Ultimo Aggiornamento:
27 aprile 2024
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Aria nuova in Grecia. E in Europa?

Rigas Raftopoulos * - 27.01.2015
Vittoria di Tsipras

I risultati delle politiche greche di domenica hanno visto lo schieramento di sinistra Syriza guidato da Alexis Tsipras conquistare il 36,34% dei voti e 149 deputati sui 300 del Parlamento greco superando di quasi dieci punti percentuali Nuova democrazia che, con il 27,81% dei voti e 76 deputati, si attesta come primo partito di opposizione. Al terzo posto il partito ultra-nazionalista e filo-nazista di Alba dorata che raccoglie il 6,28% dei consensi mandano in Parlamento 17 deputati nonostante che la sua leadership sia da tempo agli arresti con varie pesanti accuse  tra cui quella di essere un'organizzazione criminale. Assieme ad Alba dorata al terzo posto si colloca To potami (6,05% e 17 deputati). Quest'ultimo è guidato dal giornalista lifestyle Stavros Theodorakis ed è una creazione politica recente e per vari aspetti anomala: non si dichiara né di sinistra né di destra dal momento che il suo obiettivo sarebbe quello di cambiare tutto il sistema politico greco ed è sostenuta massicciamente dai principali media privati che hanno concesso larghissimi spazi a Theodorakis in campagna elettorale. Dal canto suo Theodorakis ha giustificato l'assenza di un chiaro programma politico con il fatto che il suo è un partito che va oltre i classici e tradizionali schemi. To potami è sostenuto dalla media borghesia e dalle professioni e sembra più un soggetto “occasionale”, artificiale, piuttosto che un soggetto politico con dotato di spessore e contenuti. Il Partito comunista greco KKE segue con il 5,47% dei voti e 15 deputati e tramite il suo segretario generale Dimitris Koutsoumbas ha fatto sapere più volte di considerate Syriza niente meno che uno strumento al servizio delle oligarchie finanziarie e di Bruxelles, bollando come “tragiche ciarlatanerie” le promesse elettorali di Syriza. In ogni caso i comunisti greci si potrebbero presto trovare in una difficile situazione soprattutto davanti ai loro elettori qualora dovessero giustificare un voto contro quelle misure a favore dei lavoratori, dei disoccupati e dei giovani (come l'innalzamento del salario minimo da 600 a 750 euro o l'introduzione di un reddito minimo di solidarietà) ovvero misure politicamente e socialmente progressiste, annunciate da Tsipras nel programma di governo di Syriza. Ultimi due partiti ad entrare nella Voulì sono i “Greci indipendenti” (Anel) di Panos Kammenos e il Pasok ai minimi storici da quando è nato nel 1974, entrambi con 13 deputati e, rispettivamente, il 4,75% e il 4,68% dei consensi. Se il partito di Kammenos ha già espresso il suo appoggio ad un governo Syriza e si prepara dunque ad entrare nell'Esecutivo, il Pasok, per bocca del suo leader Evanghelos Venizelos ha espresso tutta la rabbia, frustrazione e un senso di disfatta per il disastroso risultato elettorale. Non è mancato da parte di Venizelos un attacco al veleno contro Yorgos Papandreou, ex leader del Pasok e fondatore, solo poche settimane fa, di un movimento socialista rimasto al di fuori della soglia di sbarramento posta al 3% e responsabile, secondo Venizelos, di aver prima abbandonato il partito nel momento più difficile e poi di averlo affossato con la sua creatura politica.

Gli sviluppi politici in Grecia saranno frenetici nei prossimi  giorni e nelle prossime settimane a partire dalla formazione del governo e dal primo compito per tutto il Parlamento ovvero l'elezione del presidente della Repubblica. Dalle prime indiscrezioni sembrerebbe che Kammenos otterrà un posto di ministro in un governo composto al massimo da dieci ministri, oltre il primo ministro Alexis Tsipras.

A livello europeo l'impatto di questa decisa svolta a sinistra in Grecia può assumere varie forme: le proposte di abbandono delle politiche di austerità della troika e di ricerca di una soluzione democratica e socialmente rispettosa dei cittadini greci dovrà essere recepita e elaborata sia a Berlino e Francoforte sia a Bruxelles e la risposta dovrà essere necessariamente politica non più soltanto tecnica. Un altro elemento internazionale riguarda l'effetto che la vittoria di una forza schiettamente di sinistra – non di “centro”-sinistra – in una paese dell'area sud dell'Unione europea potrebbe innanzitutto avere sulla Spagna dove a fine anno sono previste elezioni politiche e dove Podemos – il cui giovane leader Pablo Iglesias ha sostenuto apertamente Tsipras nella campagna elettorale – si attesta in prossimità del 30% nei recenti sondaggi ed è in ascesa e rappresenta una forza per molti aspetti ancor più radicale di Syriza. E in Italia? La situazione è, da questo punto di vista – più “arretrata” poiché un soggetto politico comparabile – tenute in debito conto le grandi differenze nei sistemi politici, a livello sociale ed economico tra Grecia e Italia – non esiste e non sembra in procinto di emergere nel breve termine. L'esperimento della lista Tsipras nato e messo alla prova in tempi molto brevi ha raggiunto in occasione delle scorse elezioni europee l'obiettivo di superare la soglia di sbarramento ma questo non può essere certo rassicurante per tutti coloro che, in Italia, vanno alla ricerca di una rappresentanza politica in grado di proporre soluzione di governo concrete, nuove e la cui bussola sia in primo luogo il rispetto dei diritti dei lavoratori, dei giovani e delle fasce più deboli ed esposte. Un soggetto politico, in breve,  di sinistra. Una domanda è se sia possibile che in Italia l'esperienza di Syriza, la sua maturazione politica e la sua capacità di parlare e interpretare le esigenze di vasti strati della popolazione, possa essere raccolta e rielaborata per una proposta che porti aria nuova e riattivi anche una partecipazione e un coinvolgimento nell'amministrazione e nelle scelte della cosa pubblica, assenti da tempo nel Belpaese.

 

 

 

 

* Ricercatore Università di Roma III