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Quattromila numeri di Civiltà Cattolica. A proposito di storia

Claudio Ferlan - 15.02.2017
Civiltà Cattolica

Il quindicinale dei gesuiti italiani “Civiltà Cattolica” ha raggiunto sabato il fascicolo 4.000. Come si aspetta chi conosce la Compagnia di Gesù, laricorrenza è stata salutata attraverso una riflessione sul presente e la presentazione di progetti per il futuro, costruiti sulla tradizione e sulla storia. Questo è visibile sia nel discorso pronunciato dal Papa alla comunità della rivista, sia nell’indice del quaderno. Nulla di strano per un ordine religioso che ha costruito la propria identità soprattutto sui documenti e sugli archivi.

 

Il Papa a Civiltà Cattolica

 

Francesco ha indicato tre parole guida per il lavoro futuro del collegio degli scrittori, accompagnandole a figure di riferimento di gesuiti dell’età moderna. Sembra una scelta simbolica, quella di indicare tre persone che nell’interno dell’ordine hanno avuto percorsi molto diversi. Come patrono dell’inquietudine il Papa ha menzionato uno dei padri fondatori, Pierre Favre (1506-1546), “pioniere dell’ecumenismo”, capace di percorrere buona parte dell’Europa occidentale per conoscere chi non la pensava come lui e per confrontarsi. Matteo Ricci (1552-1610), missionario in Cina, è il simbolo dell’incompletezza, intesa come curiosità e apertura di pensiero, anche lui prontissimo a dialogare con le altre culture. A personificare l’immaginazione è invece Andrea Pozzo (1642-1709), architetto e pittore, capace di aprire cupole e corridoi dove c’erano tetti e muri, ha detto il Papa. Un santo, un padre missionario e un fratello laico: sono l’immagine dell’identità gesuitica, storicamente fatta di individui cui vengono attribuiti compiti e qualifiche molto diverse: non ci sono solo i grandi teologi, i santi e i missionari, ma anche i coadiutori che si occupano della quotidianità e gli artisti che immaginano il futuro. Proprio guardando alla ricchezza delle competenze dei suoi membri la Compagnia di Gesù pare essere invitata dal Papa a pensare il proprio futuro, “a uscire in missione, ad andare al largo e non ad andare in pensione a custodire certezze”.

 

Civiltà Cattolica per la storia

 

Molto spazio per il passato è previsto dall’editoriale collettivo Quattromila Quaderni de La “Civiltà Cattolica”, dove correttamente si ricorda come la storia del quindicinale siafatta“di alti e bassi, di chiari e scuri, e anche di una vis polemica della quale nel passato essa si è fatta carico secondo lo spirito dei tempi”. Lo sa bene chi abbia avuto modo di leggere alcuni brani ottocenteschi di stampo ultraconservatoreo altri,scritti nel corso del Ventennio fascista, tempo in cui spesso mancarono inquietudine, incompletezza e (soprattutto) immaginazione. Un articolo molto interessante (Giancarlo Pani) è dedicato alla scomunica di Lutero, con una per niente banale conclusione in chiaveifhistory, volta a domandarsi cosa sarebbe potuto succedere se si fosse cercato un reale dialogo con il riformatore di Wittenberg. Ampio spazio viene poi dedicato (dall’Editoriale e da Giovanni Sale) anche al padre fondatore della rivista, Carlo Maria Curci (1810-1891), che discusse molto con il proprio padre generale Ian Roothan (1785-1853), inizialmente ben poco incline ad avvallare il progetto “Civiltà Cattolica”, e visse momenti di enorme conflitto con la Compagnia e con il Vaticano, fino a essere sospeso a divinis e poi riammesso nell’ordine poco prima di morire. Più vicino nel tempo ci accompagna l’articolo dedicato alla politica dei cattolici italiani nel secondo dopoguerra e all’influenza avuta dalla rivista sulle loro posizioni (Francesco Occhetta), dove si guarda soprattutto ai rapporti dei gesuiti italiani con la Democrazia Cristiana, prima e dopo il grande spartiacque rappresentato dal Concilio Vaticano II (1962-1965).

 

Il primo quaderno di “Civiltà Cattolica” uscì nel 1850 e nel 2017 si è arrivati al numero 4.000: una longevità che ne fa oggetto di ricerca potenzialmente molto ricco, oltre che attenta testimone del passato, come evidenziato nella breve rassegna del fascicolo appena uscito. Gli anniversari sono spesso occasioni di celebrazione,è comprensibile, ma va detto che la celebrazione rischia di restare fine a se stessa se non lascia spazio a un’attenta analisi degli avvenimenti che si ricordano, delle loro cause e delle loro dinamiche. Alti e bassi, chiari e scuri: la storia è questa, una faccenda complessa da trattare con serietà.