Non nevica mai in settembre
80 anni fa, il pomeriggio del 17 settembre 1944, il tenente Joseph Enthammer, ufficiale di artiglieria dell’esercito tedesco di stanza ad Arnhem, in Olanda, alzò lo sguardo verso il cielo limpido, era una tiepida giornata di fine estate. Improvvisamente rimase esterrefatto, non poteva credere ai propri occhi: bianchi "fiocchi di neve" riempivano il cielo scendendo lentamente, quasi fossero sospesi nell'aria. "Non può essere!" pensò. “Non nevica mai in settembre!” E ne trasse subito un’allarmante conseguenza. “Allora sono paracadutisti!”
L’ufficiale della Wehrmacht era diventato, suo malgrado, uno dei primi testimoni di una delle più grandi battaglie che coinvolsero i reparti aviotrasportati durante la Seconda guerra mondiale: l’Operazione Market-Garden.
Nell’estate del 1944, le truppe tedesche erano in piena crisi, su tutti i fronti di guerra. Sul fronte occidentale dopo lo sbarco in Normandia e la liberazione di Parigi, il 25 agosto, gli alleati stavano avanzando a grande velocità verso il confine tedesco.
Il 3 settembre, la 2^ Armata britannica di Montgomery entrava in Belgio, liberando Bruxelles e conquistando l’importante porto di Anversa. I comandi alleati stimavano oramai possibile l’ipotesi che la guerra in Europa finisse entro un paio di mesi. L’avanzata per liberare l’Europa occidentale sembrava travolgente, lo slancio era tale che il generale americano Eisenhower, comandante supremo delle forze d’invasione alleate era chiamato a gestire la rivalità tra i suoi due comandanti sottoposti, Patton e Montgomery, che premevano per ottenere ciascuno rinforzi, a spese dell’altro, per poter essere i primi ad entrare in Germania. Entrambi speravano di attraversare il Reno e avanzare nel cuore industriale tedesco della Ruhr prima di Natale.
Eisenhower, per non creare tensioni nella coalizione, tra inglesi e americani, assunse, almeno ufficialmente, un atteggiamento “diplomatico” lasciando intendere di non voler privilegiare nessuno dei due scalpitanti subalterni, che si detestavano reciprocamente e rivaleggiavano tra loro, sin dai tempi dello sbarco in Sicilia nel 1943.
Ciò non impedì però alle due “primedonne” di fare pressioni sul loro comandante supremo. Patton per sostenere l’offensiva della sua 3^ Armata, arrivò persino ad autorizzare “l’esproprio” da parte delle sue truppe, dei rifornimenti destinati ad altre unità alleate, ma alla fine fu Montgomery ad imporsi, ottenendo da Eisenhower il sostegno ed i rifornimenti necessari per una grande operazione aviotrasportata che aveva architettato, denominata “Market-Garden”, che prese il via la seconda metà di settembre 1944.
Il doppio codice stava a significare che si trattava di due piani strategici collegati: "Market" riguardava l'impiego dei paracadutisti, "Garden" quello delle truppe di terra. Il piano complessivo prevedeva la conquista di una testa di ponte sul Reno stendendo un “tappeto” di paracadutisti alleati (2 divisioni aviotrasportate americane, una britannica ed una brigata polacca) attraverso l’Olanda settentrionale per conquistare tutti i ponti sui principali fiumi e canali che attraversavano tre città. Eindhoven a circa 20 km dalle linee alleate, Nijmegen, a 85 km di distanza e Arnhem a 100 km dalle posizioni di partenza. L’obiettivo finale era il possesso del ponte sul Reno di Arnhem, che avrebbe consentito di superare questo grande ostacolo naturale e mettere un piede in Germania. I paracadutisti alleati, secondo l’ambizioso piano di Montgomery, avrebbero dovuto tenere i ponti fino all’arrivo delle truppe di terra britanniche che avanzando verso nord dal Canale Alberto, avrebbero via via raggiunto i ponti già conquistati dai reparti aviotrasportati.
L’ottimistico piano si basava sull’assunto che i tedeschi percepissero oramai la sconfitta e che le truppe schierate sul fronte occidentale fossero demoralizzate, sbandate e di seconda scelta.
Ma gli alleati si sbagliavano. Proprio nei dintorni di Arnhem i tedeschi avevano riposizionato, considerando la località una zona di retrovia tranquilla e di scarso interesse strategico, un intero corpo d’armata corazzato delle SS, composto da due divisioni panzer d’élite, seppure ad organici ridotti, per usufruire di un periodo di riposo ed essere riequipaggiato, dopo le pesanti perdite subite nella battaglia di Normandia. Inoltre lo stesso feldmaresciallo Model, comandante del fronte occidentale tedesco aveva il suo posto di comando nella zona degli aviosbarchi. Nonostante alcune segnalazioni della Resistenza olandese, confermate dalle intercettazioni di Ultra e dalla ricognizione aerea, avessero rivelato la presenza di unità panzer tedesche, Market-Garden venne fatta partire lo stesso. L’operazione si rivelò però un fallimento pagato a caro prezzo, soprattutto dalle truppe paracadutiste inglesi e polacche e dalla popolazione civile olandese, che si trovò intrappolata durante i combattimenti. Subito dopo i primi lanci e superato lo stupore e lo sbandamento iniziale, la reazione tedesca fu estremamente rapida ed efficace. Grazie alla vicinanza con il confine del Reich, vennero fatti affluire ad Arnhem tutti i rinforzi disponibili. Nonostante la conquista da parte dei paracadutisti americani dei ponti di Eindhoven e Nijmegen, tenuti fino all’arrivo dei rinforzi via terra, l’ultimo ponte, il più importante, quello di Arnhem, rimase saldamente in mani tedesche, decretando il fallimento strategico dell’operazione. A inizio ottobre 1944 la battaglia era finita.
Market-Garden rappresentò una battuta di arresto per gli alleati e fu una personale sconfitta di Montgomery, che però il feldmaresciallo inglese riuscì a celare, giustificando, con una certa spocchia, l’esito dell’operazione come “un successo al 90 percento”. Ben diverso fu il commento del principe Bernardo d’Olanda che, davanti alle distruzioni e all’alto numero di vittime civili olandesi causate dai combattimenti, sentenziò: il mio paese non potrà mai più pagarsi il lusso di un altro successo di Montgomery.
Libri e film su Market-Garden
Molte sono le pubblicazioni dedicate alla battaglia, da segnalare il recente L'ultima vittoria di Hitler. Arnhem 1944 di Anthony Beevor e soprattutto il classico “Quell’ultimo ponte” di Cornelius Ryan che ricostruisce l’avvenimento attraverso le testimonianze dei protagonisti. Da questo libro è stato tratto, nel 1977, l’omonimo film, diretto da Richard Attenborough, con un cast stellare, che rappresenta uno dei rari casi di cinema bellico il più possibile fedele ai fatti storici e rigoroso anche nei dettagli tecnici, come ad esempio i mezzi impiegati, merito ulteriore se si considera che il film, data l’epoca, non poteva giovarsi degli effetti speciali offerti dall’attuale grafica computerizzata.
* PhD, Università di Bologna, storico militare e giornalista
di Paolo Pombeni
di Leonardo Goni *