che spesso non sono percorribili.  Per questi motivi, per lanciare il nostro progetto europeo FactCheckEU.org abbiamo trovato solo finanziatori esteri (la fondazione tedesca Mercator, e la Open Society Initiative for Europe di Soros).

Questo nonostante, come ben illustrato in questo articolo di Valigiablu, vi sia in realtà in Italia una forte domanda di verifica delle notizie e di informazione di alta qualità. Solo il 35% degli intervistati da Reuters (a giugno 2015) dice di credere nell’informazione, mentre il 70% ritiene che quanto viene riportato dai media sia in qualche modo manipolato (dati Censis 2013). E’ evidente che i lettori sono poco convinti dallo stato attuale del giornalismo politico (fatto che si traduce anche nel calo delle vendite dei quotidiani, -38,7% dal 2000 al 2013). A maggior ragione quindi vi dovrebbe essere interesse da parte di grandi fondazioni e istituti nel finanziare progetti volti a migliorare la qualità dell’informazione.

Data però la situazione, l’istinto di sopravvivenza fa sì che progetti come il nostro debbano ora formulare modelli di business sostenibili.  Pagella Politica sta investendo nella costruzione di un servizio che valorizzi l’enorme database di informazioni raccolte dall’inizio dell’attività nel 2012 a oggi. In tre anni di lavoro abbiamo trovato, certificato e categorizzato una elevata quantità di dati che vorremmo mettere a disposizione in modalità freemium. Un’altra sfida che abbiamo intrapreso è quella del crowdfunding (un percorso tentato da molti altri). Oltre a permettere di raccogliere finanziamenti, il crowdfunding aiuta a capire se il pubblico di utenti è interessato ad un certo prodotto tanto da essere disposto a finanziarlo. Questi sono solo alcuni dei canali percorribili per promuovere un giornalismo data-centred che sia anche sostenibile; vedremo se porteranno ai risultati sperati.

 

 

 

 

* Lo staff di ”Pagella Politica” (www.pagellapolitica.it) è il principale sito di fact-checking politico in Italia