Ultimo Aggiornamento:
11 dicembre 2024
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Prevenzione primaria e secondaria: “fondamentale investimento sociale…valore etico e morale”

Francesco Domenico Capizzi * - 24.09.2022
Neoplasia

In Italia le neoplasie costituiscono la principale causa di morte nel 35% del genere maschile e la seconda causa nel 25% del femminile, un uomo ogni due e oltre una donna ogni tre nel corso della propria vita vanno incontro a rischi significativi di sviluppare un tumore. Considerando soltanto il genere, nelle donne viene rilevata una maggiore frequenza di decessi per malattie cardio-vascolari, demenze e malattia di Alzheimer, mentre negli uomini prevalgono le neoplasie di trachea, bronchi e polmoni e malattie croniche delle basse vie respiratorie (AIRTUM, ISTAT 2021).

Circa un terzo dell’intera popolazione italiana accusa almeno una delle malattie cronico-degenerative: diabete, ipertensione, cirrosi, obesità, bronco-pneumopatie, osteoporosi, artrosi-artrite, cardio-vasculopatie, alterazioni funzionali e infiammatorie intestinali, nefropatie, disturbi neurogeni, psicosi, sindromi allergiche, connettiviti, reumatismi, ecc. Negli ultra-sessantacinquenni queste sussistono in ragione di ben oltre il 50% e assommano ad almeno due (ISTAT 2021).

Il “problema” che qui si pone è anche di natura “quantitativa”: gli ultra-sessantacinquenni costituiscono già più di un quinto dell’intera popolazione e il loro numero è in una crescita tale da poter sopravanzare il quarto entro tre decenni a fronte del combinato: crescita dell’attesa di vita di 2-3 mesi per anno e costante decrescita delle nascite. Si prevede, pertanto, che l’incidenza della popolazione anziana all’interno di ogni comunità sarà doppia rispetto all’attuale (ISTAT 2021).

Ed è quanto vale per l'insieme dell’Unione europea: gli ultra-sessantacinquenni cresceranno del 70%, la fascia degli ultra-ottantenni del 170%, con ripercussioni significative sul complesso dei percorsi diagnostico-terapeutico-riabilitativi e sulle capacità recettive e le risorse basilari dei Servizi sanitari ed assistenziali.

Di fronte a questa situazione, ormai dai caratteri emergenziali, la strategia da seguire non può che basarsi su programmi globali e integrati di prevenzione primaria e secondaria: informazioni serie capillari da offrire ai cittadini e misure politico-organizzative per la promozione di benessere e salute,  individuazione di gruppi ad alto rischio, ottimizzazione delle coperture diagnostico-terapeutico-riabilitativo-assistenziali, abbattimento dei fattori di rischio insiti in stili di vita, varie forme di inquinamento ambientale, elevazione della qualità di vita quotidiana complessiva (http://www.who.int/chp/chronic_disease_report/contents/Italian%20full%20report.pdf5 http://www.euro.who.int/document/E89306; OMS 2013-2022).

Nonostante la conoscenza dei dati statistici, attuali e delle loro proiezioni future, ambedue le grandi classi di malattie, le croniche e le neoplastiche, vengono fronteggiate con il 95% di spesa per diagnosticare e curare e soltanto con il 5% destinato alla prevenzione secondaria (diagnosi precoce) in un contesto che fa constatare la quasi assenza della prevenzione primaria.

Se l’orientamento generale prevalente fosse, come auspicato da OMS (2007) e Carta di Ottawa (1986) di tipo preventivo misureremmo i progressi in termini di salute, non di malattia, e di tanti percorsi diagnostico-terapeutici evitati, formeremmo con prospettive più ampie e articolate i futuri operatori sanitari e i medici e constateremmo la forte riduzione di costi umani ed economici che ricadono direttamente sulla spesa sanitaria pubblica: la stima complessiva del trattamento dei nuovi casi di tumore ammonta a circa 8,5 miliardi di euro per anno. A proposito due esempi illuminanti: il costo unitario medio di uno screening per il tumore della mammella è di 55 euro, il suo costo generale spalmato su 20 anni è di 500 euro; il costo medio complessivo per il trattamento di un malato oncologico di media importanza rasenta i 26 mila euro.

Continuiamo a trovarci all’interno dell’impostazione politico-amministrativa basata sulla centralità diagnostico-terapeutica e l’assoluta marginalità della prevenzione primaria e secondaria che si riverbera, come dato organizzativo e culturale, sull’intero sistema-Paese e sull’Europa: di fatto continua ad essere disattesa la ormai storica Carta di Ottawa (1986) che considera la salute, intesa come pieno benessere e non soltanto come assenza di malattia, e il suo mantenimento “ fondamentale investimento sociale…valore etico e morale”.

 




* Già docente di Chirurgia generale nell’Università di Bologna e direttore delle Chirurgie generali degli Ospedali Bellaria e Maggiore di Bologna