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27 marzo 2024
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Tutelare la salute di fumatori e non fumatori

Francesco Domenico Capizzi * - 07.12.2022
Vietato fumare

Nonostante il divieto di fumo nei locali pubblici (Legge Sirchia 2003, in vigore dal 2005), compresi luoghi di lavoro privati, esercizi commerciali e di ristorazione, centri ricreativi e di aggregazione sociale, per “tutelare la salute dei non fumatori” (art. 3), nonostante il divieto raggiunga il 73% dei casi (PASSI 2019) e, in aggiunta, sia stata recepita la Direttiva europea che vieta il fumo in automobile in presenza di bambini e donne in  gravidanza e disponga l’apposizione di immagini e scritte sui pacchetti e le richieste d’aiuto al Telefono Verde-Fumo siano aumentate di 6-7 volte, in Italia risultano oltre 42mila casi/anno di tumori polmonari (10%  di tutti i tumori, III neoplasia per frequenza) con oltre 35 mila decessi che costituiscono il 20% per neoplasie in generale.

In Europa vengono diagnosticati oltre 500 mila nuovi tumori polmonari/anno con oltre 400 mila decessi, nel Mondo 2.5 milioni di casi/anno con circa 2 milioni di decessi (OMS 2021). Di questi circa il 60% riguarda persone in età compresa fra 55 e 75 anni che fumano un pacchetto di sigarette al giorno da più di 30 anni oppure che hanno smesso da meno di 15 anni). Si stima che i fumatori nel Mondo ammontino ad almeno 1,3 miliardi, la maggior parte dei quali residenti in Paesi a basso reddito o in via di sviluppo e che spendono, per il solo acquisto dei prodotti del tabacco e affini, attorno al 20% del cespite familiare.

È chiaro che i risultati ottenuti dalle terapie (chirurgia e terapie adiuvanti) siano da considerare largamente insufficienti.

Le cause della neoplasia vanno ricercate nelle varie modalità di tabagismi, compresi i surrogati, in misura di circa il 90%, negli inquinamenti ambientali (cancerogeni, particolati) in ragione del 10%.

È evidente che la prevenzione primaria, con l’abolizione delle cause e intanto con la loro forte riduzione, debba rappresentare la via maestra da seguire, ma è necessario anche puntare sulla diagnosi precoce, per “tutelare la salute dei fumatori”, che è in grado di ridurre la mortalità di oltre il 26% tra gli uomini e il 39% tra le donne.

Cambia significativamente, infatti, l’aspettativa di vita se il trattamento chirurgico è eseguito quando il tumore è di piccole dimensioni, non esteso né infiltrante ed esente da metastasi linfonodali e, tantopiù, se localizzate a distanza.

La sintomatologia avvertita comunemente non viene incontro all’esigenza di richiedere indagini mirate. Infatti, quanto è accusato dai fumatori difficilmente costituisce una fonte di allarme precoce a causa del fenomeno chiamato “sottrazione di sintomi”: tossi, espettorazioni, “respiro corto” cronicamente affliggono il fumatore già portatore di enfisemi e bronchiti cronico-ostruttive. D’altra parte in assenza di una diagnosi precoce la sopravvivenza a 5 anni è pari al 16% negli uomini e al 23% nelle donne (AIRTUM 2020).

L’invito ad astenersi dal fumo, mediante informazione capillare e documentata, deve sempre costituire l’iniziativa principale e irrinunciabile delle Istituzioni. A questa forma di prevenzione primaria è necessario aggiungere l’organizzazione di uno screening mediante Tomografia assiale computerizzata (Tac) a basso dosaggio con priorità che potrebbe essere basata su età anagrafica, tempo trascorso nel tabagismo e quantità quotidiana di tabacco fumato (studio NELSON 2021). Ad esempio, dovrebbero essere invitati ad aderire per primi persone che hanno fumato 30 sigarette al giorno per 20 anni oppure 20 sigarette per 30 anni.

Si stima che l’esperienza di screening negli Usa nel corso di un anno abbia individuato oltre 10.000 casi di neoplasia in fase iniziale e quindi di possibile eradicazione radicale e dunque con ottime prospettive di guarigione.

 

 

 

 

* Già docente di Chirurgia generale nell’Università di Bologna e direttore delle Chirurgie generali degli Ospedali Bellaria e Maggiore di Bologna