Un parlamento indebolito è un vulnus per la democrazia
Dunque, cedendo alle pressioni di Di Maio, Grillo e della Casaleggio associati, dopo 70 anni di vita democratica e Repubblicana, il Parlamento italiano verrà alleggerito in quanto a consistenza numerica di deputati e senatori, in nome di un risparmio di spesa pubblica stimato dai fautori dell’iniziativa in 500 milioni di euro all’anno. Eliminati di netto 345 seggi: 230 alla Camera e 115 al Senato, avremo dunque 400 deputati e 200 senatori. Un taglio quantitativo considerevole che pone problemi di interfaccia tra paese legale e paese reale.
Forse questo è il modo in cui i grillini avevano promesso di scardinare la scatola di sardine.
Colpisce la facilità con cui il M5S ha fatto breccia nel partito con cui condivide il Governo del Paese e in quelli di opposizione, affondando la lama della demagogia nel burro marcescente dell’inconsistenza di qualsivoglia argomentazioni dissuasive. Il fatto che – come sottolineato da Emma Bonino a nome di ‘Più Europa’- non sia stato svolto uno studio preliminare di accertamento sulla fattibilità e sulle conseguenze tecniche, politiche, di funzionalità del Parlamento la dice lunga sul pressapochismo con cui le forze politiche hanno di fatto bypassato un serio e approfondito esame sulle imprevedibili conseguenze che sconvolgeranno il principio della rappresentanza: il legame che univa i parlamentari al territorio di provenienza elettorale era garanzia di un flusso di andata e ritorno tra conoscenza delle realtà territoriali, pertinenza dei provvedimenti legislativi, legame tra eletti ed elettori.
Ne hanno fatto una questione quantitativa poiché il vero obiettivo è il progressivo esautoramento del Parlamento e della democrazia rappresentativa a favore di quella democrazia virtuale di cui recentemente si è impartita una sorta di lectio magistralis all’assemblea dell’ONU.
Questo voler tagliare e togliere tutto, parlamentari, pensioni, grandi opere, ammodernamento del Paese, crocifissi dalle aule, partecipazione democratica e popolare, concertazione politica, assomiglia ad una sorta di gigantesca operazione giacobina di decapitazione della democrazia e delle tradizioni del Paese: il tutto condito con una demagogia disarmante che avrebbe dovuto far riflettere qualche ormai rara testa pensante dalla sponda sinistra del governo e da quella destra dell’opposizione. Per timore di essere accusati di difendere privilegi e di impoverire il Paese molti hanno scelto l’indolenza del silenzio e dell’acquiescente, passiva accettazione.
Proni e supini di fronte allo strapotere dello sparuto drappello dei frequentatori della piattaforma Rousseau, hanno avvallato la più gigantesca e mistificatoria operazione di giustizialismo ai danni della democrazia e della centralità del Parlamento.
Non è infatti il numero dei deputati e dei senatori che andava diminuito perdendo forza e rappresentatività popolare: oscillando perennemente tra sistema maggioritario e proporzionale, con sfumature bizantine tendenti a salvare capra e cavoli, i partiti hanno eluso il vero problema.
Che non è di quantità o di risparmio sulla democrazia, ma di qualità degli eletti, di rettitudine morale, di competenza e merito. Incapaci di una seria e durevole riforma elettorale gli attuali parlamentari hanno fatto due conti: basta che ci sia posto per chi nei partiti conta, i peones potranno fare le valigie e tornare a casa. Ne è prova provata il fulmineo riposizionamento di chi vuole garantirsi la poltrona anche a costo di rinnegare appartenenze e scelte etiche del passato.
Con buona pace dei capaci e meritevoli che resteranno esclusi da ogni speranza di essere eletti, non ci sarà interscambio ma consolidamento di poltrone numerate, come alla Prima della Scala. In una democrazia blindata nelle candidature ed ora decapitata nei parlamentari, la casta diventerà super-casta in attesa di transitare tutti, eletti ed elettori, in quel buco nero che chiamano “democrazia virtuale e società digitale” dove non serviranno menti pensanti e illuminate. Non servirà neanche votare, basterà un clic dallo smartphone. Lo avevano previsto Orwell in ‘1984’ e Aldous Huxley ne ‘Il mondo nuovo’ e presto accadrà.
Come scrisse Goethe ‘il primo passo è libero, è al secondo che saremo tutti obbligati’.
* Ex dirigente ispettivo MIUR
di Paolo Pombeni
di Francesco Provinciali *
di Stefano Zan *